Questa domenica Report tornerà ad occuparsi dell’inchiesta che ha coinvolto la ministra Santanché con nuove testimonianze inedite (anche sui suicidio dell’imprenditore Luca Ruffino) e il coinvolgimento delle alte cariche dello stato in questa vicenda.
Poi un altro ritorno: il sindaco di Venezia Brugnaro e l’inchiesta che coinvolge la giunta comunale.
Reportlab: La comunità di artisti di Bussana
E’
una storia di resilienza quella del borgo di Bussana (nel comune di
Sanremo, in Liguria) e della comunità che, con ostinazione, ha
deciso di dargli nuovamente vita.
È la storia di Vanni
Giuffrè che assieme ad altri immigrati dal sud d’Italia, con
un atto costitutivo presso un notaio ha fondato questa comunità di
artisti negli anni ‘60, ridando vita ad un borgo che era rimasto
disabitato dopo il terremoto di fine ‘800. Il comune di Sanremo,
pur di non far abitare le case, aveva bucato i tetti delle case –
ricorda davanti alle telecamere di Report Giuffrè.
Sono stati i
membri di questa comunità che si sono prodigati per rendere fruibile
le case, la chiesa, sistemando i tetti delle case: “questo è
quello che è venuto fuori dalle nostre sensibilità, riuscire a far
rivivere un paese, non solo tanto dal punto di vista estetico o
architettonico, ma anche dal punto di vista di valore artistico, per
far rinascere la nostra comunità come un esempio di arte in un posto
che sembrava distrutto.”
E ora in questo villaggio vivono
artisti e artigiani che vivono una vita non allineata nel sistema: i
quadri, le costruzioni, ma anche la cura delle piante.
Man mano si sono aggiustate le case, nonostante qui non ci fossero servizi, acqua, fognatura, elettricità: ci si lavava alla fontana, andavi avanti con le candele e d’inverno era complicato – ricordano oggi i membri della comunità – ogni artista poteva ristrutturare la casa dove voleva andare ad abitare, per legge da fuori non si doveva vedere l’aspetto nuovo, quindi il paese come aspetta doveva rimanere come nel medioevo.
La scheda del servizio: I RESILIENTI di Alessandro Spinnato
Collaborazione Tiziana Battisti
Dalle rovine del terremoto del 1887 a un villaggio d’artisti conosciuto in tutto il mondo. Bussana Vecchia, piccolo borgo situato nell’entroterra di Sanremo, rappresenta oggi un simbolo di rinascita e creatività. Distrutto parzialmente da un terremoto nel 1887, la popolazione fu costretta, dall’amministrazione dell’epoca, ad abbandonarlo. Il paese rimase disabitato per decenni, fino agli anni ‘60, quando una comunità di artisti internazionali decise di ripopolarlo. Oggi, dopo più di un secolo dal sisma, la politica vorrebbe mandare via coloro che il borgo lo hanno ricostruito e fatto diventare una delle mete più visitate del ponente ligure.
Il sindaco nella palude
Report si era occupata degli affari del sindaco di Venezia, che aveva affidato le sue proprietà ad un trust che non era proprio cieco.
Una volta sindaco, Brugnaro non aveva perso di vista i suoi interessi privati: se ne sono accorti i suoi cittadini e se ne è accorta anche la magistratura.
Claudio Vanin è il grande accusatore del sindaco e dei suoi soci: è un imprenditore trevigiano che ha lavorato a lungo con la famiglia Benetton. Avrebbe dovuto realizzare i lavori dell’operazione Pili ma, alla fine, è rimasto a becco asciutto e ha deciso di denunciare tutto alla magistratura.
“C’era Brugnaro, c’era il vicesindaco che era della Lega, c’erano tutti, c’era tutta l’entità primaria del comune, io cosa devo preoccuparmi?” racconta a Report della scena incredibile dove il proprietario dell’aria dove si doveva costruire era anche il sindaco, “ma io questo non l’ho mai visto come un problema..”
Ecco come è sparita la percezione del bene comune, dell’essere sopra gli interessi di parte.
La magistratura sta ora indagando sul Blind Trust che gestisce le proprietà del sindaco, che rimangono di sua competenza.
Era stato annunciato nel 2017 questo Blind Trust: una holding amministrata dall’avvocato americano Sacks, che avrebbe dovuto allontanare sospetti e ambiguità sui conflitti di interesse del sindaco che, da quel momento, non avrebbe dovuto sapere più nulla delle sue proprietà.
Il sindaco, che in passato aveva definito Report la vergogna d’Italia, ha deciso di non rispondere alle domande di Report, per chiarire la sua posizione: “siete antipatici e siete la peggior trasmissione d’Italia”.
Non solo abbiamo perso il senso dell’etica, del bene comune: pure la trasparenza, il dover rendere conto ai giornalisti, magari anche antipatici, ma che fanno domande.
Francesco
Calzavara, consigliere regionale, è uno degli uomini di fiducia del
presidente Zaia: nel 2020 diventa assessore regionale al bilancio e
al patrimonio. Non è stato indagato nell’ambito dell’inchiesta
“Palude” ma dopo aver parlato con Report, alla fine del 2023
succede qualcosa. La sua famiglia ha preso in affitto per
15 anni Palazzo Donà che il comune di Venezia ha venduto al
magnate cinese Kwong (sebbene, raccontano i giornalisti di Report,
fossero arrivate offerte migliori della sua): come
mai questo occhio di riguardo? “Lei è di Report, sotto c’è la
domandina lei come politico ha avuto dei vantaggi da Kwong perché è
un politico della regione .. io credo di no.”
Ma
l’imprenditore Vanin, per anni accanto a Kwong racconta un’altra
storia: “dopo la vostra trasmissione [dicembre 2023] viene fatto un
atto a Roma dove praticamente Calzavara e famiglia cedono
le loro quote alla società di Kwong e lo stesso giorno questa
società vende il palazzo ad una fiduciaria di Milano, per 18
milioni.. ”
Non sappiamo a chi sia stato venduto il palazzo
una volta un bene del comune di Venezia: “solo loro sanno da dove
arrivano i soldi” spiega il consulente di Report Bellavia “ma
anche ammettendo che arrivino dai ricchi veneti sta di fatto che
questi pagano 18 ciò che un cinese ha pagato 11 ml”.
L’inchiesta
della procura Veneziana ha coinvolto il sindaco Brignaro e anche
l’assessore Boraso, accusato di vari atti di corruzione.
Il sindaco ha spiegato di aver preso le distanze dall’assessore dopo l’inchiesta, ma le intercettazione raccontano una verità diversa: in una di queste il sindaco avvisa il suo assessore che si deve controllare, “ci sono diversi discorsi che stanno girando male”.
Allora cambio il telefono – risponde Boraso: ma non è un problema di telefono, “ti hanno messo gli occhi addosso sta attendo a ste robe qua..”
Se avessi avuto qualche informazione circostanziata [su Boraso ]non avrei avuto alcun dubbio nel rimuoverlo dalle deleghe e dal denunciarlo alle autorità competenti – sono state le parole di Brugnaro in aula il 2 agosto 2024: ma è smentito dalle intercettazioni, erano mesi che il sindaco lo metteva in guardia, assicurandogli però che non lo avrebbe mai tradito.
“Pensa
prima di parlare, soprattutto al telefono .. i soldi mai.. stai
attento perché mischi tanta roba.. ricordati, la gente parla e di te
hanno parlato tanto..”
Ma è solo invidia – risponde Boraso.
Per i magistrati si è trattato di qualcosa di diverso: a Venezia avrebbe operato una associazione a delinquere, “inserita nel cuore delle istituzioni” al cui interno troviamo i più stretti collaboratori del sindaco.
Morris
Ceron è stato per anni un dipendente
delle società del sindaco, Reyer e Umana, dove ha fatto
carriera: oggi è direttore generale del comune e capo di gabinetto
del sindaco, la procura lo ha indagato per concorso in corruzione,
sarebbe stato lui a gestire le trattative riservate con Kwong per la
vendita dello storico palazzo Poerio Papadopoli.
Come mai il
direttore generale del comune si è occupato della vendita di un
palazzo? C’è una inchiesta in corso e per il rispetto all’autorità
giudiziaria ha preferito non rispondere alle domande di Report.
Nel
2009 il comune di Venezia fissa il valore del palazzo Papadopoli a 14
ml di euro, ma nel 2017 quando imster Kwong ne tratta l’acquisto il
comune lo svaluta a 10,7 ml di euro e l’imprenditore di Singapore
se lo aggiudica per appena 100 mila euro un più, per 10,8 ml di euro
(ed era l’unico offerente).
Di questa vendita se ne era
occupato proprio Ceron e in una mail si scrive si potrà discutere il
prezzo direttamente col sindaco, come se quel palazzo fosse un bene
di sua proprietà.
Torniamo al blind trust, dunque: come
mai la procura sostiene che il trust di Brugnaro sia finto?
“Aspettiamo fiduciosi l’esito delle indagini della magistratura”
la scontata risposta del sindaco.
Ma
Report è entrata in possesso dei documenti del trust stipulato il
18 dicembre 2017, regolato con le leggi di New York: l’anomalia più
evidente è che il trustee, l’avvocato Saks, non abbia quasi alcun
potere autonomo ed è sottoposto al veto del comitato dei
guardiani.
Chi sono questi “guardiani”? Lo spiega l’avvocata
Molteni dello studio Loconte&Partners “è una figura che ha il
potere di vigilanza e di controllo rispetto a quello che è la vita
del trust”.
Può avere anche un potere di vero anche se non è
consigliabile avere un guardiano con questo potere nei confronti del
trustee “perché si aprirebbero delle problematiche rispetto al
riconoscimento e alla validità del trust”.
Invece, nel caso
di Brugnaro, è scritto nero su bianco che il “comitato può
rimuovere qualsiasi trustee e può, in qualsiasi momento, nominare un
trustee ulteriore”, il comitato può anche porre il veto su ogni
decisione del trustee.
C’è poi molto da ridire
sull’indipendenza dei “guardiani”, sono tutte persone legate a
Brugnaro e alle sue società: Giampaolo Pizzato è direttore
amministrativo di Umana, Francesco Masetto è un importante
professionista della società di revisione Kpmg che di Umana
certifica i bilanci. E poi c’è l’avvocato Federico Bertoldi,
anche lui a libro paga di Umana, nominato da Brugnaro dentro società
partecipate dal comune di Venezia.
La scheda del servizio: LA PALUDE DI VENEZIA di Walter Molino e Andrea Tornago
La Laguna di Venezia si è trasformata in una "Palude". Conflitti di interessi, accuse di corruzione, commistione tra affari pubblici e privati, trust americani ritenuti "fittizi": secondo la Procura di Venezia c'è il sospetto che in città "operi stabilmente un'associazione a delinquere dedita alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione". Sotto i riflettori dei magistrati sono finiti il sindaco Brugnaro e i suoi più stretti collaboratori, che provengono da quelle aziende che secondo i pubblici ministeri Brugnaro continua a controllare nonostante l'affidamento delle sue quote al "blind trust" newyorkese. Il sindaco-imprenditore Brugnaro, che ha preso per mano la città dopo lo scandalo Mose, ha mentito ai veneziani?
L’inchiesta sulla ministra Santanché
L’inchiesta sulla ministra del turismo Santanché si arricchisce di nuovi particolari: come il milione di euro dall’imprenditore e amico Briatore con cui si è salvata dal fallimento Visibilia. Un sostegno fatto per amicizia: i soldi sono arrivati nelle case di Visibilia attraverso la compravendita di azioni del Twiga. L’operazione la spiega al fratello della ministra proprio Dimitri Kunz, attuale compagno, “gli diamo un acconto per 1,5 ml di euro da Flavio e 750mila euro io”, ma il prezzo delle quote sembra essere deciso non dal valore di mercato del Twiga ma dalle esigenze finanziarie di Santanché e Visibilia. Aggiunge Kunz, negli atti in mano alla magistratura “l’azienda l’abbiamo valutata 20 ml, che mi sembra generoso” e il fratello della ministra approva, “quindi cade in piedi in ogni caso.”
Ma potrebbe aprirsi un altro filone, per una truffa all’Inps per i giornalisti delle sue società pagati la metà, per far quadrare i conti, pur continuando a fare lo stesso lavoro di prima.
Pena il licenziamento, se qualcuno di loro si fosse lamentato: Report è venuto in possesso di un audio della ministra
“Ho
voluto fare questa riunione anche con voi perché noi stiamo
riorganizzando tutta la casa editrice e tutti i nostri giornali,
spero che venerdì firmeremo anche con i tre giornalisti, quelli di
Visto. Per farvela breve, stiamo facendo l’accordo dove loro
avranno il 50% di stipendio in meno, ma lavoreranno il 100%. Quando
ho dei giornalisti che rinunciano al 50% dello stipendio, alle ferie
e al 100% che lavorano è evidente che tutti i conti ..”
Geniale
la soluzione per far quadrare i conti: far lavorare le persone a metà
stipendio, costringendoli a rinunciare a ferie e agli altri benefit,
condizioni imposte spesso dietro la minaccia del licenziamento.
“Ho
accettate il taglio dei costi o io vi licenzio perché non siete
sostenibili ..ӏ la testimonianza resa a Report da uno di questi
giornalisti, Eugenio Moschini ex direttore di Pc Professionale. Il
licenziamento è stato una spada di Damocle costante sulle loro
teste, in tutti gli anni in cui hanno lavorato per
Visibilia.
Infine,
questa sera Report darà
spazio al racconto di Mirko Ruffino, figlio dell’imprenditore
Luca Ruffino: accusa la ministra di aver causato la morte del padre,
suicidatosi lo scorso anno dopo aver rilevato le quote le quote di
maggioranza di Visibilia.
“Nel testamento lui aveva scritto
‘traghettatevi fuori dalla società, gestite gli appartamenti,
godetevi la vita’” racconta il figlio: il padre avrebbe dato
indicazione di uscire da Visibilia dunque. Oggi Mirko è convinto che
ci sia un collegamento tra Visibilia e la morte del padre: “lui ad
un certo punto si è sentito usato, quando ha visto che si stava
sgretolando qualcosa, è ceduto completamente .. ”. Quello che è
successo con Visibilia poteva mettere a rischio la sua immagine, la
sua professionalità, che si era costruito in 35 anni di
lavoro: “probabilmente
potrei ancora parlare con mio padre se non ci fosse stata Visibilia
di mezzo.”
Il
racconto di Mirko Ruffino va avanti: un giorno il padre
gli
disse che si sarebbe incontrato con Daniela Santanché, gli aveva
fatto vedere una foto di un incontro che c’era stato in un sabato
precedente in cui era presente anche Ignazio La Russa. Era l’incontro
dove si stava strutturando la cessione di Visibilia, era l’inizio
del 2023 (quando La Russa era già presidente del Senato). Cosa
c’entrava il presidente del Senato con Visibilia?
Partecipava?
Tenderei ad escluderlo – il commento della ministra – per poi
cambiare posizione “sono certa che non sia così”.
Eppure Ruffino ne è certo: era stato il padre a parlagliene, si erano trovati con Santanché e La Russa per discutere di quella situazione (ovvero Visibilia).
La scheda del servizio: I SOMMERSI E I SALVATI di Giorgio Mottola in collaborazione con Greta Orsi
Parla per la prima volta il figlio di Luca Ruffino, l’imprenditore milanese che lo scorso anno si è tolto la vita dopo aver rilevato le quote di maggioranza di Visibilia, la società di Daniela Santanchè. Alle telecamere di Report rivela le difficoltà riscontrate dal padre nella gestione di Visibilia, poco prima del suicidio, e le pressioni ricevute da alte cariche istituzionali per acquisire la società fino a poco tempo fa riferibile alla ministra. Abbiamo poi scoperto una possibile nuova truffa all’Inps, di cui, come documentano alcuni audio esclusivi, Daniela Santanchè era direttamente a conoscenza, e un inedito schema di finanziamento attraverso i suoi giornali. Nel corso dell’inchiesta sveleremo inoltre il ruolo di Flavio Briatore e come si incrociano gli interessi di Daniela Santanchè e di un oligarca russo, amico di Vladimir Putin.
Lo sportello più amato dai parlamentari
Della serie, io sono io e voi non siete un c..: Report ha scoperto la storia dello sportello di Banca Intesa in Parlamento che offre condizioni agevolate ai parlamentari.
Poi ci si chiede come mai la tassazione sugli extraprofitti delle banche sia naufragata..
La scheda del servizio: ONOREVOLI CLIENTI di Chiara De Luca e Carlo Tecce
Collaborazione Eva Georganopoulou
All’interno della Camera Dei Deputati c’è uno degli sportelli bancari più ambiti d’Italia che dal 1926 è gestito dal Banco di Napoli, poi inglobato da Banca Intesa. La prima banca d’Italia si è aggiudicata la convenzione anche nell’ultimo bando. Ma la concorrenza questa volta è stata spietata e quindi per aggiudicarsi la convezione ha offerto condizioni imperdibili: un tasso sulla liquidità del 5,625%, un’offerta unica. Report ha scoperto che Intesa San Paolo non è l’unica banca a fare delle condizioni agevolate ai parlamentari.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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