Dopo l'incontro tra Cina e Usa si è aperto uno spiraglio di pace, ora che la guerra in Ucraina sta lambendo i confini dell'Europa? Questa è la domanda che ha aperto la puntata di ieri sera di Presadiretta.
Siamo a tre settimane dall'invasione dell'Ucraina e la guerra si sta auto-alimentando, estendendosi anche fuori dal paese: a Kiev si stanno preparando per l'attacco finale, in campo scendono anche soldati ragazzini – racconta il servizio di Teresa Paoli.
A Odessa si preparano barricate per strada, ma la città più colpita è Mariupol dove la gente è intrappolata nei quartieri rasi al solo, è allo stremo, manca di cibo e acqua, le persone hanno perso i contatti coi parenti, i corpi giacciono a terra nell'impossibilità di essere seppelliti.
La sirene hanno suonato in tutte le province: i russi hanno bombardato anche gli ospedali, per isolare le città e renderle invivibili.
Ieri nei pressi di Leopoli vicino alla Polonia è stata attaccata una base militare che ospita truppe internazionali, che ha ospitato o ospita ispettori della Nato.
È urgente il cessate il fuoco per evitare che un incidente allarghi il conflitto a tutta l'Europa: oggi a Roma c'è stato un incontro tra le due delegazioni cinese e americana, un incontro a porte chiuse che è durato otto ore, nel comunicato della Casa Bianca si è parlato dell'importanza di tenere aperte le porte tra le delegazioni, ma hanno anche espresso preoccupazione per il supporto della Cina alla Russia.
In studio la sinologa Giada Messetti ha raccontato il punto di vista cinese, nella speranza che questo paese riesca laddove la Turchia ha fallito la scorsa settimana.
Il punto di vista turco
Giulia Bosetti ha sentito l'ideologo della teoria di espansione turca, l'ammiraglio Cihat Yayci: tutte le zone calde del pianeta sono attorno alla Turchia e in queste il ruolo del paese è importante, dalla Siria all’Ucraina.
Alla giornalista ha raccontato ciò che vuole Putin: la fine del governo ucraino, il controllo delle zone del Donbass. In caso contrario Putin estenderà le sue mire alla Moldavia.
Questa guerra è stata voluta per contenere l'espansione della Cina: con questo conflitto gli USA stanno frenando l'espansione cinese con la via della Seta, l'Ucraina è stata una pedina sacrificata in questo cinico gioco, dove tutto è partito dal ritiro delle truppe americane in Afghanistan.
Il ritiro da Kabul
A sei mesi dal ritiro delle truppe Nato in Afghanistan, sono cambiate le priorità di Washington: ora sono la Cina e la Russia, fermare le ambizioni commerciali della Cina e per questo è stato scelto, prima da Trump e poi da Biden, il ritiro da Kabul.
Il progetto BRI, la nuova via della sera nasce nel 2013 come il più ambizioso progetto cinese: un piano di investimenti faraonici che coinvolge strade, porti e telecomunicazioni che mette assieme Africa, Asia ed Europa.
Ma questo per gli USA è un progetto di egemonia cinese da combattere a tutti i costi: il primo a combatterlo è stato Trump che ha iniziato una sua guerra contro la Cina appena eletto.
Biden ha cambiato i toni ma non ha tolto i dazi, perché – dice Biden – è in corso una guerra tra democrazia e autocrazia.
Le ragioni della contrapposizione tra Usa e Cina sono queste: siamo davanti ad una nuova guerra fredda, ad una escalation dello scontro, come lo racconta l'analista Dario Fabbri.
Per la Cina l'Europa è al centro di questo progetto e l'adesione da parte dell'Italia nel 2019, col governo Conte I, era considerato nevralgico per il presidente cinese, ma aveva anche spaventato l'America.
Il segretario di Stato Mike Pompeo aveva avvisato l'Italia: state attenti, questo è un tentativo che fa la Cina per una egemonia economica.
Ma l'accordo con Pechino nessuno lo ha letto – commenta l'ex sottosegretario Geraci, che oggi vive a Shangai – l'accordo era vantaggioso per l'Italia, andare contro la Cina è contro gli interessi degli italiani.
Con Biden la musica contro la Cina non cambia: il nuovo presidente Draghi lo ha detto appena eletto, non si mette in discussione l'alleanza atlantica, quella della Cina è una autocrazia che non aderisce ai trattati.
Il memorandum tra Roma e Pechino del 2019 è rimasto lettera morta e l'Italia si è allineata agli Usa nella guerra contro Russia e Cina.
Giada Messetti ha commentato l'incontro di Roma: i suoi risultati li vedremo poi, ma il tenere aperti i contatti è positivo, la questione Ucraina si è innescata in questo scontro tra Usa e Cina, che con Trump era poco credibile.
La svolta del problema ucraino passa per l'accordo tra le due potenze: l'Occidente deve mandare giù l'orgoglio e accettare il ruolo della Cina e dall'altra parte questo paese deve cambiare atteggiamento, essere meno aggressivo nel mondo. Recentemente ci sono stati dettagli di apertura da parte dei cinesi, dettagli ma molto importanti.
E la questione dei diritti umani in Cina? La Cina fa la grande potenza, come la fa l'Europa, ma questo è il futuro, dobbiamo abituarci.
La questione della richiesta delle armi alla Cina non è confermata, tra Russia e Cina non c'è un'alleanza come tra i paesi della Nato.
Gli affari coi cinesi
Trieste è il porto meno cinese
di tutti – racconta il capo del porto di Trieste: aveva firmato nel
2019 un accordo con la Cina, che qui avrebbe dovuto potenziare la
capacità ferroviaria del porto, che avrebbe dovuto essere poi
gestito da RFI.
Trieste doveva essere l'approdo della Cina in
Europa, ma qui è arrivato poi l'ambasciatore americano al porto
per chiedere conto di questo accordo che aveva avuto una eco enorme
nel mondo.
L'accordo tra Italia e Cina serviva alla Cina: usavano il porto per arrivare poi alla Germania, alla Baviera, tagliando fuori i porti nel mare del Nord.
Un accordo che serviva anche a noi, ma gli americani si sono subito opposti e alla fine salta tutto: ma i cinesi sono già presenti in tutti i porti nel Mediterraneo e nel nord Europa, da Atene a Malta.
L'accordo è stato fatto successivamente coi tedeschi, con una società che controlla anche il porto di Amburgo, che è un concorrente del porto di Trieste: Amburgo è il terzo porto in Europa, tutto controllato a distanza, i container si spostano senza che un umano li guidi, sono dieci milioni di container l'anno, molti dei quali arrivano dalla Cina (che è il più grande partner commerciale nel porto).
Mentre l'Italia ha chiuso le porte ai cinesi, la Germania li accoglie a porte aperte da anni – lo racconta l'AD della società che gestisce il porto, che parla di un accordo europeo per controllare i rapporti coi cinesi.
I tedeschi sono furbi, fanno gli interessi dei loro lavoratori, mentre noi non siamo lungimiranti: i container cinesi finiranno ad Amburgo e non a Trieste.
In studio era presente anche il giornalista Stefano Feltri: la Cina potrebbe comprare il petrolio dalla Russia ad un prezzo più basso, per le sanzioni imposte a Putin. Potrebbe cambiare il mondo, col crescere del peso economico cinese che ora potrebbe lavorare per stabilizzare l'Ucraina.
Marcello Brecciaroli ha raccontato la rotta della via della Seta: le navi della Cosco Shipping portano le merci cinesi nei porti controllati dalla Cina, da Atene a Valencia, da port Said a Tangeri. La via della Seta porta in Cina le materie prime di cui Pechino ha bisogno, specie quelle per la quarta rivoluzione industriale, come il Litio e il Ferro che arriva dalle Ande.
In Perù i cinesi hanno comprato pezzi di costa dove stanno costruendo mega porti, per far arrivare le super porta container, per l'accordo di sviluppo tra Perù e Cina.
La Cina ha esteso la sua influenza
perfino nel sud dell'America: Pechino non ha imposto ai paesi
dell'America Latina le riforme strutturali che FMI e altre strutture
occidentali hanno chiesto a questi paesi. La Cina ha interesse solo
nei rapporti commerciali e offre a questi paesi nuovi rapporti
commerciali che fanno gli interessi di tutti.
In Africa
il peso della Cina è ancora maggiore: per la sua importanza
strategica in questo continente si trovano le basi militari degli
Stati Uniti, della Cina, della Francia e anche dell'Italia. Sono basi
per contrastare le azioni dei terroristi, per contrastare i pirati
somali che attaccano le navi nel mar Rosso.
Anche i cinesi sono presenti con le loro navi in questa zona, anche per addestrare la propria flotta su cui il governo di Pechino sta investendo molto: gli americani hanno subito la presenza cinese nel corno d'Africa, una zona dove hanno forti interessi economici.
La Cina sta attirando un intero continente nella sua zona d'influenza: è tutto collegato, l'infrastruttura per le transazioni, i satelliti, i cellulari della Huawei, le ferrovie costruite dai cinesi e i porti dei cinesi. Un modello di globalizzazione alternativo a quello americano, dove al centro c'è la tecnologia cinese e soldi cinesi e questo è molto irritante agli europei da sempre abituati a monopolizzare il mondo.
Ora Europa e USA stanno lanciando iniziative per mobilitare miliardi di dollari e euro da usare per investimenti in Africa: ma questi piani che fine faranno ora con la guerra in Ucraina?
Si tratta solo di una operazione di marketing – racconta un analista al giornalista di Presadiretta: nessun paese europeo metterà soldi per aiutare paesi in via di sviluppo in Africa.
In Africa la Cina non viene per dire a questi paesi di cosa hanno bisogno, cosa devono fare: fanno affari assieme, danno sostegno economico, “come un amico”.
La Cina ha usato la globalizzazione inventata da noi contro di noi: col debito pubblico, con la proprietà intellettuale presa e portata via in Cina – racconta Feltri.
Ma ora queste potenze attorno all'Ucraina la vogliono la pace?
Tutti i paesi guardano al loro interesse – commenta il direttore di Domani – ma anche noi italiani abbiamo fatto entrare i cinesi nel nostro tessuto imprenditoriale, controllano la CDP Reti, per esempio. Ora dobbiamo evitare che la guerra diventi globale
L'aria di guerra in Estonia
In Estonia la Nato ha organizzato una operazione miliare recentemente: in questo paese sono arrivati soldati dalla Francia e dall'Inghilterra, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il comandante della difesa estone ha le idee chiare: già da dicembre erano pronti alla guerra e che questa si allargherà ad altri paesi, dopo l'Ucraina tocca all'Estonia e gli altri paesi Baltici.
L'Estonia sta spendendo sempre più soldi in armi: per ottenere la pace si deve mostrare il potere militare, ha raccontato in Europa la premier del paese.
Le persone in questo paese sono a favore della presenza dei militari e temono l'espansione della Russia anche da loro: per questo motivo appoggiano la resistenza ucraina, per difendere la loro libertà.
Ma è tutta la frontiera est della Nato che si sta rafforzando: anche in Finlandia si sta organizzando una operazione militare vicino al confine russo, assieme a contingenti italiani.
Sono anni che gli Usa e la Nato ammassano armi e militari nella frontiera est della Nato: dopo l'annessione della Crimea la Nato ha deciso di rafforzare questa frontiera, dalla Finlandia alla Romania, compresi diecimila soldati americani.
In Ucraina l'Occidente ha inviato missili anticarro, granate, munizioni e sistemi di comunicazione, gli USA hanno investito 1 miliardo di dollari per la difesa ucraina.
Ma sono anni che dagli USA finanziano la difesa di questo paese – spiega l'analista Spannaus: questo progetto non ha spaventato Putin che anzi lo ha visto come una minaccia contro la Russia. In questa operazione la CIA ha avuto un ruolo fondamentale, in Ucraina come anche a Taiwan.
Stiamo scivolando verso una guerra totale?
L'oppositore di Putin Chodorkovskij è convinto che Putin sia pronto ad attaccare la Nato se non dimostriamo la forza per primi noi occidentali: serve chiudere il cielo all'Ucraina, Putin non avrebbe la forza per attaccare. Attenzione, dice l’ex oligarca, per risolvere i suoi problemi interni Putin è pronto ad attaccare gli altri paesi in Europa.
Le sanzioni non bastano, oggi nessuno è in grado di contrastare Putin, nemmeno la Cina lo vuole fermare: siamo già in una terza guerra mondiale, in Ucraina si sta combattendo per la sicurezza di tutti.
Dobbiamo intervenire come Nato, con la no-fly zone e colpire duro Putin?
Si parla con leggerezza di questa escalation – ha commentato Feltri, i paesi hanno l'atomica e i paesi hanno strumenti come le sanzioni per colpire la Russia. Non avranno effetti dell'immediato, ma alla fine con Putin si dovrà trattare e questo nessuno oggi lo vuole dire.
Purtroppo l'Ucraina non ci sarà più, si dovrà cedere qualcosa: l'alternativa alla terza guerra mondiale è trasformare il paese come un nuovo Afghanistan, rendere Putin più debole alle trattative.
Il costo delle sanzioni all'Italia
Le sanzioni europee sono cominciate il 24 febbraio con il blocco delle riserve della banca russa, con l'esclusione dallo Swift di alcune banche, ma il flusso di gas russo continua perché siamo ancora dipendenti da Gazprom e di fatto stiamo finanziando la guerra di Putin.
Il prezzo del gas e del petrolio è aumentato con l’effetto di far crescere i prezzi di ortaggi e di altre materie prime come i cereali per gli allevamenti.
I grandi allevatori al nord non trovano il mais per i loro animali: potremmo arrivare ad una scarsità di latte sugli scaffali come anche ad una diminuzione del pane – raccontano a Presadiretta - perché manca il grano. Le sanzioni bloccano i fertilizzanti che noi compriamo dalla Russia.
Sono bloccate anche le merci che noi vendiamo alla Russia, come scarpe e capi di lusso: siamo solo all'inizio perché gli effetti degli aumenti delle bollette si vedranno nei prossimi mesi.
Si aprono scenari inquietanti, si parla di inflazione fino al 5%, la crescita del PIL è bloccata, perfino il PNRR è a rischio: ci stiamo impoverendo, caleranno gli investimenti delle imprese, aumenterà la paura delle famiglie.
Ma gli effetti più tragici della guerra colpiranno anche i paesi più poveri al mondo: paesi che saranno colpiti dalla carestia per la carenza di cibo causata dalla mancata produzione di grano in Ucraina e dalla Russia, per la guerra e per le sanzioni.
Il prezzo del grano è cresciuto a gennaio del 15%, per le popolazioni povere significa non avere soldi per comprarlo, sono paesi dell'Africa come l'Egitto, il Libano o lo Yemen, dove le riserve di grano hanno i mesi contati.
Dalla Russia e dall'Ucraina arrivano anche il mais e l'olio di semi: la guerra non è solo in Ucraina, pezzi del mondo stanno rischiando la destabilizzazione per questa crisi economica che la guerra può espandere.
Anche in Cina potrebbero arrivare una crisi di stabilità, perché anche qui il PIL non cresce più come nel passato, aggravato anche dal ritorno del Covid.
C'è una spaccatura nel partito, racconta Giada Messetti, perfino la ricandidatura di Xin Jin Ping è a rischio.
La guerra è una tassa ingiusta – questo il commento di Stefano Feltri: una tassa ingiusta perché colpisce per prima i ceti più deboli e i paesi più deboli, quelli che sono colpiti dal covid non avendo i vaccini e ora rischiano pure una carestia.
Spendiamo miliardi in armi, ora, dopo la pandemia, soldi che potrebbero essere usati per fare ricerca sui vaccini, per contrastare la fame nel mondo, per la crescita e che invece serviranno a produrre le armi per la guerra di domani.
La guerra nello spazio
Anche nello spazio si combatte una guerra: nella primavera del 2023 avrebbe dovuto atterrare su Marte un rover europeo (ma realizzato in Italia) per delle esplorazioni sotto la superficie del pianeta rosso.
Una missione europea con l'Italia in un ruolo di leadership tecnologica, perché noi siamo protagonisti nell'esplorazione dello spazio - spiegano alla Thales Alenia Space, dove realizzano i moduli abitativi della stazione orbitale.
Su questi moduli aveva messo gli occhi anche la Cina, nell'accordo del 2019 era previsto che alcuni di questi moduli servissero anche ad una base spaziale cinese.
Ma gli USA si sono opposti: nello spazio si sta giocando una partita militare, lo spazio è un nuovo dominio della guerra tra le potenze mondiali, ma è anche un luogo strategico per controllare dall'alto il pianeta, con i satelliti in orbita e abbiamo messo in orbita così tanti satelliti da creare problemi di collisione.
LA guerra ha bloccato le cooperazioni internazionali nello spazio (con la Cina e con la Russia), la missione su Marte italiana sarà rimandata: la guerra si sposta nello spazio che non è più un territorio neutrale, ma luogo dove si possono combattere battaglie non meno pericolose che sulla terra.
La catastrofe umanitaria in Ucraina
Sono più di 2,8
ml le persone che hanno abbandonato l'Ucraina con mille difficoltà,
per chi rimane la situazione è perfino peggio, come a Mariupol dove
fino ad oggi sono morti più di duemila civili, il corridoio
umanitario non funziona.
In Italia abbiamo aperto tanti corridoi
umanitari da tutto il mondo: come Moubarak e gli altri
rifugiati del Niger, arrivati a Torino grazie ad una operazione
chiamata “pagella in tasca”, in memoria di quel ragazzo morto nel
Mediterraneo con una pagella cucita in tasca.
Sono ragazzi che sono stati accolti da famiglie affidatarie, fanno la scuola da noi, imparano la nostra lingua e qui troveranno un lavoro.
Un altro corridoio promosso da UNHCR ha portato a Milano Bisrat dall'Eritrea: nel campo profughi non aveva speranze di studiare, come voleva fare lei per migliorare la condizione dell'agricoltura nel suo paese.
Dalla guerra si può costruire la pace.
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