08 settembre 2008

Blu Notte: Tangentopoli

Blu Notte racconta la storia di Tangentopoli e dei due anni cruciali della nostra storia: corruzione, rivoluzione e restaurazione.

Una rivoluzione all'italiana, però, dove tutto cambia affinchè non cambi nulla. Dove dopo l'ondata iniziale di furore morale, arriva l'onda che rimette tutto a posto. Ma come ogni rivoluzione, si hanno i morti, gli eroi, i traditori, e le sue contraddizione e misteri.

Tutto inizia con la tangente per il Pio Albergo Trivulzio: l'imprenditore Magni, stanco di pagare tangenti per lavorare con la sua impresa di pulizie, denuncia il presidente Mario Chiesa al procuratore Antonio Di Pietro.

E' il 17 febbraio 1992: siamo nella Milano da bere, delle grandi opportunità e dei grandi affari sporchi. Dove tutti sanno che la politica è una cosa sporca, ma nessuno sa quanto è esteso il marciume. Chiesa viene arrestato per concussione.
Di Pietro scopre i conti correnti all'estero di Chiesa, ex assessore socialista a Milano. Finchè il 27/3/1992, dopo qualche settimana in cella, inizia confessare. Le tangenti a uomini politici; il mecccanismo della pallina ghiacciata; il registro delle tangenti che vede coinvolti anche Tognoli e Pilliteri.Ma i magistrati aspettano le elezioni dell'aprile 92 per far esplodere la bomba (a dispetto di quanti parlano di fini poiltici).

Le elezioni del 92.
Il clima in Italia è particolare: sono le prime elezioni dopo il crollo del muro di Berlino, con i nuovi equilibri internazionali che si stavano sfaldando; era arrivato in Cassazione il maxi processo a Cosa Nostra.
Per la prima volta i boss mafiosi venivano condannati al carcere a vita.C'era stata la guerra della mafia allo stato: The Observer dopo le bombe a Capaci e in via D'Amelio scriveva che "l'Italia stava diventando come una repubblica delle banane".
L'economia era in crisi: nel 1992 la lira era uscita dal sistema monetario europeo.
In questo clima, le elezioni "terremoto" del 92 segnano la disfatta dei partiti tradizionali (PCI, DC, PSI..) e la crescita di due nuovi partiti: la Rete e La Lega (che arriva al 8,7% nazionale).

I primi avvisi di garanzia contro gli imprenditori arrivano il 6 aprile: si genera un effetto domino. Per paura di rimanere in carcere, e per non correre il rischio che essere coinvolti dalle confessioni di altri indagati, tutti gli imprenditori vuotano il sacco.

Nasce l'inchiesta "Mani pulite" e il 27/4 si forma il pool: oltre a Di Pietro, i sostituti Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo.
Il giornalista Piero Colaprico conia la definizione di "Tangentopoli": Milano come la città delle tangenti.
Gli arrestati raccontano il meccanismo delle tangenti, divise tra tutti i maggiori partiti, secondo proporzioni fisse:2/5 al PSI
1/5 alla DC
1/5 al PCI
Il resto ai partiti minori.
Questa la distribuzione delle tangenti a Milano: gli imprenditori si mettevano assieme in cartelli e mandavano dal politico un solo manager, a volte.
Con le tangenti si mettevano al riparo dalla concorrenza, ma alla fine si arrivava a progetti che avevano un costo più alto.

Negli interrogatori, i pm ricorrono a vari sistemi per far parlare politici e manager: bluff, provocazioni e, per la prima volta, ricostruzioni a computer dei traffici.

Finiscono in carcere vari politici: Pollini, ex tesoriere PCI. Roberto Mangini, ex vicepresidente SEA della DC. Roberto Zamorani della Italstat. Sergio Cusani (manager Ferruzzi): "la galera era per noi un orizzonte sconosciuto ... fu uno shock".
Pur di uscire in fretta, molti fanno subito i nomi: tanto è il panico di essere arrestati e finire a S. Vittore, che alcuni addirittura arrivano a confessare al citofono.

Il ruolo dei tifosi
A seguire le indagini e a fare un tifo, spesso da stadio, c'è anche la gente. Oltre ai cronisti di giudiziaria che aspettano davanti al palazzo di Giustizia. Ci sono anche i partiti politici esclusi dal sistema delle tangenti: come MSI e Lega. Fino ad arrivare all'episodio dell'esposizione del cappio, alla Camera, il 16/3/93, da parte dell'onorevole della Lega Luca Leoni Orsenigo. Ci sono i giornali, che tutti seguono gli sviluppo supportando le indagini. I magistrati del pool sono ancora gli eroi.

Le vittime della rivoluzione.
Sono 31 i suicidi avvenuti tra il 1992 e il 1994, di manager e politici coinvolti
: molti si uccisero fuori dal carcere, per il clima che si era creato nella pubblica opinione. Queste persone, passavano dall'essere padreterni, ad essere additati come ladri: subivano il marchio di infamia senza capire il perchè. Spesso anche colpa dei giornali, incapaci di contenere il tono di titoli e articoli.

Sergio Moroni: tesoriere del PSI in Lombardia, si suicidò il 2/9/1992, dopo aver scritto una lettera al presidente della Camera Giorgio Napolitano dove accusava i magistrati di "usare strumenti da inquisizione ..strumenti coercitivi per far parlare le persone".
Il segretario del PSI Craxi in un intervista disse che i magistrati "hanno creato un clima infame".
Ma la realtà è che per la prima volta, chi commetteva questi reati pagava la pena prescritta dal codice, galera compresa. E che, come spiegava Davigo, le conseguenze dei dleitti ricadono su chi li commette, non su chi li scopre.

Gabriele Cagliari (presidente Eni): indagato nel 1993 per una tangente da 4 miliardi all'Eni e per i fondi neri gestiti da Pacini Battaglia.
Fu arrestato il 8/3/1993. Riceve un altro provvedimento di custodia cautelare dal pm De Pasquale per le tangenti Sai (Ligresti).
Si suicida il 20/, mentre il Gip Grigo stava decidendo dell sua scarcerazione.Anche lui scrive una lettera prima di morire: i giudici usano "il carcere come strumento di lavoro".

Scoppiano le prime polemiche sui giornali (oltre che da parte dei politici coinvolti).Il suicidio più eccellente e misterioso è quello di Raul Gardini, il 23/7/1993. Era indagato per la maxi tangente da 150 miliardi Enimont; un suo manager, Garofalo, arrestato stava parlando in carcere.Gardini aveva dato ai magistrati milanesi disponibilità a rivelare le sue informazioni.

Altro suicidio "misterioso" quello di Sergio Castellari, ex D.G. del ministero delle Partecipazioni Pubbliche.Trovato morto il 25/2/1993, vicino Roma.

Le vittime politiche
I vecchi partiti politici vengono spazzati via dalle inchieste sulla corruzione. Perchè la politica costa: costa il controllo sul territorio, il mantenimento delle sedi e delle clientele. I gruppi dirigenti si erano abituati ad un tenore di vita alto. I giornali di partito costanavano; costavano le campagne elettorali, i congressi le sedi ..
La DC di quegli anni costava 60-70 miliardi/anni (4 miliardi per la sola Milano).
Il PSI costa 60 miliardi di lire/anno.

E per queste spese il finanziamento pubblico non basta.
Serviva il flusso di denaro del finanziamento illecito: circa 10000 miliardi di lire/anno, soldi che non sempre finivano nelle casse dei partiti, perchè era un circuito di denaro molto discrezionale.

Flusso che veniva pagato da imprenditori, ma che ricadeva sulle spalle dei cittadini: per tasse più alte; per cattedrali nel deserto; per progetti che finivano per costare più del dovuto; per servizi (come la sanità) che costavano più del necessario.

A Milano si è stimato che la MM3 sia costata 192 miliardi/km.
Ad Amburgo 45.
I costi per il passante sono stati di 100 miliardi/km per 7 anni.
A Zurigo è costato 50 miliardi.
Negli anni 80 il debuto pubblico è salito alle stelle: si è passati (rapporto PIL/debito pubblico) da 60% nel 1980, al 118% nel 1992.
Il simbolo di questo potere, a Milano, era il PSI di Bettino Craxi.

Chiaro che, a questo punto le indagini si muovessero su di lui.
Iniziò quella che Feltri, con molto buon gusto chiamò la "caccia al cinghiale".

Si iniziò ad indagare su manager a lui vicini, come il costruttore Ligresti. Poi si arrivò al segretario amministrativo Vincenzo Balsamo.

Il 3/7/1992 Craxi fece il famoso discorso alla Camera: se le indagini della magistraura fanno emergere dei reati da codice penale, gran parte del sistema politico sarebbe un sistema criminale. Come a dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Tutti sapevano dei finanziamenti illeciti: Craxi chiede così al Parlamento una risposta politica all'emergenza.
Il 15/12/1992, Craxi viene raggiunto all'Hotel Raphael di un avviso di garanzia.
E la politica ci prova a stoppare l'emergenza: il 5/3/1993, il presidente del Consiglio Amato emana 2 decreti. Di fatto si depenalizza il reato di illecito ai partiti.

Il "Colpo di spugna" indigna i magistrati ma anche i cittadini, che vengono informati di quanto accade dai giornali.
Il presidente della Repubblica Scalfaro non firma i decreti.
Il 30/4 la Camera nega l'autorizzazione a procedere: si dimettono alcuni ministri del governo Ciampi.
Di esponenti del MSI e della Lega.

Quella sera, quando Craxi uscì dall'albergo, i manifestanti lo bersagliarono con lanci di oggetti, insulti e soprattutto monetine mentre parte dei dimostranti, sventolando banconote da 50 o 100 mila lire, intonavano in coro "Vuoi pure queste? Bettino vuoi pure queste?" sull'aria della canzone "Guantanamera".
Il 5 maggio, Craxi fuggì ad Hammamet, una latitanza che presto si sarebbe chiamata esilio.

Mani pulite si allarga
Mani pulite si allarga a Napoli, con le inchieste sulla mala sanità dell'ex ministro De Lorenzo (tra i morti di Mani Pulite si dovrebbe mettere anche le persone morte per mala sanità) e il direttore del servizio farmaceutico Poggiolini.
In Sicilia, il sistema delle tangenti aveva un altro interlocutore: la mafia. Che stabiliva anche i criteri di rotazione delle imprese sugli appalti.

In totale vengono coinvolti dall'inchiesta importanti politici: Martelli (PSI), Craxi (PSI), La Malfa (PRI), Altissimo (PLI), A. Gava (DC), Pomicino (DC), Forlani (DC).
Sono 3000 persone quelle rinviate a giudizio, solo a Milano. Ma in realtà Mani Pulite portò in luce solo una minima parte degli illeciti.

Il coinvolgimento del PDS- PCI
Il manager Lorenzo Panzavolta (Calcestruzzi) parò ai magistrati delle tangenti versate al PCI, tramite Primo Greganti, dopo la metà degli anni 80. Il compagno G. nonostante la galera, non confessò mai nè ammise le colpe contestategli.

I processi
Il primo processo che si celebrò fu quello contro Mario Chiesa: 6 anni per concussione.

Ma il processo per eccellenza fu quello per la Maxi tangente Enimont, con Sergio Cusani e il suo avvocato difensore Spazzali da una parte e il magistrato Di Pietro dall'altra.
In quel processo passano come testimoni o imputati tutti i maggiori politici: Craxi, Bossi, forlani, Pomicino, Gava, Altissimo, La Malfa, Del Pennino. Tutti condannati.

Il cambio di regime: l'Italia nelle mani giuste
Nel frattempo l'Italia stava cambiando: c'erano state le stragi del 93.
Le bombe usate come strumento di comunicazione politica dalla mafia: sia come parte di una trattativa, sia come parte di una strategia politica, per destabilizzare il paese in vista delle elezioni.
Servivano nuovi equilibri, anche per la mafia: che dalla strategia bellica dei corleonesi di Riina, seguiva ora una strategia politica.
Servivano nuovi partiti politici.

La Restaurazione
Il 1993 inizia con la manovra da 100000 miliardi del governo Amato, e continua con l'opera di privatizzazione delle aziende di stato.
Ma quello che cambia gli scenari politici è la discesa in campo del presidente di Fininvest (raggiunta dalle indagini del pool) Silvio Berlusconi: il 16 gennaio la videocassetta mandata in onda su tutti i canali; il 27/3 la vittoria alle elezioni.

Sembra che nei primi mesi del gverno, Berlusconi voglia mantenere un buon rapporto con i magistrati del pool.
Tutto cambia il 8/7, col mandato di comparizione durante la conferenza sulla criminalità a Napoli.Il 13 luglio, il governo ci prova: col decreto "salva ladri", del ministro Biondi, che rivede il i termini di custodia cautelare.

Da allora cambia l'aria: i magistrati non sono più eroe, ma dei Torquemada che con un colpo di mano, hanno spazzato via la migliore politica del paese. Il tifo dei cittadini inizia a raffreddarsi.
Iniziano gli attacchi e le ispezioni ministeriali al pool di Milano.

L'ondata emotiva che voleva cambiare l'Italia si ritira: inizia la Restaurazione. Che verrà portata avanti a colpi di riforme alla giustizia (pentiti, prescrizione reati, intercettazione, giusto processo, ..) e a colpi di disinformazione sui mezzi di informazione.

Nel Gattopardo il protagonista afferma che “cambia tutto perché non cambi niente”.
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3 commenti:

Anonimo ha detto...

E DOPO QUELLO CHE HAI SCRITTO HANNO ANCORA RAGIONE I PM?E ADERISCI AI BLOG DI SX?MAHH!

Anonimo ha detto...

comunque è già buona che siamo al 72 posto come libertà di stampa,d'altronde ogni giornalista se vuole fare strada deve render conto al direttore di testata che a sua volta lo deve all'editore,ora quanti sono gli editori e a che area appartengono o si ispirano o sono in una qualsivoglia maniera vincolati?una volta trovata la risposta si possono suddividere le responsabilità dello stato in cui verte la nostra libertà di informazione piu che di stampa....

alduccio ha detto...

Non ho capito il commento relativo a dare ragione ai pm ...
Spiegatevi meglio