GUIDA IL SOLE - un futuro solare di Michele Buono
L’anteprima della puntata è dedicata al sogno visionario di alcuni studenti, ingegnere, insegnanti siciliani alla guida di una spider blu in Australia. Gente che ha costruito un prototipo di auto ad energia solare: l’auto è stata progettata è costruita dentro i container post terremoto del Belice (nel 1968), il comune ha concesso loro lo spazio fino al 2024 (luce e acqua compresi), ci sono stati aiuti anche da qualche impresa. Ma il salto lo hanno compiuto quando hanno deciso di fare una gara, in Australia appunto, su una strada assolata e lunga migliaia di km.
Sarebbe bello se questa favola avesse un futuro, un futuro solare come il nome di questo gruppo di persone.
Sporcarsi le mani, provare un’idea e vedere se funziona e così via – questa la filosofia del gruppo: la loro prima vettura si è chiamata Archimede 1, poi la versione 2. Nel 2018 hanno partecipato alla competizione delle auto solari in Belgio, da lì poi sono passati ad Archimede 2, con un modello più accattivante.
Tutti hanno lavorato per un’automobile ad energia solare la più efficiente possibile, con materiali riciclabili a fine vita del veicolo e allo stesso tempo resistenti.
A questo progetto hanno partecipato studenti delle scuole superiori, di ingegneria, per essere pronti alla competizione mondiale in Australia: batterie, il software, le simulazioni sui componenti..
Moak Caffè è un’azienda che produce caffè a Modica, GLS è un’azienda di logistica nella Sicilia orientale, Ricca IT: sono aziende che hanno sponsorizzato i ragazzi di Futuro Solare, puntando sulla loro idea con l’obiettivo comune di fare sinergia, sebbene su settori diversi.
Passo dopo passo la macchina solare prende forma, giusto in tempo per la gara.
Da una parte aziende automobilistiche che abbandonano l’Italia e dall’altra un gruppo di persone che si lanciano in una competizione mondiale senza un euro in tasca.
Michele Buono ha fatto da lobbista per trovare fondi per far sì che il sogno diventasse realtà: far sì che questo prodotto diventi un auto che si produce in serie. Non mancano in Sicilia ingegneri gestionali, esperti in marketing, chimici. Non mancano nemmeno spazi dove produrre l’auto, anche spazi dove coltivare la canapa o la juta per i componenti del prototipo.
Dal prototipo al progetto di una city car solare: ST Microelectronics si è dimostrata interessata in questo prodotto, loro producono chip da usare per le celle fotovoltaiche, per rendere l’auto ancora più efficiente.
Eccola la politica industriale, quella che manca oggi da parte della politica, che ha scelto di non guidare più: un network di aziende per produrre queste auto, un porto come Gioia Tauro per l’esportazione delle vetture e per l’assemblaggio.
Si usa lo spazio che una volta era in concessione alla Isotta Fraschini e che oggi appartiene al demanio.
Il giornalista ha contattato Grimaldi, che ha offerto un passaggio alla nave verso l’Australia passando per Anversa: obiettivo Darwin da dove parte la gara e che i ragazzi hanno raggiunto in treno.
Obiettivo della World Solar Challenge è dimostrare al mondo che le macchine possono muoversi anche senza motori a benzina.
La comunità degli italiani in Australia ha aiutato i ragazzi di futuro solare, costretti a rimanere a Darwin più giorni del previsto: poche ore per i test, per le verifiche strutturali, per le prove su pista.
Purtroppo Archimede non ha potuto gareggiare, ma ha potuto lo stesso partecipare alla gara: gli altri team sono stati finanziati e supportati da altre aziende, non come Futuro solare.
Ma l’importante era esserci sulla Stuart Highway, per fare test su questa lunga strada da Darwin a Melbourne e ottenere dei dati preziosi. Altri dati preziosi sono arrivati dai satelliti: la Planetek Italia è un’azienda siciliana che elabora dati dai satelliti, questi saranno usati da Futuro Solare per trovare il percorso migliore, quello con la maggiore esposizione solare.
Un giorno questo dialogo tra satelliti e auto solare avverrà in automatico, magari aggiungendo anche la guida automatica: lo hanno fatto a Parma di Vislab, oggi Ambarella (sono stati comprati dagli americani). L’idea è far diventare la city car come un’auto in car-sharing, chiamata dai clienti via app e che a fine giornata va a posteggiarsi da sola in grandi silos.
Meno auto in circolazione, meno costi energetici, meno inquinamento: i comuni potrebbero essere interessati? Il presidente di Anci, Decaro, si è detto interessato a queste auto solari, che nemmeno sovraccaricano la rete elettrica.
I comuni metteranno a disposizione tutto quello che servirà per questo progetto: se il mercato esiste si può pensare ad una leva finanziaria, per esempio fondi che arrivano da Cassa Depositi e Prestiti.
Alla fine gli italiani sono arrivati al gran finale ad Adelaide: con scienza, impegno e anche un pizzico di arte. Battendo quel luogo comune dei ragazzi siciliani che sono rassegnati al loro futuro.
L’INTOCCABILE di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale
Il senatore Gasparri è presidente di Cyberealm, che è un contenitore di azioni di società che si occupano di sicurezza, con appalti anche in Italia (alcuni appalti sono stati sponsorizzati anche da una telefonata del senatore).
In questa società si trovano persone legati ai servizi israeliani, alcuni coinvolti oggi nel conflitto contro Hamas. Come presidente deve curare gli interessi dell’azienda, ma di questo suo ruolo non ha informato il Senato e la giunta delle immunità, di cui era pure presidente.
Dopo la denuncia di Report la giunta delle immunità ha decretato compatibile Gasparri presidente col Gasparri senatore: tutto in pochi giorni prima di Natale, per far passare al governo una serena festività.
Gasparri ha scritto una lettera riservata al presidente La Russa, dove ammette di non aver comunicato la carica, delegando alla giunta di decidere sulla sua decadenza: l’iter si è svolto velocemente racconta il membro dei 5s. I membri di destra, assieme a Scalfarotto, ha votato contro la scelta di dare i documenti a Report, alla faccia della trasparenza: secondo Italia Viva è la politica che decide cosa è rilevante, ovvero può essere noto ai cittadini.
Alla fine a decidere delle sorti di Gasparri sono stati i senatori di centro destra dentro il comitato ristretto: un parlamentare della Lega racconta a Report di come in quei giorni il senatore della Lega Potenti, della giunta per le elezioni, raccontava che c’era l’ordine di scuderia di salvare Gasparri, non c’era nemmeno bisogno di fare alcun atto istruttorio.
A quanto racconta il servizio il ruolo di Gasparri è strategico, per i suoi legami decennali con la politica (altro che ruolo di facciata): un compito da lobbista in un ruolo che in altri paesi sarebbe considerato in conflitto di interessi.
Ma alla fine la giunta si è accontentata dell’autocertificazione di Gasparri, come ha ammesso persino Scalfarotto: “ma questo è un senatore della repubblica… lei non è un tribunale”.
Il problema sono le inchieste giornalistiche, “una deriva preoccupante”. Questo è il concetto della Stampa da parte dei nostri rappresentanti.
Nemmeno la presidenza del Senato farà sanzioni contro il senatore (creando un pericoloso precedente), ma potrebbe interessarsene il Copasir: nel frattempo sono arrivare le denunce o le minacce di denunce a senatori e deputati del M5S.
VIZI CAPITALI – grande raccordo criminale di Daniele Autieri
A Milano le tre grandi mafie si sono unite in un consorzio: la scorsa puntata di Report aveva raccontato di come si sta muovendo questo consorzio al nord e a Milano, dei nuovi boss che si muovono senza problemi sul territorio, dell’inchiesta dell’antimafia milanese che era stata stoppata dal GIP che non aveva confermato le richieste di arresto.
Mafie che oggi sono penetrate nel tessuto imprenditoriale e politico.
A Roma la situazione è diversa: i grandi gruppi mafiosi si stanno facendo la guerra per il controllo del territorio, per lo spaccio della droga.
L’omicidio del capo ultras Diabolik rientrerebbe in questa guerra: assieme al compare Fabietti riforniva di droga Roma, ma alla avrebbe fatto il passo più lungo della gamba, andando a bruciarsi come Icaro, scontrandosi con Michele Senese, boss della Camorra, oggi in carcere.
Piscitelli era cresciuto con Gennaro Senese: sarebbe stato ucciso perché ad un certo punto non avrebbe riconosciuto alla famiglia Senese la quota del traffico della droga.
Il tribunale di Roma ha spedico alcuni criminali condannati in una comunità a Roma: uno di questi è scappato questo agosto, mentre era in una specie di villeggiatura, altro che carcere.
Il servizio di Daniele Autieri si è occupato anche dell’omicidio di un ragazzino, Alexandru Ivan nel parcheggio della metropolitana della linea C: una lite che è poi sfociata in altro, dove dietro ci sarebbero ancora interessi di droga tra famiglie concorrenti.
Si è costituito per questo reato un rom sinti che sui social ostentava la sua ricchezza: secondo un testimone di Report i Petrov sarebbero parenti ai Casamonica, una potente famiglia che si occupa di spaccio e di usura.
A Roma ce ne sono tante, di persone anziane, spesso pluripregiudicati, chiamati “retta” che in cambio di poche centinaia di euro offrono le loro case per nascondere la droga. Nell’abitazione di uno di questi – come mostra l’anteprima del servizio - i falchi della squadra mobile di Roma hanno trovato duecento grammi di cocaina, divisa in 520 dosi pronte per essere vendute. Lo spacciatore fa un fischio, il vecchio si sporge dalla finestra e la merce finisce nella piazza.
Le vedette che presidiano il quartiere del Quarticciolo si danno la voce, hanno visto il prete don Antonio Coluccia, militante e sotto scorta che, col suo megafono, presidia le più grandi piazze di spaccio di Roma: “gli spacciatori prendono e staccano la luce” racconta a Report di fronte ad una armadio elettrico manomesso “vedi, le luci non ci sono? Questo lampione è spento..” Lo spaccio ha bisogno del buio, perfino gli alberi nel quartiere sono stati potati per evitare di essere usati come nascondiglio.
I
vicoli della borgata oggi sono popolati da pusher, da ragazzini anche
in cerca di droga.
“Questi si prendono la libertà, ve la
rubano la libertà” grida dal suo megafono: anche a Tor Bella
Monaca, altra piazza di spaccio, lo conoscono in tanti a questo prete
coraggioso e i suoi messaggi contro la camorra che si sta
impossessando del territorio, delimitando la libertà delle persone.
In piazza si incontrano anche strani personaggi, uomini che lo accusano di fare i soldi con le sue accuse “mediatiche”: personaggi magari legati allo spaccio che vedono in questo prete un problema per i loro affari. Insieme a San Basilio, Tor Bella Monaca è un supermarket della droga aperto 24 ore al giorno, dove si vende di tutto hashish, eroina, droghe sintetiche e la migliore bamba di Roma.
Quartieri rovinati dallo spaccio, che sta assoggettando le persone, rendendole schiave di organizzazioni criminali che “rubano il futuro ai bambini”.
Il prete deve girare per questi quartieri con la scorta, armata con mitra. A Roma, non a Medellin.
Il servizio di Report racconterà anche degli effetti del consumo delle droghe, intervistando il presidente della fondazione Villa Maraini, Massimo Barra: da oltre 40 anni si occupa del recupero dei tossicodipendenti Roma, ogni giorno 700 persone bussano alla sua porta.
Al
giornalista racconta di come, ogni giorno, dalle 200 alle 450 persone
a Tor Bella Monaca chiedano aiuto alla fondazione per problemi di
tossicodipendenza, “[la droga] è il più grande business mondiale
insieme a quello delle armi. Ho preso una mappa di Roma e ho messo un
puntino nero sulle case dei nostri clienti, ed erano in tutta Roma.
Parioli, quartieri bene e quartieri male, la droga è democratica
..”
Le mafie sanno che la droga è democratica e che Roma è
il più grande mercato di Italia, fiumi di cocaina invadono le
strade della città e abbattono confini, origini e classi sociali.
Anche chi vive nelle zone bene della città sale in macchina e
raggiunge la periferia per acquistare la sua dose di cocaina.
Quartieri sorvegliati da vedette che poi sono bambini di 10-12 anni.
A San Basilio, in una piazza di spaccio, c’era un progetto di riqualificazione che è rimasto in sospeso per anni – lo ha raccontato l’ex sindaca Raggi: c’è voluto un anno per ristrutturare una palazzina usata come ricovero per gli spacciatori.
I criminali controllano le piazze di spaccio anche con l’uso di droni, non solo con ragazzini a far da vedette.
Secondo il procuratore Lo Voi il traffico di stupefacenti a Roma è fuori controllo, tanto è alto.
Il garante di tutto il traffico di droga è la ndrangheta, soprattutto per i grandi carichi spiega a Report il Gico di Roma: egemone è il clan Alvaro, potere celebrato anche da un matrimonio tra gli Alvaro e una famiglia mafiosa celebrato proprio a Roma.
La cosca Alvaro si occupa di droga, usura e si è anche mossa per entrare in Parlamento, candidando loro parlamentari dentro Forza Italia – lo raccontano le carte del ROS che ha seguito le indagini dal 2007.
Le informative raccontano dei tentativi di incontrare Berlusconi, anche a palazzo Chigi, di sponsorizzazioni ai circoli della libertà in Calabria.
Per consolidare la loro posizione gli Alvaro hanno stretto accordi con i Senese e i Moccia: c’è una zona grigia che supporta gli Alvaro nelle loro attività commerciali, dopo che si sono presi bar, locali e negozi. Posti dove vige l’illegalità, contributi non versati, norme di sicurezza non rispettate.
Nonostante i sequestri, nonostante la presenza di amministratori scelti dalla DIA, gli Alvaro arrivano a minacciare persino questi rappresentanti dello Stato.
Anche a Roma però le mafie hanno stretto accordi per spartirsi la torta: il servizio ha raccontato di una cena tra gli Alvaro e i Moccia (che sono legati al clan Senese), per mettersi d’accordo sugli affari senza farsi una guerra tra ndrangheta e camorra.
Piazza Vittorio è la pancia multietnica di Roma – continua il servizio di Report - un giardino monumentale circondato dal mondo: call center indiani, minimarket del Bangladesh, ristoranti etiopi e locali cinesi, tanti locali che vendono di tutto, dal cibo alla chincaglieria, dai telefoni rigenerati ai tessuti. Cosa c’è dietro alcuni di questi locali?
“Arrivavano
persone con degli zaini ” racconta ancora il comandante del Gico di
Roma “con dentro buste plastificate, avevamo la percezione che
erano buste pesanti, entravano all’interno di questi esercizi
commerciali, rimanevano all’incirca una quindicina di minuti e dopo
uscivano con questi zainetti, o queste buste accartocciate, quindi
evidentemente era stato consegnato qualcosa.”
Molti dei cinesi
che hanno aperto attorno alla piazza sono invisibili e sfruttando la
loro invisibilità hanno messo in piedi la più grande lavatrice di
denaro sporco di Roma e forse dell’Italia intera.
“Noi
abbiamo certificato che quasi tutte le organizzazioni criminali si
recano presso questi centri di raccolta occulta per consegnare
denaro” continua l’ufficiale del Gico.
A
quanti milioni di euro ammonta il giro di riciclaggio? “Nel periodo
post covid la modalità di riciclaggio viene modificata per forze di
cose, ma noi abbiamo ricostruito alla lettera movimentazioni per
all’incirca 53ml di euro.”
Il 4 ottobre scorso gli
investigatori del Gico della Finanza hanno arrestato 33 persone
considerati ai vertici di una rete di riciclaggio internazionale che
ha come base operativa proprio i negozi di tessuti attorno a piazza
Vittorio. I soldi riciclati sono quelli delle mafie italiane: la
ndrangheta lascia 3 ml in un negozio cinese per un carico
dall’Ecuador e nel paese sudamericano i narcos si prendono da un
altro negozio cinese i 3 ml di euro, senza che ci sia passaggio di
denaro.
La
rete di piccole botteghe cinesi fanno capo ad un uomo di nome Zheng:
la rete, secondo il testimone di Report, è vasta e copre tutta
l’Italia e anche il territorio europeo.
La Camorra si sta comprando i locali nel centro di Roma e quando la
giustizia li sequestra ai presunti prestanome, ma poi un pezzo alla
volta vengono restituiti e alcuni tornano sotto il controllo dei
vecchi proprietari. Daniele Autieri ha intervistato uno di questi,
che ha subito 11 sequestri nell’ambito di indagini sul clan
Contini: “evasione quale clan Contini.. io non li conoscevo
neanche” ha risposto al giornalista. Per anni questo imprenditore è
stato considerato un prestanome del clan Moccia, un uomo così abile
da costruirsi un impero nel centro che gli è stato prima confiscato,
quindi restituito.
“Per il fatto di questi signori Moccia che
mi portavano la mozzarella, io non li conoscevo nemmeno..” ribatte
alle domande di Report sui clan Moccia e Contini.
Questi clan
che a Roma hanno investito nel riciclaggio, sui locali sono legati al
gruppo Senese: il comandante del GICO di Roma, Marco Sorrentino, ha
spiegato come questo personaggio, Michele Senese, venga indicata come
il più vicino ad Angelo Moccia, “stiamo parlando del gotha del
gruppo.”
Le mafie si sono prese quasi l'80% dei locali, ristoranti e delle attività commerciali, sfruttando anche i problemi del Covid: il denaro i clan li avevano per rilevare locali in mano a persone messe in crisi dalla pandemia.
Non sono solo mafie italiane, ci sono anche imprenditori di origine albanese che controllano locali tra Trastevere e piazza Navona, vicini ai palazzi delle istituzioni.
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