29 dicembre 2024

Anteprima inchieste di Report – i dispositivi medici, Eataly, l’eredità degli Agnelli

Report tornerà ad occuparsi della salute degli italiani e dei tanti, troppi conflitti di interesse che ci stanno attorno. Conta più la nostra salute o gli interessi delle case farmaceutiche?

Poi un servizio sul mondo magico di Oscar Farinetti.

Reportlab – la smart city sostenibile

La capitale dell’Indonesia, Giacarta, sta sprofondando sotto il livello del mare, così il governo ha deciso di costruire una nuova capitale, Nusantara, all’interno di una zona forestale. Sarà una capitale green, assicurano, ma per realizzarla entro il 2045, servono ingenti capitali privati, che si cerca di attirare usando il meccanismo delle concessioni su beni del paese.

Nell’anticipazione della puntata, Reportlab racconterà di cosa sta succedendo a Nusantara, la nuova capitale dell’Indonesia.

La scheda del servizio - LAB REPORT: MARE CHE AVANZA

di Paolo Palermo

Si chiamerà Nusantara la nuova capitale dell'Indonesia. Iniziata nel 2022, la sua costruzione dovrebbe essere completata nel 2045 e dovrebbe essere una smart city sostenibile. Il progetto è stato pensato anche perché l'attuale capitale, Giacarta, sta sprofondando sotto il suo stesso peso e, secondo le previsioni, nel 2050 gran parte della città potrebbe finire sotto il livello del mare. E se Giacarta è la prima città al mondo ad affrontare l'aumento del livello del mare, in futuro anche Venezia dovrà preoccuparsene. Il Mose permette alla Serenissima di pensare "a piedi asciutti", ma il cambiamento climatico è già la sfida del futuro.

Il nido di Danisinni

Ogni tanto serve anche una buona notizia, una boccata d’aria in mezzo a tante storie: è la storia dell’asilo nido di Danisinni, a Palermo, riaperto il 9 settembre scorso.
Per salvare il nido si sono mosse le famiglie, la parrocchia, che si erano opposti all’abbattimento dell’infrastruttura, che era rimasta abbandonata a sé stessa per quasi 20 anni.

La scheda del servizio: DANISINNI RINASCE

di Alessandro Spinnato e Dario D’India

Collaborazione Tiziana Battisti

Il Nido di Danisinni oggi rappresenta il segno che il cambiamento è possibile anche nelle periferie più nascoste del nostro Paese. L'Amministrazione comunale di Palermo ha accolto la sfida lanciata, cinque anni fa, dalla Parrocchia Sant’Agnese insieme alla Comunità Educante territoriale. Vi avevamo raccontato la resistenza di un territorio che opponendosi all’abbattimento chiedeva la ristrutturazione del Presidio scolastico chiuso da vent’anni. A ottobre grazie alla sinergia tra Pubblica Amministrazione e Territorio il Nido di Danisinni ha riaperto le porte ai primi 20 bambini e a breve diventeranno 60. Grazie all’impegno di fra’ Mauro Billetta.

Come vengono prese le decisioni sui dispositivi medici

Chi decide sulla nostra salute? Viene prima l’interesse dei cittadini oppure a volte chi deve prendere le decisioni sul sistema sanitario (e su dove investire le risorse) prevalgono altri interessi?
Per scoprirlo Report è andata a Londra al congresso della società europea di cardiologia dove era ospiti 30mila medici da tutto il mondo.

È il più importante congresso al mondo su questo argomento: qui si trovano anche gli stand delle più grandi multinazionali dei dispositivi medici, poi ci sono le stanze riservate dove i medici e le aziende si danno appuntamento lontano dagli occhi indiscreti. Gli organizzatori del congresso dettano ai giornalisti, non solo Report, delle regole rigide, come il divieto di filmare gli stand delle aziende. Come la Edwards, il colosso americano con un giro d’affari da 3 miliardi di euro l’anno, specializzato in valvole cardiache: una rappresentante ha invitato il giornalista di Report a partecipare ad un evento scientifico che loro sponsorizzano sulle TAVI (un impianto per sostituire la valvola aortica), la “gallina dalle uova d’oro”, visto che il giro d’affari per questo dispositivo è destinato ad aumentare.

Stiamo dimostrando che queste valvole che stiamo testando durano molto tempo” racconta la rappresentante dell’azienda al giornalista, “quindi possiamo darle anche ad un sessantacinquenne”.

La concorrente di Edwards su questo settore si chiama Medtronic: la competizione si gioca sulle pazienti donne, tanto che quest’ultima azienda ha lanciato un evento scientifico per supportare le TAVI nella popolazione femminile anziana e poco dopo, fa la stessa cosa la concorrente, la Edwards.
Al congresso di Londra era presente anche la cardiologa Sonia Petronio, relatrice all’evento Edwards: l’azienda si sta aprendo a questa fetta di mercato, usando questi eventi?

No, spiega la dottoressa, la fetta di mercato l’avevano già aperta costruendo le valvole, il trial poi – aggiunge alla domanda di Report – era finanziato dalla multinazionale, di cui Petronio è anche consulente.
E’ convinta delle potenzialità della TAVI, la cardiologa: “il paziente non ritorna in ospedale nei mesi successivi”.

Nonostante Petronio sia una delle più stimate cardiologhe in Italia la regione Toscana non l’ha inclusa nella commissione che valuta i dispositivi medici tra cui le TAVI, proprio per i suoi legami con le aziende, essendo consulente sia di Edwards che di Medtronic.

“Questo è un grosso baco” spiega a Report “perché gli esperti non ci sono più per giudicare una gara: se io metto tutto alla luce del sole e dichiaro che sono consulente di Edwards e Medtronic, se tu mi chiedi un parere io te lo do, sapendo che io sono consulente e come tale.. ”

Ma per avere un parere meno “legato” a queste aziende, Giulio Valesini ha sentito un altro esperto di cardiochirurgia: dal suo studio emergerebbe che ai pazienti a cui è impiantato una TAVI sopravviva mediamente quattro anni di meno rispetto a chi fa invece un intervento chirurgico di sostituzione della valvola aortica. “Il 12% dei pazienti sottoposti a TAVI può aver bisogno di un pacemaker, mentre per i pazienti che fanno la chirurgia è solo il 4%, ma poi ci sono altri problemi importanti, l’emodinamica del paziente viene compromessa, il nostro sistema immunitario tende a far degenerare la bio protesi.”

Chi decide quale intervento fare ai pazienti? Come racconterà Report stasera, è il chirurgo che decide in sala operatoria quale dispositivi usare e i direttori delle aziende, per preparare i capitolati delle gare di appalto si affidano ai primari.

Un funzionario di una multinazionale del settore biomedicale racconta a Report di come avvengono queste scelte: “ho incontrato importanti primari di ospedali pubblici, cosiddetti opinion leader, sonoa ndato a casa loro per non essere visto, i medici mi hanno lasciato la pennetta col capitolato di gara, con i dispositivi che vendo, così io ho potuto inserire la caratteristiche tecniche dei prodotti della mia azienda, per i vari lotti di gara. In questo modo le caratteristiche dei dispositivi indicati dal medico nel capitolato, calzano su misura su quelli che noi vendiamo. Il medico fa girare la pennetta con le ditte con cui ha più rapporti, per non scontentare nessuno.”
Prosegue il funzionario: “facendo in questo modo la chiavetta ha i prodotti di tutti, ci sono stati casi in cui le aziende si sono fatte lo sgambetto, cancellandosi i prodotti a vicenda..”
E il medico in cambio cosa ottiene?

“Io al medico garantisco sponsorizzazioni e spese per i convegni scientifici..”
Il metodo delle gare funziona così: il dirigente della ASL non si prende responsabilità e si affida al primario, di solito un medico di grido, la base di partenza è la vecchia gara che viene trasferita su chiavetta. A quel punto il medico anziché compilare la gara incontra i vari rappresentanti delle multinazionali e gli passa la pennetta. Le aziende possono così scrivere i loro prodotti, la pennetta passa di mano in mano e arriva alla gara. Il medico in cambio dalle aziende avrà favori, finanziamenti per i congressi, viaggi, borse di studio.
Report ha raccolto il commento del direttore generale del policlinico di Catania, Gaetano Sirna: “non ci posso pensare.. che molte volte mi arrivano le caratteristiche tecniche, ma quelle cose poi le cestino”.
A prendere decisioni così importanti devono essere professionisti con una solida esperienza, ma ben lontani dai condizionamenti delle multinazionali: condizionamenti che vengono confermati a Report da una seconda fonte, anonima, di un ex dirigente di una seconda multinazionale dei dispositivi medici.

A Report racconta di come si avvicinino i medici “se è un medico di grido viene avvicinato dalle aziende, se invece è un medico rampante è lui che cerca l’azienda..”
Questa fonte aggiunge di aver fatto diventare diversi medici degli “opinion leaders”, medici in grado di orientare le decisioni dei direttori generali: “lo specializzando ha uno stipendio ridicolo, l’azienda decide di affidargli lo studio clinico di un prodotto X e gli paga una borsa di studio per tirar fuori dei dati, nel frattempo lui viene conosciuto all’interno del reparto dove sta facendo la specializzazione, e così cresce.”
Quando invece ci si trova davanti ad un luminare, sono le aziende a cercare di tirarlo nella rete: “chiediamo cosa possiamo fare per aiutarli nel loro lavoro .. e la risposta è, ad esempio, io quest’anno vorrei fare cinque congressi, oppure ci sono stati dei casi in cui sono state date delle stock options, diventando azionisti della multinazionale.”
Sull’utilità scientifica dei congressi la fonte di Report ha molti dubbi: “sei ammesso nei migliori alberghi sul mare, io il congresso non lo vedevo mai, ma nemmeno i medici lo vedevano”, si passavano tre o quattro giorni mangiando del buon cibo, in cambio l’azienda si aspetta poi che il medico impianti il loro di dispositivo e non quello della concorrenza, magari migliore. “E’ un do ut des, però è permesso”.

L’Optune è un dispositivo medico prodotto dalla Novocure che dovrebbe combattere il tumore celebrale: il noleggio costa 21 mila euro al mese e poiché molte ASL non sono disposte a rimborsarlo l’azienda ha lavorato su un livello più alto, quello delle regioni che possono approvare il PDTA per un Piano Terapeutico ad hoc, scritto dai medici delle reti oncologiche regionali, come Vincenzo Adamo, nominato nel 2019 dalla regione Sicilia.
“Il nostro programma è finalizzato a dare un miglioramento al percorso diagnostico terapeutico dei pazienti oncologici” racconta a Report Adamo che è anche presidente della fondazione siciliana per l’oncologia che lo scorso anno ha organizzato un convegno sulle nuove cure dei tumori celebrali. Tra gli sponsor c’era proprio la Novocure: in cambio del finanziamento al congresso mediato dalla società Provider Collage, c’era un accordo per far approvare nel piano terapeutico regionale e sdoganare l’uso dell’Optune.
“La fondazione ha promosso questa idea” conferma Adamo a Report “elabora il documento ma poi lo manda alla rete oncologica siciliana”, che però è sempre Adamo, “casualmente”.

La fondazione non ha preso finanziamenti dall’azienda che produce i dispositivi, ma c’è però il contratto tra la fondazione e la Collage, dove si cita un compenso lordo, “ma è un accordo che il provider può fare con i professionisti” si è giustificato il medico che ha aggiunto di non avere rapporti con la Novocure.
Ma Report è venuta in possesso di una bozza di un PDTA della regione Sicilia dove si prevede l’adozione del dispositivo TTFields: questa bozza è stata mandata alla Novocure, come fondazione privata, ma poi questo documento sarebbe stato mandato anche alla regione.

Chi ha un incarico pubblico perché riceve dei finanziamenti da una azienda che produce dispositivi che poi il pubblico paga?

“Per quale motivo deve fare uscire certe cose” è stata la risposta del medico: perché c’è un interesse pubblico, perché si parla di salute.

La scheda del servizio: LA POSTA DEL CUORE

di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Consulenza Antonio Condorelli

Collaborazione Norma Ferrara, Evanthia Georganopoulou

L'innovazione in medicina ha prodotto dispositivi medici sempre più efficaci, capaci di salvare vite umane e farci vivere meglio. Questi apparecchi sono però anche molto costosi e incidono sul bilancio del Servizio sanitario nazionale. Per questo il loro uso deve essere appropriato e determinato solo da ragioni scientifiche. Cosa succede se gli interessi commerciali indirizzano la pratica medica? Ad esempio, le valvole percutanee per la cura della stenosi aortica, le TAVI, stanno soppiantando la cardiochirurgia. Hanno molti vantaggi sul breve termine ma delle serie controindicazioni sul lungo termine. Eppure, i cardiologi europei intendono abbassare a 70 anni la soglia di impianto consigliata dalle linee guida, laddove oggi è 75 anni. Le TAVI costano circa 17mila euro contro i 3mila delle valvole per chirurgia. Alcuni ricercatori ritengono che le multinazionali del dispositivo abbiano rapporti troppo stretti con i medici e stiano indirizzando questa svolta. Il viaggio di Report comincia a Londra, al più importante congresso di cardiologia del mondo, dove scienza e business si incontrano, e prosegue nelle sale operatorie italiane, passando per primari che chiedono sponsorizzazioni per i loro congressi alle aziende e multinazionali che pagano le tasse all'estero ma chiedono esosi rimborsi alle Regioni italiane.
Il felice mondo di Oscar Farinetti

Prima di lanciarsi nel mondo della ristorazione e del cibo made in Italy, Farinetti si era affidato a Slow Food: il rapporto tra Carlo Petrini e Oscar Farinetti si è poi interrotto dopo al vendita dell’acqua minerale Lurisia a Coca Cola.
Come mai questa decisione? “Dal momento in cui Lurisia non è più proprietà di un imprenditore locale ma diventa proprietà di una multinazionale, conosciuta in tutto il mondo, specialmente in America Latina, dove fa man bassa delle proprietà delle acque, ci sono interi paesi che sono sotto schiaffo per la Coca Cola, io non posso non vedere quello che fanno le multinazionali nel resto del mondo” la risposta di Petrini.

“Io sono molto contento di quella vendita” la risposta invece di Farinetti, “dei soldi non me ne frega niente, valeva immensamente di più, è stato un ottimo affare per la Coca Cola.”
A Report racconta di essere sempre stato, da uomo di sinistra, contro il sistema delle multinazionali, ma negli anni ha maturato la volontà di incidere, di lavorare, perché le multinazionali diventino buone, “io oggi metto la Coca Cola tra le multinazionali più etiche che ci sono.”

Il successo imprenditoriale di Oscar Farinetti si consolida con Expo 2025, quando si aggiudica 20 ristoranti dentro il padiglione Italia. Secondo Eataly è perché le gare furono deserte: ma in realtà per Expo non è stata fatta nessuna gara.
È stato fatto un esposto all’autorità anti corruzione da parte di Piero Sassone, presidente dell’istituto italiano di cucina gastronomica, “ritengo che questa [Expo 2015] dovesse essere una opportunità che doveva essere data a tanti imprenditori simili a noi, a tante realtà come le nostre. Alla fine le aziende ci sono state ad Expo, ma in subappalto, chiamate da Farinetti”.
Sassone aggiunge che dopo aver preso atto che non c’era l’opportunità di partecipare a delle gare per il nostro paese, si sono presentati alle gare per il padiglione del Bahrein, dell’Angola, dell’Argentina, della Colombia, di Israele, del Messico..
Ci sono state delle conseguenze per aver fatto quell’esposto?
“A pochi alla fine dell’Expo ci siamo trovati una verifica fiscale a tappeto, con la Guardia di Finanza arrivata in tutte le nostre sedi, una indagine e una verifica fiscale che è durata due anni, col risultato che il verbale dell’indagine si concludeva con ‘attività soggettivamente inesistente’ come se noi fossimo stato una grande cartiera. La procura di Asti ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo di tutti i nostri beni.. ”
Dopo diversi tentativi, il presidente Sassone riesce a parlare coi magistrati, il magistrato ordina una contro indagine che porta ad altri risultati, tutto era regolare e le attività esistevano.

La scheda del servizio: IL PARTIGIANO OSCAR

di Walter Molino e Andrea Tornago

Dagli elettrodomestici al cibo, da Slow Food ai grandi marchi delle bevande, dalle campagne di Alba alla periferia di Bologna, dal padre partigiano ai riflettori della Leopolda, qual è il filo rosso che tiene insieme il magico mondo di Oscar Farinetti?

La battaglia legale sull’eredità degli Agnelli

La Dicembre è la cassaforte degli Elkann: tramite questa società gli Elkann controllano l’impero familiare, dalla Expor in giù, dentro cui la Juventus, Gedi, Stellantis e altri miliardi di euro in investimenti finanziari dalle materie prime alle cliniche private.


Dicembre è una società “semplice”, con una struttura agile: non si deve presentare un bilancio, l’esclusione dal regime IVA e soprattutto la possibilità che la quota, in caso di morte di uno dei soci, andasse agli altri in proporzione, saltando gli eredi.

Dopo la morte di Giovanni Agnelli la quota di maggioranza di Novembre passa alla moglie Marella Caracciolo che ne dona una parte a John Elkann, poi nel 2004 vende ai nipoti John, Lapo e Ginevra la nuda proprietà della sua quota restante. Prezzo della cessione, dai documenti che Report ha visionato, 80 ml di euro.

“Marella Caracciolo non aveva bisogno dei soldi dei nipoti per vivere” spiega a Report il consulente Gian Gaetano Bellavia “questa operazione è stata fatta per evitare che questa quota di maggioranza andasse a finire in una causa e quindi venisse bloccata.”
A dar valore all’atto dovrebbero essere le distinte di pagamento delle quote, ma Report non ne ha trovato traccia: “entrambe le parti hanno un conto presso la fiduciaria e la fiduciaria ha conti presso banca Pictet [gruppo bancario svizzero] .. i movimenti finanziari non si vedono dal documento, perché fatti dietro le società fiduciarie..”
Nel documento mancano documenti contabili su queste transazioni o altri che testimoni l’evidenza dell’avvenuta movimentazione del denaro – spiega ancora Bellavia: secondo le carte che ha in mano Report, questo pagamento non è mai avvenuto.

Report mostrerà un documento inedito da cui si evince che la posizione nella fiduciaria dei fratelli Elkann era stata chiusa il 17 maggio 2004, due giorni prima del presunto pagamento, datato 19 maggio, il conto da cui sarebbe dovuto partire il saldo era stato chiuso prima.

Non solo: i pm torinesi hanno trovato prova di un passaggio di denaro opposto, dalla nonna ai nipoti, 100 milioni di euro versati estero su estero, in pratica è il venditore che versa denaro a chi compra. Sulla base di questo i pm ritengono dunque che la compravendita sia fittizia e “artatamente costruita”.

E cosa accadrà qualora questo atto di compravendita della Dicembre dovesse essere annullato?
Il 40% della nonna, che aveva venduto ai nipoti, torna nel patrimonio della nonna, Marella Caracciolo: la nonna deve lasciare metà del suo patrimonio alla figlia, dovranno poi arrivare ad un accordo dove l’uno compra e l’altro vende – questa l’opinione del notaio Federico Solimena che, aggiunge, “non riesco ad immaginare se non una liquidazione giudiziale, ovvero dove si chiede al tribunale che si nomini in liquidatore o un amministratore estraneo.”
Di fatto il presidente del gruppo industriale Stellantis potrebbe non avere più nel futuro il controllo del pacchetto azionario, “potrebbe non essere rinnovato il suo ruolo dal socio di controllo di queste partecipate che è Dicembre”.
Il futuro societario degli Elkann è appeso ad una decisione dei giudici di Torino: Manuele Bonaccorsi ha provato a sentire l’avvocato della famiglia, il dottor Barcellona, che ha preferito non entrare in troppi dettagli, il rischio di vedere la Dicembre tornare dentro l’asse ereditario dell’avvocato Agnelli non esiste, “il giudica dirà quello che è giusto che dica”.
L’avvocato di Margherita Agnelli, la figlia, chiede addirittura che sia il 53% della Dicembre a finire nelle disponibilità della sua assistita: per John Elkann questo significherebbe una perdita economica importante. Secondo una perizia del Tribunale Civile di Torino la Dicembre valeva 4,6 mld di euro, per liberarsi dell’ingombrante presenza della madre, Elkann dovrebbe sborsare tra i 2 e i 3 miliardi di euro.
“Questa vicenda non salva né l’auto italiana né i 12mila dipendenti” è la conclusione del notaio Solimena “chiunque sia il vincitore, chi è che rifà le auto italiane?”

Sul Fatto Quotidiano potete trovare una anticipazione del servizio:

Mandato revocato e firma. Altri dubbi su “Dicembre”

“Report” - Il 41,29% della società da Marella ai nipoti ceduto tramite una Fiduciaria che non poteva più operare (e il sospetto di un falso)

Di Ettore Boffano 29 Dicembre 2024

Una firma, quella di Marella Caracciolo vedova di Gianni Agnelli, che secondo il perito della Procura di Torino, Silvia Benini, “potrebbe essere stata falsificata”, sia pure con “un grado solo possibilistico” (legato ad aver potuto esaminare solo fotocopie, ndr). Poi tre numeri, 421, 422 e 423, che indicano altrettante posizioni presso la Gabriel Fiduciaria intestate a John, Lapo e Ginevra Elkann: aperte il 3 maggio 2004 e cessate il 17 maggio successivo. Sono questi i documenti, scoperti tra quelli sequestrati dalla Guardia di Finanza il 7 febbraio, adesso al vaglio dei pm di Torino Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti che indagano sull’eredità di Marella e su quella del “Signor Fiat”.

Carte che riguardano il “cuore” dell’inchiesta, le sorti della società semplice Dicembre, la cassaforte di famiglia che assicura ai fratelli Elkann il controllo dell’impero Exor: John con il 60%, Lapo e Ginevra con il 20% a testa. I pm, che indagano per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato vogliono accertare se all’eredità rivendicata dalla madre Margherita siano state sottratte anche le quote della Dicembre. Non per stabilire a chi appartengano, ma per contestare ulteriori evasioni.


La scheda del servizio: JOHN TRAVOLTO

di Manuele Bonaccorsi

Collaborazione Madi Ferrucci

Ottanta milioni di euro è il prezzo con cui il 19 maggio 2004 Marella Caracciolo ha venduto ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann le sue quote della Dicembre, la società cassaforte dell’impero che fu di Gianni Agnelli. Ma manca l’originale dell’atto di compravendita, e il conto della Gabriel Fiduciaria da cui sarebbe dovuto partire il pagamento era stato chiuso due giorni prima, il 17 maggio, come dimostrerebbe il documento inedito, di cui Report è entrata in possesso, che rischia di pesare come un macigno sul processo civile che oppone gli Elkann alla loro madre, Margherita, la figlia di Gianni Agnelli, in merito all’eredità di Marella Caracciolo, la consorte dell’avvocato, deceduta nel 2019. Il documento è stato rintracciato dalle fiamme gialle torinesi all’interno delle indagini penali che vedono i tre Elkann indagati per truffa ai danni dello Stato. Non solo, i magistrati hanno trovato traccia di un pagamento opposto: 100 milioni di euro sarebbero passati dai conti della presunta venditrice (Marella) a quelli degli acquirenti (John, Lapo e Ginevra). Secondo i magistrati torinesi la compravendita potrebbe essere “fittizia e artatamente costruita”. La conseguenza? Se le prove trovate dai pm fossero prese per buone dai giudici civili, tra il 40 e il 50% della Dicembre finirebbe nelle mani di Margherita Agnelli. Potrebbero cioè cambiare gli assetti manageriali di tutte le società controllate tramite la holding Exor.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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