03 febbraio 2022

Il nuovo passo del governo

Il governo ora è pronto al nuovo passo, a far ripartire l'Italia, a renderla più sicura.

Avete visto Draghi, nemmeno ha aspettato a lungo dopo l'elezione di Mattarella (per il bene dell'Italia, come si è detto): subito lunedì ha fatto il suo CDM, interrogando i ministri (ma prof, oggi aveva detto che spiegava? - i meschini risposero).

Avrà interrogato sui salari bassi, sui morti sul lavoro, sulle 300-400 morti per Covid al giorno, sui tavoli di crisi di cui avrebbe dovuto occuparsi l'ottimo Giorgetti, sulle manganellate agli studenti (a proposito, ora muoiono anche i ragazzi sul lavoro, un passo in avanti), sulla qualità dell'aria nelle città (tossica, dice il rapporto di Legambiente, ecco perché le persone preferiscono lavorare da casa se possono e non andare ad avvelenarsi a Milano), su come spenderemo i soldi del PNRR...

E invece no. Lo racconto, a modo suo, con la consueta ironia, Alessandro Robecchi

Insomma, come è tradizione del primo giorno di scuola, il prof non ha interrogato (interroga nel consiglio dei ministri di oggi, si dice, ndr), ma soltanto spiegato agli alunni che ora si fa sul serio, che ci sono gli esami, che non tollererà ritardi e distrazioni, eccetera eccetera. Una cosa a metà strada tra il pippone motivazionale e la faccia severa del preside. I titoli e i commenti dicono che ora Draghi è più forte; le ultime righe degli zuccherosissimi articoli – se qualcuno ci arriva senza aggravare il diabete – dicono il contrario: che in un anno pre-elettorale, con molti mal di pancia in giro, non sarà una passeggiata di salute. Va bene, non sottilizziamo (e due).

Si proroga l’obbligo di mascherine all’aperto, la stessa valenza scientifica di stringere un cornetto di corallo o di toccare ferro, e si parla di discoteche, che aprano almeno per San Valentino, l’amore è una cosa meravigliosa. Poi tutti a casa: era solo un antipasto, come un rincontrarsi dopo un lungo ponte e le festività.

Ed è qui che mi sono detto: ma guarda che fesso che sono! Perché, in effetti, nella rubrica della settimana scorsa mi ero lasciato prendere dallo sconforto, addirittura avevo teorizzato che si possa fare politica, e meglio, fuori di lì, nelle strade e nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Ma no, dài, avrò esagerato, mi sarò fatto prendere la mano… E allora avevo preso a coltivare l’illusione che al primo consiglio dei ministri, si parlasse di noi, del mondo qui fuori, dei comuni mortali. Chissà, immaginavo forse un piccolo capannello in cui il ministro del Lavoro chiacchiera con quello dell’Istruzione per risolvere questo fatto che un ragazzo sta in cantiere invece che in classe, e muore per una trave che gli casca in testa, cosa che peraltro succede a tre o quattro lavoratori italiani ogni giorno. Macché, niente.

Oppure che la ministra degli Interni spiegasse a tutti, con parole sue, come sia possibile che la polizia (a Torino, a Milano, a Napoli, a Roma), si metta allegramente a bastonare a sangue dei ragazzini che protestano pacificamente perché uno di loro è morto in cantiere. Magari comunicando che salta qualche prefetto, o che si prenderanno provvedimenti disciplinari.  O magari che qualcuno “di sinistra” (ahah) chiedesse la benedetta riforma di mettere numeri di riconoscimento sui caschi degli agenti per contrastare abusi, come avviene in tutto il mondo… Macché, niente nemmeno lì, ma non sottilizziamo (e tre).


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