«Lolì...?»
«Eh?»
Guardo l'assistente affacciata la porta della mia stanza con aria interrogativa e ancora non mi capacito. Quel nome, in questa specie di caserma dove mi trovo, proprio non va. E diciamo che se mia madre non avesse amato così tanto quel film e non mi avesse chiamato Lolita, o se non avessi visto mio padre carabiniere morto ammazzato davanti alla porta di casa mia, sicuramente non sarei neanche diventata il commissario Lobosco.Ma del resto meglio Lolita che non Addolorata come mia nonna Dodò, un nome che da solo suona come una condanna.
Ho scelto di leggere un giallo di questa autrice dopo aver visto alcuni episodi della serie televisiva, partendo dal primo romanzo della serie.
Lolita Lobosco, commissario di polizia a Bari, con un passato come poliziotta in Sicilia, dove ha pure incontrato il famoso commissario di Vigata Salvo Montalbano. Un matrimonio alle spalle finito male, con l'ex marito che se ne è andato via con la nuova compagna da cui aspetta un figlio. Una sorella con cui i rapporti non sono facili, forse perché Lolita riesce ancora a trovare simpatico quel cognato così schietto e, purtroppo, così donnaiolo, Tonio il ferroviere.
Insomma,
c'è n'è abbastanza per rendere amara la vita, specie se sei una
bella donna in un ambiente leggermente maschilista come la
polizia:
Sì lo so ho il mio carattere, ma mica è facile farsi accettare in questa Paperopoli di un sud imprecisato, con 300 mila abitanti e altrettanti pregiudizi. Soprattutto se hai 36 anni i capelli lunghi la quinta di reggiseno e ti chiami Lolita.
La prima indagine di Lolita Lobosco è un caso che la riguarda molto da vicino: si tratta di un dentista, Stefano Moretti, accusato di violenza sessuale dall'assistente del suo studio, tale Daniela Capua.
Ma quel Stefano Moretti è stato il suo primo grande amore ai tempi del liceo, quando lei era ancora “Lolita mia”, la bella ragazza mora con la coda che sapeva di vaniglia e arance (e le arance avranno un ruolo importante in questa storia).
Come
si fa ad essere freddi e oggettivi quando davanti ti trovi un ragazzo
che, forse ancora adesso, ti fa muovere qualcosa dentro?
A questo punto mi fermo a pensare un attimo a come si comporterebbe un commissario maschio, magari proprio quel collega mio, quel simpatico di Vigata che ho conosciuto mentre lavoravo in Sicilia, come diavolo si chiama?Ma lei non è Montalbano, non è come i commissari maschi, ma nemmeno è un pezzo di ghiaccio: così mentre “Stefano mio” finisce in carcere, a riflettere su come la sua vita sia cambiata all'improvviso, Lolita decide di dedicarsi personalmente al caso per cercare di aiutare quell'uomo. Anche se siamo alla vigilia di Natale, anche se l'impressione è che non ci sia molto da fare: lo studio di Stefano è, era, affollato di belle signore, tutte bisognose delle cure dell'affascinante dentista.
Ah, Montalbano. Ecco mi viene a pensiero cosa farebbe lui se avesse davanti un indiziata con cui in gioventù ha avuto momenti, come dire, piuttosto intimi. Secondo voi quel pezzo di bell'uomo non avrebbe un po' consolata, assicurata o abbracciata magari?
Anche l'assistente, che si presenta in commissariato vestita da vamp, racconta di aver avuto una relazione, diciamo particolare, con Stefano, fino a quella sera dove l'uomo l'aveva violentata.
La moglie di Stefano, Chiara, viene acchiappata al volo verrebbe da dire, prima di partire per Disney World a Parigi: una vacanza presa all'ultimo minuto, racconta, per portar via il bambino da quella situazione brutta, il padre arrestato.
Lolita, ascoltando i personaggi di questa storia, riesce a costruirsi un suo quadro della storia, di questa brutta storia, di menzogne e tradimenti, all'interno del clan familiare di “Stefanuccio mio”. Ma, purtroppo, cercando di difendere il suo ex fidanzato, si metterà in una situazione difficile per cui dovrà iniziare a difendere anche sé stessa, come poliziotta e come donna. Per fortuna la soluzione dei suoi problemi e di Stefano arriveranno dalle arance.
Gesù quant'era bella .. mi ricordo che mangiava sempre arance profumava tutta gli arance di vaniglia. Lolita che idea fare la poliziotta per una come te.
La circonferenza delle arance è un romanzo incentrato attorno alla figura della sua protagonista, questa poliziotta a cui viene difficile essere credibile nel suo ambiente in quanto donna, con i suoi problemi da single, con tutti i consiglieri non richiesti che la invitano a trovarsi un uomo, un compagno, un fidanzato.
Onestamente, non riesco a considerarlo un vero libro giallo in quanto l'indagine vera comincia solo alla fine del libro quando Lolita, anche per difendere sé stessa perché messa alle strette, si deve rileggere le carte, incrociare le deposizioni, per smontare quel castello di bugie dentro la cerchia familiare del bel dentista.
La scheda del libro sul sito di Marsilio e di Feltrinelli
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