Nel suo discorso alla Camera per la crisi nata dalla guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio Draghi, riferendosi al rischio del blocco energetico ha tirato fuori nuovamente le centrali a carbone, da riattivare pur di non rimanere al freddo.
Questa uscita è
significativa di della considerazione che la nostra classe dirigente
ha delle energie rinnovabili: va bene il clima, va bene tutto, ma ora
che c’è la crisi non rompeteci le scatole, serve ancora il carbone
e il gas.
Eppure, se dieci anni fa avessimo spinto veramente
verso una diversa politica energetica oggi saremo meno dipendenti dal
gas russo e non dovremo fare questo passo indietro che pregiudica la
nostra transizione ecologica. Perché, una cosa è certa, i
cambiamenti climatici per le emissioni in atmosfera, non si
fermeranno con la guerra.
L’annunciata puntata di Presadiretta sui cambiamenti climatici è stata spostata più avanti: questa sera purtroppo l’attualità prende il sopravvento, si parlerà della guerra tra Russia e Ucraina, annunciata da settimane scoppiata la settimana scorsa, quando Putin nel suo discorso (preparato da giorni) annuncia al paese di aver iniziato una campagna militare non per invadere un paese ma per liberare una popolo oppresso, per fermare un genocidio, per combattere la nazificazione dell’Ucraina.
Patria, confini, popolo, guerra, carri armati. Parole che avevamo relegato al secolo passato e che tornano nel linguaggio comune. Come l’uso della guerra per regolare questione di predominio territoriale, sia per il novello zar delle Russie che per la Nato.
Siccome, dice Putin, l’Ucraina in orbita occidentale è una minaccia per la Russia, Putin ha deciso di far entrare i suoi carri armati in questi territori (non solo le regioni russofile), fino a Kiev, per rovesciare un governo eletto.
Ma Putin non parla per il mondo intero, che oggi rischia di rivedere un nuovo conflitto a livello europeo, nemmeno parla per il suo di popolo, viste le manifestazioni coraggiose contro la guerra a San Pietroburgo e in altre città.
Lo speciale di Presadiretta cercherà di capire se esistono altre soluzione diverse dalla guerra, di dar voce alla pace. L’unica condizione accettabile per quei popoli di cui si riempiono la bocca i potenti della terra.
In questo momento, leggendo i commenti degli esperti sui giornali, sembra che per la mediazione non si sia più spazio: si parla di sanzioni, di bloccare il circuito SWIFT dove passano i pagamenti delle transazioni economiche tra stati e poi ancora di fornire armi e soldati all’Ucraina.
Non ci sono zone di mezzo: non sei a favore dell’intervento armato? Allora sei con Putin, oppure se un utile idiota della propaganda putiniana. In guerra la prima vittima è la verità, ha detto qualcuno, uccisa dalla propaganda: oggi ad uccidere la verità sono in tanti, compresi i politici che fino a ieri si spendevano in elogi nei confronti del presidente russo, quello che oggi viene definito un pazzo. Ma quel pazzo fino a pochi anni fa ospitava esponenti della Lega, era amico di un ex presidente del consiglio il quale mimava il gesto del mitra nei confronti di una giornalista che aveva osato porre a Putin una domanda sgradita.
I suoi oligarchi erano accolti, assieme ai loro soldi, in Italia perché pecunia non olet.
Di pari passo con la character assassination di chi porta avanti un pensiero diverso dalla chiamata alle armi (da Barbara Spinelli per un suo articolo sul Fatto Quotidiano, l’ANPI il cui comunicato è stato volutamentestravolto), c’è la denigrazione, l’offesa dei pacifisti. “Dove sono i pacifisti” si chiedevano i giornalisti de Il Foglio la settimana scorsa.
Eccoli qua, i pacifisti italiani ed europei, in piazza a chiedere la pace a rovinare lo storytelling di questi avvelenatori dei pozzi dell’informazione: tutti abbiamo paura di Putin (e non da oggi), tutti abbiamo paura delle sue armi nucleari. Perché la guerra, come la pace, riguarda tutti. Perché l’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti, il peso dell’industria delle armi nel condizionare le scelte della classe politica (e le porte girevoli tra politica e armi).
Perché dobbiamo condannare le aggressioni, le violazioni dei diritti civili, le violenze non solo quando ci fanno comodo, ma sempre. In Ucraina, in Yemen, in Siria, in Afghanistan, in Iraq, nei territori palestinesi.
La scheda del servizio (dalla pagina FB della trasmissione):
Uno speciale di PresaDiretta per provare a capire le ragioni di questa guerra e i nuovi equilibri tra le grandi potenze, il ruolo e il peso degli armamenti. Ma soprattutto per mettere al centro le ragioni della pace espresse nel mondo da milioni di persone e per tornare ad ascoltare la voce dei pacifisti.
Putin ha detto che l’Ucraina non è uno stato sovrano, che è sempre appartenuta alla Russia, che l’essere entrata nell’orbita dell’Occidente è una minaccia, quindi ha scatenato un’invasione militare portando i carri armati fino a Kiev. Ma la guerra era l’unica opzione possibile?
Intanto nel mondo il commercio delle armi non si è mai fermato e ci sono ancora 13mila testate nucleari in mano a troppi Paesi, non sempre affidabili. Una corsa agli armamenti insensata che porterà altre guerre.
Riccardo Iacona ne parlerà con gli inviati sul fronte della guerra e con i suoi ospiti in studio. Carlotta Sami portavoce Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati – UNHCR. Francesco Vignarca coordinatore nazionale della Rete italiana per il Disarmo. Orietta Moscatelli giornalista esperta di Russia e di Europa dell’est. Il generale Vincenzo Camporini ex capo stato maggiore della Difesa.
Una serata ricchissima di PresaDiretta, piena di voci, testimonianze e racconto.
Le parole di Putin e il loro vero significato; le immagini della guerra e i protagonisti in diretta dall’Ucraina; la fuga della popolazione e la nuova emergenza profughi; un bilancio sulla spesa per le armi che non conosce crisi in Italia e non solo; la storia dei cyber attacchi che hanno accompagnato l’escalation dell’aggressione russa in Ucraina; la guerra dimenticata che si è combattuta negli ultimi anni nel Donbass e ha fatto migliaia di morti; il nuovo asse tra Russia e Cina. Le parole e il coraggio dei pacifisti in Italia, nel mondo e nella Russia di Putin.
A PresaDiretta la voce della pace.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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