Se il giudice di Modica avesse avuto una idea seppur vaga di come Internet abbia in questi ultimi anni mutato lo scenario della comunicazione in tutto il pianeta, forse il suo punto di vista sarebbe stato differente.
Perché oggi, secondo la legge alla quale si è fatto riferimento nella sentenza, gran parte della comunicazione in rete potrebbe essere considerata "stampa clandestina".
Tutto può a questo punto essere definito in qualche misura clandestino nella rete italiana, qualsiasi manifestazione del pensiero non correttamente bollinata lo è, qualsiasi appunto redatto su un blog, qualsiasi cosa che abiti anche solo pochi secondi dentro la grande rete.
Il mondo si evolve, cambia il modo di comunicare, ma le leggi italiane stentano a capire i cambiamenti.
Mantellini attacca Giulietti, coautore della legge cui si fa riferimento nella sentenza contro Carlo Ruta.
Conclude l'articolo:
Il risultato è comunque sotto i nostri occhi ed apre la strada ad altre prossime iniziative simili: questo paese ha una legge dello Stato capace di chiudere la bocca a chiunque voglia esprimere sul web punti di vista non preventivamente autorizzati.
Lo dicevamo sette anni fa, lo ripetiamo oggi.
Internet in Italia è oggi tecnicamente clandestina. Lo sarà fino a quando non scompariranno dalla scena i vari Bonaiuti, Giulietti, Chiti, fino a quando Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi non torneranno alle loro rispettabili professioni, fino al momento in cui non cambierà radicalmente la comprensione dello scenario della nuova informazione mediata da Internet, che in troppi vogliono adattare a forza ad un mondo vecchio che sta scomparendo.
Si tratta di sforzi inutili ma ci vorrà altro tempo per capirlo.
Sicuramente la legge, firmata anche da Giulietti, ha delle pecche. Ma il punto è che si è oscurato il blog per quello che diceva, non per essere un blog in se.
Abbiamo un problema di adeguamenti legislativi per internet ma anche di libertà di informazione. Battaglia su cui Articolo 21 (e Beppe Giulietti) sono impegnati da tempo.
Perchè è vero che Giulietti è stato relatore della legge, ma come riporta Andrea Sacchini sul suo blog:
E veniamo a Giuseppe Giulietti, relatore del disegno di legge, che in un'intervista a Wayvision dice:
"Questa legge prevede che solo e soltanto chi vuole accedere con la propria attività imprenditoriale ai benefici fiscali, cioé al credito d'imposta, deve registrarsi in Tribunale.
Chi ha un proprio sito 'personale' o anche chi comunque lo aggiorna
periodicamente, ma non è interessato ai benefici, non deve registrarsi da
nessuna parte".
Anche Giulietti fa qualche confusione tra i due registri, ma
è interessante un'altra sua affermazione:
"Ho fatto immediatamente richiesta, e spero che ciò avvenga al più presto, di una circolare esplicativa e ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio, da diffondere in rete e sugli altri mass media, per mettere fine a tutta questa storia".
Ovviamente, della suddetta circolare non si è mai vista neppure l'ombra [..]
Giulietti poi rilasciò un comunicato dove spiegava:
"E non c'è nessun rischio per le cosiddette attività amatoriali e per
le libere attività già in atto nella rete. Non c'è mai stato il problema di
ridurne la libertà e il loro raggio di azione. In ogni caso, siccome non si può
mettere in discussione la libertà della rete, ribadisco che ci sarà immediatamente un chiarimento autorevole e definitivo per ogni allarme e per ogni paura ingiustificata." (fonte)
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