La libertà: quella che la Libia sta riconquistando a caro prezzo, per liberarsi dall'ex amico dell'Italia oggi dittatore. Ma anche la libertà dei giornalisti di poter raccontare i fatti, senza dover sottostare alle regole del governo, senza dover sottostare al pensiero dominante.
Forse, racconta Santoro nell'anteprima , se quacuno avesse raccontato ai giovani libici come se la spassava il figlio calciatore di Gheddafi, si sarebbero incazzati prima.
E quanto sono incazzati i giovani in Italia?
Dalla rivolta libica, mostrata dalle immagini raccolte da Corrado Formigli, alla situazione italiana. Le cose migliori della puntata sono state l'interpretazione di Emma della canzone di Joan Baez (la canzone di Sacco e Vanzetti), l'intervento di Travaglio e le vignette di Vauro.
In studio, gli ospiti che avrebbero dovuto dissertare sulla crisi nel nordafrica e della crisi italiana non hanno dato prova di brillantezza: da una parte Bersani che nonostante tutto lascia l'impressione di aver sbagliato l'ennesimo calcio di rigore, dall'altra parte il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che è riuscito solo a sbilanciarsi sul futuro leader della coalizione di centrodestra ("potrebbe essere della lega").
Arbitri, o assistenti del dibattito, i giornalisti Aldo Cazzullo e Nicola Porro.
La guerra civile in Libia.
Le telecamere di Annozero, con Formigli, hanno mostrato le scene della battaglia di Bengasi, i morti negli obitori, i feriti negli ospedali. Hanno ascoltato i disertori che sono stati sparati per essersi rifiutati di sparare alle persone.
Ma anche la casa di Gheddafi, il salone, il giardino e il bunker. La prigione dove venivano rinchiuse le persone che si permettevano di protestare e dove oggi le persone portano i propri figli per far capire loro cosa voglia dire libertà. Le persone, i giovani si arruolano, in nome di Allah, per la battaglia finale: la nostra jihad, dicono, ma per scacciare il rais.
Quale è la risposta dell'Italia a questa situazione?
Bersani ha voluto sottolineare queste rivoluzioni chuidono una pagina della politica delle democrazie occidentali nel nordafrica. Democrazie, non solo quella italiana, che hanno usato questi regimi per l'approvigionamento energetico e come presunto baluardo degli estremismi religiosi.
L'Italia ha perso la misura nei rapporti con questi regimi - continuava il segretario - mentre Obama faceva il suo discorso all'università de Il Cairo, noi davamo la laurea alla Sapienza a Gheddafi.
Bersani ha anche criticato l'atteggiamento di chi oggi invoca l'Europa dopo averne affossato il ruolo in questi anni.
Porro, dopo aver parlato della cattiva coscienza europea, ha ricordato i miliardi del regime nei fondi libici.
Altro che famiglia povera: è una famiglia che ha le mani su pezzi dell'economia italiana, come Unicredit e Finmeccanica. Porro ha ricordato anche il milione e mezzo di egiziani in Libia per lavoro e in condizioni di semi schiavitù, oggi a rischio per la rivolta.
Il sindaco Tosi ha ricordato i precedenti interventi umanitari, fatti sempre dietro l'esercito americano. L'Europa - composta da quattro burocrati - che prima di oggi sulla gestione delle politiche migratorie non ci ha messo il naso, non può continuare a tenersi fuori, ora che l'Italia chiede aiuto.
Quali proposte ha da fare, il centrosinistra, ribatteva infine a Bersani.
Domanda senza una risposta concreta.
Da Lampedusa, Ruotolo ha intervistato la responsabile dell'UNHCR, Laura Boldrini ha ricordato un problema dentro il problema (dell'esodo dalle costee africane): quello dei rifugiati politici, scappati dai paesi africani, che oggi sono nascosti in Libia col timore di essere scambiati con i mercenari venti da fuori.
La situazione italiana.
Dal TGzero che racconta come la politica italiana ignori i problemi del lavoro e in particolar modo la disoccupazione giovanile, al TG1 di Nicola Porro che ha cercato di dimostrare che la situazione in Italia è grave, ma non peggio di altri.
Abbiamo una disoccupazione giovanile al livello di quella che c'è nella Striscia di Gaza, commentava Cazzullo, ma c'è anche li problema della divaricazione tra ricchezza e cultura.
Da noi non si premia il merito, la cultura, ma la fedeltà al leader (come emerge dalla compravendita di parlamentari che abbiamo sotto gli occhi).
La priorità di oggi, ma anche dei governi del centrosinistra, è stata la riforma della giustizia: riformata in tante maniere, ma senza mai cercare di fornire un servizio del cittadino.
Era così pe rla riforma Castelli, poi lo è stato per quella Mastella (che forse oggi Bersani si dimentica) e continua ad esserlo per la riforma Alfano.
Solo dei tentativi di difesa della casta.
Una casta, che ci fa vergognare di essere italiani.
Lo ha ricordato Travaglio nel suo intervento, dove ha parlato delle dimissioni del ministro zu Guttemberg, del ministro degli esteri francese Alliot Marie. Si dimettono persino in Ruanda, per delle foto con ragazze.
E solo per difendere il prorpio onore, la dignità delle istituzioni, del paese.
Senza tirare in ballo il voto popolare, sondaggi, il terzi grado, la presunzione di innocenza.
Ecco a questo punto: cosa farà il PD col senatore Tedesco ? Il segretario ha ammesso qualche errore, ma a rimandato alla libertà di coscienza delle persone.
Non basta fare il simpatico con la storia dello spiedino padano, corteggiare la Lega sulla questione del federalismo (che non servirà affatto a diminuire le truffe nei comuni come dice Tosi e che aumenterà pure le tasse). Per essere credibili come futura maggioranza, serve altri, una maggiore credibilità, per riconquistare qualche elettore deluso.
Forse, racconta Santoro nell'anteprima , se quacuno avesse raccontato ai giovani libici come se la spassava il figlio calciatore di Gheddafi, si sarebbero incazzati prima.
E quanto sono incazzati i giovani in Italia?
Dalla rivolta libica, mostrata dalle immagini raccolte da Corrado Formigli, alla situazione italiana. Le cose migliori della puntata sono state l'interpretazione di Emma della canzone di Joan Baez (la canzone di Sacco e Vanzetti), l'intervento di Travaglio e le vignette di Vauro.
In studio, gli ospiti che avrebbero dovuto dissertare sulla crisi nel nordafrica e della crisi italiana non hanno dato prova di brillantezza: da una parte Bersani che nonostante tutto lascia l'impressione di aver sbagliato l'ennesimo calcio di rigore, dall'altra parte il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che è riuscito solo a sbilanciarsi sul futuro leader della coalizione di centrodestra ("potrebbe essere della lega").
Arbitri, o assistenti del dibattito, i giornalisti Aldo Cazzullo e Nicola Porro.
La guerra civile in Libia.
Le telecamere di Annozero, con Formigli, hanno mostrato le scene della battaglia di Bengasi, i morti negli obitori, i feriti negli ospedali. Hanno ascoltato i disertori che sono stati sparati per essersi rifiutati di sparare alle persone.
Ma anche la casa di Gheddafi, il salone, il giardino e il bunker. La prigione dove venivano rinchiuse le persone che si permettevano di protestare e dove oggi le persone portano i propri figli per far capire loro cosa voglia dire libertà. Le persone, i giovani si arruolano, in nome di Allah, per la battaglia finale: la nostra jihad, dicono, ma per scacciare il rais.
Quale è la risposta dell'Italia a questa situazione?
Bersani ha voluto sottolineare queste rivoluzioni chuidono una pagina della politica delle democrazie occidentali nel nordafrica. Democrazie, non solo quella italiana, che hanno usato questi regimi per l'approvigionamento energetico e come presunto baluardo degli estremismi religiosi.
L'Italia ha perso la misura nei rapporti con questi regimi - continuava il segretario - mentre Obama faceva il suo discorso all'università de Il Cairo, noi davamo la laurea alla Sapienza a Gheddafi.
Bersani ha anche criticato l'atteggiamento di chi oggi invoca l'Europa dopo averne affossato il ruolo in questi anni.
Porro, dopo aver parlato della cattiva coscienza europea, ha ricordato i miliardi del regime nei fondi libici.
Altro che famiglia povera: è una famiglia che ha le mani su pezzi dell'economia italiana, come Unicredit e Finmeccanica. Porro ha ricordato anche il milione e mezzo di egiziani in Libia per lavoro e in condizioni di semi schiavitù, oggi a rischio per la rivolta.
Il sindaco Tosi ha ricordato i precedenti interventi umanitari, fatti sempre dietro l'esercito americano. L'Europa - composta da quattro burocrati - che prima di oggi sulla gestione delle politiche migratorie non ci ha messo il naso, non può continuare a tenersi fuori, ora che l'Italia chiede aiuto.
Quali proposte ha da fare, il centrosinistra, ribatteva infine a Bersani.
Domanda senza una risposta concreta.
Da Lampedusa, Ruotolo ha intervistato la responsabile dell'UNHCR, Laura Boldrini ha ricordato un problema dentro il problema (dell'esodo dalle costee africane): quello dei rifugiati politici, scappati dai paesi africani, che oggi sono nascosti in Libia col timore di essere scambiati con i mercenari venti da fuori.
La situazione italiana.
Dal TGzero che racconta come la politica italiana ignori i problemi del lavoro e in particolar modo la disoccupazione giovanile, al TG1 di Nicola Porro che ha cercato di dimostrare che la situazione in Italia è grave, ma non peggio di altri.
Abbiamo una disoccupazione giovanile al livello di quella che c'è nella Striscia di Gaza, commentava Cazzullo, ma c'è anche li problema della divaricazione tra ricchezza e cultura.
Da noi non si premia il merito, la cultura, ma la fedeltà al leader (come emerge dalla compravendita di parlamentari che abbiamo sotto gli occhi).
La priorità di oggi, ma anche dei governi del centrosinistra, è stata la riforma della giustizia: riformata in tante maniere, ma senza mai cercare di fornire un servizio del cittadino.
Era così pe rla riforma Castelli, poi lo è stato per quella Mastella (che forse oggi Bersani si dimentica) e continua ad esserlo per la riforma Alfano.
Solo dei tentativi di difesa della casta.
Una casta, che ci fa vergognare di essere italiani.
Lo ha ricordato Travaglio nel suo intervento, dove ha parlato delle dimissioni del ministro zu Guttemberg, del ministro degli esteri francese Alliot Marie. Si dimettono persino in Ruanda, per delle foto con ragazze.
E solo per difendere il prorpio onore, la dignità delle istituzioni, del paese.
Senza tirare in ballo il voto popolare, sondaggi, il terzi grado, la presunzione di innocenza.
Come ogni altro devo assumermi la responsabilità delle mie debolezze e dei miei errori: di quelli grandi e di quelli piccoli nell’agire politico, fino alla redazione della mia tesi di dottorato. Molti potranno chiedersi perché io mi dimetta solo oggi. Anzitutto v’è una ragione molto umana: credo a nessuno riesca facile rinunciare all’incarico che più profondamente gli sta a cuore… È mia convinzione che sia interesse pubblico così come mio proprio interesse che le indagini della procura, ad esempio in rapporto a questioni di diritto d’autore, possano essere condotte in modo rapido, una volta tolta l’immunità parlamentare, se questo fosse necessario. In tal senso do ragione ai miei avversari: effettivamente non ero stato chiamato a fare il ministro dell’Autodifesa, ma il Ministro della Difesa. E concludo con una frase inusuale per un politico: sono sempre stato pronto a combattere, ma ho raggiunto i limiti delle mie forze.
Ecco a questo punto: cosa farà il PD col senatore Tedesco ? Il segretario ha ammesso qualche errore, ma a rimandato alla libertà di coscienza delle persone.
Non basta fare il simpatico con la storia dello spiedino padano, corteggiare la Lega sulla questione del federalismo (che non servirà affatto a diminuire le truffe nei comuni come dice Tosi e che aumenterà pure le tasse). Per essere credibili come futura maggioranza, serve altri, una maggiore credibilità, per riconquistare qualche elettore deluso.
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