Come siamo arrivati a tanto - si chiede Paolo Rumiz: a questa Europa che difende i principi e i valori alzando muri contro i migranti, assecondando i desiderata della lobby della chimica e di agrifarma, spendendo in armi e non in diplomazia, per spegnere i focolai di guerra che ci stanno spingendo, come fossimo su un piano inclinato, verso la terza guerra mondiale?
Ecco il ritratto, impietoso, della presidente Ursula Von Der Leyen, a capo di una Europa sempre più spostata a destra, a braccetto proprio con quei leader anti europeisti. Un giorno, l'autore si ritrovò a parlare di Europa ad un incontro in cui era presente anche la presidente della commissione europea:
A proposito della guerra in Ucraina, domandai al pubblico se l'Europa poteva permettersi di esistere senza la Russia.
Non fece una piega.
Spiegai che non potevamo allargarci a est senza chiedere ai nuovi entrati il rispetto dei diritti e delle minoranze, perché da quelle parti c'erano razzismo e antisemitismo.
Nessun commento.
Dissi che dovevamo mettere "più Europa nel nostro atlantismo".
Non mutò espressione nemmeno allora.
D'istinto, quella bionda cotonata col tailleur, così democristiana nell'aspetto, mi parve più pericolosa dei destri trinariciuti.
Mi sfiorò il pensiero che avrebbe svenduto l'Europa dei padri fondatori, pur di aumentare il proprio potere.
E quando, quello stesso giorno, la vidi andarsene sorridente a braccetto con Giorgia Meloni, eletta da poco Presidente del Consiglio, ne ebbi conferma.
Poco dopo si portò dietro nel Mediterraneo la Lupa romana postfascista [Meloni] e, pur di avere il suo voto, accettò che l'Italia frenasse l'approvazione del Patto di Stabilità.
Sembrava che Ursula avesse bisogno di Giorgia, non il contrario. Forse, osai pensare, si preparava una melonizzazione dell'Europa.
Avevo ragione. Nel giro di qualche mese, da Bruxelles è arrivato il via libera al peggio. Pesticidi, gasolio, riarmo, sospensione del trattato di Schengen e ritorno delle frontiere.
Verranno di notte di Paolo Rumiz - Feltrinelli
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