Report ha ricostruito la tragedia del Mottarone, per capire le responsabilità ma anche come sono controllati i 200 impianti sciistici in Piemonte. Poi un viaggio in Cina per capire come va la pandemia e come viene tenuta sotto controllo.
Le smart TV: le stiamo comprando per il passaggio al nuovo digitale, ma come viaggiano i nostri dati? Nell'antprima, le scale mobili in Italia: come mai servono tanti mesi per le riparazioni?
Le fantastiche 4 di Roberto Persia
L'Italia è il secondo paese al mondo per ascensori, abbiamo la scala mobile più lunga al mondo, a Matera: ma la manutenzione di queste scale e ascensori è la gallina delle uova d'oro per le multinazionali che seguono questo settore.
Dell'importanza della manutenzione ce ne siamo accorti nel 2018 quando dei tifosi del CSKA furono inghiottiti a Roma, per un problema delle scale mobili, da cui è partita una indagine della procura.
Sono 4 le multinazionali che producono pezzi di ricambio e che condizionano il mercato e le aziende che fanno manutenzione: le ricadute sono a carico dell'utente, che si trova davanti impianti non sicuri e più costosi. C'è poi la questione delle manutenzioni che durano mesi, come successo a Roma per le scale mobili delle fermate del Policlinico e Castro Pretorio: serve una migliore programmazione degli impianti, spiega il neo assessore alla Mobilità.
Ma rimane il problema delle “fantastiche 4” che monopolizzano il mercato: l'Europa ha condannato il cartello messo in piedi da queste aziende Otis, Schindler, Kone e Thyssen Krupp che comunque continuano a gestire impianti in Italia.
Queste aziende costringono i clienti a ricorrere solo a loro, acquisendo le piccole aziende per concentrare il mercato in poche mani: si ammazza la concorrenza ai danni del libero mercato e dei clienti, per lo più aziende pubbliche, come i comuni di Assisi (impianti gestiti da Kone), Napoli (Otis Italia), che si ritrovano poi le scale ferme perché mancano pezzi di ricambio.
A Roma le scale mobili sono spesso chiuse, creando un danno d'immagine importante che si aggiunge al problema per la mobilità delle persone diversamente abili: qui sono presenti tutti e 4 i gruppi, l'ultima gara d'appalto è stata vinta da una associazione temporanea di impresa la Metro Roma SCARL per un bando di 3 anni, poi ritirato dalla sindaca Raggi dopo l'incidente dei tifosi. I quattro gruppi avevano fatto ostruzionismo non mandando i pezzi di ricambio?
Alla fine anziché stimolare la concorrenza si è ridotto il mercato a poche aziende.
Cronaca di una tragedia annunciata di Walter Molino
Il 23 maggio di quest'anno a Stresa una funivia si stacca, per il cedimento del cavo, precipitando nel vuoto: muoiono 14 persone tra cui due bambini, con un solo superstite.
Di fronte ai soccorritori si trovò di fronte uno scenario mai visto prima: i freni di emergenza non sono scattati perché bloccati, dai forchettoni, come ammesso dal capo servizio Tadini, il factotum della funivia.
L'altro protagonista è il direttore d'esercizio Perocchio, c'è poi il gestore Nerini, che gestiva l'impianto dagli anni settanta l'impianto che prima del covid era una vera miniera d'oro, per l'afflusso dei turisti che salivano in cima al Mottarone per godersi la vista delle montagne.
Un paradiso che il 23 maggio è
diventato un inferno: dentro questa tragedia però non c'è solo
fatalità, ma una storia di omessi controlli, perché in tante
persone che hanno lavorato nelle funivie c'era la consapevolezza che
non si gestiva l'impianto in sicurezza.
Tadini, di fronte ai magistrati, ha
ammesso di aver messo i forchettoni per impedire blocchi
all'impianto, perché quella mattina aveva sentito dei rumori
sospetti.
Dopo questo i tre, Nerini Perocchio e Tadini vennero
arrestati: i pm sostengono che sapessero di questa gestione
superficiale dell'impianto. Dopo qualche giorno il GIP toglie
l'arresto per i tre indagati, perché non è certo che sapessero.
Ma
Report, nella sua ricostruzione dove ha intervistato anche ex
dipendenti, ha scoperto che in tanti sapevano dell'uso dei
forchettoni: Tadini ordinava ai conduttori della cabinovia di tenere
i forchettoni e chi si opponeva veniva tranquillizzato, “prima che
si rompa la fune ce ne vuole”..
Per non perdere 5000 euro d'incasso ogni giorno si dovevano far andare gli impianti coi forchettoni: ma gli altri sapevano o no?
La società di Nerini, dopo il
lockdown, ha incassato 130mila euro, ma gravano anche le accuse
sull'uso del nero, con schede di ingresso rivendute più volte,
accordi con tour operator per non fatturare i costi. Sono tanti soldi
incassati in nero da un privato in concessione: accuse da dimostrare
ma che peggiorano il quadro.
I due indagati, Perocchio e
Nerini sono rimasti a piede libero per mesi prima che il riesame
sostenesse la necessità dell'arresto: in questi mesi hanno cercato
di minacciare o condizionare dei testimoni? Il sorriso della PM alla
domanda del giornalista è eloquente.
Il Tribunale ha creato
due gruppi di periti, per la cabina e per la testa fusa per capire
come mai la fune si sia rotta, ma servirà altro tempo per arrivare
alla verità.
Questa è la volontà di chi decide – spiega uno dei consulenti del collegio: è stata decisa una proroga della perizia di un altro anno, quasi, fino a luglio 2022.
Sappiamo che la fune traente che
si è spezzata andava bene, gli esami magneto induttivi erano stati
fatti, serve aprire la testa fusa ora, ma servirà tempo.
I
controlli sull'impianto del Mottarone e sulla fune sono stati fatto
dalla Sateco nel novembre 2020, che ha fatto una ispezione con un
magnete. Ma per la testa fusa questi controlli non servono, è un
tratto che può essere ispezionato solo a vista non con i magneti,
occorre cambiarla ogni cinque anni.
Le direttive europee raccomanderebbero di cambiare la testa fusa ogni 4 anni, quella del Mottarone aveva 4 anni e mezzo: avrebbe dovuto essere controllata a vista dal responsabile di esercizio.
La manutenzione della funivia del
Mottarone è in capo alla Leitner, che però ricorre ad altre
aziende, come la Sateco per la fune.
Walter Molino ha
intervistato ex dipendenti che hanno lavorato con Nerini: raccontano
di anomalie non registrate sui verbali, di impianti che non possono
essere fermati perché c'è cosa e allora chiama il gestore. Un ex
dipendente che si era rifiutato di far partire la cabina, si è visto
arrivare alle spalle Tadini che gli disse, “vai a casa ci sono
io..”
Tutta gente che sapeva dei problemi ma
che però sta scegliendo di non parlare, di non andare dai
carabinieri, rendendo difficile il lavoro della procura.
L'avaria
sui freni si era manifestata da tempo, Tadini voleva chiudere
l'impianto ma poi, con la ripresa della stagione dopo il covid, si
decise di non fermare nulla e far ripartire il servizio.
Nerini, il gestore dell'impianto, è
oggi tranquillo: aveva un contratto per la manutenzione con la
Leitner, stipulato nel 2016, che aveva curato la ristrutturazione
dell'impianto, che seguiva la manutenzione ordinaria e un servizio di
pronto intervento in otto ore.
Ma l'intervento per i freni arriva
ben dopo le otto ore: segnalato a fine aprile, i tecnici di RVS
arrivarono ad inizio maggio – racconta Tadini ai magistrati.
La
RVS è un fornitore di impianti frenanti: secondo loro tutti gli
impegni sono stati rispettati, ma Tadini alla fine si è dovuto
arrangiare “finisce che devo mettere i ceppi agli impianti” disse
a Perocchio, perché l'intervento della RVS non aveva risolto il
problema ai freni.
Stefano Gandini è un ex dipendente che ha
consegnato ai carabinieri una registrazione che Report ha mandato in
onda in esclusiva: un giorno si rifiuta di far partire quella cabina,
per un problema di olio che si perde nell'impianto frenante nel 2019,
due anni prima della tragedia: alla fine Gandini viene chiamato da
Nerini in ufficio e minacciato di licenziamento.
Non voleva rischiare la vita delle
persone, Gandini, che di fronte a Tadini aveva fatto una sinistra
profezia, “qui finisce come il ponte Morandi”.
Nerini ha
gestito per anni l'impianto, sin dagli anni settanta: ma quando si
tratta di fare manutenzione i soldi arrivano dal pubblico, come
successo a fine anni novanta, quando si dovettero fare importanti
lavori di manutenzione, arrivati dal comune e dalla regione.
Il comune oggi sta dando i soldi che
Nerini ha anticipato per i lavori, che è subentrato poi al pubblico
dopo la pausa tra il 1997 e il 1999.
Il comune di Stresa ha impiegato sei
mesi per revocare la concessione a Nerini, che oggi ha fatto ricorso
e che ha continuato pure ad incassare il canone di affitto per un bar
alla base della funivia (soldi che non arrivano al comune, oggi
amministrato dalla Lega).
Come mai? Come mai Nerini ha avuto
questa concessione per tanti anni?
“Bella domanda ..” la risposta
dell'attuale sindaca.
Report ha scoperto che Perocchio oltre ad essere responsabile dell'impianto era anche dipendente della Leitner. Un conflitto di interessi: chi doveva controllare su questo? La Ustif, che ha scelto di non rispondere alle domande di Report, il direttore Cumerlato ha risposto telefonicamente a Walter Molino.
“Non posso dire che Perocchio sia un
non plus ultra” risponde al giornalista.
E il ministero? Non ha risorse né autonomia politica, perché i gestori degli impianti esercitano importanti pressioni politiche e così i controlli non vengono effettuati.
L'USIF, l'ente di controlli, fa controlli a calendario a scadenza fissa e altri a sorpresa: ma anche qui un altro dipendente della funivia, in forma anonima, racconta che chi gestiva gli impianti sapeva le date dei controlli, “tante volte li andavamo a prendere pure a Torino, per tenerli buoni li portavamo anche a mangiare.”
In Piemonte ci sono 200 impianti e ci sono 3 persone a fare controlli, compreso il responsabile (che è un ex insegnante): come possono fare i controlli? Chi ha controllato che la testa fusa dell'impianto fosse a norma?
Alla fine il controllato comunica al
controllore che tutto va bene.
A fine gennaio Ustif verrà
assorbita dall'agenzia nazionale per la sicurezza delle
infrastrutture, dovranno controllare autostrade, funivie e ferrovie
ma il personale resta lo stesso a livello locale.
In Italia abbiamo 1700 funivie, in Piemonte circa 200: sempre tre persone vigileranno la sicurezza dei turisti che, ogni domenica, ogni giorno, saliranno su queste cabine.
Da una parte controlli che non funzionano, dall'altra l'avidità dei gestori: in mezzo noi, che dobbiamo sperare che vada tutto bene.
Gli altri due servizi:
come i cinesi stanno contenendo il covid, con app di tracciamento e con un controllo ossessivo dei nuovi focolai, fino alla cima dei monti del Tibet
dietro gli smart tv cosa si nasconde? Siamo noi che guardiamo la TV oppure è lei che guarda noi e comunica ai grandi player (Netflix, Google) cosa guardiamo, per profilarci
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