12 giugno 2007

La lapide della memoria

Tiriamo fuori la storia e la memoria solo quando ci fa comodo.
Qualche mano imbratta la lapide in memoria dell'agguato ad Aldo Moro e alla sua scorta (in via Fani e non in via Caetani) e subito parte la gara allo sdegno da parte dei politici.

Da destra a sinistra. Da Prodi a Cossiga.
Perchè Moro viene usato più da morto che da vivo: nessun politico, di quelli che si sono indignati per la lapide "profanata", si è mai preoccupato di rispettarne le idee.
Cossiga addirittura minacciava:
''Mi auguro che nessun membro del governo e dei partiti della maggioranza vada a via Caetani perché la scritta apposta sulla lapida di Aldo Moro è stata apposta dai loro sostenitori ed elettori, e loro sono i mandanti politici e morali di questo infame gesto''.

Nemmeno sapeva dove fosse avvenuta la profanazione.

L'intimidazione a Bagnasco occupa tutte le prima pagine dei giornali, anche oggi, per la notizia di un possibile collegamento con la brigatista Nadia Lioce in cella.
Sarà vero?
Di certo è che, a mia memoria, le Br e i gruppi terroristici non hanno mai sparato ad un parroco, un vescovo.
Se si esclude Ali Agca e la resa dei conti nel triangolo rosso negli anni successivi la fine della guerra.
Diversi preti sono invece stati uccisi in seguito alle rappresaglie nazifasciste (Don Giovanni Fornasini, don Giuseppe Morosini) durante la seconda Guerra Mondiale.

E mentre queste notizie riempiono i giornali, le intimidazioni della mafia proseguono nel silenzio.
Come a Cinisi al centro Peppino Impastato.
Proprio nei giorni scorsi, da quella casa nel corso di Cinisi è partito un volantino:
Il Comune vuole per davvero intitolare la sala consiliare a Leonardo Pandolfo? - è scritto - Il giorno che avverrà, esponete anche questa foto".
Ritrae l'ex sindaco e deputato assieme a Gaetano Badalamenti e ad altri personaggi in odore di mafia, compreso il padre di Peppino Impastato. Erano il comitato per i festeggiamenti in onore di Santa Fara. Quella fotografia, del 1952, il giovane Impastato l'aveva trovata nell'album di famiglia, così aveva iniziato a denunciare i rapporti fra mafia e politica. Adesso, quella foto è tornata a circolare in paese."
Evidentemente, questa e altre denunce non sono gradite", ribadisce Giovanni Impastato: "Non ci fermeremo". Intanto, ieri, il sindaco di Cinisi Salvatore Palazzolo aveva cercato di raffreddare la proposta dei due consiglieri di Forza Italia di intitolare l'aula a Pandolfo. E aveva rilanciato anche la candidatura Impastato nel dibattito sul nome.
Ma al centro di documentazione intitolato al militante antimafia non basta: "Il Comune indica subito una manifestazione di solidarietà", ribatte Umberto Santino.

I martiri della mafia, del terrorismo, servono più da morti che da vivi.

2 commenti:

Baol ha detto...

Bravo, come al solito un gran bel post :)

alduccio ha detto...

Grazie .. certe copse non mi vano giù. Come lo sdegno ad orologerie. L'appiattirsi su Bagnasco.