21 dicembre 2021

Report – la riforma del calcio, i soldi del pnrr sulle ferrovie e le telecamere cinesi

Palla avvelenata di Daniele Autieri

C'è il calcio di Messi e Ronaldo e c'è il calcio popolare, c'è un calcio dentro cui non girano soldi ma solo passione e c'è un calcio su cui stanno indagando finanza e magistrati sulle plusvalenze nell'acquisto dei calciatori, sui bilanci reali o fittizi.
Questo calcio può essere riformato? I presidenti delle squadre di calcio di serie A che si sono ritrovati nell'assemblea annuale sono consapevoli dei problemi con squadre che non hanno pagato tutte le tasse e che competono ancora nel campionato.

Ci sono squadre coi conti a posto come Napoli e Fiorentina, altre che invece rischiano di rimanere fuori, a campionato in corso.

Il presidente del Napoli De Laurentiis è duro: “non mi fate parlare perché se mi metto a parlare del calcio scoppia il finimondo, io ne ho talmente le palle piene, mi hanno impedito per due anni di andare a casa mia a Los Angeles, non vedo l'ora di fare un mese rigeneratore.. ”
Il Napoli è uno dei pochi club coi conti in ordine: se si permette ad alcune squadre di partecipare al campionato e a fare acquisti, non avendo però i conti a posto, non è concorrenza sleale? “Lo ha detto lei, non glielo devo dire io, ci si arriva da soli. Ma queste sono le responsabilità della Federcalcio, la Lega se è una associazione di società per azioni, quindi indipendente, dovrebbe pagare la Federcalcio solo per fare segretariato, invece è diventato un centro di potere perché ognuno istituzionalmente si mette una medaglia.”

Ma più che le medaglie sono le visite della Finanza ad arrivare: le accuse toccano anche i procuratori con l'accusa di riciclaggio, serve un giro di vite nel calcio se vuole diventare una casa di vetro.
Il presidente della Fifa Infantino ha rilasciato un'intervista esclusiva a Report:

Cosa non funziona in questo sistema?
La Fifa nel 2014 decisa una deregolamentazione nel mondo degli agenti e questo ha fatto si che sia successo un caos, 7 miliardi sono portati dentro un sistema di far west.
Sono i miliardi per le transazioni dei calciatori di cui solo una piccola parte sono destinati alla formazione nel calcio.

La Fifa sta lavorando ad una riforma nel sistema dell'intermediazione: si sta lavorando per una riforma nel 2022, con regole sul conflitto di interessi, tetti alle commissioni, regole da mettere in atto rapidamente per correggere il sistema dei trasferimenti.
Non sarà possibile che un agente possa rappresentare assieme il club acquirente e il giocatore, servirà un trasparenza nei pagamenti per tracciare dove finiscono i soldi, come accade oggi con le transazioni bancarie.

La via di fuga non è il super club europeo, la super lega a cui si partecipa per diritto di nascita: una rivoluzione finita in 24 ore, dopo la rivolta dei tifosi e l'ostilità della Fifa.
Era un tentativo per evitare il rischio insolvenza dei club europei: un leaks uscito nel 2015 aveva anticipato questa situazione, sono documenti fatti uscire da Rui Pinto dove si parla delle transazioni per i calciatori finiti nei paradisi fiscali.

La Fifa oggi deve guardare anche le questioni finanziarie, deve occuparsi su come organizzare un mondiale, magari in modo biennale per creare posti di lavori e pil.
Il calcio, per ovviare ai problemi di solvibilità hanno fatto ricorso alle plusvalenze fittizie: il problema – racconta Infantino – sta nell'arbitrarietà nello stabilire un valore del calciatore.

C'è una intercettazione inedita, contenuta nel fascicolo del fallimento del Cesena: i due intercettati parlano del virus nel calcio, stanno raccogliendo prove per “far saltare il sistema”, quello delle plusvalenze, parlano di cento giocatori coinvolti nel sistema in serie A.
“Non credo che ci sia nessuno pulito nel calcio” racconta l'ex presidente del Cesena, Lugaresi.

E' questo l'unico modo di fare calcio?
Il presidente della Lega Gravina aveva accusato Report di aver dato dei dati falsi, dopo la scorsa puntata di Report sulle plusvalenze.

Binario d'oro di Danilo Procaccianti

Arriveranno 31 miliardi dal PNRR per le Ferrovie dello Stato, ma come verranno spesi? Dal 1990 al 2016 lo Stato ha messo 500 miliardi dentro questa che è la più grande stazione appaltante, una società controllata dallo Stato. A tanti contributi corrispondono servizi di qualità?
Lo Stato non controlla i servizi e i manager delle FS dovrebbero mettere in discussione i loro benefit, i loro premi e stipendi e le buonuscite.

Danilo Procaccianti ha provato a fare il turista, spostandosi in treno da Catania a Trapani: partenza non in treno ma in bus per lavori sulla linea. Da Palermo a Trapani, solo 100km, ma servono due coincidenze perché quella linea è interrotta dal 2013, racconta un coordinatore dei pendolari siciliani, dopo anni, solo ora è stato fatto il bando per la Palermo Trapani.

Morale della favola, 11 ore per 330 km.

Danilo Procaccianti ha provato il viaggio inverso, da Ragusa a Catania, provando l'ebbrezza del furgoncino sostitutivo: a maggio 2011 è crollata un'arcata di un ponte tra Caltagirone e Gela e da allora il traffico è interrotto, spiega Giosuè Malaponti del comitato pendolari siciliani che, aggiunge “oggi assistiamo ad un rifinanziamento di 10ml per la progettazione del viadotto.. non possiamo aspettare altri dieci anni per la riapertura della Catania Caltagirone Gela.”

In Sicilia non vale nessun modello Morandi, il ponte è stato fatto saltare nel 2014 e di lavori per la ricostruzione neanche l'ombra, così per fare 100km si impiegano 4 ore, un disastro che nemmeno i politici non possono non vedere.

11 ore da Catania a Trapani, 13 ore da Trapani a Ragusa, 4 ore per fare 100km da Ragusa a Catania: questi i tempi per muoversi in Sicilia, che se paragonati al alcune tratte del nord gridano vendetta. Milano Bologna, 210 km, solo un'ora con l'AV.

Sono ferrovie da terzo mondo – ammette il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci - “ed è quello che ho detto al ministro dei trasporti, l'ho detto a Giovannini, l'ho detto alla De Micheli e prima di dirlo alla De Micheli l'ho detto a Toninelli.. ” Ma Musumeci, pur essendo uno che conta, non è al momento riuscito ad ottenere molto dal governo o dai governi. Perché rimane solo la vocazione suicida, mettersi in mezzo ai binari con un biglietto con su scritto “mi ammazzo perché i governi centrali da settantanni non potenziano le ferrovie in Sicilia..”.

Ecco perché si fanno chiamare governatori, perché contano fino a dieci e nessuno a colpa dei problemi dei trasporti in regione.
In Sicilia, giova ricordarlo in un momento in cui si celebra con gaudio la linea ad AV tra Milano e Parigi, su 1369 km di rete ferroviaria, 1146 sono a binario unico e 578 sono non elettrificate.

Eppure le ferrovie dello stato sono finanziate con le tasse di tutti i cittadini, anche di quelli siciliani: Francesco Ramella, docente di Trasporti a Torino, racconta a Report che “dal 1990 al 2016 la spesa è di poco inferiore a 500 miliardi, ogni anno Ferrovie ci costa come Alitalia in tutto il dopoguerra.”

Ogni anno lo Stato investe in FS 10-12 miliardi, ma in questa regione non hanno freccia rossa o AV: pochi giorni prima del servizio si è fatto festa per la partenza del freccia bianca tra Palermo-Catania-Messina, quei freccia bianca che nel resto d'Italia sono entrati in servizio dieci anni fa e che in altre tratte sono in corso di dismissione.

Ma è comunque un motivo per brindare e vantarsi del passo in avanti, per il sottosegretario siciliano ai trasporti, Cancelleri del m5s: in realtà i numeri dati dal sottosegretario non sono veri, da Palermo a Catania il freccia bianca impiega 3 ore e 7 minuti, il regionale veloce ne impiega 3 ore e 9 minuti. Cambia solo il prezzo: la freccia costa 28 euro, il regionale 14 euro.

La solita manovra di marketing, che arriva ora dal partito a 5 stelle che una volta criticava le inaugurazioni in pompa magna degli altri partiti: il nuovo treno non va più veloce, semplicemente garantisce le coincidenze, cosa che si poteva già fare con un regionale veloce. E un bel bar a bordo.

Anche i siciliani devono avere il bar sul treno, tanto paga sempre pantalone e il servizio freccia bianca ad oggi è in perdita: non esiste nessuna rendicontazione degli investimenti fatti a Ferrovie dello Stato, come i freccia bianca in Sicilia.

Nel pnrr ci sono 25 miliardi per le ferrovie di cui 2 miliardi per la Sicilia: ma sono progetti che erano rimasti nel cassetto e resi riproponibili per il pnrr.
Ovvero l'AV Palermo Catania, che dovrebbe essere quasi ultimata: i soldi del pnrr sostituiscono investimenti esistenti in realtà, vecchi piani del 2001 della legge Obiettivo di Berlusconi.

Già in base al piano attuale alcune tratte dell'AV saranno ultimate solo nel 2029 (oltre i tempi stabiliti del pnrr) e non sarà nemmeno una vera alta velocità, i treni andranno a 100km ora, non a 300km /ora.
Basta attraversare lo stretto e la musica cambia: esiste un progetto (che al momento è solo un piano di fattibilità) per
l'AV Salerno – RC, opera irrealistica che ha un costo da 27 miliardi (al momento, senza gli extracosti durante la fase realizzativa).

Questa è un'opera che rischia di diventare un'eterna incompiuta, come la Salerno – RC su strada: con i soldi del pnrr si farà solo un pezzetto della linea, il resto rimane a debito.
Ma per i costruttori va tutto bene perché per loro l'importante è aprire i cantieri, tanto si sa che non potranno poi essere bloccate le opere.

Ma per accedere al PNRR si dovrebbero completare le opere nel 2026? Come mai allora sono stati approvati questi progetti, in Sicilia e in Calabria?
Non siamo riusciti a chiudere questi progetti nel passato, siamo sicuri che li chiuderemo per tempo? Nemmeno parliamo di alta velocità: sarà solo una manutenzione della linea venduta in un bel pacchetto, buono solo a riempire i tg nazionali e a far fare bella figura ai nostri politici.

I siciliani pagano l'AV per chi percorre la tratta tra Milano e Roma, non per attraversare la sua Sicilia. Pagano per gli autoservizi sostitutivi del treno, per le linee che rimangono interrotte per anni, come i fratelli Cuffaro.

Alcuni degli appalti delle FS sarebbero poi finiti ai casalesi, ai parenti del boss Sandokan, come Nicola Schiavone: lo ipotizza una inchiesta dei pm napoletani che hanno seguito i suoi movimenti dentro e fuori il palazzo di FS.
Nicola Schiavone è un imprenditore compare del boss Francesco Schiavone: non è mai stato condannato per camorra ma è ritenuto dai pm il riferimento pulito per gli investimenti clan.

Il figlio di Sandokan Schiavone, oggi collaboratore, parla di lui come di una sorta di facilitatore per i casalesi e secondo gli inquirenti sarebbe il riferimento di consorzi di aziende non direttamente ascrivibili a lui.

Siamo sicuri che i soldi degli appalti del PNRR non arriveranno anche alla mafia?

Secondo l'inchiesta della procura alcuni ex dipendenti di RFI, oggi licenziati, avrebbero fatto da consulenti occulti per Nicola Schiavone: quest'ultimo dava regali a tutti questi dirigenti di RFI, come Massimo Iorani (che era responsabile di molte gare di appalto), come una vacanza a Positano.

Tutte circostanze negate dall'imprenditore e dai suoi avvocati, che hanno accettato di rispondere alle domande di Report: il lavoro di Schiavone era da consulenza per le aziende che partecipavano agli appalti di RFI.
Vedremo come proseguiranno le indagini, se confermeranno queste ipotesi o meno.
Di certo è la familiarità di questa persona col top management di RFI, come l'ex AD di RFI Gentile.

Il nuovo management di RFI assicura che i vecchi dirigenti sono stati cacciati, per violazione del codice etico, ma Vincenzo Iorami è oggi direttore di una importante opera pubblica.
Come anche Mauro Moretti continua a cumulare incarichi: era AD di Ferrovie dello Stato quando avvenne la strage di Viareggio il 29 giugno 2009.
Un incidente ferroviario senza colpevoli, che si è trascinato per anni tra perizie e controperizie: chi aveva responsabilità del deragliamento di quel treno cisterna che trasportava gas gpl?

Quel gas fece da innesco ed esplose, distruggendo un'intera via: lo scorso gennaio la sentenza della Cassazione, dopo 12 anni, ha escluso l'aggravante del delitto colposo mandando in prescrizione il reato per gli imputati, tra cui l'ex AD di RFI Moretti.

Quello di Viareggio, dicono i giudici della Cassazione, non è un incidente sul lavoro: cos'è un incidente sul lavoro allora? Come lo si spiega ai familiari delle vittime, come Piagentini, che ancora sul volto porta i segni delle ustioni.

Ora è rimasto solo il reato di disastro ferroviario: per cosa sono morte quelle 32 persone, solo per profitto, solo per i soldi?
“Sono state cancellate 32 vite per i soldi, per il profitto, per il guadagno” è il commento amaro di Daniela Rombi, dell'associazione dei familiari delle vittime della strage: quel reato non esiste più per la giustizia italiana, qualcosa che è difficile da accettare per i parenti delle vittime che, a prescindere dal corso del processo, ritengono i vertici di RFI ancora oggi responsabili dell'incendio che ha ucciso queste 32 persone che, racconta ancora Daniela Rombi, erano in casa.

Il pm che ha sostenuto l'accusa in primo e secondo grado è Salvatore Giannino, ora sta preparando il nuovo processo d'appello: “i familiari delle vittime hanno ragione” ammette a Danilo Procaccianti, “[la sentenza della cassazione che ha tolto l'omicidio colposo] è un non senso, perché il fatto è lo stesso, quelle stesse condotte poste in essere nello stesso tempo hanno fatto si che morissero 32 persone, ci fosse l'incendio e l'esplosione delle case e ci fosse il disastro ferroviario.”

Le indagini e i processi hanno stabilito le cause e le responsabilità dell'incidente: il treno cisterna è deragliato perché un asse era arrugginito e si è spezzato, per questo sono stati condannati i proprietari stranieri del carro. E le nostre Ferrovie dello Stato? L'allora AD Mauro Moretti disse subito che loro non centravano nulla perché il carro lo avevano noleggiato: “ogni proprietario fa i controlli sui suoi” spiegava nell'intervista al TG1 del giugno 2009.

Il processo ha stabilito che quanto ha detto Moretti sui controlli non corrisponde al vero, sconfessandone la linea difensiva, le società italiane dovevano controllare i carri, non dovevano accontentarsi del foglio che la società tedesca (i proprietari di quel carro) dava a FS. E in ogni caso, racconta il pm, nemmeno quei fogli avevano controllato, “perché in quei fogli i nostri consulenti si sono accorti che il carro non poteva circolare in sicurezza, una omissione gravissima per scelta, perché la loro politica era proprio questa, io noleggio all'estero e non mi occupo più di nulla.”

La sentenza della Cassazione dice anche qualcosa sulla prescrizione di Moretti: se l'ex AD intende rinunciarne deve ritornare in aula e richiederla (la rinuncia) nuovamente. E' un inciso delle motivazione della sentenza che ha fatto sobbalzare i parenti delle vittime, che in aula avevano udito bene le parole di Moretti di voler rinunciare alla prescrizione, pur consapevole che quella rinuncia non era solo per il processo in appello ma sarebbe stata valida anche per gli ulteriori gradi di giudizio. La Cassazione avrebbe dunque offerto all'ex amministratore una via d'uscita “adesso vediamo se veramente ha rinunciato perché è una persona coerente oppure no” commenta Marco Piagentini dell'associazione vittime.

Moretti cosa deciderà sulla prescrizione? Le condanne non hanno causato ripercussioni sulla sua carriera: prima in Ferrovie dello Stato, poi in Finmeccanica e infine nel 2021 AD di PSC Group. Nel 2010, l'anno dopo la strage, era stato nominato dal presidente Napolitano cavaliere del lavoro, una scelta che ha fatto arrabbiare i parenti delle vittime dell'incidente.
“Ma lo stomaco, dove l'anno, la coscienza dove l'hanno ...”

Lo Stato ha rinunciato a presentarsi come parte civile in questo processo, a Viareggio, lasciando la palla alle assicurazioni, che si sono accordate con le controparti per evitare che si presentassero a processo.
Ogni vittima ha preso 330mila euro, cifra diversa da 1,6 milioni di euro come indennizzo per una polizza di Generali per l'ex AD di Ferrovie dello Stato.
All'inizio Ferrovie non attivò nemmeno le assicurazioni, perché – diceva Moretti – non era colpa loro: le assicurazioni hanno cercato di togliere le parti civili dal processo, con cifre basate su tabelle come fossimo al supermercato. Una vita umana vale al massimo 300mila euro. La sofferenza delle vittime è stata quantificata fino a 500mila euro.

Ma per la polizza di Gianfranco Battisti, ex capo della visione AV ed ex AD di Ferrovie, queste tabelle non valgono:
ha incassato 1,6 ml di indennizzo dalla sua polizza per una malattia invalidante molto strana, considerando che non ha avuto nemmeno un giorno di malattia.
Questa polizza è venuta fuori da un esposto anonimo che ha portato ad un audit che ha fatto emergere un sistema di controlli interni molto carenti.

La procura di Roma ha aperta un fascicolo per corruzione, che coinvolge il responsabile della parte assicurativa dentro Ferrovie (che anni fa pagava circa il 95% dei premi assicurativi alla sola Generali): dentro questa storia c'è anche la sparizione di alcune pratiche tra cui anche quella relativa alla polizza dell'ex AD Battisti.

Dopo la nomina di Mazzoncini, col governo Renzi, le cose cambiano: al posto di D'Onofrio arrivano due altri manager (Conti e Binazzi), poi fatti fuori dallo stesso Battisti perché, dice Battisti stesso, complici in un piano per far fuori l'amministratore.

Qui entrano nella storia lettere anonime, dossier, una interrogazione parlamentare di un esponente di Italia Viva (Nobili) che parla proprio della polizza di Battisti.
E di una pen drive dimenticata su un treno, contenente le tre lettere anonime contro Battisti, dimenticata dal presidente di Ferrovie Castelli:
“io so che girava una chiavetta, che sia attribuita a me non posso dirlo concertezza” si difende Castelli, “non sono io il corvo..”.

Una di queste lettere anonime è entrata dentro una interrogazione parlamentare presentata di Italia Viva dal deputato Nobili che ha scelto la via del riserbo non rispondendo alle domande di Report.

Ilritorno del dragone Luca Chianca

Il sistema di videosorveglianza dell'aeroporto di Fiumicino ha avuto un problema con le telecamere Hikvision: cercavano di contattare un indirizzo esterno, di cui ancora oggi non è conosciuta l'origine. Come mai cercavano di contattare questo IP: era un attacco oppure era un tentativo di carpire qualche informazione sensibile?

Non è un caso isolato, lo scorso maggio Report aveva scoperto che le telecamere di sorveglianza della Rai, sempre della Hikvision, contattavano server cinesi. Che dati si stavano scambiando?

Consip, dopo il servizio di Report, ha chiesto come comportarsi ai nostri servizi, trattandosi di sistemi che riguardano dati sensibili.

C'è il sospetto, dopo l'incidente di Fiumicino che le telecamere, quelle telecamere possano essere state usate come strumenti informatici per un attacco informatico.

O un attacco per far passare qualcuno da Fiumicino senza che le telecamere se ne potessero accorgere.

Quelle telecamere sono oggi davanti le procure e altri obiettivi sensibili: possiamo essere sicuri? Cosa vogliamo fare con le telecamere già installate in Italia?

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