Prima della scossa di
terremoto del 24 agosto, in assenza di notizie vere o, più
verosimilmente, nel non volerne vedere, quest'estate abbiamo
assistito a polemiche pretestuose, superficiali, da bar di paese.
La questione del burkini.
La vignetta sulla Boschi.
E poi, le solite promesse sulle tasse
da abbassare.
Le sventure previste per l'Italia se
non passasse la riforma costituzionale voluta dal governo.
Partiamo dal burkini: non
pensavo fosse possibile che tante persone che ritenevo di sinistra,
difendessero "il diritto di indossare un abito".
Come se le donne musulmane fossero
veramente libere nel vestirsi come vogliono, come se il burka o
il burkini in spiaggia fosse una libera scelta come quella delle
suore, come ha voluto far intendere l'imam di Firenze col suo post su
FB.
Dimenticantosi che le suore sono spose
a Dio, mentre le donne musulmane sono spose al limite ad un uomo e
basta.
Come se dietro non ci fosse una
questione a monte più importante: perché solo le donne devono
nascondere il proprio corpo?
Perché in questa religione è amessa
la poligamia e non il contrario, una donna con molti mariti?
La nostra Costituzione non ammette che
ci siano discriminazioni per credo politico, per religione o sesso.
Quello che i sostenitori del burkini (e
dei matrimoni combinati, e delle donne recluse in casa, e del velo
integrale) richiedono non è allora contro la nostra Costituzione?
I difensori del velo e costume
integrale sostengono che non si può imporre un divieto (come successo in Francia con una legge poi sospesa) alle donne
sul modo di vestirsi. Che non si può imporre loro di scoprire le
gambe.
Mentre invece si può accettare che una
religione lo imponga.
Cosa direbbero queste persone, che
magari si ritengono liberali e democratici, trovandosi di fronte una
persona col passamontagna, vestita di nero, in metropolitana, alla
stazione del treni, dentro un locale pubblico?
Sempre sul corpo delle donne, la
polemica (sui social) la polemica per la vignetta di Mannelli,
protagonista il ministro Boschi con la scritta "lo stato delle
cosce". L'immagine era tratta da una foto vera del ministro, la
battuta, forse non riuscita, intendeva dire che dietro la riforma,
solo la bella immagine. E le tante gaffe del ministro, a cominciare
da quella sui partigiani veri che votano sì al referendum.
Un po' come la caratterizzazione che ne
aveva fatto due anni fa Virginia Raffaele, col suo "shaba".
Anche allora polemiche, accuse.
Quell'imitazione non ebbe seguito da
parte della Raffaele, che però può prendersi beffe di Belen (e di
Donatella Versace), senza che questo susciti troppe polemiche.
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