11 marzo 2007

Passato, presente e chissà di Loriano Macchiavelli

Sarti Antonio viene incaricato di sorvegliare una mostra numismatica a Palazzo Enzo a Bologna. Una sera dei ladri riescono a rubare tre preziose monete dal valore inestimabile.

Colpa di Sarti Antonio, che si è fatto passare i ladri davanti agli occhi, non è vero Raimondi Cesare, ispettore capo? Tutto troppo semplice.

Per punizione Sarti viene mandato di pattuglia al Pilastro, anche allora un quartiere considerato a rischio. Una sera incontra un ragazzino, Claudio, mentre sta rubando le ruote di una macchina. Sono al Pilastro, d'altronde: cos'altro potrebbe fare un ragazzo? Che altre aspettative potrebbe avere un ragazzino, nel quartiere del Pilastro? Studiare? Trovare un lavoro?

Sarti non si rassegna a questo destino già scritto e trova un lavoro al ragazzo, in un officina. Si affeziona a quel ragazzo: finché un giorno qualcuno non lo uccide, con un colpo di fucile alla nuca. Sarà stato qualcuno del Pilastro stesso: tutto troppo semplice.

Ma la verità non è questa: quella troppo semplice e banale per cui gli abitanti del Pilastro sono tutti ladri, assassini, spacciatori di droga e prostitute.

E Sarti non è disposto ad archiviare il delitto come uno dei tanti che capitano in una grande città, in un quartiere degradato: perché si sente addosso una certa responsabilità.

Perché Sarti Antonio è un poliziotto molto particolare: magari poco sveglio ma onesto. Se è disposto ad andare in piazza a caricare un corteo di femministe o studenti, non vede il motivo per restare fuori dalla morte del piccolo Claudio.

Sarà Rosas, a portare il nostro sergente a guardare oltre la verità di facciata per cercare i veri assassini:
“Sai una cosa? Tu non ti sei accorto che tutta la storia si è svolta dietro un paravento e che tu non hai visto che il paravento. Il Pilastro è un paravento; come pure la povertà, la droga, il furto, gli omosessuali, tutto quanto hai incontrato sulla strada. Se guardiamo dietro il paravento, sai cosa troviamo? Troviamo ricchezza, un mondo diverso, organizzato, che non lascia spazio all'improvvisazione.” Chissà che gli assassini del Pilastro non siano persone dietro quel paravento?

C'è uno scambio di battute significativo, con l'agente Cantoni, ad inizio libro, dopo che Sarti fa conoscenza col piccolo Claudio.
“Che cazzo stai a discutere con questa gente? Se potesse, ci ucciderebbe!
Vorrei sapere perché?
Perché siamo questurini”.
E' vero, qualche anno più tardi dei carabinieri furono uccisi al Pilastro. Solo che a sparare erano stati dei poliziotti e la gente del Pilastro non c'entrava per niente. Era stata la banda della Uno Bianca.
Oltre al quartiere del Pilastro, sono loro due i protagonisti della storia: così diversi e che, proprio per questo, si completano a vicenda:
“Se c'è un tipo di uomo che Sarti Antonio, sergente, non riesce a sopportare è proprio Rosas: trasandato incomprensibile, magari sporco. E cieco. Cieco come una talpa.
Se c'è un mondo che Rosas odia, è proprio il mondo di Sarti Antonio, sergente: repressivo, privo di cultura, cieco, al servizio di una classe ... e chissà che altro ancora!”

C'è una bella poesia, che Macchiavelli fa scrivere al ragazzo che poi viene ucciso: descrive in pieno la condizione di degrado e di emarginazione nella quale era costretto a vivere.
La poesia si chiama Bimbo:

Bimbo
Ti hanno
costretto a nascere,
e sei nato.
Per punizione
dovevi vivere,
e hai vissuto.
Per te c'era
la morte,
e morendo
hai obbedito.
Una volta,
ti hanno fregato:
ora non ti fregan più.

Il libro online su internetbookshop.
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1 commento:

vittoria ha detto...

uno dei libri più belli che io abbia mai letto, e a mio avviso, il più bello dei "sarti antonio".