La guerra in Ucraina ha assorbito tutti gli spazi dell’informazione, come è giusto che sia per la drammaticità degli eventi, ma ha anche messo in secondo piano tante altre “guerre” che dovremmo combattere, come la guerra ai cambiamenti climatici.
Come Ciaula che all’improvviso uscendo dalla miniera, scopre la luna, pure i nostri rappresentanti, compreso il presidente Draghi, si sono all’improvviso sorpresi dalla scoperta di quanto dipendiamo dalla Russia, in termini energetici. Nonostante le sanzioni, nonostante la guerra in Crimea, nonostante si parlasse degli effetti della co2 sull’ambiente, negli ultimi anni in Italia la quota di gas comprato dalla Russia è stata in crescita. Così ora, per ridurre questa dipendenza dobbiamo resuscitare il carbone (un altro pezzo di passato che ritorna), acquistiamo gas liquido (ad un prezzo non di favore) dall’America, addirittura si torna a parlare di nucleare (tutto bello, ma tra quanti anni avremmo il nucleare pulito?).
Contro Putin abbiamo fatto sanzioni enormi, ma non sul gas, non ce lo possiamo permettere per non lasciare al freddo gli italiani (e mettiamo da parte le puerili obiezioni di chi dice mettetevi un maglione in più addosso), senza quei soldi dall’Europa Putin non potrebbe combattere la sua guerra, ma pensarci ora è tardi. Avremmo dovuto occuparci prima dell’altra guerra, quella contro i cambiamenti climatici, la guerra al clima che sta, ogni giorno, distruggendo la possibilità di sopravvivere su questo pianeta.
E non solo un rischio legato alle centrali nucleari in Ucraina, nel mezzo del conflitto. I cambiamenti climatici non sono un problema di domani, sono un problema di oggi, anche qui in Italia, per la siccità che dura da mesi, per la qualità dell’aria in pianura padana e nelle città come Milano.La scelta di dipendenza dal gas russo è stata una precisa scelta politica sin dai tempi di Berlusconi e Scaroni (ex AD di Eni), tanto quanto lo stop alle energie rinnovabili,
Ancor più grave è che la gelata sulle rinnovabili sia avvenuta quando, anche per motivi geopolitici, sarebbe stato necessario semmai accelerare su quel fronte, magari creando – con incentivi pubblici come oggi si fa con la gigafactory di Stellantis – una filiera nazionale delle rinnovabili che non abbiamo e investendo nella rete elettrica. E invece il loro peso nel mix energetico nazionale è passato dal 43,2% della potenza installata del 2014 al 38% del 2021: nello stesso lasso di tempo è aumentato invece il peso del gas (dal 33,5% a oltre il 48%), sottratto tanto alle rinnovabili che al petrolio. È così che ci siamo trovati a dipendere dalla Russia per un bel pezzo della nostra energia che oggi non sappiamo come sostituire: una dipendenza frutto anche di specifici accordi politici, tipo le 28 intese commerciali e i 7 accordi intergovernativi, anche sull’energia, firmati dal “non equidistante” Enrico Letta col “criminale” Putin a fine 2013.
Il sostanziale stop alle rinnovabili iniziato un decennio fa è stato una decisione politica assai poco lungimirante: a seguito di diverse scelte dei governi Monti, Letta e Renzi, l’istallazione di nuove rinnovabili cala del 92% tra 2011 e 2015 e lì resta, agonizzante, fino ad oggi. Tra il 2012 e il 2013, ad esempio, si decise di chiudere il “conto energia”, gli incentivi diretti (che peraltro finivano anche al fossile) – sostituiti da sgravi sul costo dell’impianto – arrivando a modificare retroattivamente per decreto anche quelli già concessi. (Marco Palombi – FQ 14-3)
Possiamo affidarci a questa classe dirigente, quella che ci ha portato alla dipendenza dal gas russo, le scelte politiche ed economiche per affrontare la transizione energetica?
Sul FQ di oggi trovare un'anticipazione del servizio di stasera, con l'intervista a Svetlana Krakovska, la più importante scienziata del clima in Ucraina e capa della delegazione dei ricercatori ucraini dell’IPCC
“La metà della popolazione mondiale già vive gli effetti dei cambiamenti climatici”, dice la scienziata intervistata in esclusiva in collegamento da Kiev da PresaDiretta per la puntata “Guerra al clima” in onda lunedì 21 marzo alle 21.20 su Rai3. “Abbiamo un’ultima opportunità per essere resilienti al clima, ma la finestra per agire è sempre più stretta. E con questa guerra si sta chiudendo”.
La scheda del servizio: “GUERRA AL CLIMA ”
Lunedì 21 marzo alle 21.20 su Rai3.
PresaDiretta torna sulla guerra in Ucraina per raccontare quanto pesano, sugli equilibri del conflitto, il nostro ritardo nello sviluppo delle fonti rinnovabili e la nostra dipendenza dall’energia fossile: gas, petrolio, carbone. Una guerra che Putin non potrebbe finanziare senza i soldi europei del gas che acquistiamo. Intanto c’è un’altra guerra che siamo costretti a vincere, quella contro il riscaldamento globale, che rischia di distruggere la nostra stessa possibilità di sopravvivere sul pianeta.
PresaDiretta ha raccolto dati analisi immagini e testimonianze esclusive, come quella di Svetlana Krakovska, la più importante scienziata del clima in Ucraina: “Abbiamo un’ultima opportunità per essere resilienti al clima – ha detto - ma la finestra per agire è sempre più stretta. E con questa guerra si sta chiudendo”.
E ancora. Le gravissime conseguenze ambientali della guerra in Ucraina; i rischi potenziali delle centrali nucleari cadute nelle mani dell’esercito russo; la geopolitica dei combustibili fossili nel mondo e il piano europeo per la riduzione della dipendenza dal gas russo; il ritardo italiano e gli ostacoli sulla strada delle rinnovabili; gli esempi virtuosi e le testimonianze di chi ci spiega come liberarci dei combustibili fossili in tempi brevissimi.
L’ultimo drammatico Rapporto sulle conseguenze del riscaldamento del pianeta dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, è passato sotto silenzio a causa della guerra. Ma quello che ha denunciato è definitivo: già oggi la temperatura è aumentata di 1,1 grado. La nostra casa sta bruciando.
PresaDiretta è andata negli Stati Uniti, dove la Florida e la Louisiana combattono contro l’innalzamento del mare lungo le coste e la California contro gli incendi e la mancanza d’acqua. E in Madagascar, dove è in corso la prima carestia al mondo causata dal cambiamento climatico. E infine in Italia dove ci sono molte esperienze positive di adattamento al cambiamento del clima.
Riccardo Iacona discuterà di tutto questo con gli scienziati suoi ospiti in diretta: Elisa Palazzi climatologa ricercatrice del Cnr e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima di Torino e con Nicola Armaroli dirigente di ricerca presso il CNR, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze ed esperto di energia rinnovabile
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
Nessun commento:
Posta un commento