27 giugno 2007

W L'Italia Diretta da Monfalcone

In Rai, in prima serata, è andato in onda un piccolo grande miracolo italiano.
Riccardo Iacona a W L'Italia diretta parlava di Fincantieri, un'azieda pubblica che non è in perdita, anzi che fa utili (distribuisce 10 ml di dividenti, ha un utile di 58 ml di euro).

Fincantieri da lavoro a 20000 operai specializzati, che sono i veri responsabili di questa realtà positiva del mondo industriale italiano.

Mondo industriale che ci ha abituati a vedere gli operai come un costo da abbattere (con l'esternalizzazione, con la delocalizzazione delle aziende). I loro diritti come delle lacci che bloccano le mani agli imprenditori, che chiedono sempre e solo flessibilità per avere le mani libere.
E maggiori infrastrutture: forse per spostare le aziende all'estero più in fretta?
Operai che vengono marcati come dei fannulloni, degli scansafatiche ...
Il capo di Confindustria non ha forse anche affermato che il merito del "tesoretto" è delle imprese?

Merito di Riccardo Iacona e della sua tramissione, in diretta da Monfalcone, è stato quello di mostrare la realtà. La realtà di un'azienda che preogetta e realizza le navi da crociera più belle del mondo. In una sfida difficile, poichè è contro concorrenti agguerriti, in un mondo globalizzato. Come i cantieri francesi di Saint Nazaire della Aker Yards: che in questo momento stanno realizzando una nava da crociera per la MCS crociere.
Per vincere questa sfida bisogna realizzare navi sempre più belle, più tecnologiche, più grandi e sicure. I tempi di realizzazione e consegna sono fondamentali: difficile trovare degli scansafatiche.

Il racconto del cantiere parte dalla progettazione su carta fatta da un team di 300 persone che effettua lo studio di realizzazione prima ancora di ricevere la commessa.
Sono loro che devono trovare soluzioni ogni volta migliori della concorrenza, per rispondere alla sfida della concorrenza. Questo è il vero capitale umane: perchè un'azienda non è fatta solo da macchine, un presidente e un consiglio di amministrazione.
Dalla progettazione agli operai nel cantiere, che lavorano in due turni, dalla mattina alla sera, consci che ogni giorno di ritardo, per assenteismo, per mancanza di impegno, può far perdere la commessa. E far rimanere fermo un intero cantiere per mesi.

Vedere la realizzazione di una nave (la Ventura) è impressionante: l'acciaio (italiano) che viene piegato a forza; i saldatori costretti loro ad adattarsi alla nave; il calore della fiamma dell'arco per ore e ore; operai chini all'interno della "cattedrale" (così è chiamata la struttura interna della nave).Ma anche gli operai delle ditte esterne (circa 700) che anche loro contribuiscono alla realizzazione dell'impresa: da chi monta i tubi; chi effettua i cablaggi; chi ai pavimenti .... non è facile coordonare tutte queste persone.

In questi giorni si sta decidendo della quotazione in borsa di Fincantieri (il 49% del capitale): ad opporsi sono i sindacati. Favorevole il governo.
A piegarne le ragioni, in diretta dai cantieri stessi, l'A.D. Giuseppe Bono e Gianni Rinaldini, sindacalista della Fiom/CGIL.
Il viceministro Cesare De Piccoli era ospite in una casa di operai, nel quartiere di Panzano, una cittadella costruita dalla Fincantieri stessa per saldatori, operai, impieagati. Una sorta di estensione familiare della fabbrica.

Perchè entrare in borsa? Giuseppe Bono spiegava che per mantenere la leadership sul mercato (Fincantieri e Aker Yards coprono l'85% delle commesse) servono investimenti. Soldi che non possono ricevre dallo stato italiano; pena una bacchettata dalla UE.
Per arrivare a quei 500 ml di euro necessari per investire nei cantieri italiani, bisogna entrare in borsa. Quali i rischi? Rispondeva Rinaldini.
La borsa punta al maggior guadagno in tempi brevi. Cosa succede se, a seguito della perdita di una commessa, l'azienda rimane bloccata e subisce le pressioni del mercato?Probabilmente si passerebbe dal 49% ad una percentuale maggiore. Come per Alitalia.Chi garantisce l'italianità di Fincantieri? Chi garantisce i lavoratori del loro posto? Della loro pensione? In questi giorni governo e sindacati stanno decidendo se e come togliere lo scalone, che aumenterebbe di botto l'età pensionabile.

Mancano i soldi per toglierlo: o forse manca la volontà di trovare i soldi da qualche altra parte (evasione, sprechi, riorganizzazione enti ..) e permettere ai saldatori che passano la giornata a sudare davanti alle lamiere, di andare in pensione alla stessa età di prima?

Nella trasmissione Iacona ha aperto una breve parentesi sul caso di Tommaso Madia e Francesco Impieri, di cui aveva parlato nel corso di Pane e Politica.
"Tutto è rimasto a come ci hai lasciati". I due, consulenti agrari per Agecontrol (società della Agea), si erano visti negare il rinnovo del contratto, rinnovato invece a tre persone con la tessera del partito in tasca (ma senza laurea).
Sono ancora senza lavoro, sebbene Francesco abbia ricevuto ieri una telefonata dal sottosegretario del ministro per le politiche agricole. Che confermava che con la nomina del nuovo CdA di Agecontrol la loro situazione si sarebbe risolta.
"Potenza della televisione", concludeva Iacona. Chissà che, a colpi di trasmissione, non si risolvano casi simili?

L'inchiesta si è poi spostata sul lato oscuro del mondo del lavoro: le cooperative come la "Global Service" che offrono un lavoro per 5,6 euro all'ora, facendo lavorare gli operai (spesso nordafricani) anche il sabato e la domenica. Senza coperture in caso di infortuni.

Iacona ha poi posto i dubbi al viceministro: visti i casi Telecom, Alitalia, se questa azienda funziona bene, perchè privatizzarla?

Il ringraziamento di Giuseppe Giulietti di articolo21.info:
Non ha per noi senso aspettare i dati di ascolto. Anzi, vogliamo esprimere la nostra gratitudine e il nostro plauso a Riccardo iacona e a tutta la redazione di W l'Italia in diretta per la bella televisione che hanno voluto regalare questa sera agli italiani. Toni pacati, lavoro in primo piano, discussione serrata, parola a chi non ce l'ha mai. - ad affermarlo è il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti insieme alla redazione di www.articolo21.info. - Quando parliamo televisione di qualità pensiamo a questo.
Resta impressa un'immagine: quella del lenzuolo gigantesco con i nomi di tutti i morti sul lavoro del 2006. Quell'immagine, al pari dell'appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - vale più di mille parole. Grazie Riccardo.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

SCUSATE,QUALCUNO SA DI CHE "GLOBAL SERVICE" SI RIVOLGEVA IL GIORNALISTA CHE PARLAVA IN TRASMISSIONE? ESATTAMENTE, MI SAPETE DIRE COSA DICEVANO?
GRAZIE MILLE..

SERGIO