05 novembre 2013

Report – Unione di fatto

L'Europa come gli Stati Uniti, una diversa visione dell'unione e anche delle politiche (oggi assenti) in ambito industriale, fiscale, del lavoro, della difesa.

Ma anche il carcere per ricchi, e le pensioni per i commessi del Senato (in un paese dove le leggi non sono uguali per tutte) e l'authority per il terzo settore che non c'è (e dove ogni onlus o associazione di volontariato può fare come gli pare).


Prima di iniziare col servizio sull'Europa che potrebbe essere, il consueto sondaggio sul tema “col denaro si può comprare tutto?”.

Tema interessante visto che si riallaccia alla questione Ligresti-Cancellieri: se fosse stata in America, Giulia Ligresti avrebbe potuto chiedere una cella de luxe, come quelle che ci sono in California. Celle single da 150 dollari a notte, linde e pulite con tanto di televisore al plasma.

Giusto o sbagliato? Coi soldi della cella a cinque stelle si riempiono le casse della Contea e si fanno contenti i cittadini. Ma cade un principio: anche in carcere le persone non sono uguali alle altre (e d'altronde quanti cittadini conoscono il numero di telefono del ministro della giustizia?).
Votate sul sito di Report.

La stampante 3D c'è anche in Italia, l'hanno realizzata al FABLab di Reggio Emilia: peccato che questa scoperta, che rivoluzionerebbe il settore manufatturiero in non venga sufficientemente difesa né dall'Italia né dall'Europa.


Anche negli Stati Uniti la stampante 3D e i FABLAB esistono. Il presidente Obama ha varato una legge, il “Fablab network lab”, per insediare in ogni Stato federale, con uno stanziamento di 1 miliardo di dollari concesso dal Congresso. Obama ha capito che questa scoperta aiuterà la crescita di nuove startup, renderà più semplice la realizzazione dei prototipi di nuovi prodotti che addirittura, in un futuro lontano, potranno essere comprati online e realizzati a casa, con una stampante 3d domestica.

Perché non si fa in Europa?


Non esiste una visione e una politica industriale europea (e d'altronde non esiste nemmeno una politica industriale in Italia): la commissione industria non ha competenze che i singoli stati si tengono strette, dove prevalgono gli interessi del più forte (oggi la Germania).

Così alla Dallara, a Parma, devono andare negli Stati Uniti (ancora), per trovare un partner con cui lavorare per il loro simulatore virtuale. Un prodotto su cui hanno investito il 30% del fatturato, con cui simulare la guida su macchine e motori che non esistono ancora.
Anziché creare posti di lavoro e benessere in Italia o in Europa, lo farà nello stato dell'Indiana: il governatore di questo Stato ha come mandato il dover creare posti di lavoro e stipendi alti.
In questo stato la politica industriale è stata quella di concentrarsi su pochi settori, tra cui il motorsport. Gli incentivi concessi (per ricerca e sviluppo) concesse dallo stato federale torneranno indietro sotto forma delle tasse pagate dai nuovi posti di lavoro.

Certo, noi possiamo vantarci di aver tolto l'IMU per tutti...

I trasferimenti federali.
Sono stati i trasferimenti federali dallo stato centrale a salvare la California negli anni della crisi 2007-2008: il 20% del PIL USA è destinato a questi trasferimenti con cui si aiutano gli stati in difficoltà, perché durante i periodi di crisi imporre il pareggio di bilancio (come qualcuno voleva fare anche lì) è sbagliato. L'austerità senza spesa pubblica avrebbe messo in collasso il sistema.

Come è successo in Grecia, dopo la cura della Troika, che ha imposto tagli al pubblico e nuove tasse, distruggendo l'economia del paese e portandolo ad una situazione drammatica, con nuove tensioni sociali che minano la tenuta sociale.
Effetto collaterale della troika e dei famigerato pareggio di bilancio è anche l'arrivo dei nazisti di Alba dorata (e dei tanti partiti euro scettici ).

Negli Stati Uniti Michele Buono ha mostrato l'esempio della Tesla: grazie ad un prestito (restituito!) da 500 ml di dollari è riuscita a fare quegli investimenti che oggi l'han fatta diventare un'azienda innovativa che funziona. Producono auto elettriche “on demand”: non ci sono magazzini dove mettere le auto invendute. A questo si è arrivato investendo su una automazione spinta, creando un nuovo modello industriale.

E ora pensate agli stabilimenti ex Fiat in cassa integrazione mantenuti coi soldi pubblici …

Tutta colpa dell'Euro?
“Con l'euro gli italiani saranno più sicuri” diceva Prodi nel 2002. L'Europa è unita solo dalla moneta, non dall'economia, che è scollegata. Non da un'unica politica salariale. Non da un'unica banca federale che mette sullo stesso piano le aziende europee per l'accesso al credito.



Così le aziende tedesche possono uscire sul mercato con prezzi migliori dei nostri, pur avendo simili costi del lavoro e dell'energia: il giornalista faceva l'esempio dell'IMA di Reggio Emilia (settore macchine per sterilizzare bottiglie). L'azienda paga un maggiore costo del denaro rispetto al concorrente tedesco.

Ma come si può fermare la locomotiva tedesca: bisognerebbe che si alzassero i minimi salariali in Germania. Questi sono tenuti bassi per migliorare l'export, ma oggi se si abbandonasse l'austerity ne beneficerebbero gli stessi tedeschi che gli altri paesi europei. 

Ma chi lo va a dire alla Merkel? L'Europa ha solo l'1% del PIL da investire come bilancio, e circa la metà finisce nei sussidi per l'agricoltura. Che guarda caso, favorisce i grossi coltivatori (del nord) con grossi appezzamenti di terreno, a prescindere dalla qualità dei loro prodotti.

L'importazione delle merci.
Abbiamo l'unione delle dogane, ma alla fine ogni paese fa come gli pare, per il pagamento dei dazi nell'import delle merci fuori Europa.
Così, siccome l'Italia è danneggiata dal tessile cinese, ha dazi alti per sdoganare le merci dalla Cina. Non è così a Praga e nemmeno in Inghilterra, dove non c'è un tessile da difendere.
Succede allora che le magliette cinesi arrivano via camion da Praga e così continuerà, finchè ogni paese si fa i fatti suoi.

Formazione scuola.
Il modello tedesco prevede per gli studenti un periodo di lavoro dentro aziende, dove gli studenti lavoratori ricevono pure uno stipendio.
Almeno questo modello potremmo adottarlo, mettendo fine al sistema degli stage gratuiti.

Il mercato dell'energia.
Dal punto di vista dell'energia ogni paese fa storia a se: le reti interagiscono in modo autonomo, non esiste una politica unica che fa “parlare” la rete francese con quella italiana.
Eppure l'energia andrebbe prodotto nei paesi dove è più efficiente: in Italia il solare, in Germania l'eolico.

Se l'Europa fosse unita, potrebbe trattare con Putin per il gas da una posizione più favorevole: non come oggi dove tutti gli accordi sono stati fatti da Berlusconi e Putin.

E pensare che è anche il costo dell'energia che sta mettendo in crisi le nostre imprese.

La difesa.
Esistono 27 eserciti, 27 marine, 27 aviazioni: ogni paese fa storia a sé, con i suoi programmi di difesa e con le sue linee di prodotti. Col risultato di moltiplicare i costi (soldi nostri!!!), di non poter usare pezzi di ricambi italiani su mezzi tedeschi.
Ognuno, come per l'energia, si fa i fatti propri e questo costa all'Europa circa 200 miliardi, come se vivessimo ancora nel XIX secolo. Come se la Germania volesse ancora invadere la Francia ..

Così l'Italia spenderà almeno 14 miliardi per il caccia F35, che renderà felici gli americani ma anche il ministro Mauro (cattolico, per cui la pace si difende con le armi) e perfino il presidente della Repubblica.
Ma quando abbiamo dovuto fare la guerra alla Libia non avevamo i ricognitori e alla fine abbiamo dovuto appoggiarci agli americani.

Eserciti distinti e ambasciate distinte.


Ogni paese fa storia a se: quello che pesa oggi, nella politica estera, è il peso dentro il Cosniglio di sicurezza ONU, dove siedono solo Francia e Inghilterra. L'Europa non esiste.

Il futuro europeo.


L'austerity, gli egoismi nazionali, l'aver svuotato l'Unione dai suoi valori iniziali, stanno distruggendo quel poco di unità europea che ci rimane. 
Servirebbe un governo europeo con un presidente eletto, per far sì che l'Europa federale possa sedersi ai tavoli economici e nelle sedi mondiali come un'unica entità politica economica.
Come si arriverà a questo? Per intanto basterebbe non mandare a Bruxelles politici trombati ma persone competenti.
E smetterla di usare l'Europa come parafulmine (“colpa dell'Europa” per immigrazione, euro forte) o per giustificare scelte dei singoli governi (“ce lo chiede l'Europa”, su articolo 18, amnistie o acqua pubblica).

MILENA GABANELLI IN STUDIO Quindi, smantellate le acciaierie perché sono andate da un’altra parte, si sono organizzati per progettare una nuova economia. Perché tanto indietro non si torna. Che ne sarà di Taranto se non si riuscirà a risanare l’Ilva? Sicuramente tante idee per riempire i convegni e poi la storia finisce lì. Eppure noi in Europa abbiamo: una migliore politica sociale, una migliore politica sanitaria, un miglior sistema scolastico, una migliore ridistribuzione del reddito e un patrimonio storico artistico culturale che nessun paese del mondo si sogna. Se consolidassimo un unico bilancio, forse scopriremmo che siamo ben più ricchi degli americani. Basterebbe questo a metterci d’accordo? E intanto qui che cosa ci attende? Ultimo rapporto dei nostri servizi: “il perdurare della recessione economica e la precarietà del quadro politico industriale che aggrava le incertezze sulle prospettive di ripresa, continuano ad alimentare diffuse tensioni sociali. Converge il dissenso organizzato, recrudescenza della conflittualità attestata su livelli di rischio elevati”. Abbiamo capito tutti che cosa vuole dire. Ora, siamo dentro ad un mondo che non esiste più; bisogna fare dell’Europa uno stato vero, con un presidente eletto da tutti i cittadini e non dal consiglio europeo che fa le trattative a porte chiuse e con un parlamento che non avendo l’ultima parola non si capisce che cosa parlamenti. E noi in Italia cosa possiamo fare? Intanto non mandare a Bruxelles i trombati, ma politici competenti, che conoscano almeno le lingue per dare battaglia anche in prima persona per avere regole comuni. Poi ci guardiamo in casa e le regole comuni facciamo fatica ad averle anche qua. 

Qui potete scaricare il pdf della puntata.


Non servono particolari requisiti, non servono particolari competenze. Eppure è un mestiere dove si è pagati bene, devi dare retta a degli anziani signori (“prego, si accomodi”) e si può andare in pensione a 52 anni.

Alla faccia del paese dove le leggi valgono per tutti (e poi vorremmo far valere le stesse regole in Europa?).


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