La situazione della sanità pubblica, specie nelle regioni del sud (ma non solo), è sotto gli occhi di tutti. La sperimentiamo ogni volta che abbiamo bisogno del medico di base (con buona pace del ministro Giorgetti, noi comuni cittadini abbiamo ancora bisogno del medico), quando dobbiamo prenotare una visita specialistica e ci viene risposto che non ci sono posti in agenda. Oppure, come capitato a me per una visita oculistica, primo posto a dicembre.
Ancora oggi, nei telegiornali, nei talk, si sente ripetere dai soldatini di fratelli d’Italia che non è vero che questo governo ha tagliato i fondi sulla sanità, questo governo ha messo tre miliardi di euro in più nella sanità… Le bugie hanno le gambe corte e per smascherarle basterebbe avere un giornalista in studio che risponda al politico di turno che, è vero che si sono dei miliardi in più, ma solo per il prossimo anno e che comunque sono insufficienti per tenere in piedi tutto il sistema sanitario, pubblico e universale, per tutti. Come garantisce la Costituzione.
I soldi sono stati messi, ma meno di quanto ne servirebbero per garantire in servizio uguale per tutti, dal nord al sud, per chi ha i soldi e chi non li ha e oggi è costretto a rinunciare a curarsi.
Così, come racconta Riccardo Iacona nell’anticipazione della puntata, mentre gli ospedali pubblici fanno fatica a lavorare e crescono le liste di attesa, la sanità privata avanza e prova a riempire i vuoti lasciati dal pubblico. Da Sanità pubblica a Sanità SPA, come dice il titolo della puntata: Presadiretta torna ad occuparsi della sanità pubblica, del pericolo di perdere questo presidio della democrazia.
La
mancanza di risposta da parte del pubblico nel servizio sanitario ha
portato, come effetto collaterale, anche ad un aumento delle
aggressioni al personale sanitario, tanto da portare alla decisione
di aumentare
i presidi delle forze dell’ordine dentro degli ospedali: magari
dentro queste strutture faremo fatica a trovare un medico, ma non
mancheranno gli agenti.
Presadiretta è stata dentro il pronto
soccorso dell’ospedale di Castellammare: corridoi pieni di gente in
attesa, lettighe a terra, scene comuni in gran parte dei nostri
pronto soccorso. L’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia
è l’unico della ASL ad avere un dipartimento di emergenza e
urgenza di primo livello con 60 mila accessi l’anno. Quando il
servizio è stato preparato, a fine gennaio, erano in corso i lavori
di ristrutturazione all’ingresso dell’emergenza: dentro sarà
presente un ufficio della polizia per una vigilanza armata 24 ore su
24 per
proteggere medici, infermieri e operatori sanitari dalle aggressioni.
Sono
decine i presidi aperti in questi ultimi mesi dal ministro
Piantedosi, sono passati da 126 a 189: in corsia si sta come in
trincea e i medici sono nel mezza di questa guerra, dove la
disperazione, l’ansia, la difficoltà ad accedere ai servizi, porta
a gesti di violenza.
Mancano
medici, mancano infermieri, mancano posti letto. Quelli che ci sono
se possono passano al privato, vanno a lavorare all’estero (o nella
vicina Svizzera come qui nel comasco,
dove vengono pagato bene).
Silvio
Magliano è
uno di questi: oggi è un
anestesista rianimatore Ospedale che
lavora nell’ospedale di
Chaumont in
Francia:
a
Presadiretta racconta che dove lavora riesce ad avere i turni tre
mesi in anticipo e non all’ultimo del mese, riesce così ad
organizzarsi una vita normale: “io in Italia non potevo farlo”
continua il suo racconto “qui lo stipendio è aumentato di almeno
un migliaio di euro di più al mese. Se la gente se ne va, forse c’è
da dire che si deve fare una valutazione, che non è solo
strettamente economica, io non faccio il politico, io faccio il
medico, il mio lavoro lo faccio bene, ma non posso fare quello degli
altri. Gli altri, che sono quelli che noi votiamo, che noi paghiamo,
sono loro che devono fare queste valutazioni. Tu ti rendi conto che
tu dai la professionalità e di fronte trovi davanti un quota di
dirigenti che non sanno niente di quello che tu fai. Economicamente
sono pagato meglio [in Francia], ho più tempo libero, i pazienti mi
ringraziano, non mi aspettano fuori che ti fanno delle violenze come
succede tutti i giorni. I dirigenti mi rispondono alle mail,
rispondono alle chiamate: anche in Italia c’è bisogno dei medici,
perché li fate scappare?”.
Sono tanti gli anestesisti che se ne sono andati e tanti quelli che non hanno trovato il coraggio per andarsene, perché “quella vita là, in Italia, non si può fare”.
Ma così muore il servizio sanitario, se ne vanno tutti: “mi dispiace ma non sono il capitano della nave, non l’abbandono alla fine.. Faccio il topo, però preferisco vivere”.
La sanità italiana si sta trasformando in una società per azioni? Da una buona sanità pubblica non dipende solo la nostra salute, ma anche la salute della democrazia nel nostro paese – racconta Iacona nell’intervista a Radio Radicale.
Avere a disposizione, a prescindere dal reddito, un servizio sanitario nazionale che beneficia delle nuove tecniche e degli strumenti più moderni è un passo in avanti per il nostro paese: sono le parole di Fausto Catena, chirurgo, nell’intervista a Iacona dopo aver mostrato una diagnosi sui linfonodi di un paziente con una macchina di ultima generazione.
“La
chirurgia altamente tecnologica richiede un forte investimento in
termini di risorse, anche risorse umane e pensare
che in Italia una persona di qualsiasi ceto, di
qualsiasi disponibilità economica,
possa avvalersi
di tutto questo
è una conquista pazzesca,
di civiltà. Ti
do il massimo che esista, gratis [con la tassazione pubblica]. Lo
stesso intervento potrebbe costare negli Stati Uniti 300mila
dollari..
”
E’
anche da queste cose che arriva la soddisfazione per il proprio
lavoro.
Ma la realtà è ben diversa: nell’anteprima della puntata Francesca Nava racconta di quanto sia difficile prenotare una vista al CUP in regione Lombardia, dove si ritiene che il servizio sanitario sia una eccellenza.
Al CUP la giornalista ha cercato di prenotare una colonscopia in provincia di Bergamo: in agenda non c’era niente, la prima disponibilità è nel 2025, settembre.
Dopo essersi rivolta al CUP con in mano le impegnative che chiedevano un esame a 60 giorni, la giornalista si è rivolta ad alcune strutture private convenzionate col sistema nazionale in provincia di Varese. In una struttura non accettavano tutti gli esami, eseguivano gli esami richiesti solo da privato – è stata la risposta data dall’impiegata all’accettazione.
Da privato la colon costa 400 euro a cui si sommano 150 euro per eventuali biopsie, la colposcopia costa 1000 euro, l’ecografia 200 euro per la visita: il risultato è che nel privato i 3 esami diagnostici e la visita specialistica costano 1750 euro.
La
giornalista si è rivolta ad un’altra clinica convenzionata, con le
stesse impegnative: la risposta non è stata diversa, nessuno degli
esami richiesti viene eseguito in convezione, si fa tutto a
pagamento.
Non garantire visite ed esami diagnostici con il
servizio sanitario nazionale nei tempi previsti dal medico di base è
un atto illegittimo. Sulle ricette le classi di priorità sono
indicate con delle lettere, U = urgente, P= programmabile. Il
rispetto dei tempi di attesa è un diritto, lo sanno bene i volontari
degli sportelli nati spontaneamente in Lombardia grazie
all’intuizione di un pensionato di Codogno, città simbolo della
pandemia.
Si chiama Fondazione Sportelli SOS Liste di attesa e il fondatore è il signor Andrea Viani: “i cittadini di fronte alla necessità non vanno più neanche al CUP vanno direttamente dai privati. La prospettiva potrebbe essere la distruzione del sistema pubblico”.
Francesca
Nava ha incontrato, Adrian Naranjo cardiologo venuta dall’Havana
per supportare i medici dell’ospedale di Locri dal dicembre del
2022: il suo contributo è diventato indispensabile per l’ospedale
dove si reca ogni giovedì per svolgere controlli basilari,
pacemaker, defibrillatore. Ma come, i medici di Locri che sono qui da
tanti anni non li sanno fare questi controlli?
Il primario di
cardiologia dell’ospedale di Polistena, il dottor Amodeo, spiega
che non può insegnare questi controlli, altrimenti smetterebbe di
fare il suo lavoro da responsabile dell’equipe, “ma che faccio il
professore di scuola oppure devo venire qua a fare il primario?
Bisogna fare una rivoluzione culturale” racconta a Presadiretta “e
poi, dopo che avrai fatto la rivoluzione culturale vai a combattere e
vincerai la guerra”
Nonostante
queste premesse, il tema della sanità pubblica non è ai primi posti
nell’agenda politica che oggi sarà presa dall’esito delle
elezioni in Abruzzo, dal presunto dossieraggio:
si
tira fuori la questione del gap sanitario solo come arma di
propaganda, sotto le elezioni. La politica si indigna per la
violazione della privacy di cittadini (che poi sono vip, politici,
persone che per il loro ruolo sotto attenzionate dai sistemi di
controllo), ma non per la perdita di questo diritto, il diritto alla
cura.
Eppure questo argomento diventerà sempre più
importante, perché stiamo diventando un paese di anziani, bisognosi
di curi, dove aumenta la distanza tra i ceti abbienti e quello che
era l’ex ceto medio: la
secessione dei ricchi, la riforma per l’autonomia differenziata
delle regioni, non farà che aumentare questo divario di diritti.
Sui
giornali trovate delle anticipazioni dei servizi che andranno in onda
domani sera: c’è l’articolo della stessa Francesca Nava uscito
ieri su
Il Domani
La sanità a pezzi divorata dalla privatocrazia
Dalla Calabria alla Lombardia, dal Piemonte all’Emilia-Romagna. Nella puntata di lunedì 11 marzo, la trasmissione Rai “Presadiretta” di Riccardo Iacona racconterà la deriva occulta del servizio sanitario nazionale, le difficoltà degli ospedali pubblici, lo stato di sofferenza dei pronto soccorso, la diffusione di ambulatori di urgenza a pagamento, la proliferazione di poliambulatori.
Nell’articolo potrete leggere alcuni dei punti toccati dall’inchiesta: lo sfogo di Lucia Di Furia, DG dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria, finita sotto inchiesta per le infiltrazioni mafiose che hanno reso più acuto il problema della carenza di medici.
Del pendolarismo sanitario dalle regioni del sud a quelle del nord, una sorta di tassa occulta pagata dalle regioni più povere – come testimonia il rapporto di Svimez: “Negli ultimi 10 anni tredici regioni del sud hanno versato 14 miliardi di euro a quelle del nord per far curare i propri cittadini, 2,7 miliardi sono della Calabria”.
Si parlerà di come il privato si sia infiltrato dentro i vuoti lasciati dal servizio pubblico, una scelta politica, come qui in Lombardia, per dare ai cittadini un finto diritto di scelta, in realtà solo un modo per arrivare ad una privatizzazione del servizio nei settori più profittevoli (per un approfondimento leggetevi Assalto alla Lombardia del giornalista Marco Sasso).
Infine la questione dei gettonisti, i medici pagati a gettone che le Asl prendono a servizio per colmare i vuoti del personale da cooperative private:
“’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, ha calcolato che in 4 anni dal 2019 al 2023 i medici e infermieri gettonisti sono costati allo Stato 1,7 miliardi di euro. Una montagna di soldi, con cui si sarebbero potuti assumere 34 mila medici ospedalieri. La spesa più alta in Lombardia con 1400 liberi professionisti in corsia ”
Sul Corriere di Cesena trovate questo articolo dove si parla del centro traumatologico di Cesena Maurizio Bufalini, un polo di eccellenza (non è un caso che questo articolo sia stato pubblicato su una testata locale, il tema della sanità e dei presidi territoriali è molto più sentito):
Lunedì 11 marzo, in prima serata, su Raitre, torna la trasmissione “Presa diretta” con una puntata interamente dedicata al Servizio Sanitario Nazionale , messo a dura prova dal sottofinanziamento degli ultimi dieci anni e dall’aumento del bisogno di cura . Tra i tanti ospedali attraversati ci sarà un reportage realizzato all’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena, un viaggio realizzato da Riccardo Iacona che ha seguito per diversi giorni l’attività del Trauma Center Romagna, centro di riferimento per i traumi maggiori dell’intero territorio romagnolo. [..]
“E’ stata una esperienza umana incredibile ... – racconta Riccardo Iacona – aver incontrato personale medico, infermieristico e sanitario di altissimo livello. Ho capito veramente quanto è prezioso il servizio sanitario nazionale quando funziona . Non è solo prendersi cura di chi ha bisogno di una risposta di salute, dentro gli ospedali pubblici succede molto di più, si stringe un patto con la comunità che costruisce uguaglianza e democrazia. Riuscire a offrire a chiunque , senza guardare al portafoglio, le cure al più alto livello è una conquista di civiltà enorme e quasi unica nel panorama mondiale della sanità. Ecco perché va difesa con le unghie e con i denti .
La scheda della puntata:
Ambulatori a pagamento per decongestionare il pronto soccorso degli ospedali, medici pagati con un gettone presenza per sopperire alla carenza di organico delle strutture pubbliche, analisi nei laboratori privati per saltare liste d’attesa di mesi e mesi: la sanità italiana si sta trasformando in una società per azioni?
“Presadiretta” – in onda lunedì 11 marzo alle 21.20 su Rai 3 con la puntata dal titolo “Sanità S.p.a.” - è andata negli ospedali di Lombardia e Calabria per capire se la trasformazione in atto del sistema sanitario nazionale verso la privatizzazione sia la strada giusta per assicurare il diritto alla salute dei cittadini.
Nonostante il governo Meloni abbia investito 2,4 miliardi di euro per aumentare gli stipendi, non si ferma la grande fuga del personale sanitario. Tra il 2020 e il 2022 180 mila tra medici e infermieri hanno scelto di lasciare la sanità pubblica, migliaia di loro sono fuggiti in Paesi come la Francia dove guadagnano molto di più e non sono costretti a turni massacranti. A sostituirli negli ospedali sono arrivati i medici e gli infermieri a chiamata, comunemente detti gettonisti, perché lavorano, appunto, a gettone. Sono organizzati in cooperative e si spostano a seconda del bisogno, dell’offerta e delle condizioni. L’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, ha calcolato che in 4 anni dal 2019 al 2023 i medici e infermieri gettonisti sono costati allo Stato 1,7 miliardi di euro. La spesa più alta in Lombardia con 1400 liberi professionisti in corsia. Ma c’è chi continua a lavorare nel pubblico, che ha fatto di ospedali come il Maurizio Bufalini di Cesena un polo d’eccellenza, punto di riferimento per tutti.
“Sanità S.p.a.” è un racconto di Riccardo Iacona, con Francesca Nava, Antonella Bottini, Lisa Iotti, Marianna De Marzi, Fabio Colazzo, Massimiliano Torchia.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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