15 aprile 2021

Ultima notte a Manhattan di Don Winslow

 


Walter Withers non ci stava male, alla Cia. Era solo che gli mancava New York.

O, come disse a Morrison, che presto sarebbe stato un suo ex collega alla ScandAmerican import/export:- Non è che ami meno la Compagnia, è che amo Manhattan di più.
Non credeva che Morrison comprendesse il riferimento al Giulio Cesare di Shakespeare o apprezzasse la simmetria, ma dopotutto il piacere di una frase ben detta non stava nella reazione che suscitava, ma nel dirla.

Questo romanzo, scritto da Winslow nel 1996, è una storia di spie, di ricatti, di tradimenti e di segreti per cui si è disposti ad uccidere, o a rischiare di morire, a seconda della prospettiva.

Nonostante tutta la storia copra l'arco temporale di pochi giorni, a ridosso del Natale del 1958 fino al capodanno, è uno dei romanzi più intensi e complicati che io abbia mai letto dell'autore: perché non si parla solo di spie (siamo nel pieno della guerra fredda, dove la macchia di essere definiti comunisti significava la prigione se non peggio), è anche un omaggio a New York, anzi alla New York di fine anni cinquanta.

Gli anni in cui l'America si considerava al culmine della sua storia, potenza mondiale, nazione florida, dove ognuno aveva la possibilità di cullarsi col sogno americano.

E la New York di quel Natale 1958 doveva essere magnifica, specie se appartenevi alla upper class: erano gli anni dei locali dove si suonava jazz, dove potevi incontrare le star del cinema ma anche scrittori di successo.

Perfino dover accompagnare ad un cocktail un senatore degli Stati Uniti, probabile candidato democratico alle presidenziali del 1960.

E' quello che succede a Walter Withers, con un passato da agente della CIA sotto copertura in Svezia: in questo paese aveva il compito di reclutare agenti nemici, blandendoli col miraggio di una vita nel lusso e nell'agiatezza occidentali. Si definiva “il grande pappone scandinavo”, per il suo stile che non falliva mai. Ma anche “reclutatore letale”, perché ad un certo punto, molti dei suoi contatti sono iniziati a sparire.

Non tira una bella aria dentro la compagnia per Walter, per il sospetto che qualcuno pensi che sia lui la talpa dei russi e così decide di tornarsene in America, a New York.

Ma non perché non ami più la Compagnia, ma perché amo Manhattan di più.

E non sono Manhattan, anche la cantante jazz Anne Blanchard, conosciuta nei suoi spostamenti nel vecchio continente, con cui ha un rapporto intenso e diretto, nonostante non le abbia mai detto del suo lavoro nella CIA, nonostante il suo carattere impetuoso, molto vicino a quelle posizioni di sinistra che per qualcuno vogliono dire alto tradimento. Sono gli anni immediatamente successivi alla caccia alle streghe del senatore Mc Carthy.

Ma ora Walter conduce una nuova vita, come impiegato presso la Forbes e Forbes alla “sicurezza del personale”: ogni volta che un'azienda deve promuovere un suo dipendente, chiede a questa società di investigazioni private di scandagliare la sua vita, per capire se ci si può fidare, se vende segreti industriali alla concorrenza, se ha una doppia vita. Come quella del signor Howard, ad una passo dalla promozione alla American Electrics.

Alla vigilia di Natale riceve un incarico direttamente dal signor Forbes jr: fare da “scorta” alla moglie del senatore Keneally, in un ricevimento al Plaza.

Keneally è in procinto di candidarsi alla presidenza, è il giovane principe del partito, vincente e affabile e Madaleine è la sua principessa, splendente e discreta al suo fianco.

Al suo fianco assieme al fratello Jimmy, risolutore dei problemi del fratello, tra cui uno che Walter scopre quasi subito: le donne.

C'è una giovane attrice che gira attorno alla coppia dei Keneally, la giunonica attrice svedese Marta Marlund: bella, bionda, da far perdere la testa, anche ad un candidato alla presidenza degli Stati Uniti.

Siccome Walter è uno che “sa fare gioco di squadra”, si cala completamente nella parte di uomo della scorta, aiutando la principessa Madeleine a respingere una suo vecchia fiamma, uno scrittore “beatnik” distrutto dal successo ottenuto dal suo ultimo libro.

E prenotando una camera al Plaza, che ospiterà la coppia di amanti per il loro focoso incontro.

Ma, qualcosa inizia a girare nel verso sbagliato. Non è solo la sua Anne che, vedendolo assieme all'attrice bionda, lo tratta in modo freddo. La mattina successiva ad un party a Broadway passato assieme a Marta e ai Keneally, l'attrice viene trovata morta nella sua stanza al Plaza. Stanza prenotata a nome di Walter Withers.

E le cose per lui iniziano a mettersi male: l'ex agente della Cia inizia a comprendere di essere finito in un gioco più grande di lui. C'è la polizia che lo sospetta di averla uccisa lui l'attrice svedese.

E c'è anche l'FBI si mette alle sue calcagna: sono gli anni di Hoover, il direttore dell'agenzia che aveva raccolto segreti su tutti, un'ossessione che gli permetteva poi di ricattare le persone.

Come un presidente degli Stati Uniti che va a letto con la sua amante in una stanza del Plaza.

Walter, da investigatore abituato a pedinare le persone (“seguire qualcuno su un marciapiede affollato è una forma d’arte”, specie se lo fai in una felice vigilia di Natale), si trova ad essere pedinato, inseguito, la sua casa perquisita palmo per palmo.

E anche la sua fidanzata inizia a comportarsi in modo strano, come se avesse anche lei qualcosa da nascondere..

Il sogno, quella notte, si presentò in una serie di immagini frantumate. Ma nella più vivida lui non era più sul bordo della scogliera che guardava giù, era aggrappato anche lui alla roccia. I corpi dei suoi informatori, strappati via dall'oceano, stavano per essere sbattuti sugli scogli, e l'onda saliva come un muro d'acqua. Verso di lui.

Come fare a salvarsi dalla polizia, dall'FBI e dai Kennedy?

Come fare a salvare sé stesso e proteggere anche quello che si ama, l'insegnamento più importante che il padre gli aveva lasciato?

Lo scopriremo solo arrivando fino alla fine di questo romanzo che è veramente intenso e pieno di colpi di scena, con quell'ultima notte a Manhattan.

Un omaggio alle spy stories, ma anche un omaggio a quella New York, le sue luci, i negozi sfavillanti, capodanno a Times Square, gli odori dei quartieri (“il Village per lui era anche odori. Quelli dei fagiolini appena lavati sul banco delle verdure. O delle pesche..”), e i suoi sapori (“una granita italiana in una giornata calda. Spaghetti in salsa marinara. Pane imburrato ..”). I locali dove incontrare musicisti e scrittori. Il suo essere cosmopolita e unica.

Inutile nascondere che dietro il personaggio di Keneally si intravede il JFK che, di lì a poco sarebbe veramente diventato presidente, vincendo la campagna contro il repubblicano Nixon, col sogno della nuova frontiera

Prendetevi tutto il tempo che vi serve per leggervi questo libro o non iniziatelo nemmeno.

Buona lettura!

La scheda del libro sul sito di Einaudi

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