Finalmente il suo respiro si fece regolare. Ispirava dal naso ed espirava da un lato della bocca, come un piccolo strumento a mantice. Non era rumoroso; non troppo, non come altri almeno. In condizioni diverse – in una vita diversa – sarebbe stato addirittura possibile dormirci assieme.
Penelope si sveglia in un letto di un uomo incontrato la sera precedente e che mai più rincontrerà.
Uno dei tanti incontri di questa sua seconda vita perché in quella precedente faceva il magistrato a Milano: era anche brava, sapeva seguire i casi, portare avanti le indagini.
Poi qualcosa è successo, un errore, e così ora passa le sue giornate in giro, alternando attività fisica a dosi di alcool, cibo dietetico e liquori.
E' questo il suo modo di punirsi, la sua “disciplina” in questa nuova fase della vita. Fino all'incontro col signor Mario Rossi, un signore di mezza età che l'ha contattata per tramite di un giornalista, Zanardi: ha perso la moglie, Giuliana, uccisa da uno sconosciuto e il suo corpo abbandonato nella periferia milanese a Rozzano.
L'inchiesta della polizia è finita in un decreto di archiviazione dove però, sul marito, il giudice ha lasciato il suo giudizio, insindacabile e non più impugnabile da un avvocato:
«Si dice che non ci sono elementi per procedere ma che i sospetti a mio carico sono “inquietanti” anche perché le indagini hanno evidenziato l'insussistenza di ipotesi alternative»
Per un assassino solo sarebbero solo parole, ma per il signor Rossi, impacciato e a disagio, che nasconde la sua situazione di dolore con quel linguaggio “distante” e “freddo”, sono parole pesanti.
«Voglio che scopra chi ha ucciso mia moglie. E per quale motivo.»
Per sentirsi finalmente libero da quell'accusa infamante, per non doversi vergognare di fronte alla figlia, nel caso un giorno fosse venuta a conoscenza di quella formula di archiviazione.
Penelope, dopo aver consultato l'amico giornalista, decide di leggersi le carte dell'indagine, da cui emerge che l'unica pista su cui la polizia ha indagato (in assenza del cellulare) è quella che porta al marito. Senza arrivare a delle prove.
Il rapporto tra i due, sarà lo stesso Rossi a raccontarglielo poi, non andava bene, c'erano state delle litigate, quella parola che gli era uscita dalla bocca dopo un litigio, “ti ammazzo”. Uno schiaffo.
Così diversi come carattere, Mario e Giuliana: lui così ordinario lei invece insoddisfatta dalla vita e dalla mediocrità del marito, una istruttrice di fitness che incontrava per lavoro tante persone.
Forse c'era un altro.
«.. io ero il principale simbolo del suo fallimento. O meglio, di quello che lei considerava il suo fallimento. Non avere la vita che desiderava...»
Anche se non potrebbe, in questo momento Penelope non è niente, né un magistrato né un'investigatrice, decide di fare la sua indagine, usando le vecchie amicizie della sua vita precedente.
Il cronista di nera Zanardi e un ispettore della Mobile, uno chiamato “mano di pietra” per le sue maniere rudi.
Penelope riscopre così nuovamente il piacere di seguire un'indagine, seguire una pista, cercare una teoria che spieghi come sono andate le cose.
Muovendosi per Milano: il negozio di un'amica di Giuliana, dove questa era passata un giorno vestita in modo elegante e con dei gioielli vistosi. Non come se dovesse fare una seduta di fitness.
E poi quell'indizio così strano, quei peli di cane bianco trovati sul suo corpo, abbandonato dall'assassino.
A dare la svolta all'indagine, che permetterà a Penelope di ritrovare un po' se stessa, quella della vita precedente, sarà una soffiata di un informatore. E la soluzione di un indovinello, che ci dice che non dobbiamo mai affidarci ai nostri pregiudizi.
E' un giallo breve, questo di Carofiglio, il suo primo romanzo con una protagonista femminile, che incuriosisce e colpisce il lettore più per quello che nasconde di sé che per quello che mostra.
Una donna che che riesce ad essere estremamente dura con sé stessa e allo stesso tempo fragile: una donna che con una forte disciplina con cui si applica agli esercizi fisici nel parco, ma che ha bisogno di annegare i suoi problemi nell'alcool.
Perché Penelope, in questa sua seconda vita, è una donna in cerca di un nuovo equilibrio, nella vita come nella sua mente: “nel dedalo della mia mente confusa dove i rumori sono smorzati ma le sequenze sono inafferrabili ..”.
Quell'equilibrio che aveva da bambina quando si arrampicava sui rami degli alberi, senza preoccuparsi di cadere, di mancare la presa di un ramo. Ecco, nella vita di Penelope qualcosa si è inceppato, ad un certo punto ha mancato un ramo ed è caduta..
Ma forse questa nuova indagine, l'arrivo di una nuova “amica” nella sua vita, le darà una nuova opportunità.
La scheda del libro sul sito di Mondadori
Nessun commento:
Posta un commento