17 febbraio 2022

Il paese di ieri il paese di oggi

Forse è un caso, o un gioco del destino, che in pochi giorni concentra anniversari storici come quello del trentennale di Mani Pulite, e decisioni altrettanto storiche come quella della Consulta sull'ammissibilità dei referendum.

I referendum popolari nono sono passati: erano scritti male, si aprivano dei buchi, non si può usare lo strumento dei referendum per colmare un vuoto legislativo. Tutto vero, forse. Ma testimoniano dello stato di un paese che non sa guardar avanti, dove il distacco tra parlamento e paese diventa sempre più ampia. Che dovranno pensare quei milioni di persone che hanno firmato per cannabis (non solo per le canne, ma per un uso terapeutico) e per il suicidio assistito? Il parlamento, troppo occupato a difendere posizioni di rendita (balneari, concessioni autostradali), non farà mai leggi in tal senso. Non in questa legislatura.

Sulla giustizia si consolida la vendetta di una parte della politica, la destra da Salvini a Renzi, contro la giustizia. 

Il cittadino non potrà decidere se sia lecito o meno proibire la coltivazione per uso personale della cannabis, mentre potrà decidere se separare le carriere dei magistrati (una proposta vecchia di decenni, dai tempi di Gelli per chiarire).

Abroghiamo pure la Severino, senza modificarla.

Una politica debole si sta prendendo le sue rivincite su una magistratura altrettanto indebolita dagli scandali sia tramite la riforma Cartabia che tramite questi referendum dove, addirittura, si proponeva la possibilità per il cittadini di rivalersi direttamente contro il magistrato.

Perché allora la Consulta ha fatto passare i referendum sulla giustizia, molto tecnici e che interessano poco la maggioranza degli italiani (ma molto una certa parte politica)?

Che gliene frega ai cittadini della separazione delle funzioni? O delle liste del CSM?

Ieri Gherardo Colombo nel corso dell'intervista al giornalista Andrea Purgatori raccontava dell'inchiesta Mani Pulite, smontando tutti i luoghi comuni che ancora girano contro le inchieste del pool di Milano di cui faceva parte.

I suicidi in carcere e la carcerazione preventiva che indignano solo quando riguardano i potenti e non quando toccano gli imputati per piccoli reati.

Le indagini che hanno toccato tutti i partiti, non solo quelli dell'allora governo.

Infine l'errore di aver pensato che si poteva affidare alla magistratura il compito di risolvere tutti i problemi della politica: una politica che lucrava pure sulle spese per i bisognosi, sulla costruzione di ospedali, sulle case di cura per gli anziani (i famosi 7 milioni della prima tangente di Mario Chiesa).

Quella classe politica, quella della prima repubblica, si reggeva (non tutta, non solo) su un sistema di tangenti, nascoste dietro il finanziamento ai partiti (in modalità non previste dalla legge): un sistema che coinvolgeva i politici, i manager di stato di nomina politica, i manager privati che volevano lavorare col pubblico.

Un sistema dove i soldi pubblici venivano spesi male, come a Milano per la costruzione della terza linea della metro, per fare un esempio.

Tutti sapevano del sistema delle tangenti, ma andava bene a tanti, finché le condizioni politiche (anche a livello internazionale) non sono cambiate.

Tangentopoli poteva essere scoperta dieci anni prima, con la scoperta delle carte della Loggia P2, se il processo non fosse stato spostato a Roma dalla Cassazione - racconta Colombo che, assieme al collega Turone, aveva gestito inizialmente l'inchiesta su Gelli.

Il paese di ieri è rimasto il paese di oggi. L'insofferenza verso una stampa libera, verso una magistratura che, nei limiti stabiliti e rispondendo dei suoi errori, possa fare le sue inchieste su tutti i cittadini perché la legge è uguale per tutti.

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