08 gennaio 2024

Non si uccide di martedì di Andrea Molesini

 


14 settembre 1938
Come tutti i mercoledì, l'avvocato Ridolfi sorseggiava il caffè sfogliando il «Corriere della Sera» al Floriàn, in Piazza San Marco. L'aveva incuriosito un titolo al centro di pagina 3: Come ho scavata a Rodi con Agapito eversore di necropoli. L'articolo faceva il ritratto di un Ercole vecchio e stanco, maestro di zappa e di piccone, ultimo sopravvissuto di una generazione di scopritori di tombe. Il sole del primo mattino accendeva le finestre delle Procuratie lasciando ancora in ombra la piazza.

Venezia, 1938, l’anno del patto d’acciaio, della conferenza di Monaco, gli ultimi scampoli dei sogli imperiali che il regime di Mussolini avevano riportato sui colli eterni di Roma.

Siamo a Venezia e un uomo e una donna si incontrano ad un caffè: lei è una vedova, ricca per una concessione di petrolio in Texas ereditata dal povero marito morto. L’uomo è un avvocato, non uno di quelli di grido, lo si intuisce dall’abbigliamento. La donna, che si chiama Valt Mebel, ha un affare da proporre all’avvocato.

«Avrei un affaruccio da proporvi, credo che voi siate la persona giusta, non ci conosciamo ma, come vi ho detto, ho fiuto per certe cose, proprio come mio povero Pietro... spero che il diavolo non lo tratti troppo male, come meriterebbe»

Chi è questa donna e come mai ha scelto, tra tutti, proprio quell’avvocato che lascia i tavoli del caffè senza nemmeno aver capito fino in fondo l’affare che gli è stato proposto?

Il racconto si sposta a Rodi, dove incontriamo due sposini in luna di miele.

Rodi – 29 settembre

La luna di miele era appena incominciata e Rita già guardava il marito facendosi delle domande. Non era più sicura di aver fatto un buon affare.
Il sole Greco accendeva il mare fino alla costa turca e il lento flagello della Luna aveva il piglio di un Caravaggio. Le stuoie scosse dallo scirocco strisciavano d'ombra le facce, le tazze, i tavoli del caffè Georgios, mentre gli odori del primo autunno contendevano l'aria quelli della tarda estate.
I giornali non parlavano che della conferenza di Monaco dove Chamberlain, un sottolento Daladier e un agitato Mussolini giocavano con la sorte dei Sudeti girando le carte che il cancelliere Adolf Hitler distribuiva.

L’eco della guerra è ancora lontano, nonostante il piano inclinato su cui era posato il mondo si stava pericolosamente inclinando giorno dopo giorno, ogni volta che si assecondavano le pretese del caporale austriaco diventato cancelliere tedesco.

Rita, che si scoprirà poi essere la nipote della signora Velt, è assieme al marito, Enrico Mancini un giovane chirurgo, che si sta crucciando per una operazione finita male e per cui ha dato già la colpa ad un assistente. Sin dalle prime righe l’autore ci racconta tanto del loro rapporto: un matrimonio, quello con Enrico, forse deciso troppo in fretta, se i primi dubbi arrivano già in luna di miele.

Ma a rovinare il clima sarà l’arrivo sull’isola del generale Costantini, personaggio dall’aspetto un po’ volgare e dai modi cinici, che sventola sotto il loro naso il testamento redatto dalla nonna. Rita è indicata come erede universale dei beni cospicui della donna. Ma, c’è un ma: poche settimane dopo il testamento, si è sposata proprio col generale, rendendolo anche lui, questa persona sgradevole, parte della famiglia.

Sull’isola arriva una quarta persona a far visita alla coppia: si tratta proprio dell’avvocato incontrato al caffè Floriàn. Anche lui ha in mano il testamento, dove compare una clausola che mette in crisi Rita e il marito.

.. nel caso che voi tre, tutti e tre, voi vostra moglie e Costantini, moriste, che ne so, in un incidente... un naufragio... in quel caso l'erede sarei io, ci pensate? Io avvocato Ridolfi, l'esecutore testamentario, proprio io che non c'entro niente con la famiglia...

L’improvvisa eredità, quell’enorme ricchezza che all’improvviso è caduta sulle vite dei personaggi, scatena fin da subito una reazione di diffidenza tra di loro. Perché l’avvocato e il generale propongono un accordo per spartirsi la torta. Ma possono, Rita ed Enrico, fidarsi di questi personaggi così all’apparenza poco raccomandabili? E poi, vogliono veramente spartirsi la torta con loro?

È come se quella ricchezza piombata all’improvviso sulle loro vite, avesse fatto crollare quell’illusione di felicità tra Rita e il marito.

«Potrei uccidervi tutti, voi tre, ci pensi caro? Sarei l'erede universale e... una giovane ricchissima vedova... condizione piuttosto invidiabile».

Squadrando la faccia incredula del marito la ragazza aggiunse, con voce dolce ma sicura: «Oh certo... una vedova molto, molto infelice... infelice da morire amore mio»

C’è aria di complotto. Perché non sbarazzarsi dei due intrusi, l’avvocato e il generale? E perché non sbarazzarsi della moglie.. non riesce a dirlo, ma forse arriva a pensarlo, Enrico, il debole Enrico, che muovendosi nelle locande del porto incontra un sicario, anzi, una sicaria, la “donna del pianoforte”. Bellissima e pericolosa.

Elena, come la protagonista del romanzo di Tolstoj o come Elena di Troia: una donna che, impareremo poi, ha dovuto sopportare tanti dolori per arrivare quella che è adesso, capace di comprendere subito l’uomo che si trova davanti

«Il mio mestiere ha molte sfaccettature interessanti, diciamo che il talento sta nel riconoscere gli esseri umani nel comprenderli senza accedere alla tentazione, di catalogarli... Me lo ha insegnato la vita... e Tolstoj.. avete letto Tolstoj?»

Ci sono aspetti della propria natura che si scoprono solo quando si arriva a determinate circostanze, quando si viene messi di fronte a delle prove come questa: voi riuscireste a resistere alla tentazione del denaro, sapendo che le vostre scelte potrebbero causare conseguenze ma lontano da voi, lontano dalla vostra coscienza.

Cresce la tensione tra gli sposini, crescono le diffidenze, scopriremo qualcosa di più di questa bella e terribile “donna del pianoforte”, una donna “a un tempo fredda e sanguigna, un gorgo di cinismo e di passione, roba da fare ammattire”, come si trova a pensare Enrico.

Ci sono i ricatti, ci sono i giochi torbidi, ci sono donne che si incontrano, su tutto incombe l’ombra di un delitto che sembra imminente.

Da Rodi l’azione si sposta a Venezia, dove tutto il racconto troverà la sua conclusione che ci lascerà stupiti, con diversi colpi di scena, che ci lasceranno un insegnamento con un insegnamento valido ancora oggi.

Al di là del mare e delle montagne vive un uomo più ricco di tutti i re della storia e delle leggende. Non sai niente di lui, non sai il suo nome, non sai il suo viso, non sai la foggia dei suoi abiti.

Per ereditare tutte le sue ricchezze non devi far altro che suonare la campanella che proprio qui, accanto a te, su un libro. Se lo farai il suo cuore si fermerà. Laggiù, ai confini del mondo, ci sarà solo un breve gemito, ma qui tu avrai più oro di quanto si possa immaginare. Ora tu che mi ascolti e che sei un mortale suonerai la campanella?

Se capitasse a noi, suoneremmo questa campanella?

Nel romanzo, che si muove tenendo sempre uno piglio dove non mancano houmor e buon gusto si parla della conferenza di Monaco, delle ambizioni di Hitler e di quelle del “mascelluto” Mussolini, pronto a sfidare le democrazie plutocratiche col suo milione di baionette, in un paese dove non riusciamo a tenere puliti nemmeno i vespasiani delle stazioni:

Lo stato dei nostri vespasiani è quello della nostra Italia. La decadenza di un impero, antico, moderno, poco importa, incomincia sempre dalle foglie intasate. Quando senti la puzza della merda sei vicino a una qualche verità... una nazione, un impero, una civiltà si giudica innanzitutto dagli acquedotti e dalle fognature. È l'idraulica che strappa la maschera alla politica!

Anche questo forse è un altro insegnamento che vale anche per l’Italia di oggi, dove gli italiani si fanno abbindolare dal pifferaio di turno che parla di patria, orgoglio, quando poi mancano scuole, ospedali, treni..

Da dove arriva il titolo di questo bel romanzo, dove nella descrizione degli intrecci familiari sembra di leggere un romanzo di Simenon? Dalla parafrasi di un proverbio, né di Venere né di Marte

"..a proposito.. oggi non è martedì, vero? Non sta bene uccidere nel giorno di Marte"

Una citazione dal libro:

".. dietro una persona per bene, spesso, molto più spesso di quel che tu credi, si nascondo se non proprio un farabutto, un mediocre figuro"

La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio

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