E' la sintesi del titolista dell'intervista su Repubblica del presidente del Consiglio: e per fortuna che voleva inaugurare la politica del sommergibile, sul referendum, per evitare che la sua sovraesposizione (e dei renziani da comunicazione) porti danno alla causa delle riforme.
Nell'intervista c'è dentro tutto l'ottimismo del governo e la sua capacità nel raccontare i problemi del paese nel modo che è più comodo, omettendo gli errori o scaricandoli sui predecessori.
Nell'intervista si toccano tutti i temi delicati, quelli che minano la perfezione dello storytelling di un paese uscito dalla crisi: le banche, la soluzione di mercato per MPS, gli stipendi della Rai, il referendum sulla riforma costituzionale.
Si parte da MPS: nel titolo o hanno sbagliato verbo (volevano dire forse "non paghino i cittadini") o hanno fatto solo una previsione tutta da verificare. E comunque i cittadini senesi e i dipendenti hanno già pagato grazie.
E i banchieri, responsabili della situazione, ancora devono pagare (e non è che il governo o bankitalia si siano mossi in tal senso.
Sul lavoro: i dati forniti dall'Istat a questo mese dicono bene alla propaganda e dunque possono essere tirati fuori.
Aumenta l'occupazione, è vero, ma per contratti a termine, dunque probabilmente per lavoratori stagionali.
Sugli stipendi RAI sarebbe stato meglio stare zitto: Campo dall'Orto l'ha scelto lui e tutti sapevano dei super stipendi e dei pieni poteri.
Il governo ha messo le mani sulla Rai e ogni giorno leggiamo i tweet velenosi dei renziani contro giornalisti (come Berlinguer, Giannini e prima ancora Presa diretta) non completamente allineati. Come ai tempi di Berlusconi.
C'è spazio poi sul referendum ("Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio.... "), sulle minacce per chi vuole votare no e infine sulle missioni militari: il FQ sabato ha scritto delle missioni in Iraq non autorizzate dal Parlamento. O smentisce o ha raccontato una bugia.
Oggi, sul FQ, potete leggere la contro analisi dei giornalisti Stefano Feltri e Marco Travaglio:
Che il premier Matteo Renzi avesse deciso di sparire dalla scena mediatica per tutta l’estate, secondo la “strategia del sommergibile” suggerita dai suoi consiglieri, non lo poteva credere nessuno. Ma si sperava almeno in una moratoria, magari parziale, delle bugie propagandistiche. Speranza andata delusa ieri, con la sua intervista-fiume a la Repubblica.1. Montepaschi. “Ci siamo mossi per dare una risposta tempestiva: la proposta di Atlante ripulisce finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati”.Che il problema sia risolto è tutto da dimostrare. La complessa operazione finanziaria che coinvolge il fondo Atlante per liberare Mps da 9,2 miliardidi crediti in sofferenza è soprattutto la risposta a un errore del governo. A novembre, tentando di risolvere la crisi di PopEtruria e altre tre banche, un decreto ha illuso il mercato di poter recuperare 18 euro ogni 100 prestati ai debitori in sofferenza. Questo ha aperto all’improvviso un buco nei bilanci di molte banche che usavano valutazioni molto più ottimistiche. Ora Mps dovrebbe cedere le sue sofferenze a 33 euro anziché a 18, cioè a quasi il doppio. Atlante e Mps devono riuscire a far cambiare opinione al mercato, rimasto fermo al prezzo indicato dal governo. E non è detto che ci riescano. Non si è mai vista un’operazione di mercato a prezzi fuori mercato.
2. Jobs Act. “Dal 2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del Pil è tornato positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa dei crediti deteriorati finalmente cala”. Le sofferenze nette delle banche continuano a crescere, dagli 84 miliardi di aprile agli 85 di fine maggio (ultimo dato Abi). Come ha osservato la Reuters, nel 2015, con il Jobs Act e l’economia in crescita, sono stati creati 110.000 nuovi posti di lavoro. Nel 2014,senza il Jobs Act e con l’e c o n o-mia nel terzo anno di recessione, ne erano stati creati 168.000.
Banche/1. “Con Padoan abbiamo agito all'unisono, incoraggiando una soluzione di mercato. La Bce e il Cda del Monte dei Paschi hanno fatto poi la scelta che hanno ritenuto più solida. A me interessa proteggere il correntista e il risparmiatore”.Per mesi Renzi e il governo hanno fatto scrivere ai giornali amici di essere vicinissimi a una “soluzione di sistema” concordata con la Commissione europea, tramite la ricapitalizzazione delle banche con soldi pubblici e senza chiedere sacrifici ai risparmiatori. Poi di quel negoziato si sono perse le tracce, visto che l’Italia non stava ottenendo nulla. Allora Renzi ha iniziato a presentarsi come sostenitore di una soluzione di mercato, con cessioni di crediti in sofferenza a prezzi stracciati e Mps consegnata di fatto alla banca americana JP Morgan. Visto che l’esito finale è stato diverso, ora prende le distanze. Se le Borse reagiscono male o se tra un anno Mps sarà di nuovo a rischio, nessuno dovrà dare la colpa a lui (che per mesi ha lasciato degenerare la crisi inseguendo soluzioni inapplicabili).
4. Banche/2. “Noi come governo abbiamo messo le mani in una situazione difficilissima con un obiettivo chiaro: via la politica dalle banche”.È stata la politica a scaricare buona parte del peso delle crisi di alcuni istituti sul resto del sistema bancario, forzando quelli sani a farsi carico - anche tramite i contributi al fondo Atlante - dei disastri di PopVicenza, Etruria e Veneto Banca.
5. Etruria. “Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben diverse da come sono state raccontate ”.Pier Luigi Bo-schi, padre della ministra Maria Elena, era membro del Cda e fu promosso vice presidente subito dopo che la figlia entrò nel governo e poco prima che Etruria fosse commissariata da Bankitalia (non dal governo, come fa credere Renzi). E fu Bankitalia, non il governo, a sanzionarlo. Dove sarebbe la severità del governo? Della commissione di inchiesta promessa da Renzi per indagare sulla responsabilità di banchieri e vigilanti nel disastro di Etruria e altre tre banche, si sono perse le tracce.
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