Nell'ultima puntata della stagione di Presa diretta, le telecamere sono entrate dentro gli ospedali psichiatrici giudiziari. Dalla presentazione di Iacona sul Fatto quotidiano
Ma prima di parlare della malattia della mente, Presa diretta ha parlato di una malattia che uscisce l'Italia: la corruzione, un male che unisce nord e sud (alla faccia di Padania e Roma ladrona) e che ruba soldi e futuro al paese pezzo dopo pezzo. La corte dei conti ha sancito che i casi di corruzione sono aumentati del 30 per cento. Soldi nostri. Soldi che vengono sottratti alle cure dei malati, allo studio dei nostri figli, alla prevenzione degli infortuni. Non è un reato da poco, la corruzione, come vorrebbero farci credere certi colletti bianchi pizzicati con le mani nella marmellata.
Da Venezia (un funzionario della provincia corrotto), Milano (un sindacalista che chiede al mazzetta ad un imprenditore delle pulizie), Napoli (mazzette per appalti per l'informatizzazione del cardarelli), Varese (funzionari dell'agenzia delle entrate corrotti), fino a Palermo (rilascio patenti facili, presso la motorizzazione civile). Pare che in questo paese si possa comprare tutto e tutti: daltronde swe il cattivo esempio viene addirittura dal parlamento, fino a lambire ministri e presidente del consiglio, non ci si deve stupire se più in basso, altri pezzi dello stato si adeguano.
Tra i casi di cui si sono occupati i giornalisti Procaccianti e Iannacone, l'ex assessore Gianni Prosperini, fustigatore dei costumi sulle reti televisive, per finire poi arrestato in diretta dai finanzieri per i reati di concussione e turbativa d'asta.
Ha intascato una mazzetta di 430000 euro, estero su estero, per un appalto a delle pubblicità in tv: lui che in tv gridava contro i rom, contro gli immigrati, contro la sinistra ("in Italia solo il duce ha fatto le leggi"): cattolico integralista avrebbe dovuto conoscere il settimo comandamento.
Ha patteggiato una condanna a 3 anni e oggi è ai domiciliari a casa, ma guai a parlare di reato: "io sono nelle grazie del signore", come Gesù Cristo sulla croce, anche lui sta scontando delle colpe.
Lui che chiedeva di arrestare i delinquenti, di fustigare i giornalisti che riportano le intercettazioni, i magistrati che fanno uscire le notizie, oggi dice di se di essere una vittima dell'ingiustizia.
Una vittima che però, ha goduto dello scudo fiscale per far rientrare dall'estero soldi non dichiarati. Poveretto.
I falsi certificati dell'Asl a Capua Vetere.
Se la storia di Prosperini può far sorridere, l'inchiesta sui falsi certificati nelle imprese edile, scoperta a S. Maria Capua Vetere, racconta in tutta la sua tragicità, cosa comporta la corruzione.
Qui un'associazione a delinquere comporta da 3 ispettori dell'Asl in contatto con alcuni ispettori del lavoro taglieggiava gli imprenditori nella provincia. Se non pagavano la mazzetta (3000-4000 euro), avrebbero stilato un falso verbale. Un giro di affari stimato in 600000 euro.
Qualcuno ha pagato (e ha comprato dei falsi certificati sulla sicurezza dell'ambiente di lavoro), ma altri han denunciato. Anche perchè, su quegli impianti, su quei cantieri, ci sono state delle morti, proprio per le condizioni di sicurezza che non c'erano. Quanto vale la vita di un uomo?
Un uomo come Giuseppe Cecere, uno dei tre operai morti dentro una cisterna piena di elio azoto, senza una mascherina.
"Se dico qualcosa, mi lasciano per strada", diceva alle figlie. Che oggi, di fronte al giornalista, han denunciato la morte del padre, morto per essere andato a lavorare. "Dov'è la giustizia, dove sono i controlli"?
Ecco, in questa storia c'è tutto il sistema della corruzione, il contesto: la fame di lavoro al sud (che spinge i lavoratori a non denunciare), i controllori e i controllati che si mettono d'accordo per soldi. L'etica del funzionaro pubblico che viene messa sotto i piedi, per chè puoi comprare tutto, anche quando ci sono dei morti.
Anche il comune stesso di Capua ha comprato dei falsi certificati, e tre suoi dipendenti sono finiti sotto inchiesta, ma il sindaco non ha avviato alcuna inchiesta interna perchè "quel dirigente è padre di figli". Come Giuseppe Cecere.
A Licata, invece, una storia che forse nemmeno Sciascia o Camilleri avrebbero immaginato: il sindaco finito sotto inchiesta per una tangente, costretto a lavorare fuori il comune per l'ordinanza di divieto di dimora.
Sindaco che non ha rinunciato alla poltrona, nemmeno quando tutto il consiglio comunale si è dimesso: in tutte le regioni d'Italia ciò avrebbe comportato la fine della giunta, ma non in Sicilia.
E così, di rimpasto un rimpasto, con qualche parente e strani personaggi a caccia di voti (come il suo vicesindaco), Graci è riuscito a tirare avanti.
E la città? A sentire i cittadini, nessuno si rivolge per un problema al comune, per problemi di strade, case.
Una cosa accomuna queste persone, dall nord al sud: il loro rapporto con la fede, come Prosperini, anche Graci racconta che "al primo posto metto sempre nostro signore". Anche lui praticante cattolico.
Il sindaco che parla di sè in terza persona, e che è pure contento di lavorare senza l'opposizione in mezzo.
Non è un caso se Iacona, abbia intitolato l'articolo della puntata Dio, le mazzette e il dolore dei matti :
"Abbiamo preso questo tempo in più per farvi vedere per la prima volta come sono fatti gli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari. La Commissione di inchiesta del Senato, grazie ai suoi poteri, è riuscita ad entrare senza preavviso in tutti gli Opg, portandosi una telecamera. Sono immagini mai viste, terribili. Descrivono luoghi di tortura, dove la gente vive dentro celle sporche, su letti lerci, dove si pratica la contenzione e si fa un abuso di psicofarmaci. In studio avremo il presidente della commissione Ignazio Marino che ci racconterà quello che ha visto e quello che si deve fare per chiudere definitivamente questi lager di Stato. "
Ma prima di parlare della malattia della mente, Presa diretta ha parlato di una malattia che uscisce l'Italia: la corruzione, un male che unisce nord e sud (alla faccia di Padania e Roma ladrona) e che ruba soldi e futuro al paese pezzo dopo pezzo. La corte dei conti ha sancito che i casi di corruzione sono aumentati del 30 per cento. Soldi nostri. Soldi che vengono sottratti alle cure dei malati, allo studio dei nostri figli, alla prevenzione degli infortuni. Non è un reato da poco, la corruzione, come vorrebbero farci credere certi colletti bianchi pizzicati con le mani nella marmellata.
Da Venezia (un funzionario della provincia corrotto), Milano (un sindacalista che chiede al mazzetta ad un imprenditore delle pulizie), Napoli (mazzette per appalti per l'informatizzazione del cardarelli), Varese (funzionari dell'agenzia delle entrate corrotti), fino a Palermo (rilascio patenti facili, presso la motorizzazione civile). Pare che in questo paese si possa comprare tutto e tutti: daltronde swe il cattivo esempio viene addirittura dal parlamento, fino a lambire ministri e presidente del consiglio, non ci si deve stupire se più in basso, altri pezzi dello stato si adeguano.
Tra i casi di cui si sono occupati i giornalisti Procaccianti e Iannacone, l'ex assessore Gianni Prosperini, fustigatore dei costumi sulle reti televisive, per finire poi arrestato in diretta dai finanzieri per i reati di concussione e turbativa d'asta.
Ha intascato una mazzetta di 430000 euro, estero su estero, per un appalto a delle pubblicità in tv: lui che in tv gridava contro i rom, contro gli immigrati, contro la sinistra ("in Italia solo il duce ha fatto le leggi"): cattolico integralista avrebbe dovuto conoscere il settimo comandamento.
Ha patteggiato una condanna a 3 anni e oggi è ai domiciliari a casa, ma guai a parlare di reato: "io sono nelle grazie del signore", come Gesù Cristo sulla croce, anche lui sta scontando delle colpe.
Lui che chiedeva di arrestare i delinquenti, di fustigare i giornalisti che riportano le intercettazioni, i magistrati che fanno uscire le notizie, oggi dice di se di essere una vittima dell'ingiustizia.
Una vittima che però, ha goduto dello scudo fiscale per far rientrare dall'estero soldi non dichiarati. Poveretto.
I falsi certificati dell'Asl a Capua Vetere.
Se la storia di Prosperini può far sorridere, l'inchiesta sui falsi certificati nelle imprese edile, scoperta a S. Maria Capua Vetere, racconta in tutta la sua tragicità, cosa comporta la corruzione.
Qui un'associazione a delinquere comporta da 3 ispettori dell'Asl in contatto con alcuni ispettori del lavoro taglieggiava gli imprenditori nella provincia. Se non pagavano la mazzetta (3000-4000 euro), avrebbero stilato un falso verbale. Un giro di affari stimato in 600000 euro.
Qualcuno ha pagato (e ha comprato dei falsi certificati sulla sicurezza dell'ambiente di lavoro), ma altri han denunciato. Anche perchè, su quegli impianti, su quei cantieri, ci sono state delle morti, proprio per le condizioni di sicurezza che non c'erano. Quanto vale la vita di un uomo?
Un uomo come Giuseppe Cecere, uno dei tre operai morti dentro una cisterna piena di elio azoto, senza una mascherina.
"Se dico qualcosa, mi lasciano per strada", diceva alle figlie. Che oggi, di fronte al giornalista, han denunciato la morte del padre, morto per essere andato a lavorare. "Dov'è la giustizia, dove sono i controlli"?
Ecco, in questa storia c'è tutto il sistema della corruzione, il contesto: la fame di lavoro al sud (che spinge i lavoratori a non denunciare), i controllori e i controllati che si mettono d'accordo per soldi. L'etica del funzionaro pubblico che viene messa sotto i piedi, per chè puoi comprare tutto, anche quando ci sono dei morti.
Anche il comune stesso di Capua ha comprato dei falsi certificati, e tre suoi dipendenti sono finiti sotto inchiesta, ma il sindaco non ha avviato alcuna inchiesta interna perchè "quel dirigente è padre di figli". Come Giuseppe Cecere.
A Licata, invece, una storia che forse nemmeno Sciascia o Camilleri avrebbero immaginato: il sindaco finito sotto inchiesta per una tangente, costretto a lavorare fuori il comune per l'ordinanza di divieto di dimora.
Sindaco che non ha rinunciato alla poltrona, nemmeno quando tutto il consiglio comunale si è dimesso: in tutte le regioni d'Italia ciò avrebbe comportato la fine della giunta, ma non in Sicilia.
E così, di rimpasto un rimpasto, con qualche parente e strani personaggi a caccia di voti (come il suo vicesindaco), Graci è riuscito a tirare avanti.
E la città? A sentire i cittadini, nessuno si rivolge per un problema al comune, per problemi di strade, case.
Una cosa accomuna queste persone, dall nord al sud: il loro rapporto con la fede, come Prosperini, anche Graci racconta che "al primo posto metto sempre nostro signore". Anche lui praticante cattolico.
Il sindaco che parla di sè in terza persona, e che è pure contento di lavorare senza l'opposizione in mezzo.
Non è un caso se Iacona, abbia intitolato l'articolo della puntata Dio, le mazzette e il dolore dei matti :
Gianni Prosperini, l’ex assessore ai Giovani e allo Sport della Giunta guidata da Roberto Formigoni, ha patteggiato una pena di 3 anni e 5 mesi per aver commesso il reato di corruzione e turbativa d’asta. In pratica si sarebbe messo in tasca una mazzetta di 430 mila euro, tutto estero su estero. Tutto dimostrato e provato: ci sono le carte, le prove dei passaggi dei soldi. Ma a Presadiretta Prosperini dichiara che lui ha patteggiato perché “quando sei dentro sei in una condizione di debolezza e non ti puoi difendere”. Insomma, bisognava uscire di prigione ad ogni costo! Angelo Graci, invece, sindaco di Licata, comune della provincia di Agrigento è indagato per corruzione perché avrebbe preso una tangente per autorizzare uno spettacolo musicale per la festa del Patrono. E per questo è stato addirittura messo agli arresti domiciliari ed esiliato per un anno fuori dal comune di Licata, nella sua casa ad Agrigento. Nel frattempo si è dimesso tutto il consiglio comunale. Eppure il sindaco non vuole mollare, contro tutto e contro tutti. Cambia assessori ogni tre mesi e continua a governare, come se non fosse successo nulla. “Dio è con me...” , dichiara ai microfoni di Presadiretta. Poi ci sono i tre ispettori della Asl che in provincia di Caserta, in cambio di mazzette non effettuavano i controlli sulla sicurezza del lavoro in cantieri e aziende della zona. Tra questi anche la Dsm Capua Spa, dove l’11 settembre scorso sono morti dentro una cisterna tre operai. E sentirete stasera le drammatiche e intense parole delle figlie di uno dei tre operai morti, Giuseppe Cecere. E poi Domenico Iannacone e Danilo Procaccianti hanno risalito la Penisola e scoperto la corruzione anche nella civilissima Parma e nel cuore del nord-est. Insomma, quello di stasera è il racconto di una malattia che si allarga, solo l’anno scorso, secondo la Corte dei conti, i casi di corruzione sono aumentati del 30 per cento, di una malattia che ci corrompe tutti, ci ruba soldi e futuro.
Il viaggio negli OPG.
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