Ho capito una cosa, leggendo editoriali, commenti, articoli sui canali di informazione: questa estremizzazione della narrazione sul conflitto, questa guerra ai pacifisti accusati di essere né-né, collusi con Putin, gente che non vuole aiutare gli ucraini serve solo a nascondere la cattiva coscienza dei paesi occidentali. Quei paesi oggi uniti dalla corsa al riarmo, dall'aumento delle spese per le armi, dalla condanna a Putin senza sé e senza ma. Gli stessi paesi, come l'Italia che con la Russia di Putin aveva stretti rapporti commerciali, politici. Noi, abbiamo dato beneficenze agli oligarchi russi, abbiamo cercato i loro capitali, con leggi sui capitali dall'estero a tassazione favorevole, abbiamo aumentato la dipendenza energetica, gli abbiamo venduto armi. Nostri politici avevano come riferimento la politica di Putin. Uomo vero, leader autorevole.
La caccia al pacifista, dove si sceglie scientificamente l'avversario, non ci rende molto diversi dalla Russia di Putin, dove la differenza di opinioni non è ben accetta.
Ma, soprattutto, nasconde tutto quanto è successo fino a ieri, in Italia e in Europa.
Siamo tornati a parlare di cose che appartenevano al secolo scorso: le trincee, il patriottismo, l'eroismo, i carri armati incolonnati pronti ad invadere territori.
Dove sono finite le diplomazie, dove sono finiti gli organismi sovranazionali?
Ecco, meglio parlare d'altro. Meglio non spiegare agli italiani che domani non avranno più un sistema sanitario pubblico (in Lombardia, l'eccellenza italiana, 500mila cittadini rischiano di rimanere senza medico di base), che non possiamo permetterci una transizione ecologica, una scuola pubblica efficienza, un sistema di trasporto pubblico efficiente (e non solo i freccia rossa per l'alta velocità).
Meglio usare la propaganda della guerra, che la guerra alimenta, per giustificare l'aumento della spesa militare, come ci ha chiesto la Nato. Perché dobbiamo difenderci, perché, avete visto come è cattivo Putin?
Dopo due anni di pandemia avremmo dovuto capire chi è il nemico. L'assenza di una politica che si occupa dei diritti universali, che difende il servizio pubblico.
E ora invece armiamoli e partite.
Certamente oggi l'oggettività della guerra in Ucraina richiede risposte immediate, ma questo non ci costringe a restringere il pensiero: inviamo armi in Ucraina se serve ad evitare il crollo di un paese sovrano, se serve a portare Putin in un ruolo meno favorevole ai negoziati (consapevoli delle morti che questo causerà).
Ma non possiamo inviare armi e basta, inviare armi e pensare di avere la coscienza pulita. Inviamo armi senza controllare a chi arrivano, chi le userà, col rischio di rivedere le stesse scene della ex Jugoslavia.
Va bene, avete ragione voi, inviamo armi, ma una volta finita questa guerra vorrei che chi ci ha portato a questo fosse allontanato dalla scena politica: gli amici di Putin, quelli veri, chi alimenta i dittatori (compresi Orban ed Erdogan, oggi alleati), chi non rispetta i diritti civili, chi divide il mondo in zone d'influenza per interessi personali.
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