08 aprile 2021

Gli occhi di Sara, di Maurizio De Giovanni

 


A vederla, era solo una donna che guardava da una finestra lungo un corridoio. Nemmeno in piena luce, anzi, di lato, nell’unica ombra sfuggita al neon e al sole pallido, un cono di terra di nessuno che non consentiva di distinguerne i lineamenti. E dall'altra parte, chi mai poteva interessarsi all'espressione di una che guardava pigra dalla finestra, nel luogo dell'attesa, nel luogo delle sentenze e del silenzio prima e dopo la frenesia, nel luogo dove vita e morte si avvinghiavano in una lotta senza fine e senza vincitori se non provvisori.

Questo romanzo è il terzo capitolo delle indagini di Sara Morozzi, o quarto se consideriamo anche la raccolta “Sbirre”: ritroviamo Sara, la “mora”, ex membro dell'unità speciale dei servizi addetta alla sorveglianza di obiettivi sensibili, dove poteva applicare la sua dote di saper cogliere il non detto dai gesti, dalla postura delle persone che doveva osservare, mantenendo la capacità di passare inosservata.

Leggendo i precedenti capitoli abbiamo assistito al passaggio di Sara dal suo tramonto alla scoperta di essere nonna ed avere così la possibilità di riscattarsi per suoi errori del passato: come aver abbandonato il marito e il figlio per poter vivere accanto all'amore della sua vita, che poi era anche il suo capo dentro questa unità, Massimiliano.

La nuova stagione di Sara a fianco di Viola, la compagna del figlio (morto in un incidente) e madre del piccolo Massimiliano, le ha concesso delle nuove possibilità: nuove indagini, non ufficiali certo, su alcuni casi che riaffiorano dal suo passato. Indagini fatte con la nuora, che è pure fotografa e con l'ispettore Davide Pardo, irruento e poco riflessivo a volte, ma un poliziotto che sa anche fare il suo lavoro.

Questo romanzo si svolge su due piani temporali, un filone basato sul tempo presente, dove assistiamo quasi impotenti alla malattia del piccolo nipote, Massimiliano (come il grande e unico amore di Sara): un tumore lo sta portando via, crescendo ogni giorno di più nel suo corpicino.

La dottoressa che li segue non ha dato alcuna speranza. Ma mentre lo diceva, c'era un qualcosa nel suo sguardo che diceva anche altro: Sara, ha saputo cogliere quel nulla, che a chiunque sarebbe sfuggito ma non a lei.

C'è un video, che ha visto un giorno, dove si operava un bambino in condizione quasi peggiori di quelle del piccolo Massimiliano. E il chirurgo, riusciva a salvare quella piccola vita.

Sara, assieme a Davide, riesce ne parla anche con un famoso chirurgo, che forse può aiutarli

«Eppure, professore, a me risulta che sia stato fatto un intervento in passato, del quale esiste anche un filmato, in cui un tumore come quello di mio nipote, anche peggiore forse, è stato rimosso chirurgicamente...»

Il luminare da loro un contatto, una dottoressa che lavora in periferia, una di quelle che ha deciso che il mestiere del medico è aiutare tutti, anche chi non ha soldi, anche chi non è a posto con la legge.

Ma questo dottor Popov, un chirurgo russo, sembra difficile da rintracciare, per delle sue fissazioni, cambia sempre casa, quando deve operare, sceglie sempre di fermarsi per poche ore.

C'è qualcosa, nello studio della dottoressa Castronuovo che attira l'attenzione di Sara.

Dalla mensola alle sue spalle, liberata alla vista, emerse una foto incorniciata con un gruppo di ragazzi in camice, tra i quali c’era una Castronuovo giovane con una luce in viso che la rendeva quasi carina. Nel vedere gli altri volti, il cuore di Sara saltò un battito.

E' un volto che arriva dal passato di Sara, una persona che ha incontrato trent'anni prima, nel corso dei primi mesi della sua vita lavorativa dentro l'unità.

In uno dei momenti in cui il mondo sembrava cambiare velocemente e i muri che separavano continenti e persone, sgretolarsi.

Giugno 1990

Consapevolmente e inconsapevolmente, Sara Morozzi era stata oggetto di un accurato processo selettivo per essere assunta all’interno della struttura di recente costituzione denominata “l’unità”.

Nel secondo piano narrativo, seguiamo l'indagine dell'unità di Sara nel mondo della contestazione studentesca e di quello che rimane dell'estrema sinistra. Siamo nel 1990, il muro di Berlino è crollato, l'impero sovietico si è sgretolato, il partito comunista italiano aveva da poco cambiato nome.

Quattro studenti romeni, a Napoli, stanno seguendo con sentimenti diversi, quello che sta succedendo nel loro paese. La fine del comunismo ha portato alla caduta del regime di Ceausescu e di tutti i funzionari attorno a cui si reggeva il suo potere.

Uno di questi, il leader del gruppo, Ion, è figlio di un funzionario della polizia che ora sembra essere caduto in disgrazia. Sentono, chi più chi meno, che devono fare qualcosa, per fermare questo sgretolamento del paese, del partito, di tutte quelle certezze che avevano lasciato alle spalle in Romania.

Non tutti sono comunisti ortodossi, la sorella di Ian, Ana, è una giovane dottoressa ben inserita nel mondo universitario. Che potrebbe fare di pericoloso un gruppetto come questo?

Nulla. Se non fosse che è proprio la giovane Sara, appena entrata nell'unità, a notare qualcosa di strano. Un certo interessamento ad un evento che di lì a poco sarebbe avvenuto in città, a Napoli.

Ion mosse un passo, uscendo dal cono di luce della finestra e tornando visibile. «Bisogna attendere l’occasione. Il destino, magari, ci ha scelti per porre in essere un’azione che cambi tutto, che fermi questa ondata di liquami che da ovest sommerge l’Est..»

E poi è l'intuito di Massimiliano, il dirigente dell'unità, a mettere assieme un altro tassello. La sparizione di un certo quantitativo di esplosivo da una bomba della seconda guerra mondiale.

Pensava al rischio enorme che si correva a tentare di estrarre l’esplosivo da una bomba, il rischio concreto di saltare in aria con tutto quello che c’era per centinaia di metri attorno.

Sta succedendo qualcosa. Qualcosa di brutto. E in questa operazione, l'unità e soprattutto Sara, si troveranno dentro i giochi perversi dei servizi stranieri, quelli che hanno sempre considerato i colleghi italiani solo come persone a cui dare ordini.

In che modo quell'indagine su quel gruppo di studenti romeni con brutte idee in testa (e cattivi consiglieri pronti a mettergli la “pistola” in mano) è legato con l'operazione del piccolo Massimiliano di oggi?

Quell'operazione disperata che però è l'unica speranza per salvare quella vita: Sara ha già perso Massimiliano, a cui è stata a fianco fino alla fine, ha perso il figlio, con cui aveva interrotto i rapporti tanto tempo prima. E ora non può perdere una nuova vita.

Io ho perso un figlio e l’amore della mia vita. Non perderò anche lui. Faremo qualcosa, vedrai. Lo faremo. Per forza.

Ecco, è uno scherzo del destino, forse, quello che sta succedendo ora a Sara. O forse, come ad un certo punto dice uno dei protagonisti

Perché il destino, Mora, si scrive al contrario. Te lo dico io.”

Si parla di storie di dolore e di amore in questo nuovo capitolo della serie di Sara: il dolore di tutti i bambini che a cui è toccato in sorte il grande male che invade i loro piccoli corpi, togliendo loro il sorriso, togliendo ai loro genitori la voglia di vivere, perché questo è un dolore che a volte scava un solco tra di loro.

E poi l'amore, quello grande e vero, per cui sei disposto a fare tutto, fino a mettere in gioco tutta la tua vita.

Infine la Storia, quella raccontata tra le pieghe del romanzo (ma poi chissà, quanto è lontana dalla realtà), sugli strascichi del crollo del muro di Berlino in un Italia che era ancora terreno di battaglie per le spie dei vari servizi, in questa appendice della guerra fredda.

Buona lettura!

La scheda del libro sul sito di Rizzoli e il pdf del primo capitolo

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