20 marzo 2022

Il senso del giornalismo, la storia di Ilaria Alpi


Sono giornate dense di anniversari: solo ieri si ricordavano Marco Biagi e Guido Galli, il giuslavorista ucciso dalle nuove BR e il giudice milanese ucciso da un commando di Prima Linea più di venti anni prima. A Casal di Principe il 19 marzo 1994 veniva ucciso dai casalesi un prete, don Peppe Diana, perché per amore della sua terra non sarebbe stato zitto. Non avrebbe smesso di denunciare la violenza contro i suoi fratelli, la violenza contro la sua terra della criminalità organizzata.

Oggi, il triste ricordo tocca una giornalista, Ilaria Alpi, uccisa assieme al suo operatore Miran Hrovatin in un agguato ancora senza colpevoli il 20 marzo 1994, all’indomani delle elezioni che avrebbero portato al governo il nuovo miracolo italiano (almeno nelle televisioni).

Come don Peppe, come Guido Galli, come Marco Biagi, anche Ilaria Alpi sapeva fare il suo mestiere e lo voleva fare bene, fino in fondo, andando a cercare la notizia anche dove poteva essere scomodo, difficile, pericoloso.

Dentro i meandri della cooperazione tra Italia a Somalia, quei miliardi di soldi pubblici stanziati dai governi italiani negli anni 80 per aiutare questo paese in crisi.

E' la storia della mia vita, devo concludere, voglio mettere la parola fine .. 1400 miliardi di lire: dov'è finita questa impressionante mole di denaro?”

Era finita dentro una storia molto più grande di lei, uno di quei misteri italiani dove tutto si intreccia, politica, servizi prestati ai lavori sporchi, un traffico di armi e rifiuti pericolosi nascosto dietro la cooperazione in un gioco ipocrita. Un filo nero che parte dall’omicidio di Mauro Rostagno, la mafia, fino alla missione militare italiana in Somalia, passando per Gladio.

E come tanti misteri italiani, anche nel suo caso ci sono stati depistaggi, false piste e falsi colpevoli, organizzati da qualche mente raffinatissima che stava molto in alto.

La sua storia, la sua morte fanno da spunto per una riflessione sul presente, su quello che sta diventando oggi il giornalismo, non per tutti quelli che fanno questo mestiere: fare giornalismo non è raccontare quello che altri vogliono sentirsi dire, ma raccontare quello che vedi, con onestà, anche quando è scomodo.

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