Corruzione che, in
base alla ricostruzione dettagliata dei casi fatta dal magistrato e
dal giornalista (il caso della Metro C a Roma, l'Expo e i primi
appalti al ribasso, la tangente per il lanificio di Trezzano, il
mattatoio di Conversano ..), è diventata “sistema”. Ormai la
tangente è parte integrante del modo in cui si trattano gli affari
con le pubbliche amministrazioni, tanto da parlare appunto di
“democrazia dei corrotti”.
2.364
persone indagate in Italia per corruzione e concussione nel 2011. 511
i delitti denunciati.
La
Corte dei Conti stima un costo di 60 miliardi l'anno, per la
corruzione: un costo che paghiamo noi cittadini, tutti i giorni.
Quando vediamo che le grandi opere, appaltate ad un general
contractor senza gara, impiegano anni per completarsi. Con costi che
lievitano di anno in anno senza che si riesca a capire che fine
facciano, per la ramificazioni dei subappalti e la frammentazione
delle competenze e responsabilità.
La corruzione porta ad uno
sfalsamento del mercato: a prevalere, nella nostra democrazia dei
corrotti non sono le aziende migliori, coi prodotti migliori, più
avanzati, con le maggiori competenze. A prevalere sono quelle con gli
agganci migliori con sindaci, assessori e presidenti: agganci tenuti
grazie ad una tessera di partito o ad una comune appartenenza ad una
lobby (massonica), come emerso dalle carte delle inchieste P3 e
P4.
La corruzione porta ad un aumento dei costi per il sistema
paese: non solo le strade, i ponti, i valichi, le case e gli ospedali
che non vengono costruiti nei tempi. I loro costi gravano sui nostri
bilanci, hanno portato ad un aumento del nostro debito. Debito che,
anno dopo anno, costa anche solo per gli interessi che si devono
pagare. Non è solo il grande debito dell'Italia (per cui siamo
costretti a politiche dolorose di tagli e tasse), ma anche quello dei
comuni.
A
Roma, chi si ricorda più dello scandalo dell'Ama?
A Parma, le
spese dell'amministrazione di centrodestra, finite ad aziende vicine
alla maggioranza.
Se siamo arrivati a questo punto è anche
grazie al disinteresse della classe dirigente e della classe politica
che in questi anni non ha portato avanti una vera lotta alla
corruzione (né all'evasione, che è il reato gemello, per la
creazione dei fondi neri). Troppo occupati per la lotta contro il
terrorismo internazionale, per la lotta contro gli immigrati. Non ci
siamo accorti che il ladro era già entrato nella nostra casa: questa
nuova generazione di politici provenienti dalle professioni, che
considerano la cosa pubblica come fosse cosa loro, per il loro
personale arricchimento. E l'azione della magistratura solo un
impiccio ai loro affari: la magistratura non ci fa lavorare, ci mette
i bastoni tra le ruote.
A venti anni da Tangentopoli, è cambiato solo il modo in cui vengono scambiati i soldi, per una variante del piano regolatore, o per falsificare un documento di un terreno che viene messo all'asta.
A venti anni da Tangentopoli, è cambiato solo il modo in cui vengono scambiati i soldi, per una variante del piano regolatore, o per falsificare un documento di un terreno che viene messo all'asta.
Nell'esame del sistema delle
tangenti, gli autori hanno diviso il libro in cinque capitoli:
- La corruzione contemporanea: la confusione dei ruoli.
- Perdere l'orientamento: il disordine delle regole
- Tangenti criminali: il contagio dell'economia
- Resistere alla decadenza: l'arretratezza delle leggi
- Cacciatori di denaro: i segreti del riciclaggio Imi-Sir
La confusione dei ruoli nasce
dalla commistione pubblico privato, oggi sempre più frequente nelle
amministrazioni locali, quando un sindaco o un consigliere sono anche
soci o proprietari di aziende che con le amministrazioni hanno dei
contratti. La delibera che viene firmata in un luogo pubblico da chi
viene firmata, dall'assessore, dal sindaco, o dal manager
dell'azienda di consulenza, di gestione rifiuti, di intermediazioni
immobiliari.
Un sistema dove controllato e controllore coincidono,
dove la tangente è nascosta dietro un regolare contratto di
consulenza, dietro un rapporto regolare tra pubblico e società
privata che va avanti negli anni e che rende difficile distinguere
tangente dal rapporto di lavoro.
Ai tempi di Tangentopoli la
mazzetta veniva pagata in denaro e consegnata ai tesorieri dei
partiti: ad arricchirsi erano i partiti, i loro vertici.
Oggi la
mazzetta viene pagata in escort, in mutui per la famiglia, in case
ristrutturate, in viaggi e vacanze pagate, auto di lusso.
Non è
più la sola corruzione spicciola, dei “nostalgici” (come
il consigliere milanese Pennisi) che prendono i soldi in contanti:
oggi la terminologia giudiziaria parla di “cricche”, dove non
girano solo soldi. Dove la tangente è schermata da contratti,
protetta da meccanismi come “l'insurance wrapper”, una
specie di assicurazione. Dove i soldi sono portati su conti schermati
e protetti nei paradisi fiscali.
Il disordine delle regole:
la colpa va trovata anche nell'organizzazione della nostra pubblica
amministrazione. Troppa burocrazia, tempi incerti per una richiesta,
troppa frammentazione delle responsabilità (per cui non si riesce
mai a capire di chi sia la colpa per certi ritardi, per documenti che
non si trovano).
La schiera di microresponsabili pubblici lavorano
ciascuno per la sua singola competenza: si perde la visione di
insieme, l'obiettivo finale, quello che invece è chiaro al
corruttore.Che ha interesse solo a vedere
approvato il suo piano.
Ecco, in questa burocrazia, questa confusione, questa indeterminatezza di tempi e competenze, che spunta la tangente.
Per la riqualificazione di un terreno su cui costruire: che sia il quartiere Santa Giulia a Milano o a Sesto, sui terreni della ex Falck. Progetti su cui sono impegnate comuni, provincia, regione e Stato. Di chi è la colpa allora, per le mancate bonifiche?
Ecco, in questa burocrazia, questa confusione, questa indeterminatezza di tempi e competenze, che spunta la tangente.
Per la riqualificazione di un terreno su cui costruire: che sia il quartiere Santa Giulia a Milano o a Sesto, sui terreni della ex Falck. Progetti su cui sono impegnate comuni, provincia, regione e Stato. Di chi è la colpa allora, per le mancate bonifiche?
Oggi, la fregola per le grandi opere,
da costruire seguendo l'iter previsto dalla Legge Obiettivo, ha
portato a mettere in cantiere opere per 367 miliardi. Alcune di
queste sono ancora sulla carta (il 60%): non avendo lo Stato tutti
questi soldi, si ricorrerà al project financing.
Interviene il
privato, ovvero le banche, che poi si rifaranno con la gestione
dell'opera, al suo completamento.
Ma tutti questi soldi, tanti,
gestiti con scarsa trasparenza, con la frammentazione di ruoli di cui
abbiamo detto, portano al rischio che dietro tutte queste operazioni
si nasconda la corruzione.
L'autore fa l'esempio della metrò C a
Roma: partita nel 2011, con un costo più che raddoppiato. Dietro i
grandi costruttori (Caltagirone, Castaldi, Ansaldo, le cooperative
rosse), 2400 aziende in subappalto.
Come fai a capire dove si
perdono i soldi?
Il risultato: mentre in Europa un km di
metro costa da 120-150 ml di euro, a Roma si è pagato 257 ml di euro
al km.
Viene citato dagli autori anche il business dell'Eolico, del fotovoltaico: un settore drogato dagli incentivi a pioggia dello Stato (i più generosi in Europa), ma con un sistema di regole elefantiaco.
Viene citato dagli autori anche il business dell'Eolico, del fotovoltaico: un settore drogato dagli incentivi a pioggia dello Stato (i più generosi in Europa), ma con un sistema di regole elefantiaco.
Tangenti criminali: corruzione e
criminalità organizzata spesso viaggiano in parallelo, usando gli
stessi mezzi e gli stessi sistemi per fare affari.
Società
“schermate”, dove i veri proprietari si nascondono dietro
prestanome perbene.
Il ruolo compiacente di professionisti senza
troppi problemi etici: notai, architetti, avvocati.
Settori dove
vive una illegalità di massa, e una bassa leva tecnologica, come i
trasporti, l'edilizia, la logistica, sono un motore per la corruzione
e qui è ben presente e radicata la criminalità. La ndrangheta che
ha il business del trasporto terra; che entra nelle aziende di
costruzione soppiantando i vecchi amministratori.
Il 70% del PIL,
ricordano gli autori, è in mano ad aziende piccole che non devono
nemmeno presentare uno straccio di bilancio (che, anche grazie alle
leggi, può pure essere onestamente falso). Se questi sono i
presupposti, come si fa a costruire un'economia sana?
Resistere alla decadenza:
l'arretratezza delle leggi.Anzichè creare nuove leggi, nuove
forme di reato, si dovrebbe semplificare.
Il magistrato solleva
nel libro alcune critiche alla legge anticorruzione del ministro
Severino: abbiamo oggi ereditato norme vecchie, dal codice Rocco, che
danno troppe vie di fuga ai corrotti.
La difficoltà
nell'inquadrare uno specifico episodio di reato nello schema penale
(è corruzione semplice o aggravata, concussione per induzione o per
costrizione?).
Il magistrato nell'intervista a Il giorno:
Il magistrato nell'intervista a Il giorno:
«Anche in questo tentativo di contrastare la corruzione c’è un vizio originario delle nostre regole – continua – la corruzione presenta mille rivoli e ognuno viene punito in maniera diversa, ma soprattutto quando non si riesce ad incasellare il reato nelle griglie del codice, ancora legato a quello del 1930, non si riesce a andare avanti con la nostra azione; insomma le leggi sono così complicate, liquide e si espandono in così tanti rivoli, che è difficile anche per noi magistrati darne una collocazione precisa e quindi punirli!»
La difficoltà
nel ritrovare la tangente, oggi mascherata in varie forme, e quella
di dover risalire allo specifico atto, compiuto dal pubblico
ufficiale, che ha portato alla corruzione.
E poi ci sono state
anche le “leggi vergogna”, approvate in questi anni: la
legge sulle rogatorie, sul falso in bilancio, il reato di abuso
d'ufficio depotenziato, la ex Cirielli.
Oggi si rischia di più a
rubare una mela in un mercato, che non a falsificare un bilancio o ad
accettare una mazzetta per una gara di fornitura. Anche le tangenti
tra privati, colpiscono solo i dirigenti, con pene troppo basse.
C'è un altra questione poi: col
crescere delle società di servizio miste pubblico-privato, è
difficile distinguere il ruolo di pubblico ufficiale o privato,
oppure “incaricato di pubblico servizio”. Cambiano le pene, per ruoli (solo ufficialmente) diversi.
Nel
libro, e anche nell'intervista a Il
giorno, il magistrato da le sue ricette:
«Semplifichiamo le leggi, ma anche la macchina amministrativa e il Tribunale amministrativo regionale che non entra nel merito, ma dà ragione all’interesse legittimo di chi fa i ricorsi. Insomma è possibile che una città come Milano si fermi perché un privato che ha un parcheggio presenta ricorso e il Tar gli riconosce questo fantomatico interesse legittimo? Ma legittimo perché?». Cosa comporterebbe la novità? «Meno caos amministrativo e di regole, più azione penale – ha concluso – Poi ormai non potendo più arrestare in flagranza al momento dello scambio della mazzetta che non esiste più come prima, i magistrati devono sempre di più agire sul recupero dei patrimoni e dei soldi rubati: anche così si combatte evasione fiscale e corruzione».
Mettere
sullo stesso piano corrotto e corruttore. Eliminare la concussione.
Colpire tutti i pagamenti extra nel pubblico, e anche i regali, che
non hanno alcuna giustificazione con la funzione. Punire la
mercificazione della funzione pubblica, aumentare le pene così da
poter usare lo strumento delle intercettazioni nelle indagini
preliminari.
Infine, l'ultimo capitolo: Cacciatori
di denaro. La caccia al tesoro della famiglia Rovelli, per latangente della sentenza IMI-Sir. Una caccia portata avanti dai
finanziari della piccola tenenza di Seregno: nell'ultimo capitolo, è
anche il prologo, sembra di leggere un thriller internazionale.
Ma
è la realtà di tutti giorni, di chi cerca di contrastare tangenti e
corruzione.
Paradisi fiscali, società in Lussemburgo, principi
dei commercialisti.
Il tutto per nascondere quei soldi, i 670
miliardi più gli interessi, presi illecitamente dallo stato dopo il
fallimento della Sir del finanziere Rovelli. Frutto di una sentenza
comprata, con la corruzione del giudice Metta e l'intermediazione
degli avvocati Previti, Acampora e Pacifico.
Corruzione è sinonimo di decadenza: ed è il nostro paese che è a rischio decadenza.
Corruzione è sinonimo di decadenza: ed è il nostro paese che è a rischio decadenza.
L'intervista all'autore fatta dal sito Altraeconomia:
Il link per ordinare il libro su
internetbookshop.
Technorati: Walter
Mapelli, Gianni
Santini
Nessun commento:
Posta un commento