Il piano pandemico censurato, la corruzione in Vaticano e il vaccino SputnikV, questi gli argomenti della prima puntata di Report.
Le chat di Ranieri Guerra che smentiscono l'ex dirigente del ministero della Salute, le pressioni per censurare il report dell'OMS ci sono state: quel report criticava l'assenza di un piano aggiornato e il caos dei primi giorni.
I somarelli di Venezia di Giulio Valesini
Ranieri Guerra racconta nelle chat di aver contattato il dirigente europeo Hans Kluge e di aver poi chiesto scusa al ministero.
Ora Ranieri Guerra è indagato a Bergamo, per aver mentito ai magistrati, per il piano pandemico inadeguato, che forse se fosse stato aggiornato avrebbe salvato molte vite nella prima ondata: un intrigo internazionale che parte da Ranieri Guerra, arriva a Copenaghen e tocca anche dirigenti del ministero della Salute e un ex presidente del Consiglio.
Il ministero ha avuto un atteggiamento reticente, ha ammesso la procuratrice capo di Bergamo, mentre l'OMS ha cercato addirittura di bloccare e controllare l'operato della procura. Come se fosse lesa maestà l'indagine di Bergamo sulla strage e sul report redatto da Zambon e dai ricercatori di Venezia.
Non avevamo dispositivi a sufficienza, posti in terapia, nessun protocollo certo per una pandemia: ma l'OMS e Ranieri Guerra era preoccupato per il risvolto politico di quel report dell'OMS, perché avrebbe potuto irritare il ministro Speranza.
Ranieri Guerra avrebbe contattato il capo segreteria di Speranza e il direttore dell'ISS Brusaferro: nelle chat Zambon e i ricercatori sono chiamati somarelli da Ranieri Guerra.
E Speranza che ruolo ha avuto? Secondo Zambon, il ministro e i suoi dirigenti sapevano del rapporto e delle pressioni per censurarlo.
MA c'è dell'altro: l'Italia aveva dato all'OMS dei dati falsi sulla pandemia lo scorso anno, andava tutto bene secondo i dati del ministero ma in realtà eravamo una bomba pronta ad esplodere.
Zambon si è dovuto dimettere dall'OMS che dovrebbe essere un organismo indipendente, che invece ha interferito con la procura di Bergamo che oggi sta indagando sulla mancata applicazione di un piano non aggiornato dal ministero che, a detta della procura, si dimostra reticente non dando nomi di responsabili di quel piano.
Non solo Ranieri e Brusaferro parlano di voler riscrivere quel report, per compiacere il governo.
Quel dossier preoccupava in tanti: il ministero, la ragnatela di potere tessuta da Ranieri Guerra per l'Italia dentro l'OMS, contattando addirittura l'ex presidente D'Alema.
Lo sterco del diavolo di Giorgio Mottola
I soldi del Vaticano sono stati investiti in un fondo speculativo preso da una banca d'affari, legato alla pandemia e a possibili rischi geopolitici: questo il racconto di un broker romano, Enrico Crasso, che ha gestito i fondi della segreteria vaticana, ai tempi di Angelo Becciu.
Fino al 2018, il cardinale Becciu ha gestito la cassaforte dell'obolo di San Pietro, le donazioni dei fedeli: dopo alcune anomalie, il papa lo ha spostato a capo della congregazione delle cause dei santi, nominandolo prefetto.
L'idea era riformare la canonizzazione, perché spesso le cause per i santi arrivano a compensi alti, una cosa scandalosa: ma intorno a questi processi continuano a muoversi persone oscure, con troppi interessi terreni.
Report è partito dalla canonizzazione di Aldo Moro, il presidente della DC ucciso dalle BR (con tutti i misteri rimasti aperti) nel 1978.
Il numero dei santi è triplicato dai tempi di Wojtyla, la congregazione diventa la fabbrica dei santi, i santi che erano “beni durevoli” si erano trasformati in beni di consumo.
Per definire se uno è un santo, la chiesa fa un processo, in un tribunale vicino a San Pietro, la Congregazione dei santi, che uno dei prefetti definì la “madre di tutte le tangenti”: il costo di alcune cause ha sfiorato il milione di euro, compreso il compenso degli avvocati difensori e dei postulatori. Non basta fare un miracolo per diventare santo, purtroppo tocca anche pagare qualche tangente.
Nicola Gianpaolo è un postulatore che sta portando avanti la causa di santificazione di Aldo Moro: la causa è stata sospesa, racconta Gianpaolo, perché interessi superiori si erano palesati, perché si presenta un altro postulatore per Moro, una banca che voleva maneggiare dei soldi raccolti dalle donazioni dei fedeli.
La figlia di Moro, Maria Fida, ha così chiesto la sospensione del processo, per evitare intromissioni di altri postulatori e di altre persone.
Finché qualcuno nella congregazione non chiede a Gianpaolo un “contributo”, una tangente: si parla di 80mila euro, ma Gianpaolo non ha accettato questa tangente, che sarebbe arrivata a nome di Becciu.
Nicola Gianpaolo ha fatto una denuncia al papa, dove oltre a Becciu si faceva il nome di un prete, il concussore del contributo: il sottosegretario alla congregazione dei santi, Turek, prete di origini polacche.
Turek è l'uomo incaricato ad indagare sulle cause dei santi: di fronte al giornalista ha smentito quanto riferito da Gianpaolo (la richiesta del “contributo”), ma altri postulatori hanno raccontato di altri comportamenti scorretti del prete.
Il cardinale Becciu conosceva queste pressioni, questo giro di soldi?
Becciu è definito da un postulante come un “vaso di pandora”: alla figlia di Moro è arrivata una sua lettera piena di offese, dove viene quasi definita come una pazza.
Il papa ha così tolto il ruolo e i privilegi di cardinale a Becciu lo scorso anno: per otto anni era il numero tre nella gerarchia vaticana, sostituto del segretario di Stato, aveva preso importanti decisioni in Vaticano, aveva gestito tanti soldi delle donazioni e della segreteria.
La denuncia di Gianpaolo è ora oggetto dell'indagine della magistratura vaticana: altri postulatori parlano di pressioni di Turek, raccontano che Becciu non poteva non sapere, c'è l'accusa di peculato fatta dai magistrati vaticani.
E poi ci sono le anomalie degli investimenti fatti coi soldi della segreteria vaticana: i segreti di questi investimenti sono custoditi in Svizzera a Lugano, in una villa a strapiombo sul lago dove vive Enrico Crasso,il broker romano a cui la segreteria di stato vaticana ha affidato le chiavi della sua cassaforte.
E' arrivato a gestire un quinto, quasi un quarto del patrimonio – racconta Crasso al giornalista: fino al 2014 ha gestito al massimo 40 ml di euro, è con l'arrivo di Becciu che Crasso fa il salto di qualità, lascia Credit Suisse per fondare una sua società di brokeraggio a cui la segreteria di Becciu arriva ad affidare oltre 400 ml di euro.
“Le aspettative era per un profilo [di investimento] moderato e pertanto il mio compito è stato facilitato da questo” spiega a Report, ma forse si dimentica di alcune operazioni davvero sorprendenti: col suo fondo di investimento dal profilo moderato, Centurion, dentro cui sposta i soldi della segreteria, finanzia due produzioni cinematografiche, tre milioni vanno a Man In Black 3 e 1 ml a Rocket Man, il film sulla vita di Elton John, star della musica pop e icona gay.
“I promoter volevano fare questo investimento in un film di Oliver Stone, White Lies, verso la fine del 2018 ci comunicano che Stone non era più disponibile a fare il film, una doccia fredda, però alla fine i promoter investirono in questi film, con una performance del 13%, peraltro un film di grande successo”: talmente di successo che Elton John ha accusato la chiesa cattolica di ipocrisia, da un lato accusa il cantante della sua omosessualità, dall'altro guadagna con un film sulla sua vita e che celebra il suo matrimonio gay.
Tutti gli investimenti sono stati concordati con la segreteria vaticana: anche l'investimento fatto coi soldi delle donazioni su un fondo altamente speculativo che scommetteva sull'arrivo di una catastrofe, di una guerra o di una pandemia.
A Londra, nella ex sede della catena Harrod's, si trova il palazzo su cui ha investito il fondo di investimento: un palazzo venduto al Vaticano dal broker Mincione, amico di Crasso.
Mincione aveva gestito i fondi di investimento di Enasarco, soldi poi finiti in Athena: le pensioni degli agenti di commercio sono stati usati per le sue scalate bancarie, quelle di MPS e della Banca popolare di Milano.
Scalate andate male, così nel 2012 Mincione ha acquistato il palazzo a Londra, coi soldi di Enasarco, che poi ha sciolto i rapporti con l'investitore. Così Mincione si è trovato qualcun altro da cui prendere soldi, ovvero la segreteria vaticana a cui vende il palazzo.
Si parla di 200ml, soldi confluiti nel fondo Athena: i soldi dei fedeli sono stati usati per le scalate bancarie, senza preoccuparsi troppo di eventuali risvolti etici.
I soldi iniziano ad assottigliarsi, per il mutuo sul palazzo e per altri investimenti in perdita: alla fine da 200 si arriva a 137 ml di euro.
Ma in Vaticano, monsignor Perlasca, non fermò gli investimenti: aveva paura di dover riferire a Becciu, che secondo i documenti in possesso di Report, era consapevole degli investimenti fatti.
Tutti gli investimenti erano gestiti e noti da Becciu e da un funzionario laico, Fabrizio Tirabassi: quando le cose iniziano ad andar male, è lui che porta dentro un altro broker, Gianluigi Torzi.
Quando in Vaticano iniziano a capire che la storia del palazzo di Londra (la truffa londinese) sta per esplodere, iniziano le trattative per sostituire Mincione: è stato Giuseppe Milanese, imprenditore nella sanità, a raccontare questa storia poco edificante.
Storia dentro cui entra un altro broker, Torzi, esperto in cartolarizzazioni, fatto entrare nel gioco per fare pressioni su Mincione.
Ma, secondo Crasso, è stata solo una pantomima, una seconda truffa: tra Torzi e Mincione c'erano rapporti consolidati, si sarebbero spartiti i soldi del Vaticano, mentre vendevano le quote del palazzo al Vaticano, ma ad un prezzo non di favore.
Anche qui, nonostante i milioni persi, la segreteria vaticana continua a fidarsi di Mincione e Torzi. L'avvocato di Torzi nell'intervista parla di commissioni prese da Crasso, che sembrerebbero delle mazzette, tramite società in Dubai e nella repubblica dominicana.
Soldi dei fedeli finiti in paesi offshore, che passano nelle mani di persone poco inclini al culto della fede, materiale compromettente con cui ricattare i prelati che avrebbero dovuto controllare. Non si capisce se in questa storia i preti sono complici o vittime.
Nel 2018 chiude di incontrare Torzi per chiudere l'affare del palazzo: si arriva ad un accordo verbale, ma questo salta presto. C'è una intercettazione tra Torzi e Tirabassi dove si tira in ballo anche il ruolo dei servizi e dove si parla di milioni che girano in modo poco pulito.
Alla fine al Vaticano, la gestione del palazzo di Londra è costato 400ml di euro, per un palazzo che oggi ne vale 290ml. Cosa è diventato il Vaticano?
Oggi Torzi, Mincione e Crasso sono accusati di truffa, monsignor Perlasca è invece accusato di abuso d'ufficio, i protagonisti di questa storia si accusano l'uno con l'altro, volano gli stracci.
Parlando di servizi, si arriva ad una donna, Cecilia Marogna e a Francesca Chaoqui, lobbista, nominata nel 2013 nella commissione per riforma delle finanze vaticane: oggi ha raccolto informazioni sul mondo del Vaticano, segreti, come quelli attorno a Becciu, “che oggi non potrà più far male”.
La Chaoqui sapeva degli affari di Becciu con Tirabassi, Mincione e Crasso: questi venivano rinfacciati al cardinale in un messaggio dove però la lobbista chiedeva ldi fare pace in cambio della tessera della benzina e per la spesa.
Cecilia Marogna è stata una delle persone di fiducia dell'ex segretario di stato Becciu: a lei il cardinale ha affidato la raccolta di segreti dentro e fuori il Vaticano, un dossieraggio su altri prelati, una sorta di servizio segreto parallelo.
“Chiamiamolo così, in interazioni con gli altri servizi segreti paralleli internazionali”: sembra una spy story ma non è così, Cecilia Marogna aveva un incarico ufficiale presso la segreteria di stato, con un documento firmato da Becciu, col ruolo di “analista geopolitico”.
Come ha maturato l'esperienza geopolitica? Da autodidatta, ha risposto. Come fa una persona così ad entrare in contatto con i vertici del Vaticano?
Con una mail scritta al cardinale nel 2016, la risposta data, molto poco credibile.
Altra versione quella fornita da Francesca Chaoqui, una dei protagonisti dello scandalo Vatileaks: “so che è stata presentata al cardinale e questo ha deciso di fidarsi di lei.”
Prima di collaborare col Vaticano la Marogna era dentro gli ambienti della massoneria e si era iscritta al movimento Roosvelt, l'organizzazione politica fondata da Gioele Magalvi, massone del grande oriente d'Italia e gran maestro venerabile.
Una vicinanza che la Marogna giustifica come necessaria per “deformazione professionale”: nei suoi studi e nelle sue frequentazioni ha conosciuto anche Gianmaria Ferramonti (leghista della prima ora considerato vicino a Gelli): anche queste frequentazioni (Ferramonti, Pazienza, Flavio Carboni) erano tasselli del suo “studio”.
Ferramonti negli anni 90 fu trait d'union tra la Lega di Miglio e le leghe meridionali, vicine al commercialista della mafia Mandalari.
C'è anche Bisignani in questo pantheon fatto di esponenti della massoneria vicini a Licio Gelli (gran maestro della P2, coinvolto in diversi episodi neri della nostra storia): Ferramonti stesso si considera un “gelliano” che, recentemente sembra aver puntato su Italia Viva e sulla caduta del governo Conte.
Ferramonti avrebbe fatto pressioni sull'onorevole Boschi tra gennaio e febbraio per aprire la crisi.
“Diciamo che con la Boschi ho una corrispondenza .. ci scriviamo non ci parliamo [..] Gli avevo dato una piccola notizia che se buttavano giù sto cretino Conte magari gli davamo una mano, vediamo ..”
Gli davate una mano, chi?
“Allora, qui hai un rappresentante di Confimpresa, di Confimea, della Cifa, insieme qualche milioncino di voti ce lo abbiamo, no? E se decidiamo di [spostarli sulla Boschi] chi sarà al momento giusto al posto giusto.”
Per entrare nei suoi giri, Cecilia Marogna si avvicina a Ferramonti, partecipando alle sue cene romane: “[Cecilia Marogna] è una brava ragazza intelligente e furba.. è venuta a qualcuna delle mie cene romane. C'è stato un periodo tre o quattro anni fa che organizzavo cene a Roma ogni 15 giorni, facevano a gara per esserci, ma non roba da 10-20, 80-100 persone.”
E chi partecipava a queste cene?
“Tutti quelli che volevano di un certo livello in su. Anche la Chaoqui è una cara amica”.
La Marogna aveva rapporti, per il suo lavoro in Vaticano con Becciu, coi servizi segreti italiani: nel 2018 il governo italiano mentre stava per rinnovare i vertici dei servizi, c'è stato un incontro in Vaticano per le nomine.
C'è un carteggio tra il direttore dell'AISE Carta e la Marogna, una cooperazione andata avanti per mesi, per esempio sulla gestione del rapimento di alcuni prelati da parte di Al Qaeda.
Soldi presi dal Vaticano e finiti su un conto della Marogna, poi finiti per spese personali: soldi per operazioni umanitarie e poi finiti in borse Prada e hotel di lusso. Soldi giustificati dalla Marogna per le sue risorse: tra queste anche i rapporti con Francesco Pazienza, condannato per depistaggio sulla strage di Bologna. E' lui la persona a cui la Marogna si rivolge per la liberazione di un frate in sudamerica.
Marogna è stata indirizzata a Pazienza da un ex ufficiale dei carabinieri, Giuliano Tavaroli, ex agente del Sismi, ex capo della security di Telecom, al centro di una centrale di dossieraggio illegale per cui ha patteggiato una pena.
La Marogna si è trovata al centro di una guerra di spie, per la successione dell'Aise dopo l'uscita di Carta, doveva essere la ghigliottina per far fuori Carta e Becciu e per favorire l'amico Mancini alla vicedirezione dell'Aise.
Quanti fantasmi del passato, da Aldo Moro a Tavaroli e Mancini. I dossieraggi di Telecom e Pirelli. I gelliani Bisignani, Pazienza, Ferramonti.
Cosa c'entra in tutto questo la Marogna? Perché Becciu le chiede di fare dossieraggi sugli altri prelati, di occuparsi di prelati rapiti in territori difficili? Perché i nostri servizi la contattano per la gestione di questi rapimenti?
La chiesa non è questa: se questo marcio è venuto fuori è per i meccanismi di sorveglianza messi in piedi da papa Bergoglio, perché noi abbiamo bisogno di una chiesa che si metta dalla parte degli ultimi, non che faccia speculazioni o si metta a fare dossier e guerre di ricatti.
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