Dodici giorni di guerra e siamo già alla catastrofe, i profughi sono già 1 milione e mezzo secondo l'agenzia per i rifugiati dell'Onu e potrebbero arrivare a 6 milioni: per questo va fermata la guerra! - Con questo grido d'allarme si è aperta la scorsa puntata di Presadiretta, il secondo speciale sulla guerra in Ucraina che ha imposto un doveroso cambio degli argomenti delle puntate (la scorsa settimana si sarebbe dovuto parla di cambiamenti climatici).
Ma è l'agenda del mondo ed europea che è stata sconvolta da questa guerra che fa strage di civili, alimenta i sovranismi e genera bugie per la propaganda.
Una propaganda che invade i social, da entrambi i lati, quello del presidente ucraino che ha indossato la divisa per difendere il suo paese e quello di Putin, coi gruppi telegram filo russi che parlano di liberazione del paese dai nazisti.
I russi mandano video dove si parla di liberazione, sostegno, con soldati che aiutano la popolazione civile, ma ci sono anche video di città colpite dalle bombe, sulle case, non su obiettivi militari.
Oggi Putin sta ammassando le truppe in vista dell'assalto a Kiev, i servizi occidentali ha notato un cambiamento nella strategia russa con l'aumento dei bombardamenti a diverse città nell'est del paese, assediate, ma nei giorni scorsi si è combattuto anche nei pressi di una centrale nucleare, risvegliando i timori di una guerra nucleare.
Mariupol è la città simbolo di
questa guerra: la popolazione è assediata e bombardata da giorni, il
corridoio umanitaria è saltato per per le bombe russe che non
risparmia nessuno.
Il numero dei profughi è destinato a salire,
nel frattempo molti paesi come l'Italia hanno fornito di armi
l'Ucraina facendo crescere la tensione della Russia con questi.
Per fermare la guerra l'unica strada è la diplomazia al momento però senza risultati: Elena Stramentinoli in collegamento, ha raccontato dell'opposizione della Russia a qualsiasi compromesso, ma la novità è la Cina che è pronta a trattare e c'è solo da sperare per nuovi spiragli nei prossimi giorni.
L'assedio di Kiev
Presso la stazione di Kiev si è ammassata una folla, persone che scappano in cerca di un posto sicuro: non c'è spazio per tutti sui treni, la maggior parte rimane a terra – ha raccontato il servizio di Andrea Sceresini. Qualsiasi posto è meglio che rimanere in città, anche portandosi dietro bambini piccoli e anziani, alcuni dei quali tanti anni fa avevano conosciuto l'altra guerra, quella di Hitler.
Ci sono però anche persone che hanno deciso di rimanere in città, per fermare l'esercito russo con posti di blocco, con autobus messi di traverso: le persone sono pronte a combattere con ogni mezzo, si scavano trincee e si posano sacchi per proteggere queste persone.
MA i sacchi non hanno protetto l'ospedale pediatrico colpito dalle bombe: i bambini non possono essere spostati e così, per proteggerli, li hanno spostati nelle cantine, in condizioni difficili sia per i bambini che per i genitori.
“Vorremmo che la guerra finisse per aiutarli tutti quanti” raccontano i medici al giornalista: qui lavorano come fossero una struttura di emergenza, nell'ospedale sono presenti anche persone ferite dalla guerra, ma nonostante l'impegno non potranno curare a lungo questi piccoli ospiti.
Va fermata la guerra, va fermata la Russia – conclude un altro medico.
Fermare Putin
Cosa passa per la testa di Putin? Iacona l'ha chiesto ad Ezio Mauro, che l'aveva intervistato anni fa, dove aveva affermato che le sue truppe non avrebbero mai oltrepassato la frontiera.
“Putin teme che il peso storico della
Russia non venga riconosciuto dall'Europa e dagli Stati Uniti, che
oggi vogliono creare un bipolarismo con la Cina”: secondo l'ex
direttore di Repubblica quella di Putin è una missione, riportare ai
vecchi fasti il suo paese, non più relegata a potenza regionale.
Le
guerre umanitarie fatte dagli Stati Uniti hanno creato un alibi per
Putin? - ha chiesto Iacona. In Putin c'è l'arroganza imperialista,
uscire dai diritti con la forza e poi c'è l'insicurezza che altri
paesi vogliano entrare nella Nato, sotto casa.
C'è anche,
aggiungeva Iacona, il timore di una crisi in casa sua, per
l'insofferenza della popolazione (per le sanzioni, per la situazione
economica in Russia) di fronte al fallimento del blitz.
Cosa succede in Russia
Quanti sono gli arresti in Russia? Siamo arrivati a più di 13 mila, venerdì è entrata in vigore una legge bavaglio che impedisce ai giornalisti di parlare di quello che succede in Russia, sono state chiuse radio e televisioni, Facebook e Twitter, Putin ha deciso la disconnessione del paese, verrà creata una rete chiusa.
Chi se lo può permettere sta scappando, le persone temono che a breve sarà impossibile uscire dal paese. Elena Stramentinoli ha intervistato la giornalista Albats, corrispondente del NY Times: le autorità russe hanno proibito le parole guerra e attacco, all'improvviso ci siamo trovati dentro un paese chiuso, dietro una cortina di ferro.
Il consenso di Putin è ancora alto, ma non ci sono giornalisti indipendenti a confermarlo: la popolazione in maggior parte vive in piccoli villaggi e non ha a disposizione altri mezzi per informarsi.
Albats è rimasta perché fare giornalismo è il suo mestiere e perché questo è il suo paese: anche se la polizia dovesse venire ad arrestarla, non smetterà di dire che Putin è un dittatore che va fermato, se l'Europa non lo ferma pagherà un prezzo enorme.
E' tornata la cortina di ferro in Russia: in questo paese non esiste un'opinione pubblica libera che riesce ad informarsi in modo libero.
Commentava Ezio Mauro che Putin ha paura della democrazia, il suo modello è una autocrazia, un paese senza alcun diritto, senza controllo del potere da parte dei giornali, di una corte costituzionale. Putin insegue un sogno imperiale, riunendo Russia, Bielorussia e Ucraina, riconquistare il profilo di potenza dell'Unione Sovietica, quella capacità di influenza nel mondo, richiamandosi perfino allo zar Pietro il Grande.
Come si sta muovendo il mondo
Alle Nazioni Unite le sanzioni contro la Russia sono passate a maggioranza, solo 35 paesi hanno votato contro: un voto importante secondo l'ex vice ministro Mario Giro, significa che la comunità internazionale vuole la pace.
A sostenere la pace rimane la Siria, il Venezuela di Maduro, molte nazioni incerte hanno votato per le sanzioni, paesi come la Serbia e l'Egitto. A Mosca però il ministro Lavrov agitava lo spettro dell'atomica: non bisogna mai mettere spalle al muro una superpotenza, l'Europa deve avere un ruolo e non deve aizzare con le armi i nazionalismi – commenta Mario Giro.
Sappiamo che i nazionalismi sono una brutta bestia per l'Europa: non si aiuta l'Ucraina con le ami inviate, per non trasformarla in una nuova Aleppo.
Anche la Turchia, non ha applicato le sanzioni contro la Russia, questo paese potrebbe avere un ruolo importante nei negoziati, come anche India e Cina.
Tra questi, la Cina avrebbe la maggiore leva per agire, perché ha bisogno che la guerra finisca presto, per evitare che le colpe della guerra ricadano anche su questo paese che oggi sta pensando al suo progetto, la nuova via della seta.
Se la guerra va avanti, molti paesi potrebbero fidarsi meno di questo paese, la Cina, interrompendo la crescita economica e la sua influenza nel mondo.
Conclude il suo intervento Mario Giro: abbiamo perso anni, facendo finta di non vedere cosa fosse Putin (a cui abbiamo venduto armi, politico di riferimento per molti nostri politici) e facendo finta di non vedere il conflitto e le tensioni al confine tra Ucraina e Russia - “non bisogna mai mettere con le spalle al muro una superpotenza, forse siamo arrivati tardi, abbiamo sprecato trent’anni di pace, dopo l’89, credendo che tutto si risolveva col mercato. Questo è stato il grande errore, in fondo aver allargato la Nato fa parte di questa bulimia incrementale dell’Occidente che deve sempre mangiare mangiare allargarsi, il mercato, la globalizzazione. È un errore, bisognava prendere in considerazione le preoccupazioni di tutti, anche quelle che noi non condividiamo, questo è normale in un negoziate dove si parte da situazioni di diversità. Bisognava evitare negli anni novanta, sembra una storia vecchia ma in realtà è presente nell’animo della classe dirigente russa, di umiliare la Russia comprando tutto e pensando che soltanto il mercato avrebbe risolto i problemi. E bisognava fare politica. Non si è fatto politica.”
La Cina si spingerà a fare una mediazione tra la Russia e l'Ucraina? Userà questa guerra per un colpo di mano su Taiwan? Userà il tavolo della pace per crescere la sua egemonia nel mondo? La Cina ha bisogno della stabilità per continuare nella sua crescita: secondo Ezio Mauro andrà ai tavoli della pace solo se ci sarà una vera possibilità, altrimenti non si farà trascinare dentro.
Sulle condizioni imposte dalla Russia, ha commentato Ezio Mauro: Putin ora deve ottenere qualcosa, dai negoziati, ma le sue regole sono un diktat, chiede che siano applicate e scritte con la forza nella costituzione.
L'Ucraina potrebbe essere neutrale, ma lo stesso potrebbe entrare nell'Unione Europea, almeno per non bloccare le ambizioni degli ucraini che guardano ad ovest.
Ma l'annessione delle regioni filorusse dell’Ucraina sancirebbe la fine del diritto, perché stabilirebbe che con la forza si può ottenere tutto.
Questo sta spaventando i paesi vicini alla Russia come la Moldavia che ha fatto richiesta di aderire all'Europa: è un segnale anche alla gente di questo paese, come anche della Crimea e dell'Ucraina – spiega il primo ministro. Anche in questo paese c'è una regione separatista, la Transnistria, ma rimane un paese neutrale che oggi sta ospitando i rifugiati, avrebbe bisogno di corridoi umanitari per evitare una catastrofe umanitaria.
Nel paese si parla di sicurezza alimentare a rischio, se dovessero arrivare altri profughi, non avendo uno sbocco sul mare, importano tutto dalla Crimea.
La Moldavia è un paese povero, sta guardando all'Europa ma non fa parte della Nato e oggi ha paura di diventare la prossima preda delle ambizioni di Putin.
La Transnistria ha chiesto alle Nazioni Unite di essere riconosciuta come paese indipendente, come il Donbass in Ucraina: le persone temono di essere invasi, per questo sperano che la guerra si fermi adesso, coi negoziati.
Anche qui è arrivata la propaganda russa, anche usando i canali social, che parla degli ucraini come in Italia si parla degli immigrati dal sud del mondo (“gli ucraini pretendono la piscina”.. ricorda qualcosa?). L'Europa non arriva nella piccola Moldavia.
La strada delle armi
La strada delle armi è giusta? Ezio Mauro ha risposto che le due strade, armi e diplomazia non sono in contrasto, la trattativa è la strada principale ma le immagini dei feriti e dei morti civili sono un segnale importante.
I civili sono le vere vittime della guerra e vanno difese, con le armi dunque, secondo Mauro: la pace è stata messa in discussione dalla guerra, dobbiamo vedere l'evidenza di chi ha creato la guerra, c'è un aggressore e un aggredito.
Rispetto ai regimi dispotici dobbiamo mettere in campo la responsabilità nell'esercitare i nostri diritti, quello alla libertà, alla vita.
Costruttori di pace
Volontari ucraini, romeni, si sono ritrovati la scorsa settimana a Santa Sofia a Roma per portare aiuti umanitari in Ucraina: la strada degli aiuti passa per la Polonia che si deve attraversare per arrivare al confine con l'Ucraina, mentre in direzione opposta arrivano le persone in fuga verso la Polonia.
Sono donne, persone anziane, bambini che a casa hanno lasciati gli uomini i quali hanno scelto di rimanere per combattere: le famiglie che arrivano vengono accolte da volontari, anche studenti italiani, persone che non riescono a stare ferme, non riescono a star solo a guardare.
Centri commerciali, teatri, scuole, tutto è stato trasformato in un dormitorio per persone che hanno impiegato giorni per uscire dal loro paese.
I volontari delle ONG però vogliono ora alzare il discorso a livello politico: per anni la destra nazionalista polacca è stata finanziata dai russi, la destra che ha alzato barriere per fermare i migranti fuori dalla frontiera.
Questa guerra cambierà la politica di accoglienza sui migranti dell'Europa e della Polonia? La guerra è un business, ti dicono.
Tutte le organizzazioni stanno lanciando l'allarme – racconta Giulia Bosetti: il flusso dei migranti è destinato a salire, ora sono arrivate le persone che riuscivano a muoversi, domani arriveranno i malati, i disabili. Quello a cui stiamo assistendo è l'inizio di una catastrofe umanitaria, sono le parole usate dall'agenzia delle nazioni unite per i migranti.
Oggi i civili non possono scappare in sicurezza, i corridoi umanitari non sono protetti dalle armi, ucraini e russi si rimpallano le colpe.
In una guerra il prezzo più alto lo pagano i civili, diceva Gino Strada e questa guerra lo dimostra ancora una volta.
La promessa di corridoi umanitari verrà rispettata oggi? E i negoziati in corso porteranno a qualcosa?
L'ipocrisia sui migranti
Mentre i profughi ucraini sono accolti in Polonia e in Europa, molti migranti arrivano alla frontiera polacca dalla Bielorussia per essere respinti.
Persone che venivano dalla Siria, dal Curdistan, molti dei quali sepolti in tombe senza nome nella foresta alla frontiera in Bielorussia: sono i migranti usati come armi dal regime di Lukashenko contro l'Europa che aveva condannato il paese satellite di Russia dove succedono le stesse cose registrate nel Mediterraneo, con i respingimenti di donne e bambini.
La Polonia ha innalzato un muro per tenere fuori queste persone, provenienti dall'Iraq, dalla Siria: persone che cercavano una libertà in Europa e che invece hanno trovato solo sofferenza e odio.
Altri muri sono presenti in Turchia, in Serbia, in Ungheria: abbiamo abbattuto il muro di Berlino ma altri muri si sono innalzati per contenere i migranti che scappano dalle guerre. Sono questi i diritti che vogliamo oggi difendere, nella civile Europa?
Anche la Francia ha sospeso Schengen per i migranti tra Italia e Francia: persone che vogliono andare in Germania o in Italia, persone disposte a passare le montagne, al freddo, nella neve, portandosi dietro anche i bambini.
Alcuni hanno seguito la rotta balcanica, altri sono arrivati via mare dalla Puglia e ora sfidano la montagna, sfidano i gendarmi francesi con la loro caccia all'uomo, per i respingimenti in Italia.
È la legge europea, si giustificano, per l'accordo di Dublino: così, per passare la montagna, la gente muore.
“Non ci sono persone più oppresse al mondo dei rifugiati” ha scritto in un messaggio alla giornalista di Presadiretta un migrante venuto dal Curdistan.
Anche tra Ventimiglia e la Francia c'è un altro muro alla frontiera che vale non per noi italiani ma per i migranti, persone che scappano dall'Afghanistan, dai talebani.
È impressionante lo sforzo dei paesi europei nel presidiare i confini con militari e forze dell'ordine, con respingimenti anche di minorenni, senza nemmeno porsi il problema se hanno diritto di asilo. Una vergogna nel cuore dell'Europa, non esistono profughi di serie A o serie B.
La guerra informatica
La guerra informatica ci riguarda molto da vicino: in questi giorni Anonymous ha portato avanti attacchi alla rete russa, mettendo in crisi diversi portali istituzionali. La cyberwar non è una guerra di serie B: sebbene non colpisca esseri umani, mette a rischio la rete elettrica di un paese, ospedali e in generale i servizi di un paese.
Presadiretta ha raccontato i casi della Colonial Pipeline, un azienda energetica americana colpita da un attacco ransomware lo scorso anno che ha pagato un riscatto per poterne uscire. L’unica arma sono le difese informatiche che i paesi devono rinforzare, per bloccare queste azioni criminali portate avanti da gruppi che dietro hanno dei paesi, si ipotizza la Russia, per colpire nazioni nemiche.
È successo in America ed è successo in Irlanda quando un attacco è stato colpito, nel pieno dell'emergenza covid, da un attacco informatico che ha cancellato le cartelle cliniche di migliaia di pazienti, le guerre informatiche sono guerre sporche non meno di quelle combattute con cannoni ed aerei.
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