27 aprile 2021

Perdenti di Gianluca Ferraris

 


Ettore Capobianchi uscì tirandosi alle spalle il portone. Baldo, che durante il breve tragitto in ascensore non aveva smesso di saltellare intorno al suo padrone rivolgendogli piccoli guaiti disperati, strattonò subito il guinzaglio puntando al platano più vicino. L'uomo diede il massimo di lenza e lo seguì di buon passo.

C'è una Milano raccontata dalle pagine dei giornali: gli aperitivi, i palazzi a specchio, la gente sempre di corsa, perché Milano non si ferma.

E poi c'è un'altra Milano, quella dei “perdenti”, quelli che stanno in fondo alle classifiche, che si devono arrangiare in qualche modo per campare. Come il signor Ettore Capobianchi, che dopo aver portato a spasso il suo cane, scopre che la porta di casa del suo vicino è rimasta aperta e che dentro c'è il cadavere del suo proprietario.

Non c’era nulla di strano, a parte due sedie rovesciate. E il morto, naturalmente. Ettore Capobianchi non si avvicinò per tastargli la vena sul collo né urlò.

Tra i “perdenti” di questa storia c'è anche l'uomo triste, che avrà un nome e una storia solo alla fine del romanzo: è uno di quelli che non è riuscito a costruirsi nulla di solido nella vita, uno che ha perso quasi tutto e che ora può solo galleggiare, cercando un piacere effimero che anestetizzi per qualche ora il suo dolore tra night club e locali per uomini soli.

L’uomo triste si accomodò sulla poltrona e sfregò l’assegno che teneva piegato tra pollice e indice, come aveva preso a fare da qualche tempo. La donna, in piedi di fronte a lui, aveva un sorriso da Gioconda che ne amplificava l’inespressività degli occhi.

Ci sono poi persone come il protagonista, l'avvocato Lorenzo Ligas, io narrante di questo legal thriller, che sono diventati “perdenti”, pur provenendo dall'altra Milano, quella delle luci, del lusso, del buon vestire e dei locali esclusivi.

La pratica di sbronzarmi e poi finire a letto con sconosciute dal comportamento sessuale nella migliore delle ipotesi disinvolto si è già rivelata nociva per la mia salute

Lo conosciamo subito dopo aver incontrato il morto, Emanuele Farinetti poliziotto e il signor Ettore. Si chiama Lorenzo Ligas avvocato e socio dello studio legale Petrillo Chieffi Ligas, di cui è il penalista, un lieve problema di autismo che gli consente di ricordare eventi e brani letti anni fa (e rimasti conservati da qualche parte nel suo cervello), una passione per i vestiti di marca, per le serie televisive dove si parla di indagini, poliziotti e avvocati.

Studi brillanti nel passato ma in presente che sta franando: una ex moglie ex che sta pensando di trasferirsi in Svizzera per lavoro, rendendogli difficile vedere la figlia, Laura di otto anni.

La cattiva abitudine di prendere appuntamenti al buio con donne incontrate su Tinder, e una brutta dipendenza dall'alcool che lo rende poco lucido, dimenticandosi qualche appuntamento in studio, fino a quando i soci non lo mettono alla porta

.. è meglio per tutti, anche per la reputazione dello studio, se ti prendi semplicemente una pausa. La reputazione dello studio…”

Ma c'è un altro perdente in questo giallo, una delle tante meteore della musica pop italiane, Giacomo Nava, Jack Zero: è stato un cantante famoso grazie a quell'hit, unico, che ha suonato dappertutto. Poi più nulla, l'incapacità di scrivere altre canzoni di successo, la dipendenza dalla droga e uno sprofondare in gironi sempre più bassi, da festivalbar all'idroscalo milanese.

E' lui la persona che secondo la polizia ha ucciso il poliziotto: non ci sono dubbi, è stato visto litigare con la vittima per causa della ex moglie di Farinetti, ora la compagna del cantante. Non solo, una testimone lo ha pure visto “sulla scena del crimine” da una testimone.

E' il cliente giusto per l'avvocato Ligas: proprio di lui chiede il signor Nava, alias Jack Zero, al magistrato che lo sta interrogando. L'ex meteora della canzone leggera italiana sarà difesa dal quasi ex avvocato, cacciato fuori dal suo studio, che però a questo caso si aggrappa come un naufrago alla zavorra.

Perché, sebbene sembri la classica causa persa in partenza, Ligas è convinto dell'innocenza dell'assistito e poi il nostro avvocato è uno che crede nel mestiere che fa: garantire alla persona che ha affidato a lui la sua libertà (e che ora è finita dietro le sbarre a San Vittore) la migliore difesa.

Cominciando a chiedersi chi altri poteva avercela col poliziotto: in modo metodico compila una sua lista

Ex moglie

Figlia

Amante

Creditori

Ricattatori

Non solo, l'indagine della polizia è stata a dir poco grossolana, non hanno cercato altri presunti colpevoli oltre il cantante in disgrazia, hanno tralasciato di fare verifiche importanti sulla scena dell'omicidio, come se ci fosse qualcosa di personale contro l'indiziato. Come se ..

E in questi dubbi, indagando laddove la Mobile non aveva guardato, tra le pieghe della vita del morto, che Ligas inizia a scoprire qualcosa.

Negli ultimi tempi il poliziotto era nervoso, più aggressivo con la ex moglie, a cui aveva smesso di dare i soldi.

«Era un uomo triste e arrabbiato.»

«Si spieghi meglio.»

«Era sempre a caccia di soldi, oppure di donne. Prostitute, ragazzine, night… Beveva, anche. Troppo. E sul lavoro era diventato ingestibile.»

Sono tanti i punti oscuri sulla vita di Farinetti e sulla sua morte, per questo Ligas si fa aiutare in questo da un'hacker, Daniela Scandura “Security consultant” che in modo non proprio legali, gli consentirà di fare luce su tutto. E forse Jack Zero è solo la persona che si è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato, mentre le persone che conoscevano il morto hanno tante domande a cui rispondere, tanti perché da chiarire.

Nel corso del racconto l'autore lascia, qua e là, delle tracce che portano all'assassino (come giusto che sia in un giallo) che confesserà tutto in un colpo di scena finale.

Ma in questo romanzo si parla anche della condizione carceraria, di come oggi il carcere sia concepito più come uno strumento di pena e non di redenzione, “non si vuole più condannare un reato ma punire un reo”. Nessuna pietà per chi sta dentro, “nessuna condanna è sufficiente”, gettiamo la chiave e via. E a chi importa di come si vive dietro una porta chiusa a chiave.

C'è il popolo che reclama la sua condanna e fuori del palazzo di giustizia c'è il mondo dei giornalisti pronto a soddisfare la sua fame: non tutti i giornalisti sono così, l'autore dedica un cameo ad alcuni personaggi letterari con taccuino in mano pronti a raccontare del delitto e delle accuse contro Jack Zero

Riconosco Enrico Radeschi del Corriere, Gabriele Sarfatti di Scenario, Steno Molteni della Notte. I migliori.

Nel romanzo dei perdenti la Milano che viene fuori è diversa da quella stereotipata: una città dove, diversamente dai tempi di Giorgio Scerbanenco, la gente è stanca, sfinita, “l’ultima grande metropoli di una nazione che sta affondando all’estremità di un continente affamato”, Ferraris, tramite il suo personaggio, la definisce “una metropoli antisesso, vista l’enfasi e la carica quasi erotica che i suoi abitanti preferiscono investire su denaro, successo e carriera”.

Ma questa storia di perdenti sarà anche una storia di riscatto, per Ligas prima di tutto: l'occasione per scrollarsi di dosso tutta la ruggine e dimostrare ancora di essere vivo.

La scheda del libro sul sito di Piemme editore

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