Report ha deciso di rovinarci la digestione del panettone e di tutto il pranzo di Natale con una serie di inchieste, per la chiusura dell'anno, particolarmente drammatiche come la tragedia del Mottarone e i contagi in Cina. A seguire un'inchiesta sulla manutenzione delle scale mobili e uno sulle smart TV (siamo noi o sono loro a guardarci?).
Una tragedia annunciata
Ha suscitato forti reazioni la strage del Mottarone: 14 persone sono morte nello schianto, per la rottura del cavo, della funivia che portava sulla cima del monte, tra cui due bambini. Forti polemiche suscitò anche lo scontro iniziale tra GIP e PM sulle richieste di arresto. Ma poi, piano piano, la notizia ha iniziato a finire sempre più in fondo, nei giornali e nei TG: al momento siamo nella fase del rimpallo delle responsabilità tra gestore e i tecnici dell'impianto.
Il gestore è tranquillo, Report lo ha raggiunto a casa (in attesa del giudizio della Cassazione sulla richiesta di arresto): “ero tranquillo perché avevo due professionisti che mi seguivano per la parte tecnica e una ditta leader mondiale .. se ci fossero state delle manutenzioni da fare, erano già pagate, perché versavo 150mila euro l'anno alla Leitner.”
La ditta, leader mondiale sugli impianti a fune, ha curato la ristrutturazione dell'impianto e aveva un contratto per la manutenzione straordinaria e ordinaria per 1,656 ml di euro, circa 150mila euro l'anno che prevede un servizio di pronto intervento entro 8 ore.
Ma allora, cosa non ha funzionato? Un ex dipendente della funivia racconta a Report che i controlli fatti dal ministero spesso non funzionano per colpa delle grandi pressioni da parte di chi gestisce questi impianti i quali spesso fanno importanti pressioni ai politici.
L'USIF, l'ente di controlli, fa controlli a calendario a scadenza fissa e altri a sorpresa: ma anche qui un altro dipendente della funivia, in forma anonima, racconta che chi gestiva gli impianti sapeva le date dei controlli, “tante volte li andavamo a prendere pure a Torino, per tenerli buoni li portavamo anche a mangiare.”
Quello era il sistema, spiega l'ex dipendente: un sistema in cui in 3 devono controllare tutti i 200 impianti. Le unità territoriali ora saranno assorbite dall'agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture, dovranno controllare autostrade, funivie e ferrovie ma il personale resta lo stesso.
La tragedia del Mottarone si poteva evitare? Chi ha scelto di far funzionare lo stesso l'impianto, con l'uso dei forchettoni (per disattivare i freni di emergenza) ha delle colpe?
La scheda del servizio: CRONACA DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA di Walter Molino con la collaborazione di Federico Marconi
23 maggio 2021, è passato da poco mezzogiorno, la cabina numero 3 della Funivia del Mottarone precipita nel vuoto. Muoiono 14 persone, l’unico superstite è il piccolo Eitan, 5 anni. È la più grande tragedia mai avvenuta su una funivia. L’inchiesta della Procura di Verbania accerta che la cabina è caduta perché si è spezzata la fune traente e i freni di emergenza risultavano disattivati.
Sono passati sei mesi dalla strage del Mottarone, la cabina numero 3 è stata recuperata solo poche settimane fa con un’operazione spettacolare dei Vigili del Fuoco, ma il collegio dei periti nominati dal Tribunale, che dovranno accertare le cause della rottura della fune, sono appena all’inizio delle loro analisi e hanno già chiesto una proroga di sei mesi.
Ma perché quella fune di acciaio si è spezzata? L’inchiesta di Report approfondisce tutti gli aspetti legati ai controlli e alla manutenzione, sottolineando le carenze di personale e di risorse degli organi statali di vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Organi che avrebbero dovuto vigilare anche sui conflitti d’interesse.
Grazie a documenti inediti e testimonianze esclusive, Report ricostruisce anche la storia della concessione pubblica dell’impianto, gestito fin dagli anni ‘70 da società riferibili alla famiglia di Luigi Nerini.
La strategia cinese
Mentre in Italia sono saltati i controlli sui contagi, con la tracciatura dei positivi, in Cina si prosegue con la strategia zero contagi, che passa per l'utilizzo di app e di una organizzazione per la logistica molto ben organizzata: “quando sbarchi in Cina per tre settimane hai contatti esclusivamente con persone coperte da tute bianche. Potresti essere su una stazione orbitante” racconta il giornalista Gabriele Battaglia, inviato a Pechino per la Radiotelevisione Svizzera.
La scheda del servizio: ZERO CONTAGI di Giuliano Marrucci
A quasi due anni dallo scoppio della pandemia, la Cina è rimasta sostanzialmente l'unico paese al mondo a perseguire con determinazione la strategia "zero contagi". Al centro, una serie di app per il tracciamento e una macchina logistica e organizzativa poderosa in grado di avviare in poche ore campagne di test di massa coinvolgendo milioni di persone non appena emerge un focolaio. Seguono lockdown mirati e restrizioni severissime sugli spostamenti, a prescindere se si sia effettuato o meno il vaccino.
La manutenzione delle scale mobili
Una volta costruiti gli impianti per le scale mobili, nelle metropolitane, negli aeroporti, nei grandi centri commerciali, queste vanno seguite con un programma di manutenzione, dietro cui girano milioni di euro, grazie ad appalti della pubblica amministrazione.
Manutenzione che spesso costa più di quanto dovrebbe a discapito della nostra sicurezza.
A Roma questo novembre ha riaperto la
fermata della metropolitana di Castro Pretorio, il 24 dicembre ha
riaperto quella la fermata del Policlinico ferma da un anno: la
motivazione delle chiusura è stata per entrambe la manutenzione
delle scale mobili, ma, si chiede nel servizio la coordinatrice di
Potere al popolo Margherita Cantelli, “ci vuole effettivamente
tanto tempo per cambiare e sostituire queste scale mobili?”
Ci
sono stati problemi nel reperimento dei pezzi, spiega l'assessore
alla mobilità di Roma, Eugenio Patané (al momento del servizio era
assessore da meno di due mesi): sugli impianti ci sono diversi
problemi sugli impianti “di traslazione”, quello che si è
sbagliato negli anni è stata la programmazione, “tu sai quando un
impianto di traslazione arriva a fine vita e tu non devi farlo
arrivare a fine vita per programmare la sua manutenzione..”
La scheda del servizio: LE FANTASTICHE 4 di Roberto Persia
Nelle metropolitane di tutto il mondo, nei centri commerciali e negli aeroporti le scale mobili muovono 3 miliardi e mezzo di persone ogni giorno che si spostano su 800.000 impianti. Una volta installate, la partita che si gioca sui bandi delle pubbliche amministrazioni è quella della manutenzione e vale molti milioni di euro. Soldi che dovrebbero garantire la sicurezza dei passeggeri, ma che fanno i conti con la struttura oligopolistica di questo mercato. I ritardi nella fornitura di pezzi di ricambio sono soltanto la punta di un iceberg fatto di medie e grandi aziende che tendono ad assumere un atteggiamento autoprotettivo a discapito della clientela. Così i fermi degli impianti si prolungano e il disagio per l'utenza aumenta.
Chi guarda chi?
Siamo noi a
guardare la smart TV oppure è la smart TV a controllare e monitorare
noi, tracciando cosa vediamo, sui canali tradizionali o sui canali
web, come Netflix?
L'algoritmo di questa piattaforma fa come il
commesso di blockbuster che ti consigliava il film successivo dopo
che ne avevi finito uno – racconta la giornalista Gina Keating che
ha seguito Netflix sin dall'inizio.
“Hanno iniziato col noleggio dei DVD
per posta, poi hanno capito che se volevano far fuori la concorrenza
dovevano diversificarsi, così è nato il concetto di abbonamento e
la possibilità di fare tutto online è stata la ciliegina sulla
torta..”
200 milioni di abbonati nel mondo, un fatturato da 7
miliardi di dollari, oggi Netflix è un colosso nel mondo dello
streaming: ha imparato a conoscere i gusti del pubblico e questo le
permette di capire su quali produzioni investire e come evitare che
si disdica l'abbonamento.
L'algoritmo di Netflix sa tutto di noi mentre noi non siamo in grado di sapere quali nostre informazioni sono in possesso di Netflix: quali sono gli show più visti, quanto tempo passano davanti i loro programmi gli abbonati? La mancanza di trasparenza e la riservatezza nel custodire questi dati sono parte del loro business, spiega la giornalista.
La scheda del servizio: SMART TV IS WATCHING YOU di Lucina Paternesi
In Italia ci sono quasi 120 milioni di televisioni, 15 milioni delle quali ormai hanno una connessione a internet. La pandemia ha fatto decollare dotazioni e connessioni digitali e la lunga permanenza in casa ha fatto sì che fosse maggiore anche il tempo trascorso davanti a uno schermo. Con l’arrivo del nuovo digitale terrestre e dei bonus stanziati dal Governo stiamo rottamando le vecchie tv affascinati dalle infinite possibilità offerte dalle piattaforme streaming. Film, serie televisive, documentari, cartoni animati, partite di calcio: l’obiettivo è non spegnere mai lo schermo. Nei laboratori dell’Imperial College, a Londra, Report ha testato ogni funzione e ogni piattaforma per scoprire che tra gli elettrodomestici intelligenti sono proprio le smart tv quelle che più di tutti contattano terze parti, condividono informazioni sensibili e, soprattutto, tracciano ogni nostra attività. Ma cosa sanno di noi queste piattaforme? Siamo sicuri che siamo solo noi a guardare la tv o è lei, ormai, a guardare noi?
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