22 gennaio 2013

Il tuttomio, di Andrea Camilleri

L'incipit (che potere leggere qui):

Giulio la sveglia sfiorandole appena un orecchio con le labbra e le sussurra:
«Ari, ti saluto, devo andare.»
Ha sentito, ha capito, ma non è in condizione di rispondere.
[...]

Trattiene un poco il respiro per continuare a immaginarsi morta dentro la bara del sonno. Ma è un tentativo inutile, è stata irrevocabilmente richiamata in vita.
E quindi deve fare le cose che fanno i vivi.
Inspira profondamente, si riempie i polmoni dell’odore notturno di se stessa che il lenzuolo ha trattenuto.
Deve avere sudato molto per il caldo e lei ama il suo sudore.
Ha scoperto di avere due tipi di sudore, ognuno dei quali ha un odore diverso.
Il sudore dovuto al caldo odora di colonia d’erbe e ha un colore verde smeraldino, quello dovuto all’amore ha invece un odore forte di muschio e un colore verde scuro.
Solleva un braccio sino a che l’ascella viene a trovarsi all’altezza del naso, lo lascia così per un poco, respirandosi.
Ora è tornata a essere compiutamente viva.
Sente il cuore che pulsa forte e ritmico – FUNF FUNF FUNF – e risuona dentro alle sue orecchie come la caldaia di una locomotiva in sosta.
Piega e raddrizza ripetutamente le dita del piede sinistro.
«Ciao, piede, come stai?»
Fa lo stesso con l’altro.
«E tu?»
Ora una mano scende a carezzare il polpaccio sinistro.
«Ciao, polpaccio.»
Da adolescente aveva la fissazione che i suoi polpacci fossero troppo grossi, come quelli di quasi tutte le contadine delle sue parti, e ogni volta, appena sveglia, passava almeno una mezzoretta a lisciarseli nella speranza di riuscire ad affusolarli.
E prima aveva patito la paura che le venissero tette troppo grandi. Di nascosto da nonna se le fasciava strette strette con un fazzolettone che a momenti non le riusciva più di respirare. Per strada camminava con le spalle curve nel tentativo di farle sporgere di meno.
A convincerla che aveva delle gambe splendide e delle tette da antologia era stato il professore di filosofia, al terzo liceo, quello col nome buffo, Adelchi, che spesso interrompeva la ripetizione e la faceva mettere nuda davanti allo specchio.
Quando Elena bussa discretamente alla porta, lei è riuscita a dare il buongiorno al suo corpo fino alla gola.
«Entra.»
«Dormito bene, signora?»
Non risponde.
Parlare senza prima avere bevuto il caffè le è praticamente impossibile. Già rispondere a Giulio è stata una fatica improba.
Elena poggia il vassoio con la tazzina sul comodino.
«Le apro di più la finestra?»
«No.»
«Le preparo il bagno?»
«Sì.»
Appena Elena è uscita, riprende la cerimonia dei saluti.
«Ciao, mento.»
Quando finisce di salutarsi anche i capelli, si tira su a mezzo, sistema meglio i due cuscini dietro la schiena, prende la tazzina di caffè amaro, se la porta alle labbra.
Dopo si accende la prima sigaretta della giornata.
Aspira lentamente, distanziando una boccata dall’altra e trattenendo dentro di sé il fumo il più a lungo possibile.
«Il bagno è pronto, signora.»
Spegne la sigaretta, scende dal letto, attraversa lo spogliatoio, entra nel bagno che ha tutte le luci accese.
Si leva la corta camicia da notte trasparente, si guarda nello specchio grande quanto mezza parete.
Niente male, proprio niente male per una che ha compiuto 33 anni quattro giorni prima.
Flette i muscoli delle gambe, fa delle mezze torsioni, piega ripetutamente il busto avanti e indietro, ma non sta facendo ginnastica, non l’ha mai fatta, è una sorta di controllo generale del suo corpo.
È soddisfatta, si sente snodata, flessuosa, sciolta, un meccanismo di precisione ben costruito e ben tenuto, pronto a mettersi in moto appena lei lo chiede.
Va a sedersi sulla tazza. Tutte le sue funzioni si attivano alla perfezione.
Canticchia.
In vita sua, non ha mai saputo tenere a memoria il motivo di una canzone.
E dire che ha passato notti intere a ballare, ascoltando e riascoltando la stessa musica.
Conosce un solo motivo, lo sentì una volta alla radio, poteva avere una dozzina d’anni o poco meno, non se l’è mai più scordato, ed è quello che sempre canticchia a bassa voce quand’è sola, è un suo segreto, lo cucina in tutte le salse, anche in salsa jazz, tanto si presta benissimo, le parole fanno pressappoco così:

Dies irae, dies illa,
solvet saeclum in favilla...

Poi va a infilarsi dentro alla Jacuzzi. Vi si allunga con un sospiro di felicità.

Il mito di Teseo e Arianna, dove però è Arianna a condurre l'eroe dentro il suo labirinto.
E dove dentro questo labirinto vive un mostro pericoloso come il Minotauro.
Il libro di Faulkner, “Santuario” ma anche “l'Amante di lady Chatterley”.
Le cronache di questi anni: la scandalosa vicenda dei coniugi Casati Stampa, e anche un episodio accaduto a Roma, citato da Camilleri in questi anni.
Ma un racconto come questo non può non ricordare altri racconti: quelli di Simenon dove lo scrittore belga andava ad esplorare dentro l'anima dei personaggi dall'apparenza comune. Persone che celavano un mondo nascosto fatto di erotismo, pazzie, fuga dal reale.
“La camera azzurra” e “I complici”.

Abbandonato temporaneamente il filone di Montalbano (e delle altre storie di Sicilia), ne “Il tutto mio” Andrea Camilleri racconta dello “strano” rapporto di coppia tra Giulio e Arianna. Marito e moglie, con molte libertà: a causa dell'impotenza di lui (per un incidente), Arianna si concede (per non più di due volte) ad un estraneo che essi stessi scelgono.
Man mano che la storia va avanti nel presente, con l'incontro della coppia con Mario, giovane studente, con lievi flash back si ripercorre il passato di Arianna.
Un'infanzia di abbandoni, violenze e fughe.
Le relazioni passate.
Il suo rifugio da piccola, una grotta dove nascondersi dal mondo.

Ma anche oggi, Arianna ha un suo luogo nascosto, che nemmeno Giulio conosce: in solaio, dietro un passaggio stretto, c'è il “tuttomio”, un luogo segreto dove Arianna incontra e parla con la sua amica Stefania. Quello che hanno messo in piedi è un gioco torbido e pericoloso che ad un certo punto si incrina per a causa dei capricci di Mario, il ragazzo conosciuto sulla spiaggia di Canneto dove i due , complice il gestore dello stabilimento, hanno una sorta di pied-à-terre in cui consumare i rapporti con gli uomini scelti.
Un gioco che finirà male, dentro il “tuttomio” di Arianna. Dove, contrariamente alla leggenda, è il mostro, frutto della pazzia della protagonista, che ucciderà il giovane.

La scheda del libro sul sito di Mondadori; qui potete scaricare il pdf con le prime pagine.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Il sito di Vigata.

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