25 marzo 2022

Chi pagherà il costo della guerra

L'aumento delle spese militari (per arrivare al 2% del PIL, come richiesto dalla Nato).

Il blocco della transizione ecologica: per essere meno dipendenti dal gas russo (oggi cattivo, non ieri quando ci facevamo affari e gli vendevamo armi), ritiriamo fuori le centrali a carbone e punteremo sul gas liquido che gli Stati Uniti ci venderanno a caro prezzo.

La Nato che era data per morta ai tempi di Trump (e che Macron nel 2019 considerava in uno stato di "morte celebrale" prendendosi gli applausi di Putin) oggi rinasce e diventa un ente sovranazionale sovrapponibile all'Unione Europea.

La guerra ha fatto sparire la pandemia (ma abbiamo ancora 180-200 morti al giorni, il sistema ha deciso che sono morti accettabili), i morti sul lavoro, i working poor e i poveri e basta.

Un giorno forse riusciremo a ragionare sulla guerra e sui suoi effetti a mente fredda, oggi non è possibile. Oggi si ragiona in modo emotivo, devi schierarti da una parte o dall'altra, interventisti da una parte, pacifisti dall'altra questa è la contrapposizione falsa fatta dai giornali.

Da una parte quelli che portano avanti la soluzione delle armi da inviare in Ucraina, perché non si può fare altro. 

Dall'altra, in una situazione di maggiore difficoltà, chi cerca di ragionare, spiegare, guardare la guerra Ucraina da una prospettiva diversa (come ha fatto Presadiretta due settimane fa, tirando in ballo lo scontro tra Stati Uniti e la Cina per la via della seta).

Chi pagherà il conto della guerra?

Oggi sui giornali, specie quelli del gruppo Gedi, è una chiamata alla armi, ogni occasione è buona per regolare vecchi conti, contro l'Anpi, contro la sinistra: avete visto, anche la Segre è contro gli equidistanti... 

Eppure Liliana Segre nel suo intervento (proprio con l'Anpi) ha parlato di aiuti umanitari, dell'orrore della guerra. Ma non importa.

Non importa perché oggi si è fatta tabula rasa del passato, del Putin amicone fino a pochi anni fa, delle guerre per esportare la democrazia fatte dagli Americani, dell'Ucraina che fino a ieri era un paese con problemi di corruzione, di libertà di stampa, di rispetto dei diritti delle minoranze.

Ieri il papa ha parlato di pazzia, riferendosi all'aumento delle spese militari: cosa ne pensano quei politici che si dicono anche cattolici? Siamo tornati al relativismo dei valori, quelli non negoziabili? 
Dobbiamo veramente abituarci alla guerra, a questo nuovo linguaggio militare, al razionamento, col rischio di una guerra mondiale, forse, ma sicuramente con scenari di maggiore povertà in Italia e nel mondo.

A proposito, mentre Renault ha scelto di andarsene dalla Russia, Stellantis continua a produrre nello stabilimento di Kaluga.

Nessun commento: