Sono stanco di vedere persone piangere
la morte di parenti e amici, di fronte alla casa che non c'è più.
Sono stanco di vedere migliaia di
persone correre per aiutare la popolazione colpita da catastrofi
naturali (in cui però le cattive amministrazione hanno pure
contribuito).
Sono stanco di vedere cattivi
giornalisti accorrere sul luogo della tragedia per raccontare la
solita tv del dolore.
Il terremoto in centro Italia del 24
agosto passato è stato come uno schiaffo in pieno volto che ha
scosso il paese intorpidito dalle vacanze e dalle sterili polemiche
agostano (il burkini, la riforma costituzionale, gli annunci sulle
tasse).
Tempo poche ore e mentre ancora si
contavano i dispersi e le immagini dei vigili del fuoco raccontavano
di paesi che sembravano usciti da un bombardamento, in rete e sulle
agenzie era già un profluvio di dichiarazioni, commenti,
speculazioni, attacchi politici (strumentali). Gente che sapeva tutto
e che tutto capiva.
I 33 euro per i profughi, ospitati
negli alberghi mentre gli italiani erano confinati nelle tende.
I soldi da prendere i soldi delle
scommesse al lotto.
Speriamo che questa volta non facciano
un altro processo alla scienza.
A chi rinfacciava (come Antonello
Caporale sul Fatto Quotidiano tra gli altri) come in Italia si
spendano soldi per grandi opere mentre per la messa in sicurezza del
paese si spende poco e male, veniva dato dell'avvoltoio, gente che
campa sulle disgrazie, uno sciacallo.
Viene in mente quello che raccontava
Marco Paolini nello spettacolo sul Vajont:
“Un sasso è caduto in un
bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto
qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era
grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia
di creature umane che non potevano difendersi. ...”.
Così scriveva un
giornalista famoso nei giorni successivi la frana Dino
Buzzati. E chi invece, come Tina Merlin, puntava il dito sulle
responsabilità della Sade, dell'Enel, dei tecnici che non avevano
controllato e ignorato gli allarmi, veniva chiamato sciacallo (Merlin
scriveva per l'Unità).
Niente polemiche, per favore, ora
serve il clima di unità nazionale.
Per fare cosa però?
Assistere ad
un'altra sceneggiata elettorale come quella vista all'Aquila nel
2009? Con altre new town (che ora per altro nessuno vuole, nemmeno
quei ministri che anche allora erano al governo)?
Per continuare a
costruire o ristrutturare case senza rispettare criteri?
Perché, pure
questo ho letto, mica possiamo mettere in sicurezza tutto il paese, i
borghi antichi, le chiese medioevali ..
Mauro Favale e Giuliano Foschini su Repubblica |
Ma anche sulle case
costruite cinquanta o cento anni fa si possono fare interventi mirati
per renderle meno vulnerabili alle scosse.
E poi ci sono gli
edifici pubblici, le scuole, gli ospedali.
Ad Amatrice (lo
ha scritto Mauro
Favale su Repubblica) si sono spesi 500mila euro per avere
una scuola antisismica che poi è crollata su sé stessa. Di notte, senza bambini dentro.
Ad Accumoli si è ristrutturato
un campanile tre volte, che poi crollando ha ucciso un bambino di
pochi mesi.
Cosa vogliamo fare?
Continuare per qualche settimana con la tv del dolore, le prime
serate, gli annunci si soldi stanziati (sempre troppo pochi e poco
controllati)?
Vogliamo rifare un
altra L'Aquila? Sfruttare nuovamente la tragedia per fare campagna
elettorale (sia pro che contro il governo, intendo)?
Oppure iniziare a
pensare alle costruzioni in modo diverso.
Mettendo regole
chiare su come costruire e controlli certi. Dove i processi per
capire le responsabilità non vengono spazzati via dalla
prescrizione.
Regole che devono essere rispettate da tutti, dai costruttori dell'Ance (che forse potrebbero controllare meglio come lavorano i loro iscritti), dai comuni e anche dai cittadini.
Regole che devono essere rispettate da tutti, dai costruttori dell'Ance (che forse potrebbero controllare meglio come lavorano i loro iscritti), dai comuni e anche dai cittadini.
Trovando soldi a
partire dalle grande opere, inutili in un paese con questi problemi
idrogeologici, sismici (e con parte del sistema ferroviario a binario
unico ancora).
Va anche bene il
modello Expo per la ricostruzione dei paesi, magari controllando
chi prende i soldi, i lavori che fa (le new town sono state uno
spreco e ora cadono a pezzi) e senza appalti diretti modello
Bertolaso.
Ma non fateci più
assistere a queste scene. I terremoti continueranno ad esserci e
purtroppo anche la stupidità di quanti commentano senza conoscere
nulla, l'avidità di quanti speculano su terremoti (e frane e
alluvioni).
Lunedì prossimo, Presadiretta nella prima puntata della serie che si occuperà della morte di Giulio Regeni, aprirà con uno speciale sul terremoto.
Da giornalisti (veri) si porranno delle domande: "Perche così tanti morti? Perché così tante distruzioni? Si potevano evitare?".
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