Ieri sera, a pochi giorni dal triste anniversario del terremoto a l'Aquila, nei giorni del caos vaccini, ho voluto rivedermi il film documentario di Sabina Guzzanti “Draquila, l'Italia che trema”.
E' un film utile per ricordarci cosa è successo in Italia tra il 2009 e il 2010, su come sia stata gestita quell'emergenza per il terremoto, la ricostruzione, lo show mediatico per la propaganda di Berlusconi e Bertolaso, lo sciacallaggio della cricca della Ferratella, le imprese che si sono tuffate nel business della ricostruzione, perché mica c'è un terremoto ogni giorno (è una intercettazione di due signori, della cerchia di Balducci, ex commissario della Protezione Civile).
Quante cose ci siamo dimenticati eh?
Le trecentomila persone tenute al chiuso delle tendopoli, controllati dalla polizia e dall'esercito, senza possibilità di fare assemblea, col divieto di consumare alcoolici, di esporre striscioni (“perché lo dico io” la risposta di funzionari di polizia), di parlare coi giornalisti.
Tutti divieti per cui si citava (nei confronti della popolazione) una ordinanza che in realtà non esisteva sulla carta.
Solo il personale selezionato dalle forze dell'ordine poteva apparire nelle dirette televisive col presidente Berlusconi, per applaudire, per dire grazie presidente per averci dato le case.
La Protezione Civile, negli anni del governo Berlusconi era diventata la sua mano economica e politica: ogni evento politico e mediatico era un evento straordinario dato in gestione a Bertolaso, che poteva spendere soldi pubblici senza rispettare le norme vigenti, per la “straordinarietà” del singolo evento, che fosse la visita del papa a Cagliari (pagata da noi) o le olimpiadi di nuoto a Roma (con soldi spesi per impianti privati mai usati).
Si stava cambiando la Costituzione vigente ma non ce ne accorgevamo o, meglio, solo alcune persone de l'Aquila se ne erano accorte: quelle tenute al chiuso, quelle spostate lontano dai paesi, in alberghi o nelle New Town, piccoli paesini costruiti lontano dal centro, senza servizi, con solo qualche ipermercato vicino.
Chi vi ha dato le case? Berlusconi.
E a chi importa del costo aborme (2700 euro al metro quadro), dei problemi che sarebbero emersi negli anni successivi?
Un tuo diritto, il diritto alla salute, al supporto e all'aiuto dello Stato, che veniva trasformato in una gentile concessione del sovrano.
E tutte le televisioni e i giornali ad applaudire.
Nessuno che si chiedeva come mai la protezione civile anziché di protezione e prevenzione, si stata occupando di costruzione, lavorando sempre in emergenza, al di fuori della legge.
Una cosa mi aveva colpito, l'assonanza con quanto stiamo vivendo oggi, ad un anno dalla pandemia: l'esigenza dell'uomo forte che arriva a risolvere i problemi, il generale e il presidente competente.
Il ruolo di parte della stampa, coi titolo entusiastici su cambi di passo e andare a régime.
Non è un caso che molti personaggi di questa storia siano anche protagonisti oggi: Bertolaso l'uomo dei miracoli nella disastrata Lombardia, Fabrizio Curcio ora a capo della Protezione Civile, Gabrielli allora prefetto a l'Aquila oggi capo della polizia.
Anche oggi, la pandemia è stata trasformata in uno show, un momento in cui lanciare proclami, slogan, fare speculazione.
La gente muore, si ammala, è costretta a curarsi da casa, viene privata delle cure, è costretta ad andare lavorare in condizioni non sempre sicure, ma lo show deve andare avanti, perché le emergenze servono a questo, sono un affare.
Che si tratti di terremoti o di virus.
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