30 ottobre 2023

Report – desideri sauditi

Falda e faldoni di Lucina Paternesi

Il riso Vialone nano è molto pregiato in Europa ed è il primo ad aver vinto la denominazione IGP: viene prodotto anche nel piccolo comune di Sorgà a Verona, dove il Vialone viene ancora servito alla vecchia maniera.
La regione ha concesso un fondo da 400mila euro per promuovere il Vialone nano, ma la stessa regione ha approvato la realizzazione di una discarica per “car fluff” vicino ai campi, dove arriveranno tutti gli scarti delle autovetture non riciclabili, proprio vicino ai campi dove è presente una falda pregiata.
Gli abitanti del paese si sono arrabbiati contro la regione, siccome non hanno avuto ascolto, hanno dunque minacciato di istituire un referendum per andare in Lombardia.
In tutta Europa viene mandato negli inceneritori, la regione Veneto ha autorizzato una azienda privata
a creare un impianto proprio in questo piccolo comune, maliziosamente si può pensare perché porta pochi voti ed è lontano dalle grandi città.

Secondo i dati dell’azienda privata, la falda sarebbe a cinque metri, ma al comune risulta che la falsa si trova sotto un metro di terra di profondità: la regione su cosa ha fatto la valutazione?

Il geologo del comune ha fatto le valutazioni assieme a Report e la falda è a 1,73 metri: la regione Veneto ha preso per buoni i dati dell’azienda RMI, del gruppo Cordifin, ora comprata dal gruppo Rotamfer che gestisce un’altra discarica nel bresciano, finita sotto indagine. Poi è finito tutto tra assoluzione e prescizione.
In questo comune temono l’inquinamento della falda ma anche fenomeni di combustione interna, già verificatesi nell’altra discarica “car fluff” di RMI a
Sora.
LA regione ha fatto altre verifiche nel comune di Sorgà? Non pare, così il sindaco si è rivolto al TAR.

RMI ha offerto denaro al comune per compensazione dei disagi, ma il comune ha rifiutato: non è solo un problema ambientale, ma anche di traffico, per tutti i camion che dovrebbero passare sulle piccole strade del paese.
Il comitato anti discarica ha deciso di indire un referendum per finire sotto la provincia di Mantova, da sempre contraria all’opera: al momento il TAR ha sospeso i lavori e così la regione dovrà riaprire il procedimento.

Zero in condotta di Luca Bertazzoni

I deputati di FI è andato in commissione di Vigilanza TV per accusare la condotta cialtronesca di Report, perfino criminale: la fonte di Forza Italia esiste veramente e semplicemente Bertazzoni l’ha tutelata non mostrandone il volto. Tajani ha voluto pure dare lezioni di giornalismo a Report: ma nessuno dei senatori e deputati ha saputo smentire quanto riportato dalla fonte. Dove sarebbero le diffamazioni, dove sarebbero le azioni criminali?
Il buco di 90 milioni di Forza Italia? I bilanci in rosso?

Tutta fuffa dicono.
E per questo hanno convocato Ranucci in commissione?

Desideri sauditi di Daniele Autieri

L’Arabia Saudita si propone come king maker mondiale per la risoluzione del conflitto in Ucraina e a Gaza: dopo l’inchiesta sul soft power del Qatar, Report ha cercato di capire chi siano gli uomini del soft power saudita, in che modo si muove, con lo sport washing e con le pressioni per portare Expo e mondiali a Ryad nel 2030.
Ma dalle scorie dell’attentato alle Torri Gemelle emerge un altro imbarazzo contro l’Arabia: la verità su questo attentato non è ancora stata scritta, manca chi ha aiutato e addestrato gli attentatori in America.
I parenti delle vittime, come Bret Eagleson, si stanno battendo per far emergere questa verità: il padre di Bret
dopo l’attacco alle Torri, dove lavorava, era tornato in ufficio per recuperare dei Walkie Tokie da dare ai vigili, pochi minuti dopo la Torre sud crollò.
La storia che è rimasta oggi è che i 19 attentatori non avevano conoscenza dell’inglese, avevano pochi soldi, ma non è così.
Nel 2021 il presidente Joe Biden firma un ordine esecutivo per declassificare alcuni documenti top secret della CIA e dell’FBI, sono i documenti dell’operazione Encore, un’inchiesta segreta aperta nel 2006 da FBI.
Kenneth Williams era un agente in servizio all’FBI tra il 1991 e il 2017: “l’operazione Encore ha portato a galla attività di numerosi individui impiegati dal governo Saudita e in particolare dal ministero per gli affari islamici che hanno dato supporto agli attentatori fin
dall’arrivo negli Stati Uniti nella California del sud.”
Quali sono le prove che dimostrano il coinvolgimento del regno Saudita nell’11 settembre?
“All’arrivo degli attentatori negli Stati Uniti d’America nell’aeroporto internazionale di Los Angeles, l’Imam di una moschea di Los Angeles finanziata dai sauditi gli ha assicurato assistenza e protezione. Poco dopo, un altro saudita, Omar Al Bayoumi, che al tempo viveva a San Diego, si è messo in viaggio verso LA dove ha incontrato diversi terroristi presso un caffè.”
Secondo le indagini del Bureau, Al Bayoumi era in realtà un agente del regime saudita e teneva rapporti diretti con l’allora ambasciatore a Washington DC, il principe Bandar Bin Sultan, membro della famiglia reale ma anche grande amico della famiglia Bush.

Le indagini dell’FBI hanno trovato dei contatti telefonici tra Al Bayoumi e l’ambasciata saudita, in particolare con un funzionario di nome Al Jarrah, che lavorava col ministero degli affari islamici presso l’ambasciata a Washington.
Tutto questo ci fa dire, continua il signor Eagleson, “che gli attentatori quando arrivarono qui due anni prima trovarono una cellula istituzionale saudita vicina ad Al Qaeda, che li stava aspettando negli Stati Uniti per assicurargli supporto. Questa cellula li ha aiutati a trovare alloggi, denaro, ad imparare l’inglese. Li ha perfino iscritti alle lezioni di volo ..”
Grazie ai risultati delle indagini dell’operazione Encore i familiari delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001 hanno intentato un processo presso la Corte Federale di New York contro il Regno Saudita.

In quel processo è consulente di parte anche Kenneth Williams: l’FBI non gli ha concesso di assistere alle famiglie dell’11 settembre, perché il governo americano non voleva rovinare le buone relazioni col governo saudita.
Questo processo imbarazza il governo americano e quello saudita: la lobby saudita è molto influente in America, sui politici, sui media, sull’industria dell’intrattenimento.
O anche sui legami con l’industria degli armamenti: ogni anno l’Arabia compra armi per miliardi, spende soldi per esercitare la sua influenza nelle segreterie dei presidenti, sui membri del Congresso.

L’ambasciata araba si
affaccia provocatoriamente su via Khashoggi,: ma ormai sono passati diversi anni dall’omicidio del giornalista, l’indignazione è già passata da parte del governo americano.

O
ggi il governo di Bin Salman si sta proponendo come mediatore presso le democrazie europee per la risoluzione dei conflitti, questo sebbene le tante ombre sulla violazione dei dritti civili.

Con il suo fondo sovrano PIF l’Arabia compra azioni delle grandi multinazionali, è dentro le banche d’affari, dentro il fondo Black Rock, è azionista di Nintendo. In Italia il PIF sta trattando l’acquisto di ville e hotel in Italia.
Freedom iniziative è una piccola organizzazione che in America lavora per il rispetto dei diritti civili nel mondo arabo:
a Report hanno raccontato di come con l’arrivo di Moamed Bin Salman la repressione nel paese è cresciuta.
Secondo un rapporto dell’ONU e della Cia sarebbe
proprio lui dietro l’omicidio del giornalista Khashoggi: ci sono degli scambi tra l’agente che ha diretto l’agguato col principe, gli uomini del commando facevano parte della cerchia di MBS, i jet che sono stati usati dagli uomini del commando fanno parte di una società del fondo PIF, lo stesso fondo che sta pagando gli stipendi miliardari delle stelle del calcio in Arabia, Benzema, Neymar, Ronaldo.

Cacio e sport sono diventate una piattaforma per affermare una autorevolezza politica, come hanno fatto prima gli oligarchi russi: i soldi per il calcio servono a ripulire la propria immagine per i crimini commessi in Yemen e nel loro paese.

Il sogno di MBS è ospitare un mondiale di calcio: per questo sogno l’Arabia ha cercato la sponda dell’Italia, avvenuta per tramite di diversi incontri con la Federcalcio italiana.
Nel 2020 – racconta il servizio di Report – ci fu un incontro tra l’ex presidente Conte e esponenti di Ryad per presentare il progetto di un mondiale a tre con l’Egitto, incontro
a cui partecipò anche il presidente Fifa Infantino e quello della FGCI Gravina. Infantino propose un mondiale a tre con Egitto e Arabia. Ricorda Conte che “già dall’incontro col consigliere diplomatico Benassi convenimmo che non c’erano le condizioni per costruire un progetto del genere.”

C’è stato anche un altro incontro tra Bin Salman e Conte nel corso del G20 in Argentina a fine 2018 (a ridosso dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, il 2 ottobre 2018) e in quella occasione in un incontro bilaterale l’ex presidente espresse il suo disappunto per quell’omicidio “inaccettabile” (in un contesto in cui c’era un forte imbarazzo da parte dei leader europei – così ricorda Conte) “gli dissi che l’unico modo per uscirne era consentire un processo con osservatori internazionali ..”

Nonostante i no di Gravina e Conte, gli incontri dei sauditi in Federcalcio andarono avanti.

Pur di portare avanti il loro progetto di un mondiale a tre con Egitto e Italia i sauditi si propongono come mediatori sulla questione Regeni, : la fonte anonima dentro la Federcalcio racconta al giornalista di Report di come un giorno arrivò una lettera col timbro confidenziale e la firma del presidente della Federazione “in realtà però dietro c’era il governo saudita che di fatto parlava al governo italiano .. si proponevano come mediatori per cercare di risolvere la crisi tra il governo italiano e quello egiziano per via dell’omicidio Regeni e sul caso Zaki”.

Sfumato il campionato del 2030, l’Arabia sta puntando ai mondiali del 2034: la nostra supercoppa verrà disputata in Arabia, dietro l’accordo per 150 ml, dentro cui ci sarebbe anche l’acquisto di una squadra italiana. Tutti investimenti per migliorare l’immagine di Bin Salman nel mondo.
Ma la realtà è diversa: in Arabia le donne sono condannate per aver guidato l’automobile, specie le attiviste che si battono per i diritti civili.
I prigionieri politici rinchiusi nelle carceri sono torturati, rischiano la condanna a morte: altro che rinascimento calcistico, comprando squadre di calcio e campioni.

Anche la Champions League è a rischio?

Il fondo saudita sarebbe stato interessato anche all’acquisto della Fiorentina – racconta Daniele Autieri: la società è in un momento di crisi anche per la situazione dello stadio, su cui c’è un vincolo che ne blocca la demolizione. Il presidente Comisso avrebbe voluto usare i fondi anche del PNRR, ma il senatore Renzi aveva criticato l’utilizzo del PNRR bloccando il progetto.

Il direttore generale Barone in una intervista telefonica a Report ha raccontato di questa notizia dell’interessamento degli arabi, uscita in un momento di crisi per la società.
Barone (DG della Fiorentina)
racconta anche di un messaggio ricevuto da parte dell’ex premier Renzi in cui si proponeva un incontro con gli amici dove si giocava la supercoppa (gli arabi).
Erano i giorni in cui Renzi attaccava il comune e la squadra per l’uso dei fondi pubblici per la costruzione dello stadio: “gli arabi non sono interessati alle squadre di calcio” risponde
l’ex presidente a Report, nessuna mediazione, sono solo un tifoso della Fiorentina, “voi pensate solo ai soldi”.

I legami tra Bin Salman e Renzi sono noti, come anche i bonifici ricevuti in questi anni per le sue conferenze. Ha partecipato anche all’evento del fondo FII, nella Davos del deserto.
Come anche è
altrettanto noto che, nel governo Renzi nel 2016, sono state vendute armi in Arabia, usate nel conflitto in Yemen, un conflitto in cui sono morte migliaia di civili.

Sono bombe prodotte in Sardegna, dalla RWM nel Sulcis, un territorio bellissimo e poverissimo, come le lontane terre dello Yemen.
Dopo il blocco col governo Conte, il governo Meloni ha ri-autorizzato la vendita di armi in Arabia:
i rapporti con questo paese sono cambiati tanto che oggi esiste un intergruppo di “amicizia” col paese arabo nel Parlamento italiano, che era pure presente all’evento romano al Saudi Village. Questi parlamentari dovrebbero vigilare sul rispetto dei diritti civili: un parlamentare in forma anonima ha raccontato di incontri tra gli arabi e questi parlamentari, facendo loro regali, invitandoli ad eventi.

Esiste una forma di pressione sui parlamentari italiani da parte del governo arabo?
La senatrice Murelli, membro dell’intergruppo di amicizia, ammette che il problema è Report: “so che l’ambasciatore
saudita non vi rilascia l’intervista e non la rilascio nemmeno io ..”

Il servizio pubblico ha il diritto dovere di sapere se i nostri parlamentari sono liberi nelle loro scelte o meno, chi ha pagato i loro viaggi oppure no?

L’Arabia ha investito 500 miliardi di dollari nella città del futuro, Neom che, come la rosa del deserto, spunta dal nulla del deserto e le acque calde del mar Rosso: qui si vorrebbe che fosse ospitato l’Expo del 2030.

Varrebbe 50 miliardi il giro d’affari per l’Expo: per vincerlo servirebbe il voto di 100 tra i delegati del bureau a Parigi, il BIE.
Il consenso per prendersi l’Expo si compra con gli investimenti: la sponsorizzazione della Roma e l’acquisto della catena degli alberghi di lusso che garantirebbe a CDP una plusvalenza da 200 ml.

Un modo per rendere più digeribile a Roma che dovrà accettare la sconfitta per Expo?

Da una parte il finanziamento nascosto e le pressioni, anche presso il BIE (dove in Francia hanno ingaggiato un uomo delle istituzioni), dall’altra il finanziamento alla luce del sole ai paesi in via di sviluppo o in situazione di crisi: anche Cuba è finita in questo giro di investimenti, soldi per costruire una moschea in cambio dell’appoggio per il voto su Expo.

Un consulente del BIE racconta dell’atteggiamento di sudditanza dei vertici del bureau nei confronti dell’Arabia: pochi giorni prima del voto, la maggioranza dei votanti del BIE (che arrivano dalle ambasciate) sono ospiti a Ryad.

Nessun giorno vi cancelli dalla memoria”: questa la frase scritta sul memoriale delle vittime dell’11 settembre a NewYork. Ma la memoria a quanto pare può essere messa da parte, se dall’altra parte ci sono i soldi, le sponsorizzazioni, i regali.

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