Con grande onestà intellettuale, Primo Levi in "I sommersi e i salvati" parla anche della zona grigia, tra le vittime e i carnefici: si tratta dei detenuti dei lager diventati Kapo, che avevamo un piccolo potere con cui pensare di sopravvivere qualche giorno, qualche mese in più.
Sono i detenuti che si occupavano delle camere a gas e della cremazione, i Sonderkommando, vittime anche loro, pronti ad abbaiare ordini contro altri ebrei che non erano pronti a spogliarsi per la "doccia" che li avrebbe igienizzati.
Ogni vittima è da piangere, ed ogni reduce è da aiutare e commiserare, ma non tutti i loro comportamenti sono da proporre ad esempio. L’interno dei Lager era un microcosmo intricato e stratificato; la «zona grigia» di cui parlerò più oltre, quella dei prigionieri che in qualche misura, magari a fin di bene, hanno collaborato con l’autorità, non era sottile, anzi costituiva un fenomeno di fondamentale importanza per lo storico, lo psicologo ed il sociologo.
I primi colpi nel lager, ricorda lo stesso Levi, spesso arrivavano da un altro prigioniero come te, con la divisa a strisce, colpi a cui era pericoloso rispondere.
Nel lager l'abbrutimento, la regressione messa in atto dai nazisti, che fosse studiata o meno, aveva distrutto quel senso di solidarietà tra uomini: il nuovo arrivato era un estraneo, un concorrente alla lotta per il cibo. Tra i prigionieri ce ne erano di privilegiati, chiamatia a gestire quei compiti burocratici (tra cui anche il controllo della piegatura delle coperte) che non mancavano neppure in un luogo di sterminio, prigionieri funzionari che magari parlavano una lingua che non conoscevi e che, come ammette lo stesso Levi, costituirono una buona parte dei sopravvissuti.
Si riproduceva cosí, all’interno dei Lager, in scala piú piccola ma con caratteristiche amplificate, la struttura gerarchica dello Stato totalitario, in cui tutto il potere viene investito dall’alto,
I kapo, i detenuti funzionari e infine i membri dei Sonderkommando: detenuti su cui Levi sospende ogni giudizio, ebrei che doveano uccidere altri ebrei, spogliarne i cadaveri, metterli nei forni in cambio di qualche privilegio
.. si rimane attoniti davanti a questo parossismo di perfidia e di odio: dovevano essere gli ebrei a mettere nei forni gli ebrei, si doveva dimostrare che gli ebrei, sotto-razza, sotto-uomini, si piegano ad ogni umiliazione, perfino a distruggere se stessi
Una scelta voluta, far ricadere sigli ebrei anche questa colpa.
Erano vittime anche loro, perché i nazisti uccidevano i membri di questi gruppi ogni due-tre mesi perché nessuno potesse testimoniare dello sterminio.
Ripeto: credo che nessuno sia autorizzato a giudicarli, non chi ha conosciuto l’esperienza del Lager, tanto meno chi non l’ha conosciuta.
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