11 dicembre 2024

La memoria strabica - da Verranno di notte (lo spettro della barbarie in Europa) di Paolo Rumiz

Sono ottant'anni che la Germania chiede scusa. L'Italia no, quei conti non li ha fatti. Con la memoria fa la furba, le dedica non una ma due giornate, un record europeo solo che non chiede scusa di un bel niente, anzi, è l'Italia che chiede agli altri di scusarsi

agli slavi per le vendette del dopoguerra

e ai tedeschi per i campi di sterminio

perché gli italiani, non lo si dice abbastanza, sono brava gente

e non hanno invaso la Russia,

non hanno attaccato la Grecia,

non hanno assassinato gli jugoslavi

non hanno vinto gli etiopi col gas

non hanno avuto campi di concentramento

non hanno collaborato con i nazisti per spedire gli ebrei a Bergen-Belsen.

Il capo del governo italiano, Meloni, partecipa al rito della memoria dei morti nelle Foibe, ma ci va anche per sorvolare sulla ferocia italo-fascista che ha innescato quelle atroci vendette.

Poco dopo, il premier ribadisce il concetto alla stazione Centrale di Trieste, inaugurando il treno della memoria dedicato alla tragedia degli esuli italiani dalla Jugoslavia.

Ma nel farlo glissa sulla realtà degli esuli di oggi, che il suo governo obbliga a languire in quella stessa stazione a pochi metri di distanza.

Memoria strabica, dunque. Anzi, cecità volontaria se è vero che il treno è stato trasferito su un binario più appartato, perché la vergogna fosse meno visibile.

In questo l'Italia è imbattibile. Finge con disinvoltura di non aver perso la guerra e convive con i suoi fascisti perdonati, mobilitati in massa contro l'impero del male con la benedizione dell'America.

Da Verranno di notte, di Paolo Rumiz, Feltrinelli

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