Falda e faldoni di Lucina Paternesi
Il
riso Vialone nano è molto pregiato in Europa ed è il primo ad aver
vinto la denominazione IGP: viene prodotto anche nel piccolo comune
di Sorgà a Verona, dove il Vialone viene ancora servito alla vecchia
maniera.
La regione ha concesso un fondo da 400mila euro per
promuovere il Vialone nano, ma la stessa regione ha approvato la
realizzazione di una discarica per “car fluff” vicino ai campi,
dove arriveranno tutti gli scarti delle autovetture non riciclabili,
proprio vicino ai campi dove è presente una falda pregiata.
Gli
abitanti del paese si sono arrabbiati contro la regione, siccome non
hanno avuto ascolto, hanno dunque minacciato di istituire un
referendum per andare in Lombardia.
In tutta Europa viene
mandato negli inceneritori, la regione Veneto ha autorizzato una
azienda privata a
creare un impianto proprio in questo piccolo comune, maliziosamente
si può pensare perché porta
pochi voti
ed è
lontano dalle grandi città.
Secondo i dati dell’azienda privata, la falda sarebbe a cinque metri, ma al comune risulta che la falsa si trova sotto un metro di terra di profondità: la regione su cosa ha fatto la valutazione?
Il
geologo del comune ha fatto le valutazioni assieme a Report e la
falda è a 1,73 metri: la regione Veneto ha preso per buoni i dati
dell’azienda RMI, del gruppo Cordifin, ora comprata dal gruppo
Rotamfer che gestisce un’altra discarica nel bresciano, finita
sotto indagine. Poi è finito tutto tra assoluzione e prescizione.
In
questo comune temono l’inquinamento della falda ma anche fenomeni
di combustione interna, già verificatesi nell’altra discarica “car
fluff” di RMI a Sora.
LA
regione ha fatto altre verifiche nel comune di Sorgà? Non pare, così
il sindaco si è rivolto al TAR.
RMI
ha offerto denaro al comune per compensazione dei disagi, ma il
comune ha rifiutato: non è solo un problema ambientale, ma anche di
traffico, per tutti i camion che dovrebbero passare sulle piccole
strade del paese.
Il comitato anti discarica ha deciso di indire
un referendum per finire sotto la provincia di Mantova, da sempre
contraria all’opera: al momento il TAR ha sospeso i lavori e così
la regione dovrà riaprire il procedimento.
Zero in
condotta di Luca Bertazzoni
I
deputati di FI è andato in commissione di Vigilanza TV per accusare
la condotta cialtronesca di Report, perfino criminale: la fonte di
Forza Italia esiste veramente e semplicemente Bertazzoni l’ha
tutelata non mostrandone il volto. Tajani ha voluto pure dare lezioni
di giornalismo a Report: ma nessuno dei senatori e deputati ha saputo
smentire quanto riportato dalla fonte. Dove sarebbero le
diffamazioni, dove sarebbero le azioni criminali?
Il buco di 90
milioni di Forza Italia? I bilanci in rosso?
Tutta
fuffa dicono.
E per questo hanno convocato Ranucci in
commissione?
Desideri sauditi di Daniele Autieri
L’Arabia
Saudita si propone come king maker mondiale per la risoluzione del
conflitto in Ucraina e a Gaza: dopo l’inchiesta sul soft power del
Qatar, Report ha cercato di capire chi siano gli uomini del soft
power saudita, in che modo si muove, con lo sport washing e con le
pressioni per portare Expo e mondiali a Ryad nel 2030.
Ma dalle
scorie dell’attentato alle Torri Gemelle emerge un altro imbarazzo
contro l’Arabia: la verità su questo attentato non è ancora stata
scritta, manca chi ha aiutato e addestrato gli attentatori in
America.
I parenti delle vittime, come Bret Eagleson, si stanno
battendo per far emergere questa verità: il padre di Bret dopo
l’attacco alle Torri, dove lavorava,
era tornato in ufficio per recuperare dei Walkie Tokie da dare ai
vigili, pochi minuti dopo la Torre sud crollò.
La storia che è
rimasta oggi è che i 19 attentatori non avevano conoscenza
dell’inglese, avevano pochi soldi, ma non è così.
Nel
2021 il presidente Joe Biden firma un ordine esecutivo per
declassificare alcuni documenti top secret della CIA e dell’FBI,
sono i documenti dell’operazione Encore, un’inchiesta segreta
aperta nel 2006 da FBI.
Kenneth Williams era un agente in
servizio all’FBI tra il 1991 e il 2017: “l’operazione Encore ha
portato a galla attività di numerosi individui impiegati dal governo
Saudita e in particolare dal ministero per gli affari islamici che
hanno dato supporto agli attentatori fin dall’arrivo
negli Stati Uniti nella California del sud.”
Quali sono le
prove che dimostrano il coinvolgimento del regno Saudita nell’11
settembre?
“All’arrivo degli attentatori negli Stati Uniti
d’America nell’aeroporto internazionale di Los Angeles, l’Imam
di una moschea di Los Angeles finanziata dai sauditi gli ha
assicurato assistenza e protezione. Poco dopo, un altro saudita, Omar
Al Bayoumi, che al tempo viveva a San Diego, si è messo in viaggio
verso LA dove ha incontrato diversi terroristi presso un
caffè.”
Secondo le indagini del Bureau, Al Bayoumi era in
realtà un agente del regime saudita e teneva rapporti diretti con
l’allora ambasciatore a Washington DC, il principe Bandar Bin
Sultan, membro della famiglia reale ma anche grande amico della
famiglia Bush.
Le
indagini dell’FBI hanno trovato dei contatti telefonici tra Al
Bayoumi e l’ambasciata saudita, in particolare con un funzionario
di nome Al Jarrah, che lavorava col ministero degli affari islamici
presso l’ambasciata a Washington.
Tutto questo ci fa dire,
continua il signor Eagleson, “che gli attentatori quando
arrivarono qui due anni prima trovarono una cellula istituzionale
saudita vicina ad Al Qaeda, che li stava aspettando negli Stati Uniti
per assicurargli supporto. Questa cellula li ha aiutati a trovare
alloggi, denaro, ad imparare l’inglese. Li ha perfino iscritti alle
lezioni di volo ..”
Grazie ai risultati delle indagini
dell’operazione Encore i familiari delle vittime degli attentati
alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001 hanno intentato un processo
presso la Corte Federale di New York contro il Regno Saudita.
In
quel processo è consulente
di parte
anche Kenneth Williams: l’FBI non gli ha concesso di assistere alle
famiglie dell’11 settembre, perché il governo americano non voleva
rovinare le buone relazioni col governo saudita.
Questo processo
imbarazza il governo americano e quello saudita: la lobby saudita è
molto influente in America, sui politici, sui media, sull’industria
dell’intrattenimento.
O anche sui legami con l’industria
degli armamenti: ogni anno l’Arabia compra armi per miliardi,
spende soldi per esercitare la sua influenza nelle segreterie dei
presidenti, sui membri del Congresso.
L’ambasciata araba
si affaccia
“provocatoriamente”
su
via Khashoggi,: ma ormai sono passati diversi anni dall’omicidio
del giornalista, l’indignazione è già passata da parte del
governo americano.
Oggi
il governo di Bin Salman si sta proponendo come mediatore
presso le democrazie europee per la risoluzione dei conflitti, questo
sebbene le tante ombre sulla violazione dei dritti civili.
Con
il suo
fondo sovrano PIF
l’Arabia
compra azioni delle grandi multinazionali, è dentro le banche
d’affari, dentro
il fondo Black Rock, è azionista di Nintendo. In
Italia il
PIF sta trattando l’acquisto di ville e hotel in Italia.
Freedom
iniziative è una piccola organizzazione che in America lavora per il
rispetto dei diritti civili nel mondo arabo: a
Report hanno raccontato di come con
l’arrivo di Moamed Bin Salman la repressione nel paese è
cresciuta.
Secondo un rapporto dell’ONU e della Cia sarebbe
proprio
lui dietro l’omicidio del giornalista Khashoggi:
ci sono
degli scambi tra l’agente che ha diretto l’agguato col principe,
gli uomini del commando facevano parte della cerchia di MBS, i jet
che sono stati usati dagli uomini del commando fanno parte di una
società del fondo PIF, lo stesso fondo che sta pagando gli stipendi
miliardari delle stelle del calcio in Arabia, Benzema, Neymar,
Ronaldo.
Cacio e sport sono diventate una piattaforma per affermare una autorevolezza politica, come hanno fatto prima gli oligarchi russi: i soldi per il calcio servono a ripulire la propria immagine per i crimini commessi in Yemen e nel loro paese.
Il
sogno di MBS è ospitare un mondiale di calcio: per questo sogno
l’Arabia ha
cercato la
sponda dell’Italia, avvenuta per tramite di diversi incontri con la
Federcalcio italiana.
Nel 2020 – racconta il servizio di
Report – ci fu un incontro tra l’ex presidente Conte e esponenti
di Ryad per presentare il progetto di un mondiale a tre con l’Egitto,
incontro a
cui partecipò anche il presidente Fifa Infantino e quello della FGCI
Gravina. Infantino propose un mondiale a tre con Egitto e Arabia.
Ricorda Conte che “già dall’incontro col consigliere diplomatico
Benassi convenimmo che non c’erano le condizioni per costruire un
progetto del genere.”
C’è stato anche un altro incontro tra Bin Salman e Conte nel corso del G20 in Argentina a fine 2018 (a ridosso dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, il 2 ottobre 2018) e in quella occasione in un incontro bilaterale l’ex presidente espresse il suo disappunto per quell’omicidio “inaccettabile” (in un contesto in cui c’era un forte imbarazzo da parte dei leader europei – così ricorda Conte) “gli dissi che l’unico modo per uscirne era consentire un processo con osservatori internazionali ..”
Nonostante
i no
di Gravina
e Conte,
gli
incontri
dei
sauditi
in
Federcalcio
andarono
avanti.
Pur
di portare avanti il loro progetto di un mondiale a tre con Egitto e
Italia i
sauditi
si
propongono
come
mediatori
sulla
questione
Regeni, : la
fonte anonima dentro la Federcalcio racconta al
giornalista di Report
di come un giorno arrivò una lettera col timbro confidenziale e la
firma del presidente della Federazione “in realtà però dietro
c’era il governo saudita che di fatto parlava al governo italiano
.. si proponevano come mediatori per cercare di risolvere la crisi
tra il governo italiano e quello egiziano per via dell’omicidio
Regeni e
sul caso Zaki”.
Sfumato
il campionato del 2030, l’Arabia sta puntando ai mondiali del 2034:
la nostra supercoppa verrà disputata in Arabia, dietro l’accordo
per 150 ml, dentro cui ci sarebbe anche l’acquisto di una squadra
italiana. Tutti investimenti per migliorare l’immagine di Bin
Salman nel mondo.
Ma la realtà è diversa: in Arabia le donne
sono condannate per aver guidato l’automobile, specie le attiviste
che si battono per i diritti civili.
I prigionieri politici
rinchiusi nelle carceri sono torturati, rischiano la condanna a
morte: altro che rinascimento calcistico, comprando squadre di calcio
e campioni.
Anche la Champions League è a rischio?
Il fondo saudita sarebbe stato interessato anche all’acquisto della Fiorentina – racconta Daniele Autieri: la società è in un momento di crisi anche per la situazione dello stadio, su cui c’è un vincolo che ne blocca la demolizione. Il presidente Comisso avrebbe voluto usare i fondi anche del PNRR, ma il senatore Renzi aveva criticato l’utilizzo del PNRR bloccando il progetto.
Il
direttore generale Barone in
una intervista telefonica
a Report ha
raccontato di questa notizia dell’interessamento degli arabi,
uscita in
un momento di crisi per la società.
Barone (DG della Fiorentina) racconta
anche di un
messaggio ricevuto da parte dell’ex premier Renzi
in cui si proponeva un incontro con gli amici dove si giocava la
supercoppa (gli arabi).
Erano i giorni in cui Renzi attaccava il
comune e la squadra per l’uso dei fondi pubblici per la costruzione
dello stadio: “gli arabi non sono interessati alle squadre di
calcio” risponde l’ex
presidente
a Report, nessuna mediazione, sono solo un tifoso della Fiorentina,
“voi pensate solo ai soldi”.
I legami tra Bin Salman e
Renzi sono noti, come anche i bonifici ricevuti in questi anni per le
sue conferenze. Ha partecipato anche all’evento del fondo FII,
nella Davos del deserto.
Come anche è altrettanto
noto che, nel governo Renzi nel 2016, sono state vendute armi in
Arabia, usate nel conflitto in Yemen, un conflitto in cui sono morte
migliaia di civili.
Sono
bombe prodotte in Sardegna, dalla RWM nel Sulcis, un territorio
bellissimo e poverissimo, come le lontane terre dello Yemen.
Dopo
il blocco col governo Conte, il governo Meloni ha ri-autorizzato la
vendita di armi in Arabia: i
rapporti con questo paese sono cambiati tanto che oggi esiste
un intergruppo di “amicizia” col paese arabo nel
Parlamento italiano, che era pure presente all’evento
romano al
Saudi Village. Questi parlamentari dovrebbero vigilare sul rispetto
dei diritti civili: un parlamentare in forma anonima ha raccontato di
incontri tra gli arabi e questi parlamentari, facendo loro regali,
invitandoli ad eventi.
Esiste
una forma di pressione sui parlamentari italiani da parte del governo
arabo?
La senatrice Murelli, membro dell’intergruppo di
amicizia, ammette che il problema è Report: “so che l’ambasciatore
saudita
non vi rilascia l’intervista e
non la rilascio nemmeno io ..”
Il
servizio pubblico ha il diritto dovere di sapere se i nostri
parlamentari sono liberi nelle loro scelte o meno, chi
ha pagato i loro viaggi oppure no?
L’Arabia ha investito 500 miliardi di dollari nella città del futuro, Neom che, come la rosa del deserto, spunta dal nulla del deserto e le acque calde del mar Rosso: qui si vorrebbe che fosse ospitato l’Expo del 2030.
Varrebbe
50 miliardi il giro d’affari per l’Expo: per vincerlo servirebbe
il voto di 100 tra i delegati del bureau a Parigi, il BIE.
Il
consenso per prendersi l’Expo si compra con gli investimenti: la
sponsorizzazione della Roma e l’acquisto della catena degli
alberghi di lusso che garantirebbe a CDP una plusvalenza da 200 ml.
Un modo per rendere più digeribile a Roma che dovrà accettare la sconfitta per Expo?
Da
una parte il finanziamento nascosto e le pressioni, anche presso il
BIE (dove in Francia hanno ingaggiato un uomo delle istituzioni),
dall’altra il finanziamento alla luce del sole ai paesi in via di
sviluppo o in situazione di crisi: anche Cuba è finita in questo
giro di investimenti, soldi per costruire una moschea in cambio
dell’appoggio per il voto su Expo.
Un consulente del BIE
racconta dell’atteggiamento di sudditanza dei vertici del bureau
nei confronti dell’Arabia: pochi giorni prima del voto, la
maggioranza dei votanti del BIE (che arrivano dalle ambasciate) sono
ospiti a Ryad.
“Nessun giorno vi cancelli dalla memoria”: questa la frase scritta sul memoriale delle vittime dell’11 settembre a NewYork. Ma la memoria a quanto pare può essere messa da parte, se dall’altra parte ci sono i soldi, le sponsorizzazioni, i regali.
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