03 giugno 2007

Tutti gli uomini di Speciale

Illuminante l'articolo di Bonini su Repubblica, circa le ultime nomine di Speciale alla GdF: tanta gente sarà riconoscente a Speciale (che è comunque caduto bene), nel corpo. E il gen. D'Arrigo dovrà ripartire da qui:

Fino alla fine, all'ombra dell'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, che ne è stato il ventriloquo, Roberto Speciale ha avuto il tempo di lavorare in profondità sulla catena di comando. Ha cementato una fitta ragnatela di nuove fedeltà, creato i presupposti di durature riconoscenze, distribuito a decine gradi ed encomi in una logica di clan.

Il nuovo comandante generale, Cosimo D'Arrigo, ricomincia da qui. E, almeno all'inizio, sarà solo. Forse in compagnia del nuovo e "giovanissimo" (51 anni) capo di stato maggiore nominato a fine marzo con i favori del governo di centro-sinistra, il generale di divisione Paolo Poletti, già presidente del Cocer. O, forse, dell'unico nemico che a Speciale era rimasto in viale XXI Aprile: il comandante in seconda Sergio Favaro, di cui lo scorso agosto aveva tentato di liberarsi con una denuncia alla Procura militare di Roma, vagheggiandone l'insubordinazione e la complicità "nell'attentato ai poteri del comandante" ordito da Vincenzo Visco.

La corona di generali con cui l'ex comandante generale ha sigillato e sugellato la sua stagione ha piedi ben piantati nei gangli della gerarchia e nei comandi che contano. Gode della benevolenza e delle attenzioni dell'ultimo e inatteso dioscuro di Speciale, il generale Emilio Spaziante, capo di stato maggiore fino al marzo scorso, oggi vicesegretario del Cesis (l'organo di coordinamento dei Servizi). Un ex nemico divenuto d'incanto "amico carissimo" proprio nel luglio 2006, nei giorni del conflitto con il viceministro dell'economia. In nome di un comune interesse. Mantenere intatti gli assetti, l'equilibrio e il controllo della Guardia di Finanza di Milano e della Lombardia, a tutt'oggi comandata dal generale Mario Forchetti. L'ufficiale che a Milano non sarebbe mai arrivato, se non fosse stato il delfino di Spaziante, e che da Milano non se ne sarebbe mai andato. Grazie a Spaziante e a Speciale.

Ai due deve molto anche il generale di brigata Renato Russo. Sin qui custode del comando regionale in Sicilia, l'isola dove Speciale è nato e in cui governano gli amici forzisti. Dal prossimo luglio sarà al comando del II Reparto, l'intelligence della Guardia di Finanza, il suo occhio e orecchio. La stanza di compensazione con il Sismi. L'ufficio a cui non si accede se non in nome di una provata fedeltà al clan di Pollari.

Russo succede al generale Raffaele Romano, altro naufrago tratto in salvo. L'estate scorsa, era rimasto malamente impicciato in Calciopoli. Con il suo nome a ballare in telefonate non proprio edificanti con Luciano Moggi per qualche biglietto e un passaggio aereo gratuito nella trasferta della Juventus a Madrid. Speciale lo aveva premiato. Con una promozione utile a cavarsi di impaccio da un problema serio. Collocare altrove un altro degli "illustri" comandanti del II Reparto, il generale Walter Lombardo Cretella, delfino di Pollari.

Cretella, oggi, comanda la scuola di polizia tributaria delle Fiamme Gialle, a Ostia. La fucina dei nuovi ufficiali, il passaggio obbligato per il loro avanzamento in carriera. A nulla rilevando, evidentemente, il fatto di essere indagato dalla procura di Catanzaro in un'inchiesta del pm Luigi De Magistris sulla gestione illecita di impianti di depurazione, sul finanziamento in nero di esponenti politici di centro-destra, sullo spionaggio politico in danno del segretario dei Ds Piero Fassino (venivano illegalmente intercettate le sue conversazioni con il presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi) per la quale, non più tardi del 2 marzo scorso, gli uffici e l'abitazione del generale sono state perquisite.

Da ex capo di stato maggiore del I Reparto di Esercito e Difesa, Speciale, che conosce il peso decisivo del governo del "personale", ha evidentemente provveduto anche in viale XXI Aprile. Al I Reparto della guardia di Finanza ha voluto prima Michele Adinolfi, ex comandante della Regione Veneto, ufficiale gradito alla Lega e a Forza Italia. Ora, ne lascia l'eredità al fedele Giuseppe Zafarana, un colonnello, che libera la poltrona di comandante del nucleo provinciale di Roma (dove va Andrea De Gennaro, sin qui portavoce del Comando). Mentre Adinolfi potrà sedere nella accogliente poltrona di nuovo comandante delle Fiamme Gialle del Lazio (sin qui, guidate da Giuseppe Caprino).

"E' un domino che consegna carriere e movimenti a criteri di appartenenza e che da quattro anni non conosce eccezione - osserva una fonte del Comando - Diciamolo chiaramente: oggi, non esiste un solo generale, di brigata o di corpo d'armata che sia, che non abbia dovuto inchinarsi. La mano di Speciale è arrivata ovunque".

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