Diamo voce alla pace! - Questo l'appello coraggioso di Presadiretta in un momento in cui tanti, troppi, sembrano rassegnarsi ad una guerra porterà morte, sofferenza e che colpirà, come sempre, gli ultimi.
La puntata di ieri è stata interamente dedicata alla guerra in Ucraina, oggi al suo sesto giorno: una guerra cominciata col discorso di Putin dove annunciava un operazione speciale con i carri armati e gli elicotteri che attaccano le città ucraine da nord, per liberare i cittadini ucraini dal genocidio in corso.
A Kiev, nella capitale, la gente nei primi giorni ha atteso l'arrivo dei russi, nei rifugi e nei posti di ricovero sotto terra, passati i primi giorni però, lo sfondamento russo non è avvenuto. Così Putin decide di inviare altre truppe, in nuove direzioni: quella a cui assistiamo è una guerra raccontata dai social, senza nessun controllo, la macchina della propaganda rende difficile comprendere il vero dal falso, su entrambi i fronti.
I negoziati in corso porteranno ad una pace che allontani lo spettro della guerra, che potrebbe riguardarci da vicino e che potrebbe essere perfino nucleare. L'ultimo.
In studio tre donne per raccontare i fili della pace, Orietta Moscatelli analista di Askanews, Giada Messetti giornalista e sinologa e Carlotta Sami portavoce dell'agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, in collegamento Francesco Vignarca della rete disarmo.
Attualmente le trattative sono in stallo, le posizioni di Zelensky e Putin sono distanti, si spera sempre che il filo non si spezzi: i bombardamenti non incoraggiano, ma il fatto che le trattative siano iniziate vuol dire tanto.
Ma in questi giorni sono aumentati gli sfollati, racconta Carlotta Sami, e aumenteranno nei prossimi giorni: le persone non possono muoversi facilmente perché sono state distrutte strade e ponti.
In collegamento da Kiev Nello Scavo raccontava del timore in Ucraina che Mosca stia cercando tempo per far riposizionare le sue truppe, il negoziato potrebbe essere un bluff: sono stati lanciati molti razzi sulla città e sono arrivati avvisi di prestare attenzione per la notte a non uscir di casa e andar per strada.
Dove sono i pacifisti – si chiedevano dei giornalisti nei giorni scorsi: erano in piazza, in tante città europee, anche nella Russia di Putin, tanto da costringere il presidente a reprimerle duramente
“Il popolo russo è contro Putin .. noi non appoggiamo questa guerra” era l'appello di Marina Litvinovich , che è stata arrestata subito dopo aver fatto il video e messolo in rete.
Ma la gente è scesa in piazza lo stesso, nonostante la paura, nonostante gli arresti:un segno di debolezza del regime, quei 1800 arresti in città a Mosca e San Pietroburgo.
Sono gente giovane, ma iniziano a prendere posizioni contro la guerra anche giornalisti e persone importanti, nelle elite del paese, compreso il direttore del principale giornale di opposizione, cantanti, attori, conduttrici televisive, musicisti. La direttrice del teatro statale di Mosca di è dimessa dal suo incarico. Ma ad esprimere una posizione dura contro Putin ci sono anche scienziati, tutto un mondo contrario a questa guerra che provoca in loro solo vergogna.
Sono 6423 le persone arrestate durante le manifestazioni – riporta il sito ovdinfo.org ed è un numero destinato a crescere.
Sono pacifisti russi e pacifisti ucraini che Francesco Vignarca della rete per il disarmo conosce bene: “tutti siamo contrari alla guerra e vogliamo la pace”, perché sono i governi che fanno le guerre, non la popolazione.
Nella guerra si attivano tante retoriche che sembrano precludere altre strade: solo con la diplomazia, solo con l'allargamento dei diritti umani per tutti si può avere la pace.
Putin aveva fatto arrestare il campione di scacchi Kasparov: Presadiretta lo ha intervistato nella sua residenza in America, dopo essere scappato dalla Russia.
Le persone che marciavano contro Putin con me sono morte o sono finite in carcere, oggi le persone che contestano la guerra rischiano la galera – racconta alla trasmissione.
E' un segnale di debolezza, perché oggi la Russia è un paese in crisi, Putin si è indebitato per la sua macchina di guerra, gli oligarchi se ne fregano della povertà nel loro paese, ecco perché le sanzioni contro di loro sono importanti, perché così li costringeranno a scegliere o Putin o le loro ricchezze.
La guerra sta andando nella direzione sbagliata per il campione di scacchi: Putin è un giocatore d'azzardo, non gioca a scacchi ma a poker, dove bluffa e tutto il mondo non gli ha mai voluto vedere le carte. Ma esiste sempre un momento in cui i dittatori fanno un passo più lungo di quanto dovrebbero.
Putin ha raccontato che sta combattendo i nazisti, gli americani, per nascondere il fatto che combattono i loro fratelli ucraini, ma in realtà è lui il nemico della Russia, conclude Kasparov.
Secondo Orietta Moscatelli in questo momento Putin è sia forte che debole: è forte per le armi del suo arsenale, ma non è riuscito a far implodere il governo ucraino per mettere su un regime fantoccio. E ora la Russia rischia di rimanere isolata nel mondo, l'economia rischia una scossa importante, anche i russi fanno la fila. Putin si sta giocando tutto – continua l'analista – anche nei confronti dei suoi stessi concittadini.
Come viene vissuta la guerra in Cina: l'instabilità crea problemi al business cinese – racconta la sinologa Messetti – la Cina aveva investito molto nell'Ucraina, non può essere contro Putin ma non è a favore dell'invasione. L'attivismo degli Stati Uniti ha fatto avvicinare la Cina con la Russia, ma si stanno pestando i piedi in molti settori, dove hanno interessi diversi.
Quella tra Cina e Russia non è una alleanza, ma una partnership strategica, dicono e le parole hanno un significato importante.
Giulia Bosetti ha mostrato nel suo servizio come si vive in Ucraina, le persone in fuga verso la frontiera polacca, prima in macchina e per qualcuno anche a piedi.
In Polonia stanno trovando rifugio centinaia di persone, si stimano almeno in 500mila le persone che hanno lasciato le loro case per paura della guerra ma si stima che si arriverà a 4 milioni di persone da aiutare, in fuga dal loro paese.
L'Unione Europea si è dichiarata pronta ad accogliere questi rifugiati dall'Ucraina: seguiranno la stessa rotta balcanica battuta anche dai migranti dall'est, dall'Africa, verso paesi che hanno eretto muri per bloccarli fuori dai loro confini.
Ma la stessa Europa respinge i migranti afgani che scappano da altre guerre, troppo lontane perché ci possano strappare una lacrima: sono migranti rifiutati dall'Europa, dai paesi sulla rotta balcanica come Croazia e Ungheria, persone che vedono non riconosciuti i loro diritti umani.
I profughi dall'Ucraina verranno respinti anche loro? Sono milioni i profughi delle guerre in Siria e in Afghanistan che vengono trattate come persone senza diritti.
Siamo dentro ad una crisi umanitaria – il commento di Carlotta Sami – e l'Europa non ha mai creato una politica umanitaria unica, per tutti i paesi, speriamo che questa crisi riesca a cambiare il volto dell'Europa, che non può essere quello dei respingimenti. Ma man mano che passa il tempo le loro condizioni sono destinate a peggiorare.
Alle Nazioni Unite oggi c'è stata una riunione straordinaria, si attende una votazione contro la guerra, a condanna dell'invasione: si registra la posizione della Cina, che condanna il clima da guerra fredda e poi quella due due ambasciatori russi e ucraini.
L'occidente deve ingoiare l'orgoglio e coinvolgere la Cina – è la posizione della sinologa Massetti: la Cina è una nuova potenza mondiale che si basa su valori diversi dai nostri, oggi questo paese si ritiene alla pari dei grandi paesi nel mondo.
Potrebbe sedersi al tavolo dei negoziati, dovremmo coinvolgerla noi paesi occidentali – spiega a Riccardo Iacona – la Cina si è sentita accerchiata dagli Stati Uniti e questo spiega l'avvicinamento con la Russia. Ma questo è uno di quei fili che non si devono spezzare, per arrivare alla pace.
Nel servizio di Francesca Nava (anticipazione di una prossima puntata sulla via della seta cinese) si parla dell'incontro tra Putin e Xi Jin Ping dello scorso 4 febbraio, dove hanno firmato un'intesa senza limiti tra i due paesi.
Un'allenza per creare un ordine mondiale illiberale – era stato il commento del portavoce del Segretario di Stato americano.
Un'alleanza strategica, contro un comune nemico, secondo l'analista Dario Fabbri: prevede la vendita di gas alla Cina, con cui Putin si è coperto le spalle in caso di blocco delle forniture verso occidente.
Alla Cina conviene la guerra perché distrae gli americani dal versante del Pacifico, il parere di Fabbri, oggi è la Cina il partner forte dell'alleanza tanto è vero che è stato Putin ad andare da loro e non viceversa per l'accordo.
Tanto alla Russia interessa l'Ucraina tanto alla Cina interessa mettere le mani su Taiwan: la Cina sta mandando alla provincia ribelle di Taiwan un messaggio chiaro, gli americani non vi difenderanno in caso di una nostra invasione.
Ma la Cina invaderà Taiwan? Di certo l'alleanza fa paura sulla terra e anche nella cooperazione nello spazio, per costruire laboratori sulla luna, per arrivare forse ad una nuova guerra fredda spaziale.
Il direttore dell'agenzia spaziale russa è arrivato a minacciare che una stazione spaziale possa cadere sugli Stati Uniti – tanto per far capire quanto è grave la minaccia dei russi.
Siamo ad un ritorno della guerra fredda? No, secondo Giada Messetti non si ritornerà più a quel mondo diviso in blocchi, il mondo è interconnesso, tanto che in Cina si parla di pace calda.
Dobbiamo ascoltare la Cina sulle questioni che riguardano il mondo – continua Messetti – possiamo non essere d'accordo con loro, ma dobbiamo ascoltarli.
Ma è stato il mondo globalizzato che ha portato al crescere dei conflitti – il commento di Carlotta Sami – che ha comportato il crescere delle emergenze climatiche che costringono le persone ad abbandonare le loro terre e la pandemia ha ulteriormente destabilizzato il mondo.
La giornalista Moscatelli ha parlato di azzardo di Putin, per far saltare il banco ovvero la politica di espansione della Nato ad est, ma questo certamente non giustifica in alcun modo l'invasione.
Il potere delle armi.
Il 2,4% del PIL mondiale è usato per le armi: in cima alla classifica ci sono Usa, poi Cina e India. Il business dell'industria degli armamenti condiziona la politica degli stati, influenzano i nostri governanti: anche l'Italia spende per le armi, siamo al decimo posto tra i paesi esportatori di armi, le abbiamo vendute sia alla Russia che alla Ucraina.
Ma a fare paura sono le armi nucleari: sono 13 mila le armi del genere nel mondo (la stima è del 2020), tra Cina, Pakista, Francia, Israele e Usa.
E oggi ne stanno studiando di meno potenti e questo è ancora più preoccupanti perché aumenta la possibilità che vengano utilizzate sui campi di battaglia.
Siamo tornati ad una situazione che pensavamo di averci lasciato alle spalle, dai tempi di Reagan e Gorbaciov e il loro trattato di smantellamento delle armi a medio raggio.
Ma oggi quel trattato è stato stralciato, da Trump e Putin: così oggi Putin può minacciare l'uso di missili a lunga gittata con testate nucleare.
Dobbiamo rinegoziare i trattati nucleare, dobbiamo tornare attorno ad un tavolo per mettere in sicurezza tutte le parti in conflitto – racconta Lisa Clark rappresentante italiana di ICAN.
L'accordo stralciato avrebbe scaldato i motori della guerra in Europa – lo aveva detto Vignarca e le altre associazioni per il disarmo nel 2019 ed erano considerati come Cassandre: oggi dobbiamo cambiare mentalità, le guerre impattano anche nel futuro, per i profughi, per le questioni economiche, le guerre passate non ci hanno insegnato niente.
Anche nello Yemen, in Afghanistan ci sono stati bombardamenti di civili ma non ci hanno indignato: dobbiamo usare la testa e smetterla con la retorica dei bombardamenti.
La pace si deve costruire con pazienza, oggi servono le Nazioni Unite, serve il multilateralismo, abbiamo bisogno di consegnare la crisi alle istanze internazionali.
Purtroppo l'Europa ha scelto di entrare coi piedi della guerra in Ucraina: ha deciso di dare le armi all'esercito ucraino, usando un sistema pensato per la cooperazione delle persone.
Dietro la guerra c'è un forte interesse dell'industria delle armi che in questi giorni si stanno arricchendo in piazza – concludeva il suo intervento Vignarca che ha annunciato altri eventi organizzati dalla rete per il disarmo, fino a sabato prossimo.
Da Kiev è intervenuto il giornalista Andrea Sceresini: coi suoi servizi ha raccontato la guerra a bassa intensità nelle regioni filo russe in Ucraina tra il 2016 e il 2017, una guerra in cui si sono bombardate le posizioni delle milizie separatiste, in Donbass.
Bombe, proiettili dei cecchini, persone in fila per il cibo e soldati in trincee che osservano da lontano altri soldati in altre trincee con una divisa diversa.
14mila morti di cui 3000 civile: otto anni di una guerra che nessuno ha voluto fermare e che ha portato a questo conflitto che potrebbe coinvolgere tutto il mondo.
Ma il mondo non si era interessato a questo piccolo conflitto: in Occidente se ne è parlato poco, di questa guerra fatta in nome di un nazionalismo senza senso, perché riguarda due popolazioni molto vicine.
Ma Putin è un pazzo pericolosa oppure dietro la sua strategia c'è un'idea politica da ricercare per disinnescarla poi?
Iacona lo ha chiesto al professore Andrea Graziosi che ha analizzato il discorso di Putin: l'Europa e la Nato non hanno tenuto conto della loro espansione ad est, oggi Putin cancella la storia e considera gli Ucraini come russi che non sanno di esserlo. Già una volta aveva cercato di mettere le mani sopra questa nazione, con la Crimea.
Ma come pensa di assimilare gli ucraini nella Russia, dopo averli bombardati?
Ma nello stesso discorso Putin minaccia perfino l'Europa: oggi Putin pensa di poter usare la forza per risolvere i suoi problemi, uccidendo giornalisti e oppositori politici. E l'Europa e l'Italia hanno girato la testa dall'altra parte per non vedere questi delitti politici.
Ma questa occupazione dell'Ucraina non è sostenibile, economicamente e militarmente: ma se non c'è razionalità in queste scelte, significa che Putin è pazzo.
Siamo in una posizione pericolosa, dunque, anche perché oggi nessun vuol fare un passo indietro, né lato russo, né lato americano e come Unione Europea.
La cyberwar in corso
C'è un altro fronte, quello della guerra informatica tra i paesi: il 14 gennaio alcuni siti ucraini sono finiti offline a seguito di un attacco informatico.
Dietro l'attacco c'era un governo straniero, raccontano al CERT, gli esperti di cyber war in Ucraina: i primi attacchi sono iniziato nel 2014, con le ostilità in Donbass, con gli attacchi alle stazioni elettriche, sia alle centrali sia alle reti telefoniche.
Un attacco studiato da tempo che ha colpito due centrali elettriche e che ha messo in blackout due città: un messaggio lanciato dalla Russia per dimostrare la loro forza.
Un altro attacco c'è stato poi nel 2017 con un nuovo virus che ha mandato in crisi sistemi di pagamento, sistemi che controllano gli aeroporti, con l'obiettivo di destabilizzare il paese e la popolazione.
L'attacco dello scorso gennaio è dentro una vasta campagna di disinformazione: secondo questa l'attacco del 14 gennaio avrebbe comportato la fuga di dati privati, per lanciare il messaggio che il governo ucraino non sia in grado di proteggere il proprio paese.
Speriamo che oggi la partita in Ucraina sia tolta dalle alleanze militari e consegnate alle diplomazie. Per il bene del popolo ucraino e di tutto il mondo.
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