05 marzo 2007

W L'Italia: Pane e politica 1

Per qualcuno la politica da il pane per vivere. E vivere anche bene. Come accade al sud, a Catanzaro e in Calabria. Una regione che vive solo di iniziative statali, di finanziamentio pubblici, dove non esiste quasi del tutto l'iniziativa privata.
Entrare in politica da da vivere: un consigliere comunale guadagna 1300 euro netti al mese, quando al call center arrivi a prenderne a malapena 500.E se arrivi a diventare assessore, puoi prenderne anche 19000, di euro al mese (l'assessore ai lavori in Calabria ..).
In una regione dove la disoccupazione raggiunge il 60%, controllare i bandi che assegnano un posto fisso a 1000 euro al mese, a gente del tuo bacino elettorale, diventa importante. Si creano strani patti tra politici (sindaci, assessori ...) e comitati, che si frappongono tra la gente e il pubblico.

Come avvenuto a giugno 2006 a Reggio Calabria, col bando per 300 posti, cui si sono presentati quasi un migliaio di disoccupati. Una manna, che il sindaco si è guardato bene dal pubblicizzare.E dove in due ore si è formato un comitato, fuori dai regolamenti comunali, che gestiva la cosa, la lista, l'ordine di arrivo ...

Come spiegava Riccardo Iacona, intervistato a "Che tempo che fa", questo sistema crea un problema: se io, come politico, guadagno 10 volte tanto rispetto ad un ricercatore, cercherò di rimanere in poitica tanto più a lungo possibile.
E mi occuperò più di fare campagna elettorale che di vera politica, per manterere il mio pacchetto di voti. Visto che i voti sono l'unico bene posseduto dai politici.

Si crea un nuovo rapporto con gli elettori: scompaiono i partiti tradizionali, perchè la gente vota la persona. A prescindere dal partito che ha dietro, che può cambiare da elezione ad elezione, dal programma ...
Vengono avanti i cosiddetti partiti-persona, vere e proprie macchine elettorali incardinate su persone in grado di poter coltivare il proprio elettorato.

Colpa anche della legge elettorale, per cui non si può scegliere l'eletto, ma questi viene scelto dai capipartito a Roma.Questo crea, a livello locale, delle corti: persone che si tengono stretto il pugno di voti che raccattano nelle proprie liste civiche, perchè con quei voti, saltando da un partito all'altro, diventano l'ago della bilancia, e fanno la fortuna o la disgrazia di questi.
Esemplare il caso delle elezioni del sindaco a Catanzaro:

Mario Tassone (UDC, candidato del centrodestra) è stato trombato al primo turno.
Rosario Olivo è il candidato del centrosinistra. Passato dal PSI al centrosinistra con una trattativa lunga 7 mesi.
Franco Cimino: candidato di una lista che comprende Udeur, Udc, Italia dei Valori e Psi. Da solo ha sconfitto e sottratto voti al centordestra. Il suo slogan è stato "aggregare, abbracciare, amare".
Poi ci sono le liste dei transfughi da Forza Italia che, sentendo il vento che cambia, hanno creato liste civiche che hanno raccolto più del partito d'origine.

C'è gente come Pino Soriero, passato dai Ds a Italia dei Valori, contro il centosinistra.
Domenico Tallini: dal Movimento sociale all'Udeur di Mastella.Tutti a fare il salto dela quaglia, senza scandalo. Tutti pronti a vendersi al miglior offerente.

Sergio Abramo (F.I.) ex sindaco che non poteva ricandidarsi: "io non faccio politica". Infatti andava porta a porta, nie negozi, dai dipendenti delle sue aziende, senza dire nulla per chi votare. Solo una domanda "tutt'a posto?"

Iacona ha intervistato Francesco Leone, capo elettore di Cimino. Spiegava il suo lavoro: raccogliere voti, fare favori, segnalazioni.
"Esistono gruppi di potere, non esistono più i partiti. La gente si rivolge a te per un favore."

Uno come Francesco, con la sua bella lista di elettori, di cui sa vita morte e miracoli, è una persona importante. In diretta abbiamo assistito ad una raccomandazione per un esame universitario.
E Leone, prontamente, ha telefonato al professore (di scienze motorie dell'università di Catanzaro) per chedere un aiuto per il giovane ...

Tutto alla luce del sole. Con la politica riesci ad entrare in un mondo inavvicinabile: professori, docenti, tecnici .. puoi accellerare l'iter per un esame clinico, par passare un esame. Tutte queste persone sono sensibili alla telefonata di un politico (o di un capo elettore), perchè sanno che pima o poi anche loro avranno bisogno di un favore.
"La gente non vuole la città più bella. La gente vuole qualcuno che gli sappia risolvere i problemi quotidiani. E' triste questo.. in un paese nomale non dovrebbe essere così" ammetteva Leone, davanti a Iacona.

E la politica saprà essere riconoscente con gente come Leone: essendo il primo dei non eletti, potrebbe essere scelto per un incarico di sottogoverno, o in regione.
Mentre altre persone, lontane dalla politica, anzi proprio per questo, il posto lo hanno perso. Come è successo a Tommaso Madia: cui la Agecontrol non ha rinnovato il contratto di consulente agrario, in favore di tre persone legate ad A.N., nella figura del deputato Buonfiglio.
Pur non avendo i titoli di studio. Ma essendo parenti, militanti di A.N., consiglieri di A.N.

Queste persone dovranno poi controllare gli abusi per i fondi comunitari, dati ad aziende agricole fittizie. Create per frodare la comunità europea.Come possono, persone che lavorano per la politica, controllare persone appartenenti al proprio serbatoio elettorale?

Questa è la mafia. O pensavate che la mafia fosse solo la fiction con Provenzano e Riina?
Ieri Riccardo Iacona ci ha fatto vedere come lavora la politica degli imbrogli, dei voti di scambio, del "tu fai un favore a me e io faccio un favore a te".
Come l'accordo che chiedeva, sempre alla luce del sole e davanti alle telecamere, il candidato Cimino (Udeur) a Marco Folllini, che lo telefonava da Romam per chiedere i 400 voti di Franco Gallo.
Sembrava na scenetta preparata. E invece era tutto vero.
Ma Udeur e UDC non erano avversari? Misteri della fede (demo) cristiana.
Technorati: ,


9 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog e per il post.
A proposito di politica mi vengono in mente queste parole:"...E allora perchè questo clima da guerra civile in Italia, quando per il cittadino comune che governi la destra o la sinistra non cambia nulla come hanno ampiamente dimostrato le varie 'alternanze' dal 1994 in poi. Qualcuno può ragionevolmente sostenere che sia migliorato qualcosa, nella sua vita, col governo Prodi? Son la stessa cosa. Le indecorose zuffe fra destra e sinistra cui, sempre più stanchi e schifati, assistiamo quotidianamente non son che lotte per il potere fra oligarchi all'interno di una classe di privilegiati - l'unica vera classe rimasta su piazza - quella politica, con i suoi adentellati economici e mediatici, il cui interesse primario oltre a quello di spartirsi il bottino, è di autotutelarsi come abbiamo visto fare mille volte. Sono costoro che giocano la vera partita. Noialtri, tutti, non siamo che spettatori. E se sugli spalti, o in piazza, c'è chi parteggia con passione per la destra o per la sinistra, non lo fa per ragioni concrete, di contenuto, ma per motivi irrazionali e sentimentali per cui si tifa Milan o Inter, Roma o Lazio, Verona o Chievo."(Brano tratto dall'articolo di Massimo Fini 'L'Italia spezzata si intitola l'ultimo ...' uscito su "Il gazzettino" il 08/12/2006 )

Anonimo ha detto...

In attesa che la Rai pubblichi i video dell'inchiesta, hai svolto un prezioso servizio pubblico.
Complimenti per l'analisi, la linkeremo in un nostro post. ;-)

Anonimo ha detto...

Mi associo ai commenti, specie quello di Valter Gallo. Aggiungo: noi blogger abbiamo un potere enorme e non ne siamo consapevoli. Queste informazioni devono circolare come un virus. Metterò anch'io un post simile sul mio blog.

Anonimo ha detto...

Salve,
volevo commentare la puntata del programma Pane e politica riguardante la politica in Calabria.
Io sono Calabrese, nato a Catanzaro e li vissuto fino all'età di 34 anni, una laurea in ingegneria informatica con lode all'università della Calabria e tre anni passati all'istituto di ricerca sempre all'università. Da un anno vivo al Nord, a Gallarate, dove mi sono trasferito sia per motivi personali che lavorativi. Da quando sono qui ho cominciato a capire alcune cose che prima mi sfuggivano, tipo la politica e l'indignazione dei leghisti contro Roma e i meridionali, visti come dei mangiapane a tradimento. Si, certo, una politica finalizzata alla difesa dell'”orticello di casa” è alquanto stucchevole a mio modo di vedere, ma come dare torto a chi, a distanza di 1000km, assiste ad un programma che dipinge una Calabria ancora legata al clientelismo della politica, una Calabria dove per rivendicare un diritto bisogna ricorrere alla “Telefonata” del politico di turno. E quindi si assiste alla pantomima del Consiglio Regionale che ci mette 10 mesi per eleggere il sostituto di Fortugno ammazzato dalla Mafia, oppure al consigliere Regionale, Tripodi, che di fronte alla domanda del giornalista che gli chiede se ha votato o no una legge per l’assunzione degli amici o parenti risponde con una arroganza da padrino mafioso, una Calabria dove a fronte di un “fortunato” che trova un lavoro di 500€ al mese ci sono politici che prendono quasi 20.000€ per lo stesso periodo e di fronte al trasformismo di certi personaggi come Tallini o Passafaro, partiti a mia memoria uno dall’MSI e l’altro dal PC per poi cambiare casacca ogni legislatura.
Io sono ahimè amareggiato soprattutto dal fatto che purtroppo il programma ha riportato la amara verità che io per 34 anni ho inghiottito facendo finta di nulla, una verità che ieri mi ha fatto gridare ad alta voce che sono felice di essere andato via da li.
Per finire voglio aggiungere che credevo che con la giunta Chiaravalloti si fosse toccato il fondo, ma mi rendo conto che in Calabria il fondo non ha mai fine.

Anonimo ha detto...

Sono anch'io calabrese, ma a differenza della maggioranza dei miei conterranei non ho mai sopportato questo malcostume, e appena ho potuto me ne sono andata.
I calabresi sono cresciuti con la mentalità clientelare, e l'hanno sempre considerato un male tutto sommato sopportabile e necessario. Tanto, così fan tutti. E nessuno è perfetto.
Proprio nessuno, e certi partiti di sinistra dovrebbero quantomeno fare attenzione al pedigree della gente che mandano in giro a governare. Il rifondarolo che accetta il posto del concorso-truffa giustificato dal fatto che "la legge lo permette" mi fa ancora più incazzare dei politici calabri incartapecoriti sopravvissuti alla prima repubblica che tirano fuori sospirosi l'immancabile paragone col mondo classico.

Questa mentalità, mafiosa, si è sedimentata in decenni di malcostume e abitudini clientelari, ci si cresce così. Quando andavo al liceo alcuni miei compagni di classe si sono trovati la raccomandazione per il voto dell'esame di maturità...diciamo che si stavano allenando, era "normale" per loro.
Eppure io l'insofferenza di fronte a questi meccanismi l'ho provata fin da bambina. Non è necessario essere dei giuristi per capire quantomeno che il clientelismo è INCOSTITUZIONALE. Per me è sempre stato semplicemente moralmente inaccettabile.
Io sono ora una professionista stimata per il mio lavoro, e non l'ho ottenuto con la raccomandazione.

Ma poi, quanta inettitudine in questi politici, sembra quasi che non abbiano la coscienza che queste cose non si fanno, come quel tale che aveva dato il posto al fratello perchè, poverino, aveva sacrificato tutto (il tempo da dedicare agli studi, l'eventuale carriera, tutto)..per amore fraterno! E che altro avrebbe dovuto fare il fratello? Lasciarlo in mezzo a una strada dopo tanta devozione?

Ben vengano i giornalisti che scoperchiano questi pentoloni, non è mai abbastanza. Ma stamattina ho sentito un amico calabrese preoccupato perchè "che vergogna, ci hanno sputtanato...ma così siamo!"
I miei conterranei si preoccupano della figuraccia che fa la Calabria, perchè i panni sporchi, si sa, dovrebbero lavarsi in famiglia.

Anonimo ha detto...

Due calabres indignati in questi commenti. Io ne conosco uno che proprio oggi mi ha detto: "storia vecchia" e ancora: "ma perché qui non è così?" (io sono di Roma). Beh, io queste cose non le posso sentire. Ma dobbiamo buttarla al cesso questa Italia prima di scuoterci dall'immobilità e dalla stasi? Dobbiamo rompere le scatole! Non capisco neanche chi dice: "tanto non c'è nulla da fare". Insomma. Non diamo neanche 1 solo voto a questa gente, poi vediamo se cambiano le cose. Filippo Calippo poteva essere utile per i calabresi. Posti di lavoro. Invece niente. Basta! Lo vogliamo capire che se continuiamo a pensare così le cose posso solo peggiorare? Io nel mio piccolo ho intenzione di iniziare a sbandierare a destra e a sinistra le informazioni che ricevo. Ah, Alduccio, ti metto nel mio blogroll, così non ti perdo di vista.
In Italia ci sono 2 grosse cose che non vanno: i politici corrotti e i furbetti del quartiere (e non parlo solo di Ricucci, ma di altri tizi che ancora tirano le fila delle aziende italiane). Basta, è ora di fare pulizia.

Anonimo ha detto...

Vorrei fare una piccola analisi sulla situazione. Mi scuso subito per qualche termine infuocato, ma la rabbia è davvero tanta. Quello che è stato rappresentato a “Pane e Politica”, è purtroppo vero. Ma purtroppo è ancora niente. Se facessero altre 10 puntate, ci sarebbero ancora tanti argomenti per sbalordire, indignare, chi non conosce bene questa realtà. Ce la prendiamo con i politici. Diciamo che se ne fottono di noi, che sono incapaci, che pensano ai cazzi loro ecc. ecc. Chi li manda li? Noi. Quindi la politica è lo specchio della realtà, diceva qualcuno. Quale è la figura del politico-tipo nostrano? Quello buono, è quello che fa i cazzi suoi e quelli degli altri, facendo grossi sforzi per tenere insieme le coalizioni, per garantire il numero legale, non far cadere i consigli, distribuendo il potere, “far fare politica ai suoi (assessori, ecc.). Quello cattivo, se ne fotte anche di questo. E’un furbo, che da piccolo emergeva sugli altri per struttura caratteriale, e che poi da grande ha seguito la sua passione, quella per il potere, e che ha fatto della politica il suo mestiere. Spesso è uno che sa vincere le elezioni, o che sa farsi eleggere, ma non sa governare, o non gli interessa, non ha tempo. Non ha capacità progettuali, non ha grandi visioni. Non è richiesto questo. Non sa come cambiare veramente le cose, e vive di slogan, ripete a pappagallo le cose che ha imparato nel corso della sua carriera politica: quali sono i problemi della Calabria, che si dovrebbe sviluppare il turismo, che bisogna valorizzare le risorse locali, bla bla bla. Le balle che ci raccontano in campagna elettorale, insomma, che sono ormai note a tutti a memoria. E’ da decenni che abbiamo sempre gli stessi problemi ( e le stesse balle). E perché ce li mandiamo noi questi qua? Perché gli elettori calabresi, senza offesa (sono anch’io calabrese) sono poco esigenti. Si accontentano di poco, di qualche favore, qualche raccomandazione, qualche incarico, diciamo pure qualche promessa-balla, che sanno pure che mai si avvererà, ma tanto non hanno nulla da perdere. Il nostro “politico” di turno avrà un comportamento molto simile a quello che lo ha preceduto, molto simile a quello che lo seguirà, di destra, centro o sinistra. Il nostro politico, quando arriva, ha preso tanti di quegli impegni che non potrà fare altrimenti. E cosa ci dobbiamo aspettare da questi? NIENTE. Noi non abbiamo aspettative. Siamo abituati che qua le cose non cambieranno mai. I cambiamenti sono lenti, lenti, lenti, lenti. Cambiamo proprio le cose che non si può fare a meno. Arriva anche qui internet, il cellulare, la ADSL, ecc. Il resto è un trend in negativo. Vent’anni fa c’era attivismo, ideali, valori…oggi, vuoto assoluto. Una volta si bocciava, a scuola. Oggi no. In definitiva, cosa faranno i nostri politici? Dimezzeranno i tempi di attesa per fare una TAC? E poi, come farà il nostro amico fri fri a ricevere le raccomandazioni? E come farà ad avere il suo pacchetto di voti? Non è che forse sono proprio loro i primi a non volere che le cose cambino? Perché poi finisce la loro ragione di esistere? Quindi o non vogliono, o non sanno, o non possono. Non sanno, perché non sono abituati, i nostri politici, a formulare grandi idee di sviluppo, accompagnati da concreti fatti operativi. Di slogan, a quintali. Di fatti, 0. Non sanno. Non sanno. A vincere le elezioni, si. Governare, è una parola grossa. Già se si riuscisse a fare l’ordinario…E se anche fossero capaci, avete idea del burocrate tipo che ci ritroviamo? Quello che… mo che ho il posto fisso pubblico non farò più un cazzo e me ne fotto tanto i sindacati (facessero una riflessione e togliessero il culo dalla poltrona) ci proteggono. Anzi, spesso ricevono le raccomandazioni, e diventano ingranaggi di gestione del potere, per pagare il conto a chi li ha messi li. Mai sentita la frase del politico navigato…ho tanti di quegli amici in giro…Con loro noi dovremmo diventare una regione moderna, europea? I politici, non le fanno queste cose, innovative, cambiare..Non le fanno primo perché non sanno, e sono insicuri. E poi, chi li chiama? Non vogliono. La gente non ha questo tipo di aspettative, e queste cose non le capisce. Quindi, perché mai un amministratore si dovrebbe imbarcare in un progetto innovativo, che non conosce, dove si sente insicuro, dove non ha gli uomini giusti, dove il rischio di fallire è alto e rischia di perdere la faccia, dove nessuno glielo ha chiesto? E’ meglio fare un bel cazzo di niente, che è più o meno quello che si aspetta la gente, dove non devi rompere a nessuno, non devi impegnare nessuno, non devi litigare con i burocrati, farli lavorare ecc. Anzi, il nostro bravo amministratore utilizzerà il tempo a farsi bene i cazzi suoi e del suo elettorato clientelare, di destra e di sinistra. E poi cambiare le cose, fa perdere consenso, quindi le elezioni. Anche a livello nazionale. Se in un mondo globalizzato per stare al passo l’Italia dovrebbe fare 1 metro al’ora, al massimo fa 10 cm al giorno. A furia di compromessi, mediazioni ecc. Non si pensa al bene comune, ma solo al proprio mulino. Prima io, poi io, alla fine gli interessi generali. Cosa sta diventando questa terra martoriata calabrese? La terra dei furbetti del quartierino, come qualcuno citava di sopra. Se sei furbo, sopravvivi, vai avanti, fai carriera. Quanta gente c’è da noi che occupa incarichi dirigenziali e non capisce un cazzo? Provate a immaginare. Gli intelligenti, quelli che alla fine risolvono i problemi, fanno le cose, curano le persone, sanno fare le ricerche, vanno via, dove funziona ancora la meritocrazia. Qua da noi la meritocrazia? Zero e porto zero. Cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli? Studiate? Imparate? Che poi vi servirà? Tutt’ al più servirà ad illuderli, a fargli credere che se sono bravi faranno carriera. Poi prenderanno la più grossa delle fregature della loro vita. E’ meglio che li attrezziamo per la realtà: gli insegneremo a non avere valori, a non avere ideali, perché queste cose ormai appartengono ai fessi, non ci crede più nessuno. Dovranno essere furbi, o imparare a riconoscerli, i furbi, così si potranno difendere. Gli dovremo dire che se vogliono vivere qui, devono adeguarsi al sistema, senza fare troppe storie. Noi non abbiamo il posto fisso, e quindi dipendiamo in tutto e per tutto dalla politica. Se avessimo il posto fisso pubblico, saremmo uomini liberi, di votare chi ci pare, alzeremmo il livello delle aspettative, costringeremmo a far studiare i nostri politici, imparare cosa è l’economia, i processi di sviluppo ecc. Invece è meglio che rimaniamo così come siamo, abituati al peggio. Se avessimo il posto fisso privato, dovremmo obbedire al nostro padrone, che ci dirà per chi votare. Il problema è tutto qui. Se non si diventa indipendenti dal punto di vista economico, il sistema rimarrà questo.Quelli che sono indipendenti, turano il naso e vanno avanti. Avete letto “Gli indifferenti” di Moravia? Più o meno così. E chi ha interesse ha svilupparci? Chi può farlo. Certamente non i nostri bravi amministratori locali, provinciali, regionali di ieri e oggi, per i motivi che abbiamo visto prima. Certamente non quelli di domani, che spesso sono degli yes-man che affollano le segreterie di partito e sono teste vuote che non possono diventare potenziali concorrenti per i nostri politici di rango, che si circondano di queste mediocrità, a destra e a sinistra. E allora chi, quelli nazionali? Ma se già non riescono a fronteggiare i problemi del paese, figurati la Calabria. A chi interessiamo noi? Cosa abbiamo? Siamo lontani, non abbiamo materie prime, abbiamo un sacco di problemi, i tassi bancari sono tra i più alti, abbiamo le tasse, i sindacati ecc. Quindi? Siamo fottuti. Non si può sviluppare la Calabria. Possono svilupparsi i calabresi, andando via. Hanno fatto bene i nostri amici di sopra ad andare via, hanno fatto in tempo. Io non so quanto tempo abbiamo ancora. E badate che questo non è pessimismo, è realtà. Questa terra non ha futuro. Anche noi abbiamo i problemi ambientali. La vera furbizia è questa, andare finchè c’è tempo. Lasciare questa terra ai furbi, che si sbranino tra loro. Noi da soli non potremo farcela. Non si offendano, i calabresi. Non facciano questioni di orgoglio. Siano realistici. Mettano da parte le ragioni del cuore, vedano le cose come sono. Gli altri hanno altre cose da fare. Quindi, in definitiva, siamo fottuti. Non c’è altra spiegazione. Per essere una regione europea la Calabria deve trasformarsi, cambiare. Ma questo costa molto, in termini di consensi. Non c’è cosa più brutta delle resistenze al cambiamento. L’unica cosa che possiamo fare, è andarcene. E non tornare più. Come hanno fatto gli amici di sopra. Ci pensino tutti, soprattutto i giovani.

Anonimo ha detto...

Bravissimi Iacona e C. continuate così, non lasciatevi intimidire dalle reazioni dei politici sul servizio sulla sconosciuta Fasciani, in fondo era prevedibile questa reazione che non fa altro che confermare che la politica è ormai appannaggio di una oligarchia di privilegiati il cui unico scopo è spolpare il paese, a proprio beneficio, della ricchezza che i cittadini producono.
Spero che i cittadini di questo paese, capaci di scendere in piazza solo quando si vince un mondiale di calcio, si comincino a mobilitare contro questa politica che ci sta portando ai livelli di un paese sudamericano.

ferdinando lattanzi

Melina2811 ha detto...

Ciao e buon fine settimana da Maria da Catanzaro.