"Non c'è un pericolo... io l'ho detto al sindaco di Sulmona".
"La comunità scientifica continua a confermare che la situazione è favorevole - continua - perché c'è uno scarico di energia continuo. Eventi intensi, non intensissimi. Credo che siamo pronti a fronteggiare la situazione".
"Intanto ci beviamo un bicchiere di vino di Ofena" gli dice l'intervistatore."Assolutamente, un Montepulciano Doc, mi sembra importante".
Bernardo De Berardinis, all'epoca vice capo del settore tecnico operativo della Protezione civile, in un'intervista per il sito di informazione inAbruzzo.
“Studiamo con molta attenzione l’Abruzzo e lo stato delle conoscenze ci permette di fare delle affermazioni certe” (Enzo Boschi, presidente dell’Ingv).
“Escluderei che lo sciame sismico sia preliminare di eventi” (Boschi).
“Questa sequenza sismica non preannuncia niente” (Barberi, all’epoca presidente vicario della Commissione Grandi Rischi).
“I forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile il rischio a breve di una forte scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta” (Boschi).
Andate a dormire, va tutto bene, state
tranquilli .... Beviamoci una bottiglia di rosso: questa sera Presadiretta si occuperà del terremoto de l'Aquila e della condanna del 22 ottobre scorso, ai componenti della commissione Grandi rischi.
Questi, sono stati condannati (in una
sentenza che ha fatto il giro del mondo) non perché non hanno saputo
prevedere il terremoto de l'Aquila del 5-6 aprile 2009, ma per la
sottovalutazione (colpevole) del rischio. Per le parole rassicuranti
dopo la riunione mediatica (sono parole di Bertolaso) del 31 marzo.
Gli
scienziati condannati sono Franco Barberi, presidente
vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis,
già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione
Civile, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Giulio
Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian
Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto
Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di
Genova e Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico
di Protezione civile.
Nei giorni passati sono state
depositate
le motivazioni della sentenza:
Nel documento di 940 pagine, depositato due giorni prima del termine previsto, si definisce la riunione che produsse una mancata analisi del rischio e risultanze rassicuratorie, che hanno indotto gli aquilani a restare in casa mentre, con una condotta più prudente, si sarebbero potute salvare alcune vite. Insomma non è stato un processo “alla scienza: “Non è volto – scrive il giudice – alla verifica della fondatezza, della correttezza e della validità sul piano scientifico delle conoscenze in tema di terremoti. Non è sottoposta a giudizio ‘la scienza’ per non essere riuscita a prevedere il terremoto del 6 aprile 2009”.
La “migliore indicazione” sulle rassicurazioni della commissione, si legge nelle motivazioni della sentenza, “si ricava dalla lettura della frase finale della bozza del verbale della riunione, laddove l’assessore alla Protezione civile regionale Daniela Stati, in modo emblematico, dice: “Grazie per queste vostre affermazioni che mi permettono di andare a rassicurare la popolazione attraverso i media che incontreremo in conferenza stampa”.
Nessun
processo alla scienza dunque, ed è quasi vergognoso il paragone col
processo di Galilei: l'accusa ha tirato in ballo le parole
rassicuranti,
che hanno portato molti cittadini aquilani a rimanere a casa e morire
dopo la scossa del 5-6 aprile 2009. Parole rassicuranti, quelle della
commissione Grandi Rischi, fatte da persone che nemmeno avevano la
competenza per valutare le scosse: DE BERNARDINIS, Eva e Calvi,
scrive il giudice, non avevano neanche la “competenza specifica
tale da consentirgli di interpretare i dati sullo sciame sismico in
corso”.
Le vittime menzionate dal pm sono 42 su 308: sono persone che, in base alle prove prodotte dal pm Fabio Picuti, “investite da un contenuto informativo diretto e rassicurante”, hanno “disinnescato la istintiva e atavica paura del terremoto”, e abbandonato “le misure di precauzione individuali seguite per tradizione familiare”.
“Sarebbe bastato non dire”, dice il giudice Billi.
Come mai hanno agito in questa maniera, forse qualcuno copriva loro le spalle? Sembrerebbe di si, se sentiamo le parole di Bertolaso, allora a capo della Protezione Civile che, in quei giorni, commenta al telefono:
Le vittime menzionate dal pm sono 42 su 308: sono persone che, in base alle prove prodotte dal pm Fabio Picuti, “investite da un contenuto informativo diretto e rassicurante”, hanno “disinnescato la istintiva e atavica paura del terremoto”, e abbandonato “le misure di precauzione individuali seguite per tradizione familiare”.
“Sarebbe bastato non dire”, dice il giudice Billi.
Come mai hanno agito in questa maniera, forse qualcuno copriva loro le spalle? Sembrerebbe di si, se sentiamo le parole di Bertolaso, allora a capo della Protezione Civile che, in quei giorni, commenta al telefono:
“Li faccio li faccio venire a L’Aquila, o da te o in Prefettura, decidete voi, tanto a me non me ne frega niente, in modo che è più un’operazione mediatica. Cosi loro che sono i massimi esperti in terremoti diranno: sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter, piuttosto che il silenzio perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male”.
Il 22 ottobre dello scorso anno il Palazzo di Giustizia dell’Aquila ha emesso una sentenza storica condannando a sei anni di detenzione per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime i sette componenti della Commissione Grande Rischi della Protezione Civile.
Tutti scienziati di chiara fama: Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico della Protezione Civile e professore all’Università di Napoli, Franco Barberi, vulcanologo ed ex sottosegretario alla Protezione Civile, Giulio Selvaggi, direttore del Centro Nazionale Terremoti, Gian Michele Calvi, professore di Progettazione Sismica all’Università di Pavia, Claudio Eva, ordinario di Fisica Terreste all’Università di Genova, Enzo Boschi presidente dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia e Bernardo De Bernardinis, vice capo della Protezione Civile.
Il giudice Marco Billi che ha emesso la sentenza ha dato ragione all’impianto accusatorio del pm Fabio Picuti, secondo cui i sette scienziati condannati non hanno svolto con responsabilità la funzione che lo Stato aveva loro assegnato in quanto componenti della Commissione. Non avrebbero svolto una vera analisi del rischio, sottovalutando i due mesi di sciame sismico che avevano preceduto il terremoto dell’Aquila, facendo passare l’idea che a L’Aquila non vi fosse alcun rischio. Anzi lo sciame sismico sarebbe stato il buon segnale che l’energia in accumulo si stava scaricando.
Questa sentenza ha fatto molto discutere, si è parlato di attacco alla scienza e si è persino tirato in ballo il processo a Galileo Galilei. La giornalista Lisa Iotti di PRESADIRETTA ha seguito tutte le udienze del processo e ha ripercorso tutta la cronaca e gli atti della Commissione Grande Rischi, dando voce alle ragioni degli scienziati e a quelle dell’accusa in un racconto appassionante che ha al centro un grande interrogativo: sono stati “irresponsabili” gli scienziati chiamati a dire quali avrebbero potuto essere i rischi di un terremoto a L’Aquila o hanno esercitato bene la loro funzione?
C’è un altro grande processo che è cominciato nel mese di dicembre e che PRESADIRETTA sta seguendo da vicino, questa volta nel Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria ed è quello a Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria e oggi Presidente della Regione Calabria, imputato di abuso di ufficio e falso in atto pubblico finalizzato a falsificare il bilancio. Il bilancio in questione è quello del Comune di Reggio Calabria, un bilancio truccato al punto che gli ispettori della Procura hanno scoperto un buco di 170 milioni di euro. Scopelliti si è sempre difeso dicendo che lui non sapeva niente e che la colpa era tutta di Orsola Fallara, la dirigente finanziaria del Comune che si è suicidata due anni fa quando è scoppiato lo scandalo delle malversazioni e della finanza allegra. Ma può la Politica dichiararsi “irresponsabile”?
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