La ministra del turismo, il ministro dei trasporti e il presidente del Senato: sono loro tre i protagonisti delle inchieste di questa prima puntata di Report della stagione 2023 – 2024, tornata alla domenica sera.
Ecco, torna Report e
punta il mirino contro il governo di destra – questa l’obiezione
che tanti, in malafede faranno, specie quelli che pensano che il
giornalismo non debba fare domande, non debba pretendere delle
risposta, non sia al servizio del cittadino.
Questa sera Report
torna dove ci aveva lasciati, la vicenda del ministro Santanché: il
servizio mostrerà documenti e audio inediti che provano che i
dirigenti di Visibilia erano già a conoscenza che più dipendenti
avrebbero lavorato in cassa integrazione a zero ore.
Il secondo servizio racconterà delle origini del potere della famiglia La Russa che – nella presentazione fatta ad Agorà – viene paragonata alla dinastia Buendia a Macondo (i cent’anni di La Russa) – una famiglia che ha il potere a Milano ma le radici a Paternò: quanto sono stati importanti gli imprenditori di Paternò nella storia finanziaria dei La Russa?
Il terzo servizio riguarda un tema che, dopo l’incidente di Mestre, è tornato molto attuale: la sicurezza sulle nostre strade e sulle linee ferroviarie e su come vengono fatti i controlli.
La balaustra che non
ha impedito al bus di sfondare il guardrail e precipitare dal
cavalcavia sulla strada sottostante schiacciando i suoi occupanti era
arrugginita. Nel
2017 era arrivato al comune di Venezia un rapporto sul suo stato,
che consigliava la sua sostituzione, le nostre infrastrutture sono
vecchie mentre i mezzi che vi circolano sono cambiati per potenza e
altezza.
Questo incidente ricorda quello avvenuto anni fa ad
Avellino sull’autostrada gestita dai Benetton, pochi giorni fa sono
arrivate le condanne perché sui guardrail venivano messi dei bulloni
arrugginiti. Bisogna fare un ragionamento serio sulle strutture e sui
controlli che mancano, anche sulle linee ferroviarie: Report ha
scoperto che ci sono dipendenti e dirigenti che hanno denunciato dei
rischi per la sicurezza e che sono stati invece sanzionati.
Il caso Visibilia
Nella sua autodifesa in Senato, la ministra Santanché si diceva certa che “quella dipendente” – ovvero la dipendente di Visibilia che ai tempi del Covid avrebbe lavorato pur essendo in cassa integrazione, non aveva mai messo piede negli uffici. Ma non è così: la dipendente, nell’intervista a Report, racconta di aver invece lavorato, “io non ho mai smesso di lavorare e ho sempre proseguito tutte le mie attività” perché il suo ruolo di investor relator lo richiedeva, è la persona che da comunicazioni al mercato.
È possibile che questa dipendente non sapesse di essere in cassa integrazione a 0 ore? Non mi è mai stato comunicato, spiega la dipendente, né le erano mai state consegnate le buste paga nei termini di legge.
Ma Federica Bottiglione non sarebbe stata l’unica dipendente di Visibilia ad aver lavorato nonostante fosse in cassa integrazione a 0 ore e quindi pagata dallo stato (almeno da chi paga le tasse): una situazione di cui era a conoscenza l’amministratore di Visibilia, Dimitri Kunz. La prova è una telefonata tra Kunz e la dipendente dove il primo racconta “sono tutti come te [intendendo nella sua posizione] sono tutti in cassa integrazione a 0 ore ..”, nella telefonata si inserisce un altro dipendente che ammette di aver lavorato mentre era in cassa integrazione.
La scheda del servizio: NON SONO UNA SANTA di Giorgio Mottola in collaborazione Greta Orsi
Report torna a occuparsi delle società della ministra Daniela Santanchè. A 3 mesi dall’intervento al Senato in cui aveva promesso di pagare la liquidazione agli ex dipendenti di Ki Group e di avviare la ristrutturazione di Visibilia, siamo andati a verificare come stanno andando le cose. All’orizzonte però non sembra esserci una schiarita. Report manderà in onda audio esclusivi su altri dipendenti di Visibilia che avrebbero lavorato nonostante fossero in cassa integrazione a zero ore e ha poi allargato lo sguardo a quello che viene considerato il padrino politico della Santanchè Ignazio La Russa.
La
dinastia dei La Russa
Chissà se
all’origine della fortuna della famiglia La Russa abbia contribuito
anche santa Barbara, la protettrice di Paternò, il paesino in
provincia di Catania dove il presidente del senato è nato.
Forse
non è stato grazie alla santa che dei paternesi sono arrivati al
CSM, alla presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, in
Parlamento: “i santi sono santi, i politici sono politici” il
commento sibillino del sindaco della cittadina. Perché un gruppo
ristretto di fedelissimi del presidente ha beneficiato sicuramente
dei suoi miracoli politici: Francesco Ciancitto, eletto nel collegio
blindato di Acireale, in paese si dice che sia stato eletto perché
dentista di La Russa. Galvagno Gaetano è il nome del presidente
dell’ARS siciliana, anche lui nato a Paternò. Nel CSM è stata
eletta, come membro laico, l’avvocata
Rosanna Natoli, sempre da Paternò.
Il servizio poi
racconterà dei rapporti tra la famiglia e un imprenditore che ha
trattato negli anni sessanta delle aziende, tra le più importanti di
Italia in quel momento, che poi si scoprirà essere finanziate dal
finanziere Michele Sindona, il banchiere della mafia e della
massoneria.
Nell’anticipazione su Raiplay si racconta di questa parte della storia della dinastia La Russa poco conosciuta: sono gli anni successivi alla seconda guerra mondiale quando Nino La Russa (il padre di Ignazio ) si ritrova ad essere manager di importanti aziende, in quegli anni la fortuna e il potere della famiglia sono legati ad un controverso uomo d’affari, Michelangelo Virgillito, anche lui originario di Paternò. Ogni anno la sua memoria è onorata in una messa a suffragio: “forse è stato un personaggio discusso” arriva a dire il rettore del santuario, “ma è stato un personaggio che ha creduto”. Di certo è stato il più grande filantropo della storia di Paternò, ha eretto istituti per i giovani bisognosi del paese e pagato a sue spese la ricostruzione del santuario della Madonna della Consolazione, distrutto dalle bombe alleate nel corso della seconda guerra mondiale. Tanto che la sua immagine è riprodotta all’interno del santuario, accanto all’immagine di Rosario La Russa, cugino del presidente del Senato: è stato considerato un santo laico, a Paternò, almeno fino a quando apriva il portafoglio.
Virgillito emigra a Milano negli anni ‘20, dove però non era considerato come un santo, ma un diavolo della finanza: il grande economista Ernesto Rossi definiva Virgillito “la parte più cancrenosa del nostro sistema economico”.
Era soprannominato il corsaro – racconta l’ex giornalista de l’Espresso Gianfranco Modolo – perché è stato uno dei primi finanzieri d’assalto della borsa italiana negli anni 60 – “con pochi mezzi e tecniche spregiudicate, basate sul ricatto, determinavano l’andamento della borsa in quegli anni con forti accelerazioni e forti perdite.”
Il giornalista di Report ha incontrato anche Filippo Condorelli, ex dirigente del MSI, poi passato ad An, uno che non nasconde nostalgia per il ventennio: ma a Paternò e nella cintura etnea non è raro trovare cimeli che inneggiano al fascismo oppure trovare nelle bacheche di Fratelli d’Italia immagini di Mussolini. Questo è sempre stato il feudo dei La Russa, Nino prima, senatore del MSI dal 1972 al 1992 (battendo persino i candidati della DC nei collegi catanesi): “era cresciuto tanto, a livello commerciale, a livello economico, gestiva veramente il potere e aiutava la città di Paternò” racconta a Report il dottor Condorelli che col termine aiuto intende assunzioni favorite di cittadini di Paternò in una rete clientelare.
La scheda del servizio: ALL’ORIGINE DEL POTERE DEI LA RUSSA di Giorgio Mottola, con la collaborazione Greta Orsi e la consulenza Marco Bova
Sebbene si sia trasferita a Milano alla metà degli anni ‘50, nella mappa del potere della famiglia La Russa la Sicilia è ancora oggi centrale. Il paese di origine Paternò è la capitale del loro impero politico e finanziario: oltre alla prestigiosa figura del presidente del Senato Ignazio La Russa, questa cittadina alle pendici dell’Etna di appena 45mila anime si è aggiudicata il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, un parlamentare e un consigliere del Csm.
Con documenti inediti e testimonianze esclusive, Report indaga sulle origini del potere e della ricchezza della famiglia La Russa. E in particolare sullo strettissimo legame con un controverso finanziere paternese, Michelangelo Virgillito, che dal nulla aveva costruito un impero finanziario che sarebbe scaturito grazie al patrimonio di ebrei costretti ad abbandonare il paese per le leggi razziali. Ad amministrare questo patrimonio chiamerà, nel dopoguerra, Antonino La Russa che rimarrà anche dopo gli anni Settanta, quando si scoprirà che la galassia delle società messe in piedi da Virgillito erano state finanziate dal banchiere della mafia Michele Sindona. Report ricostruirà anche con documenti e testimonianze inedite il ruolo diretto di Ignazio La Russa nelle vicende riguardanti alcuni call center e in alcune società dove si trovano soci con il passato ingombrante.
La sicurezza delle nostre linee ferroviarie
Della sicurezza delle nostre linee ferroviarie se ne parla solo in occasione degli incidenti, per poi tornare nel dimenticatoio.
Dall’incidente sul regionale Trenord a Pioltello nel 2018, fino all’ultimo, la strage di Brandizzo, quando un convoglio fuori servizio investì cinque operai che stavano eseguendo dei lavori di manutenzione.
Nessuno degli operai
che lavorava sui binari avrebbe mai fatto corsi sulla sicurezza alla
Sigifer: lo racconta a Danilo Procaccianti Antonio Veneziano ex
dipendente della società, “ho preso le scarpe, la roba per
lavorare e la sera sono andato sui binari [..] ma corsi di formazione
non ne ha fatti nessuno, per entrare alla Sigifer è come entrare in
un bar” racconta.
Ora che è successa la tragedia forse
qualcosa cambierà, ma prima se in cantiere dicevi qualcosa ti
cambiavano di squadra – come successo ad Antonio: noi valiamo zero,
diciamo che tutta la Sigifer, tutti gli operai si rideva e si
scherzava sempre su queste cose qua, perché “noi lavoriamo come
cani”.
Ma nemmeno i cani dovrebbero morire in quel modo
straziante, come successo ai cinque operai a Brandizzo. Ora sulla
tragedia indaga la procura di Ivrea che ha iscritto nel registro
degli indagati il capocantiere della Sigifer e il tecnico di RFI,
assieme ai dirigenti della Sigifer con l’accusa di disastro
ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo, per alcuni si
ipotizza anche il dolo. Ma c’è poco da sperare perché si arrivi a
giustizia, anche le condizioni della procura sono preoccupanti.
A parlare è il
procuratore generale di Torino: “ i cittadini non si aspettino che
dalla procura di Ivrea possano arrivare risposte in tempi accettabili
e su tutto quello che c’è. [La procura] versa in uno stato
comatoso e la polizia giudiziaria è fuorilegge nel senso che ci sono
8 persone e dovrebbero essercene venti..”
Chissà se vedremo
mai giustizia: “tragedie come queste non sono prevedibili nel senso
che domani potrebbe essercene un’altra. Non dobbiamo aspettare la
tragedia per mettere un ufficio in condizioni di funzionare.
Dobbiamo metterlo in condizioni di funzionare perché se poi ci sono
le tragedie, ci sono i grandi processi, l’ufficio si è già
attrezzato in partenza. Non è che possiamo arrivare dopo.”
La scheda del servizio: ULTIMA FERMATA di Danilo Procaccianti con la collaborazione Goffredo De Pascale, Norma Ferrara
Viareggio, Pioltello, Bressanone... una lunga sequenza di incidenti sulle linee ferroviarie costata la vita a decine di persone. Le ultime cinque morti sono avvenute a Brandizzo, erano operai al lavoro sui binari senza autorizzazione. C’è chi paventa l’errore umano, ma la Procura di Ivrea sta indagando su una possibile catena di responsabilità. Come viene effettuata la manutenzione e chi controlla che ogni intervento sia a norma? "I nostri sistemi sono certificati", ha dichiarato in commissione parlamentare l’amministratore delegato di Rfi, l’ingegnere Gianpiero Striscuglio, all’indomani della morte dei cinque operai travolti da un treno transitato ad alta velocità. Ansfisa, l’agenzia deputata al controllo, ha sempre rilasciato l’autorizzazione di sicurezza a Rfi, Rete ferroviaria italiana, accompagnandola con una lista di prescrizioni. Venti giorni dopo l’incidente di Brandizzo, l’Agenzia ha deciso di eliminare l’Ufficio ispezioni sostituendolo con uno che si occupa di supervisioni. Quanto è sicura la rete ferroviaria italiana? Report ha scoperto che in Rfi c'è chi segnala i rischi per la sicurezza e viene richiamato e sanzionato.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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