Autodifesa significa difendere i propri diritti, quando lo Stato e le istituzioni sembrano essere inefficaci o inerti. Ma autodifesa – il titolo della puntata di stasera ha anche il significa di difesa del settore “auto”: Presadiretta racconterà della battaglia e degli scioperi andati avanti per due mesi da parte dei lavoratori del settore metalmeccanico contro General Motors, Ford e Stellantis: alla fine delle proteste gli operai hanno vinto, ottenendo più soldi in busta paga e stop alla chiusura delle fabbriche. Succede in America, nella terra delle libertà: e in Italia cosa stiamo facendo?
Il 15 settembre 2023 a Detroit, in Michigan, è stato indetto il più grande sciopero che si ricordi nel settore automobilistico: la protesta ha coinvolto circa 50mila lavoratori nel settore automobilistico, ed ha incassato il sostegno del presidente Biden e la sua partecipazione ad un picchetto insieme agli operai. Sei settimane di sciopero hanno tenuto migliaia di operai col fiato sospeso fino al raggiungimento di uno storico accordo che ha garantito importanti aumenti di stipendi ai lavoratori, una vittoria come non se ne erano mai viste prima. Il sindacato ha ottenuto aumenti di salari dal 20 al 25% a seconda delle compagnie automobilistiche, una somma mai vista prima. Presadiretta mostrerà le immagini dei picchetti e racconterà le storie di questi lavoratori: il signor Charles Wade, uno di questi che lavora nella Ford, racconta che, prima dell’accordo, guadagnava circa 30 dollari l’ora, e col nuovo contratto la sua vita è cambiata, coi soldi in più può pagare le bollette, permettersi il cibo di cui ha bisogno, “con questo contratto che dura 4 anni e mezzo, otterrò il 25% di aumenti, e alla fine arriverò a guadagnare 42 dollari l’ora, inoltre abbiamo riottenuto il COLA. Il Cola è l’adeguamento al costo della vita, quando c’è inflazione otteniamo una piccola quantità fissa che potrebbe essere di 0,10 o 0,12 (centesimo di dollaro in più all’ora) che ci permette di mantenere il nostro potere di acquisto.”
E in Italia? Gli anni delle promesse di Marchionne, quei 10 miliardi da investire in Italia sono ormai alle spalle. Nel frattempo la Fiat, diventata FCA, trasferitasi col cervello in America e il portafoglio in Olanda, è passata nelle mani francesi. Il futuro degli stabilimenti italiani è sempre più incerto.
Nello scorso luglio Stellantis ha presentato al Lingotto i due nuovi modelli, la Topolino e la 600 elettrica: peccato che non saranno prodotti in Italia ma in Marocco e Polonia, la verità è che oggi mancano nuovi modelli da produrre negli stabilimenti italiani. Ad oggi gli unici investimenti di Stellantis su Mirafiori sono il Battery Technology Center dove si collaudano le batterie e l’hub per l’economia circolare, per il riciclo dei componenti. Torino non è più la capitale italiana dell’automotive: cosa si produce nell’hub dell’economia circolare inaugurato a fine dicembre del 2023 dove sono stati messi a lavorare 100 operai? Si recuperano pezzi, parti mobili, dei veicoli non marcianti – spiega a Presadiretta Alberto Pittarello operaio Stellantis – poi c’è il ripristino di veicoli marcianti con pochi km a cui viene data una rimessa a posto per essere rimesso in vendita.
Non era proprio la stessa mansione che aveva prima, quando lavorava per Maserati, dove montava le plance.
In
questo hub Alberto, che ha 50 anni, è il più giovane: ci sono tutte
persone che si apprestano ad arrivare alla pensione “a me
piacerebbe girarmi e vedere che c’è un giovane di 26 anni, che
subentra, giusto per avere lungimiranza, vuol dire che c’è un
progetto ..”
Invece accanto ad Alberto non c’è nessuno.
L’azienda sta incentivando i suoi operai ad andarsene – racconta un altro operaio “l’azienda sta dicendo, noi ti aiutiamo economicamente per uscire .. avessero investito gli stessi soldi che stanno investendo per far andar via le persone probabilmente facevano uno o due modelli nuovi.”
Presadiretta
è andata a Grugliasco a quello che, secondo le intenzioni di
Marchionne, doveva essere il polo del lusso, con la produzione delle
Maserati, su cui si doveva basare la rinascita della Fiat Chrisler a
Torino: oggi è tutto abbandonato, oltre le vetrine si intravede una
macchina, rimasta là dentro dopo tutti questi anni. Si tratta del
primo modello prodotto, con le firme degli operai: qui una volta
lavoravano 2500 operai, ma un giorno in Fiat hanno deciso che questo
fosse uno stabilimento di troppo, hanno trasferito le poche
produzioni rimaste a Mirafiori. “Abbiamo visto chiudere centinaia
di imprese” spiega a Presadiretta Edi Lazzi segretario generale
della Fiom Cgil di Torino “ne abbiamo quantificato almeno 370 nel
solo settore metalmeccanico, persone che hanno perso il posto di
lavoro e che ancora oggi stanno facendo la cassa integrazione. E
sembra che questo film dell’orrore non si fermi..”
Lo
stabilimento della Maserati è stato messo in vendita da Stellantis
sul sito di immobiliare.it, come fosse un edificio qualsiasi e non
uno degli insediamenti industriali tra i più importanti
dell’automotive italiana
La situazione è ben diversa in Serbia: Presadiretta è andata a Kragujevac, città a circa 140 km da Belgrado dove ha incontrato Branko Vuckovic, giornalista locale, esperto di industria e automotive, che ha mostrato gli storici stabilimenti Zastava Fiat, oggi di proprietà di Stellantis. Ai tempi della Fiat nel parcheggio aziendale potevano stare solo le auto della Fiat e della Zastava, le auto di altri marchi dovevano sostare lontano e gli operai venire a piedi. Poi i capannoni costruiti per la Fiat 500, negli ultimi due anni la fabbrica è stata chiusa e hanno impiegato questo tempo per installare altre linee di produzione nello stabilimento. I lavori sono quasi pronti – racconta il giornalista serbo – e la produzione della nuova auto Fiat dovrebbe iniziare nel terzo trimestre di quest’anno. Al momento nella fabbrica ci sono 500 operai circa: solo loro che produrranno, secondo i piani di Stellantis, l’auto per tutte le tasche, la nuova Panda elettrica: “io parlo con la gente, sono sempre per strada, posso dirti che qui sono tutti molto felici che Stellantis abbia scelto Kragujevac per produrre il nuovo modello, perché l’auto elettrica rappresenta il futuro e questo porterà tanto lavoro per la città e per tutta la Serbia”.
Forse anche in Italia servirebbe una seria presa di coscienza di come stanno le cose nel settore automobilistico per una autodifesa dei posti di lavoro.
Come han fatto alla GKN, a Firenze.
Come
quella che stanno cercando di portare avanti le operaie del marchio
La Perla che, da mesi nell’ora di pausa, manifestano per strada per
sensibilizzare le persone alla loro situazione: “il rumore che
facciamo è per far suonare i clacson per farci sentire, per farci
notare .. noi stiamo rischiando il licenziamento e addirittura si
parlava anche di portare La Perla in un altro posto” racconta
Lorena Linari a Presadiretta “ma non si sa dove, quindi non è
giusto..”.
Da settembre 2023, ogni giorno, all’ora di
pranzo le lavoratrici de La Perla di Bologna organizzano un picchetto
di protesta, con cartelli dove è scritto “non siamo dei numeri”.
La Perla è una delle più importanti e antiche aziende nel settore
della lingerie e dei costumi da bagno di lusso: “il morale è a
pezzi” prosegue Lorena “non si può pensare di venire a lavorare
senza retribuzione”. Tutto comincia dal marzo del 2023, perché da
quando il fondo inglese Tennor che nel 2018 aveva comprato La Perla,
c’è stato un tracollo della produzione e del fatturato, quindi La
Perla, dopo 70 anni di storia, rischia la chiusura e le operaie sono
senza stipendio.
La scheda del servizio:
Il viaggio di PresaDiretta inizia da Detroit, dove l'industria dell'automobile è il fulcro dell'economia. Il 15 settembre del 2023 è stato indetto un importante sciopero del settore, la protesta ha coinvolto circa 50mila lavoratori di Ford, General Motors e Stellantis, le cosiddette big three. Sei settimane di sciopero ma alla fine si è arrivati ad un accordo per l'aumento degli stipendi dei lavoratori. Una vera e propria autodifesa, come quella che stanno tentando gli operai di Mirafiori o della Lear dove il calo di produzione rischia di mandare a casa molti lavoratori. A Torino, in quella che un tempo era la capitale dell'auto, si assiste al braccio di ferro tra governo e Stellantis, l'unico grande produttore di automobili rimasto in Italia.
Il governo accusa il gruppo di produrre più in Francia che nel nostro Paese e Stellantis per restare sul territorio chiede investimenti pubblici nelle infrastrutture, incentivi all'acquisto di auto elettriche e forti sconti sul costo dell'energia, ma soprattutto minaccia tagli e chiusure. "Senza sussidi all'elettrico, Mirafiori e Pomigliano sono le fabbriche italiane i cui posti di lavoro sono più a rischio", ha dichiarato l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares.
Autodifesa non solo nel mondo dell'industria automobilistica, ma anche nel settore della lingerie di lusso. Le lavoratrici de La Perla di Bologna, una delle più importanti aziende del settore, da quando nel 2018 è stata comprata dal fondo finanziario Tennor stanno assistendo ad un tracollo della produzione, e ora l'azienda rischia la chiusura. La soluzione alla crisi dell'industria potrebbe arrivare da modelli come la "settimana corta", ovvero quattro giorni lavorativi anziché cinque a parità di stipendio. Da Luxottica a Lamborghini, ma anche in Portogallo, dove quarantuno aziende stanno valutando se lavorare meno con lo stesso salario sia la strada giusta per produrre meglio e di più.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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