09 marzo 2022

Vivi nascosto, di Fabiano Massimi


Apri gli occhi prima della sveglia. Nel buio della stanza le cifre rosse risaltano crudeli. “3:40” dice il display.
Due ore all’alba. Tempo di andare. Ti muovi a memoria, senza accendere luci anche se sei solo in casa. Nel primo cassetto, pantaloni e T-shirt lunga. Nel secondo, il cronometro con la fascia. Non apri il terzo: la pistola è lì solo per precauzione, come un talismano che tiene lontano il male, come un’assicurazione che paghi sperando di non doverla mai incassare.

Per quanto il mondo sia vasto, immenso, pieno di zone oscuro, per quanto ci faccia paura, non possiamo pensare di vivere la nostra vita nascosti, in una zona protetta, sempre che questa esista veramente. La natura ci ha concesso solo quei nove mesi di vita protetti nel ventre della nostra madre. Ma poi, usciti alla vita, nascondersi non serve.
Un insegnamento che vale per tutti, anche per alcuni dei protagonisti del secondo capitolo della serie degli “Ammutinati”, i membri di un club dove si entra non per merito, anzi. I membri del club Dantes sono tutti ex carcerati ora in libertà, avendo pagando il conto con la giustizia e con la società: il loro compito è aiutare persone come loro, uscite dal carcere, a trovare una seconda possibilità.

Per chi non conosce questo mondo, per fortuna, sfugge la necessità di un supporto come questo, nella vita di tutti i giorni: provate a pensare quante volte abbiamo sentito dire, a proposito di un colpevole, “dovrebbe marcire in galera”. E quanto saremmo disposti a dare noi una opportunità, un lavoro, una casa in affitto, un prestito, ad una persona che ha passato anni in un carcere?

Primo, Lars, Arno, Azzica, Zero Zero Zero, i protagonisti di questi racconti lo sanno bene e sono dunque a fare tutto il possibile per evitare che uno di loro ritorni in cella, che finisca nuovamente sotto la legge della giustizia perché, si sa, colpevole una volta, colpevole sempre.

Se ti chiedessero cosa provi mentre muori, saresti tu il primo a stupirsi: non rabbia, non rimpianto, e nemmeno tristezza. Sollievo.

Memori della brillante esperienza investigativa (Il club Montecristo – Mondadori) il club Dantès si metterà in moto ancora una volta, con la sua rete di relazioni fatta da ex carcerati, da persone che conoscono quel mondo, per salvare uno di loro da un’accusa infamante. Aver ucciso un uomo, un ex stilista che era uscito da poco dal carcere con l’accusa di bancarotta.

Bruno Muta era uno stilista di successo, all’apice della sua carriera era invitato ai grandi eventi in quanto amico delle star del cinema, dei vip del mondo dello spettacolo. Poi le indagini sui conti dell’azienda, il processo, la caduta. In carcere aveva conosciuto un altro esponente del Clud, Ares Malerba, arrestato e condannato per aver fatto da palo in un sequestro.

Ares era da pochi mesi in regime di semilibertà ma, guarda caso proprio il giorno in cui Muta è stato ucciso aveva fatto perdere le tracce, non si era presentato al lavoro.

«Sai cosa significa, vero?» Lans annuì, lo sguardo scuro come un temporale in arrivo. «Penseranno sia stato lui.»

Chi meglio di un pregiudicato, per di più uno che si è reso irreperibile giusto il giorno dell’omicidio, può essere il principale sospettato? È quello che pensa il commissario Cassini, un uomo “convinto com’era che chiunque avesse commesso un reato, anche una sola volta nella vita, non avrebbe mai potuto espiarlo del tutto”. Un ex detenuto non può mai essere riabilitato e ammesso dentro la società civile.

Ma gli “ammutinati” hanno all’interno della polizia un alleato, l’ispettrice Lana. Forse perché anche lei, in quanto donna, sa quanto sia difficile vivere e lavorare in mezzo ai pregiudizi, decide di aiutare questo gruppo nel trovare un altro colpevole, un altro movente. Un altro perché?

Appunto, perché è stato ucciso l'ex stilista? Perché, scontata la pena, si era rifugiato in quella casa, nascosto, senza farsi vedere da nessuno? Chi poteva avercela con lui.

I nostri investigatori iniziano una loro indagine, tra gli ex collaboratori dello stilista, l’ex socio e alcune sue collaboratrici, che ora avevano anche fondato un nuovo marchio per distinguersi dal vecchio, dopo che le indagini ne avevano rovinato l’immagine.
Ciascuno con le sue capacità: Arno con le sue doti da hacker (e anche qualche colpo di fortuna), dovrà cercare di intrufolarsi nei device del morto e in quelli di Ares, per capire con chi si sentiva il primo e dove si è andato a nascondere il secondo. Azzica batterà il mondo del tribunale, dove aspira ad entrare anche lui con la stola da avvocato. Zero Zero con le sue doti al volante. Lans con le sue intuizioni e infine Primo, il capo degli “ammutinati”, sfruttando la sua rete di conoscenze nel mondo di Mutina, nome immaginario di questo capoluogo dell’Emilia, dove girano ancora i soldi.
Tutte le prove sembrano contro di loro, tutto porta ad Ares, il detenuto in fuga che, col suo comportamento, sembra confermare la tesi del commissario.
Ma alla fine l’indagine del club Dantès smonterà i pregiudizi andando a scoprire la verità, anche con l’aiuto del loro informatore - indovino Vario, andando a frugare nei segreti del morto, che aveva voluto tenere nascosti per sé.

Non c’è solo l’indagine di questi personaggi strani, che si muovono in una zona grigia tra l’illegalità e il non del tutto consentito, in questo secondo romanzo della serie l’autore ci fa conoscere qualcosa in più della loro vita, in particolar modo di Lans e di Arno (si chiamano tutti per soprannome, ci avete fatto caso, si?).

Lans Iula era sull’orlo del baratro, e il baratro lo guardava negli occhi. Lo fissava con un’intensità che cresceva a ogni secondo, lo attraeva a sé come un buco nero.

Il primo ancora alle prede coi suoi incubi, con quegli occhi della donna che ha amato tanto e per cui è finito in carcere per una rapina.

Marco Maletti detto Arno, Ammutinato onorario e imperatore dei dormienti, non riusciva a non pensare come fosse cambiata la sua vita coniugale negli ultimi sette anni.

Il secondo, alle prese con un matrimonio che lo ha svuotato, come uomo, nonostante una bella moglie, per di più danese, e due bellissimi figli. E c’è anche quella bella ispettrice, Lana, che gli ha riacceso quel fuoco che teneva dentro e che credeva fosse spento. Ma il fuoco può bruciare tutto lasciando solo cenere dietro.

Vivi nascosto, il titolo del libro, è parte di un moto degli antichi greci “secondo gli antichi gli dèi erano invidiosi della felicità umana, perciò l’uomo saggio doveva tenerla al riparo, celata agli occhi di tutti.”
Ma una felicità celata, una vita passata a nascondersi, non è una vita, non è vera felicità.

La scheda del libro sul sito di Mondadori

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