La vigile attesa – Bonaccorsi, Vendemiale
Qual è la situazione delle cure anti covid? Ci sono farmaci monoclonali che, con Omicron, non funzionano più (nonostante il costo), mentre quelli che funzionano con l'ultima variante sono pochi e, in generale, sono difficili da somministrare e vanno somministrati in ospedale.
Oltre ai monoclonali, ci sono gli antivirali (come quello della Pfizer) che potrebbero essere anche somministrati a casa, se Aifa desse la possibilità ai medici di base di poterli prescrivere.
Questi antivirali vanno però somministrati nei primi giorni dalla comparsa dei sintomi, non si deve cioè perdere tempo nell'attesa dei risultati dei tamponi, ma siamo ancora fermi a questo punto.
Paxlovid di Pfizer, indicato per i fragili, viene ora testato su tutti i malati: l'Italia ha comprato solo 600mila dosi, per avere la pillola anti covid dovremo sgomitare con gli altri paesi.
Verranno distribuite 80ml di dosi al mondo, per Pfizer ci saranno 12 miliardi di profitti netti, di fronte ad 1 miliardo di investimento sul farmaco.
Il monopolio permette alle multinazionali del farmaci di stabilire il prezzo che vogliono: per chi non può permettersi queste cure c'è il protocollo della vigile attesa del ministero della sanità, basato sul paracetamolo.
A Bergamo il professor Fredy Suter (primario all'ospedale Giovanni XXIII) ha creato un nuovo protocollo basato sugli antinfiammatori che è stato applicato da diversi medici sul territorio con successo, numero ridotto di morti e di ospedalizzazioni.
La sperimentazione del protocollo è stata fatta presso il Mario Negri: è in arrivo oggi una seconda pubblicazione da parte dell'istituto che conferma le prime evidenze.
Curare fin da subito i malati con gli antinfiammatori, non con la tachipirina, che abbassa il livello del glutatione – spiega il primario – che aggiunge un'altra cosa, per rendere questo protocollo servono studi ulteriori per avere maggiori conferme.
Si lascia sfuggire una cosa, Suter: ha subito un blocco dal ministero (e Aifa) quando ha presentato il suo protocollo, perché chi decide, chi va ai congressi, non vede poi i malati.
L'Italia è il paese che amo – Luca Bertazzoni
Una storia nata 28 anni fa e che va ancora avanti: ogni volta che si da Berlusconi per finito, è stato sempre capace di riprendersi.
Tutto inizia nel 26 gennaio 1994, dalla sua discesa in campo in un paese travolto da Tangentopoli e dalla mafia: spariti i riferimenti politici, decide di creare un movimento e un partito che appaia nuovo, rispetto ai partiti della prima repubblica.
Il partito azienda, dove il presidente è anche proprietario e dove ci si appoggia ad una struttura territoriale diffusa, quelle delle agenzie pubblicitarie e delle sue televisioni.
Al paese viene venduto un prodotto pubblicitario, quello dell'uomo che si è costruito da solo, per combattere contro i comunisti, per il bene del paese.
Luca Bertazzoni ha intervistato una giovane donna, Noemi Letizia, che nel 2009 era una diciottenne che finì sulle prima pagine dei giornali, per la festa dei suoi diciotto anni a cui partecipò anche l'allora presidente del Consiglio Berlusconi.
Noemi racconta anche di un'altra festa, nella villa del presidente, dove ha visto cose che non le erano piaciute, costringendola a chiudersi in bagno.
Dopo 13 anni ci arriva una versione diversa di quanto abbiamo sentito: Berlusconi non era un amico di famiglia, non lo chiamava papi, avrebbe frequentato da minorenne le feste di Berlusconi in Sardegna, con situazioni imbarazzanti di cui non ne aveva parlato al padre.
Esiste poi anche la versione dell'avvocato Ghedini, dove si parla “una rielaborazione postuma frutto di ricordi poco precisi”.
Quei fatti furono l'inizio della fine dell'ultimo governo di Berlusconi: il calo dei consensi, la rottura con la seconda moglie, le dieci domande di Repubblica (una vita fa, certo) al presidente dove si chiedeva di chiarire questi aspetti privati, ma con ricadute pubbliche.
Berlusconi poteva essere ricattabili per le sue gesta private?
I cablogrammi dell'ambasciatore americano, pur apprezzando il fatto che l'Italia era schiacciata sulle decisioni americane (erano gli anni successivi alla guerra in Iraq e Afghanistan), iniziava a dubitare sulla sua lucidità politica.
Quella contro Berlusconi è stata una ossessione dei magistrati?
Di certo l'ex cavaliere si è lasciato convincere ad andare avanti da personaggi come Lele Mora, “il reclutatore delle ragazze che andavano ad Arcore”.
Ragazze che poi ricevevano regali e anche qualche lavoro sulle reti del biscione, ma secondo Mora non era prostituzione, perché le ragazze si offrivano solo ad una persona.
“Se si circonda di mediocri non va da nessuna parte” è il giudizio dato da Antonio Martino, ex ministro di Forza Italia, riferita alla corte del presidente adesso, molto diversa dalla Forza Italia del 1994.
Tra i collaboratori poco brillanti, Martino mette anche Giulio Tremonti, che avrebbe sempre remato contro la rivoluzione liberale che si aveva in mente.
Una politica populista, quella del meno tasse per tutti, che avrebbe portato il paese alla bancarotta: una politica frenata in parte da Tremonti e criticata persino dall'ambasciatore americano Thorne.
Una politica liberista e non liberale, una politica pensata per risolvere i suoi problemi personali con le leggi ad personam, il caposcuola della trasformazione della politica in slogan – commenta Pomicino – con i suoi deputati che erano nominati e non scelti dai cittadini.
Nominati come Nicole Minetti, partita come consigliera regionale e che puntava, grazie anche al porcellum, ad un posto in Parlamento: sono le nomine bloccate in parte rimaste nella ultima legge elettorale.
Tante ragazze sono passate ad Arcore, alcune sono rimase in TV, sono rimaste in quell'orbita, altre se ne sono andate, schifate da quanto avevano visto, come Ambra Battilana o come Imane Fadil, che aveva raccontato le scene del Bunga Bunga a Servizio Pubblico.
C'è la versione di Emilio Fede e Tarantini, poi quella delle ragazze.
E poi c'è Lavitola, socialista, anche lui consigliere vicino a Berlusconi, nei tempi della compravendita dei senatori ai tempi del governo Prodi, poi latitante in sudamerica.
Nelle scorse settimane Lavitola sarebbe stato coinvolto nell'operazione scoiattolo, per convincere deputati e senatori a votare per Berlusconi.
Fatti di vita privati che si intrecciano a fatti pubblici, quelli delle crisi del paese, dello spread che sale, della crisi del suo governo, salvato dai responsabili.
E, in mezzo a queste storie, la bugia al paese di Ruby nipote di Mubarak, la ragazza minorenne finita anche lei alle cene eleganti di Arcore.
Il senato che votava compatto per “Ruby nipote di Mubarak”, il presidente che diserta le aule del tribunale, i suoi deputati, tra cui anche l'attuale presidente del Senato, che manifestano davanti al tribunale di Milano, lo scontro sempre più feroce coi magistrati, le risate fatte dai presidenti francese e tedesco, di fronte ai giornalisti …
La crisi non c'era, è un'invenzione dei giornali, i ristoranti sono pieni.. tutto questo raccontava ai giornalisti l'allora presidente, mentre lo spread saliva, l'Italia continuava ad indebitarsi e continuava a crescere la sfiducia dei mercati nel nostro paese.
Cosa rimane di questa era berlusconiana? Gli slogan elettorali, le macerie, i debiti, una politica sempre più personalistica, un paese fermo, che fa fatica a guardare al futuro. Debiti e problemi che verranno riversati sulle prossime generazioni.
In un altro paese un politico così, sarebbe finito da un pezzo. Nel nostro, la memoria del pesce rosso degli italiani, di parte della stampa, ha fatto sì che questa brutta pagina della nostra storia politica sia andata avanti fino ad oggi.
Ancora oggi il virus della scorciatoia, del non pagare le tasse, dell'uomo solo al comando, del fango contro gli avversari e della loro demonizzazione, del mettere da parte il vero merito, di una stampa che fa da megafono alla voce del potente, di una Rai normalizzata, concorrente con la TV commerciale con l'asticella della qualità spostata sempre più in basso, è presente in mezzo a noi.
Si è dimenticata di una cosa, Report, nel suo servizio: il ruolo del vaticano negli anni del governo Berlusconi, estremamente silente nei confronti degli scandali e del piegare le istituzioni agli interessi personali. Sono gli anni del pontificato Ratzinger, dove parlare di pedofilia era considerato blasfemo (qualcuno si ricorda le polemiche quando Santoro mandò in prima serata un servizio sugli scandali coperti dalla curia americana, Sex crimes and Vatican ?).
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