02 febbraio 2022

Non farmi male di Fabrizio Roncone


 

Murena: «Bastano cinque minuti. Entriamo nell’ufficio postale, prendiamo le pensioni e usciamo. Domande?»

Sorcanera: «No. I vecchi me stanno pure sul cazzo.»

Mozzicone, l’aria professionale: «Cercate di essere puntuali. Io non vi aspetto.»

Una batteria di rapinatori all'antica. Uno che decide uno che spara – serve, ma non deve servire -, uno che guida.

Cosa lega assieme, in un'unica storia, una batteria di rapinatori con nomi un po' coatti, Sorcanera, Mozzicone e Murena, con un ex giornalista di cronaca con qualche fissazione di troppo, che ora ha aperto una vineria vicino campo de' Fiori a Roma?

E cosa lega quest'ultimo con una ragazza ancora giovane, anagraficamente almeno, ma invecchiata da tutto il peso e le umiliazioni che deve sopportare tutto il giorno?

Mettiamoci anche un poliziotto che vorrebbe entrare alla Mobile senza averne la stoffa, messo a compilare denunce, come quella per il Labrador rubato ad una vedova.

Ad unirli la scomparsa di una ragazza, Noemi, invitata a Capalbio alla villa di un ragazzo con tanti soldi per le mani e tanta voglia di divertirsi, perché coi soldi tutto è possibile.

Di Noemi, della sua scomparsa, dei lati oscuri della sua vita, se ne deve occupare suo malgrado Paraldi, una vita fa giornalista con una vasta rete di conoscenze dalla politica alle forze dell'ordine, che ad un certo punto ha deciso che il suo scopo nella vita era aprire una vineria, la vineria Mezzolitro. E poi, cercare anche di scrivere quel romanzo che aveva sempre voluto scrivere, fermandosi però ogni volta alla prima pagina.

Perché lui non è come Don Winslow, uno scrittore capace di sorprenderti sin dall'incipit

«Nessuno sa come ha fatto lo scimpanzé a prendere la pistola.»

L’ha scritta Don Winslow, è l’inizio di un suo celebre racconto: Paraldi lo considera uno dei più grandi incipit

Presentati i personaggi, raccontiamo la storia: una sera, di ritorno da una festa a Capalbio, dove ha incontrato ex colleghi, politici, il “generone romano calato dall’Argentario sui suoi suv”, Paraldi da un passaggio ad una coppia, un ragazzo e una ragazza fermi sul bordo della strada per un problema alla macchina, a cui danno passaggio.

Di ritorno a Roma, Paraldi viene contattato dalla ragazza, che scopre essere minorenne oltre che di una bellezza da lasciare senza parole: a Capalbio aveva conosciuto una ragazza, Noemi, di ritorno dalla festa di lei non c'era più traccia nella villa. Dovevano organizzare una festa con degli amici di Nick, questo il nome del suo accompagnatore, ricco e sbruffone. Ma alla fine lei, Giorgia, aveva deciso di lasciar perdere, andando poi alla stessa festa dove era presente anche lui.

«E quindi?» chiede Paraldi.

«Noemi. Ho paura per lei. Devi trovarla» risponde Giorgia, con un piglio un po’ arrogante, ma complice.

Inizialmente con poca voglia, Paraldi ritorna a fare il suo vecchio lavoro di cronista, che vuol dire sentire tante persone, sentire i suoi contatti nelle forze dell'ordine, nel mondo del giornalismo e perfino nel mondo a confine con la criminalità. Perché è così che si fa il mestiere del giornalista, consumando le suole e sporcandosi le mani.

E di sporco in questa storia ne incontrerà molto: partendo da locali dove si vende sesso facile e dove a lavorare trovi ragazze finite lì per soldi o perché non c'erano altri lavori meno umilianti, che non esibirti seminuda davanti maschi desiderosi di soddisfare le loro fantasie.

Per passare poi a broker con poco pelo sullo stomaco capaci di spostare soldi da una parte all'altra del mondo, pur di non pagare le tasse perché le tasse oggi le pagano solo gli “sfigati”.

Cravattari senza scrupoli, che mettono il cappio al collo ai disgraziati che hanno bisogno di soldi.

E poi politici dalle pubbliche virtù con vizi privati di tutti i generi, le cui gesta vanno ad arricchire dossier raccolti per combinare ricatti o dossieraggi.

Un mondo sommerso, le cui sembianze affiorano poco sulla superficie del mare ma i cui contorni sono facilmente intuibile anche leggendo le notizie di cronaca su scandali, festini dove alla base c'è l'ostentazione dell'eccesso.

Capaldi seguirà questa inchiesta dalla sua vineria, un mondo a sé frequentato da pochi amici e dove campeggia un cartello con l'elenco delle cose che più gli creano insofferenza (una citazione presa da Rocco Schiavone, il protagonista dei gialli di Manzini)

.. la sua personale classifica dell’insofferenza. C’è una lavagnetta appesa al muro. Con una scritta: QUELLI CHE ROMPONO DI PIÙ. I punti sono dieci.

[..]

Così prende il gessetto e scrive: 10. QUELLI CON IL SUBMARINER AL POLSO.

Non è l'unica citazione che l'autore si è concesso: nel corso della lettura si trova anche lo scrittore milanese Hans Tuzzi, una battuta del film di Luigi Magni Nell'anno del signore («Curioso assai. Ma buono a sapersi»). Un posto speciale ce l'ha lo scrittore americano Don Winslow, a cui vorrebbe somigliare. Forse, un giorno ..

In questa indagine, oltre al suo sigaro, è accompagnato dalla sua amica Chicca, una bella ragazza pure di nobili origini, con cui però l'ex giornalista non riesce a costruire un rapporto. Per paura di farla star male, o più sicuramente, per paura di star male lui

È per questo che non la sfioro. Per la paura di farmi male un’altra volta. Anche se, invece, mi racconto, e racconto, l’opposto: e cioè che sono io a non volerle procurare dolore.

Ma forse la verità è un'altra: queste paure sono un alibi per non uscir fuori dalle sue consuetudini, un alibi “pieno di piccole manie e innocue fissazioni.”

Non c'è un lieto fine in questa storia, dove non troveremo i buoni e i cattivi, il bene contro il male: leggendo il racconto si ha l'impressione di vivere in un mondo dove ovunque vai trovi una criminalità diffusa, tante piccole e grandi ingiustizie, soprusi. Una Roma a metà tra la “Grande bellezza” di Sorrentino (e Toni Servillo, anche ha una breve apparizione nella storia) e la “Suburra” di De Cataldo.

Se il male è ovunque, dove sta la giustizia?


Troppi morti. Troppo male. Troppa ingiustizia. Questa storia adesso non può più finire così.

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